Bimba in affido, la madre la rivuole: "Negato diritto, che non si tratti di un'adozione mascherata"
Da 6 anni non vive più con la figlia, affidata ad un’altra famiglia. Ora ha un lavoro e stabilità e vorrebbe riavere con sè la piccola. Ma, denuncia il legale della donna: ‘I Servizi sociali lo vietano, pur non sussistendo in lei problemi per cui non possa tornare con sua figlia”
Redazione21 Marzo 2014
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Da quasi sei anni non può vivere con la figlia, che i Servizi sociali avrebbero affidato a un’altra famiglia. Ma in tutto questo tempo, oltre agli “sporadici incontri con la piccola” che a luglio compirà 12 anni, alla giovane madre “non è mai stato proposto un programma che portasse a una corretta e sana ricomposizione del rapporto con la bambina. E le viene negato, in maniera arbitraria da parte dei Servizi sociali comunali, il diritto di riaverla con sé, pur non sussistendo in lei, come dichiarato da psicologi e psicoterapeuti, problemi per cui non possa tornare con sua figlia”.
Questo il dramma che sta vivendo una giovane madre di trentun anni, che vive a Bologna e che si è vista portar via la figlia nel 2007, denuncia il legale che segue la donna, l’avvocato Miraglia di Modena.
Allora la 31enne aveva una situazione difficile, lavori precari e nessun aiuto dal padre della bambina. Con la figlia avevano vissuto per tre anni in alloggi temporanei trovati loro del Comune, ma poi, allo scadere di questa condizione di provvisorietà, le sarebbe stato proposto di lasciare temporaneamente la bambina a un’altra famiglia, in attesa di trovare una sistemazione definitiva e più consona. “Nessuno le aveva mai detto, però, che non era una brava madre – puntualizzano dallo studio legale – e che il motivo dell’allontanamento dalla piccola dipendesse da difficoltà di rapporto tra loro. Questo però lo ha scoperto quando ha cercato di riavere la figlia con sé: le assistenti sociali hanno riferito che i rapporti con la figlia sono freddi e che non è adeguata a far da genitore. Il Tribunale stesso ne ha fatto decadere la potestà genitoriale, sebbene non abbia dichiarato la bambina adottabile”.
«Di fatto questa bambina da sei anni vive con la famiglia affidataria» spiega l’avvocato Miraglia, «frequenta la scuola e le attività extrascolastiche ed è inserita in un contesto che ovviamente non vorrebbe lasciare. Ma questo è successo perché le assistenti sociali del Comune di Bologna finora non hanno mai provveduto a un programma di ricostituzione del legame madre e figlia». Gli incontri sarebbero sempre stati brevi e alla presenza di un educatore, per cui mai rilassati e spontanei. Da qui, ipotizza il legale, naturale immaginare che si sia venuta a creare una sorta di freddezza tra le due.
Nonostante le difficoltà del passato, la signora adesso ha un lavoro e una relazione affettiva stabile e vorrebbe poter tornare a vivere con la figlia «ed è giusto e naturale – prosegue l’avvocato Miraglia – che i bambini stiano con la famiglia d’origine, qualora non esistano problematiche che minino la sicurezza del minore. I Servizi sociali sembra invece che non si siano adoperati per il reinserimento della bambina all’interno della famiglia d’origine, ma che abbiamo trasformato questo affidamento temporaneo e urgente in un’adozione mascherata”.
E’ proprio in virtù di questo, che la donna, attraverso al proprio legale, chiede al Tribunale di riprendere in esame l’intera vicenda. “Informerò il Garante dell’Infanzia e l’assessore ai Servizi sociali regionale – annuncia Miraglia – affinché facciano luce sull’operato delle istituzioni bolognesi, ancora più incredibile è che tutto ciò accada sotto la totale indifferenza del Tribunale e della Procura minorenne”.
Questo il dramma che sta vivendo una giovane madre di trentun anni, che vive a Bologna e che si è vista portar via la figlia nel 2007, denuncia il legale che segue la donna, l’avvocato Miraglia di Modena.
Allora la 31enne aveva una situazione difficile, lavori precari e nessun aiuto dal padre della bambina. Con la figlia avevano vissuto per tre anni in alloggi temporanei trovati loro del Comune, ma poi, allo scadere di questa condizione di provvisorietà, le sarebbe stato proposto di lasciare temporaneamente la bambina a un’altra famiglia, in attesa di trovare una sistemazione definitiva e più consona. “Nessuno le aveva mai detto, però, che non era una brava madre – puntualizzano dallo studio legale – e che il motivo dell’allontanamento dalla piccola dipendesse da difficoltà di rapporto tra loro. Questo però lo ha scoperto quando ha cercato di riavere la figlia con sé: le assistenti sociali hanno riferito che i rapporti con la figlia sono freddi e che non è adeguata a far da genitore. Il Tribunale stesso ne ha fatto decadere la potestà genitoriale, sebbene non abbia dichiarato la bambina adottabile”.
«Di fatto questa bambina da sei anni vive con la famiglia affidataria» spiega l’avvocato Miraglia, «frequenta la scuola e le attività extrascolastiche ed è inserita in un contesto che ovviamente non vorrebbe lasciare. Ma questo è successo perché le assistenti sociali del Comune di Bologna finora non hanno mai provveduto a un programma di ricostituzione del legame madre e figlia». Gli incontri sarebbero sempre stati brevi e alla presenza di un educatore, per cui mai rilassati e spontanei. Da qui, ipotizza il legale, naturale immaginare che si sia venuta a creare una sorta di freddezza tra le due.
Nonostante le difficoltà del passato, la signora adesso ha un lavoro e una relazione affettiva stabile e vorrebbe poter tornare a vivere con la figlia «ed è giusto e naturale – prosegue l’avvocato Miraglia – che i bambini stiano con la famiglia d’origine, qualora non esistano problematiche che minino la sicurezza del minore. I Servizi sociali sembra invece che non si siano adoperati per il reinserimento della bambina all’interno della famiglia d’origine, ma che abbiamo trasformato questo affidamento temporaneo e urgente in un’adozione mascherata”.
E’ proprio in virtù di questo, che la donna, attraverso al proprio legale, chiede al Tribunale di riprendere in esame l’intera vicenda. “Informerò il Garante dell’Infanzia e l’assessore ai Servizi sociali regionale – annuncia Miraglia – affinché facciano luce sull’operato delle istituzioni bolognesi, ancora più incredibile è che tutto ciò accada sotto la totale indifferenza del Tribunale e della Procura minorenne”.
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