Riforma… del Consiglio Forense.
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di avv. Francesco Miraglia
Di questi tempi, se è vero come è vero che serve una riforma del Consiglio
Forense è altrettanto vero che questa non sarà semplice e non sarà
indolore. La riforma dell’ordinamento forense, attualmente in discussione
alla Commissione giustizia del Senato, provoca ancora una profonda
spaccatura all’interno dell’avvocatura italiana.
Da una parte il Consiglio nazionale forense, con tutta la sua forza di casta
istituzionale, dall’altra il popolo dei giovani avvocati e dei piccoli studi
legali. La prima mossa l’hanno fatta gli organismi istituzionali,
divulgando un documento nel quale sono previsti alcuni principi
irrinunciabili che dovranno essere contenuti nel nuovo testo di riforma
dell’Ordine.
Tra i punti più “caldi” dei citati principi c’è sicuramente “la continuità
dell’esercizio professionale come condizione di permanenza nell’albo”. E’
questa la richiesta che scatena il dissenso dell’Ugai (Unione Giovani
Avvocati).
La verità è che una siffatta riforma elimina circa 50 mila avvocati iscritti
all’albo, cancellati perché non dichiarano una soglia minima di reddito.
E’una manovra per stanare gli evasori?
Non credo e non penso che un evasore sarebbe così sprovveduto da
dichiarare un reddito addirittura al di sotto della soglia minima. Basta
stare appena sopra, per essere tranquilli.
E allora si tratta solo di diventare ancora di più una corporazione?
Sul tema però il Consiglio Nazionale Forense smentisce la tesi della caccia
all’evasione.
Qualcuno dei “vecchi” del Consiglio Forense ha sostenuto che questa
riforma si pone come obiettivo la tutela del cliente, ma allora lo sciopero
degli avvocati a favore di chi è stato fatto e viene di volta in volta fatto?
Si vuole far passare il concetto che questa riforma è diretta ad accertare
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http://www.criminologia.it/GIORNALISMO_INVESTIGATIVO/riforma_ordine_for… 15/11/2009
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