Mi autosospendo dal fare la mamma

Mi autosospendo dal fare la mamma


        01-06-2010
 http:«Mi autosospendo dal fare la mamma»
La scelta disperata della donna che denunciò i servizi sociali
CASTELFRANCO – Non è cambiata la situazione di Francesca Famigli, la donna castelfranchese a cui è stata sottratta la figlia di sei anni dopo una tormentata vicenda matrimoniale.
Qualche settimana fa la donna, che da tempo può vedere la sua bambina soltanto un’ora a settimana ed in presenza degli operatori nonostante non sia mai stata accusata di ‘violenze’ di nessun genere nei confronti della piccola, aveva denunciato le assistenti e i responsabili del servizio di Castelfranco accusandoli di «aver trascurato importanti aspetti di salute» della minore che era loro, anche formalmente, affidata.
Sul caso la magistratura di Modena ha avviato un’indagine e il procuratore aggiunto Lucia Musti l’ha accolta iscrivendo nel registo per omessa denuncia, abuso d’ufficio, violenza privata e lesioni personali con circostanze aggravantile assistenti sociali del Comune di Castelfranco, insieme alla psicologa che si occupa dell’area minori e al referente dell’Istituzione per i servizi sociali del Comune.
Per questo la madre della piccola, supportata dall’avvocato Francesco Miraglia, che la segue nella sua battaglia, aveva chiesto di rivedere urgentemente i protocolli di affidamento e di visita, con l’idea di poter ottenere anche che ad occuparsi della piccola fossero assistenti sociali diverse da quelle coinvolte nella scottante questione.
Madre e avvocato si erano rivolti alla Direzione sanitaria dell’Ausl per ottenere un incontro urgente e ridiscutere della situazione ma pare che nessuno habbia ancora risposto: «Sulle precarie condizioni di salute della bambina (motivo per cui è stata avviata l’indagine ndr) fino ad ora non sono state fatte certificazioni di sorta e il servizio sociale ha anzi tenuto un atteggiamento punitivo e colpevolizzante nei confronti della mamma – scrive l’avvocato rivolgendosi al direttore sanitario dell’Ausl Modena – anzi, cosa ancor più grave, per la madre, che non ha alcun disturbo psichiatrico è stato addirittura predisposto un programma terapeutico finalizzato alla collaborazione con le stesse assistenti sociali iscritte nel registro degli indagati».
«Tutto ciò ha costretto la mia assistita a prendere una sofferta e amara decisione – continua l’avvocato – piuttosto che danneggiare la propria figlia con tensioni continue e con situazioni troppo pesanti da gestire per una bimba ha preferito autosospendersi dal ruolo di mamma in attesa di operatori e situazioni di fatto diversi».
Ora di fatto la bambina che rimane in carico alle assistenti non vedrà più la sua mamma, nemmeno per qell’oretta alla settimane durante la quale le consegnava bigliettini e disegni che parlavano di nostalgia dei tanti momenti semplici passati insieme.
(al.pe.)
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