"Basta dare psicofarmaci a mio figlio» Il giudice le sospende la patria potesta
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IL CASO
La lotta di una madre bassanese. Per il tribunale dei minori non riesce a gestire il sedicenne
IL CASO
«Basta dare psicofarmaci a mio figlio»
Il giudice le sospende la patria potestà
La lotta di una madre bassanese. Per il tribunale dei minori non riesce a gestire il sedicenne
BASSANO DEL GRAPPA (Vicenza) – «Non voglio che imbottiscano mio figlio di psicofarmaci: così non lo aiutano ». È la battaglia di una madre. Lei bassanese di 40 anni. Il figlio, un adolescente problematico che il tribunale dei minori di Venezia ha appena deciso di togliere al genitore e trasferire in una comunità protetta. Il motivo? La donna aveva protestato coi medici del reparto di psichiatria del San Bassiano, dove il ragazzo era stato ricoverato dopo aver detto (ubriaco) di volersi uccidere. Ed è proprio in seguito a quella discussione che la donna si è vista sospendere la patria potestà. Un provvedimento che ha toccato anche il papà, che però è sempre stato molto assente. Risultato, il minore è stato affidato ai servizi sociali dell’Ulss 3 e trasferito in una comunità educativa. A denunciare la vicenda è il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, che commenta: «La decisione dei medici e del tribunale apre la strada a possibili violazioni dell’articolo 32 della Costituzione che sancisce la libertà di cura».
Il primo ricovero nel reparto di psichiatria del ragazzino, con disagi e sintomi depressivi, è durato un mese. A cui ne sono seguiti altri due, di 15 giorni circa. «La madre ha tentato di opporsi all’uso di uno psicofarmaco » spiega la onlus che, in un comunicato, si spinge a dire che il minore «ha rischiato di morire a causa degli effetti collaterali di un farmaco». Per l’associazione, «l’ospedale, invece di comprendere le legittime contestazioni della donna, si è rivolto al Tribunale che le tolto la patria potestà senza alcun reale processo». E questo nonostante la 40enne, a metà aprile, avesse alla fine accettato di firmare il consenso informato alla somministrazione degli psicofarmaci, come risulta dai documenti sanitari. A maggio la notifica del provvedimento del tribunale dei minori che si fonda proprio sull’ «opposizione della madre alla terapia farmacologica ritenuta in questo momento necessaria dai medici», motivando con il fatto che «pur riconoscendo i problemi del figlio non riesce a gestirlo». Disperata, la donna si è rivolta all’avvocato Francesco Miraglia che si è avvalso della consulenza del dottor Paolo Cioni, psichiatra di fama internazionale, e si è rivolto poi alla onlus. «La mamma non è contro i farmaci, semplicemente non vedeva alcun miglioramento – spiega il legale – il ragazzo era sempre più intontito… È incredibile che, se un genitore chiede spiegazioni sugli effetti collaterali dei farmaci assunti dal figlio, senza tra l’altro ottenerle, il tribunale gli sospenda la potestà genitoriale senza neppure avviare un’istruttoria».
L’avvocato contesta anche il fatto che l’adolescente sia stato ricoverato in un reparto per adulti. «Com’è possibile che una Regione così all’avanguardia sotto il profilo sanitario, non abbia un reparto per ragazzi con simili problemi? Se verranno riscontrate delle ripercussioni chiederemo i danni». Secondo Miraglia, «il minore pochi giorni fa è stato ricoverato nuovamente al pronto soccorso a causa degli effetti collaterali del farmaco che è costretto ad assumere contro la sua volontà ». L’udienza in tribunale per discutere il caso è fissata a luglio. «Ma passeranno almeno 4-5 mesi prima che venga emesso un nuovo provvedimento – onclude il legale – il che significa che il 16enne continuerà ad assumere quei farmaci…».
Benedetta Centin
22 giugno 2013© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Basta dare psicofarmaci a mio figlio»
Il giudice le sospende la patria potestà
La lotta di una madre bassanese. Per il tribunale dei minori non riesce a gestire il sedicenne
BASSANO DEL GRAPPA (Vicenza) – «Non voglio che imbottiscano mio figlio di psicofarmaci: così non lo aiutano ». È la battaglia di una madre. Lei bassanese di 40 anni. Il figlio, un adolescente problematico che il tribunale dei minori di Venezia ha appena deciso di togliere al genitore e trasferire in una comunità protetta. Il motivo? La donna aveva protestato coi medici del reparto di psichiatria del San Bassiano, dove il ragazzo era stato ricoverato dopo aver detto (ubriaco) di volersi uccidere. Ed è proprio in seguito a quella discussione che la donna si è vista sospendere la patria potestà. Un provvedimento che ha toccato anche il papà, che però è sempre stato molto assente. Risultato, il minore è stato affidato ai servizi sociali dell’Ulss 3 e trasferito in una comunità educativa. A denunciare la vicenda è il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, che commenta: «La decisione dei medici e del tribunale apre la strada a possibili violazioni dell’articolo 32 della Costituzione che sancisce la libertà di cura».
Il primo ricovero nel reparto di psichiatria del ragazzino, con disagi e sintomi depressivi, è durato un mese. A cui ne sono seguiti altri due, di 15 giorni circa. «La madre ha tentato di opporsi all’uso di uno psicofarmaco » spiega la onlus che, in un comunicato, si spinge a dire che il minore «ha rischiato di morire a causa degli effetti collaterali di un farmaco». Per l’associazione, «l’ospedale, invece di comprendere le legittime contestazioni della donna, si è rivolto al Tribunale che le tolto la patria potestà senza alcun reale processo». E questo nonostante la 40enne, a metà aprile, avesse alla fine accettato di firmare il consenso informato alla somministrazione degli psicofarmaci, come risulta dai documenti sanitari. A maggio la notifica del provvedimento del tribunale dei minori che si fonda proprio sull’ «opposizione della madre alla terapia farmacologica ritenuta in questo momento necessaria dai medici», motivando con il fatto che «pur riconoscendo i problemi del figlio non riesce a gestirlo». Disperata, la donna si è rivolta all’avvocato Francesco Miraglia che si è avvalso della consulenza del dottor Paolo Cioni, psichiatra di fama internazionale, e si è rivolto poi alla onlus. «La mamma non è contro i farmaci, semplicemente non vedeva alcun miglioramento – spiega il legale – il ragazzo era sempre più intontito… È incredibile che, se un genitore chiede spiegazioni sugli effetti collaterali dei farmaci assunti dal figlio, senza tra l’altro ottenerle, il tribunale gli sospenda la potestà genitoriale senza neppure avviare un’istruttoria».
L’avvocato contesta anche il fatto che l’adolescente sia stato ricoverato in un reparto per adulti. «Com’è possibile che una Regione così all’avanguardia sotto il profilo sanitario, non abbia un reparto per ragazzi con simili problemi? Se verranno riscontrate delle ripercussioni chiederemo i danni». Secondo Miraglia, «il minore pochi giorni fa è stato ricoverato nuovamente al pronto soccorso a causa degli effetti collaterali del farmaco che è costretto ad assumere contro la sua volontà ». L’udienza in tribunale per discutere il caso è fissata a luglio. «Ma passeranno almeno 4-5 mesi prima che venga emesso un nuovo provvedimento – onclude il legale – il che significa che il 16enne continuerà ad assumere quei farmaci…».
Benedetta Centin
22 giugno 2013© RIPRODUZIONE RISERVATA
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