"Denuncia il compagno violento. I servizi sociali le tolgono le figlie, le bambine sono fuggite dalla Comunità
Le bambine sono fuggite: in comunità persino acqua e biscotti erano razionati
REGGIO EMILIA (25 giugno 2019). Ha subito ripetute violenze dal suo compagno, senza dire nulla, per paura. Violenze cui le sue figlie in alcuni casi hanno assistito. Sono stati i vicini a segnalare gli episodi, ma i Servizi sociali invece di farsi carico di questa donna e delle sue bambine, hanno abbandonato lei al suo destino e allontanato da casa le sue figlie, ospiti prima di una amorevole famiglia nella stessa città in cui abitavano, Reggio Emilia, e poi, senza motivazione, in una comunità educativa a Cesena.
Da questa comunità l’altro ieri le due ragazzine sono scappate: hanno chiesto il telefono a un passante e con questo hanno chiamato la mamma e sono tornate a casa. Da un anno, infatti, la donna chiedeva ripetutamente ai Servizi sociali di poter riavere le figlie con sé, ottenendo però sempre un diniego, motivato dal fatto che sarebbe ancora troppo “fragile” per quello che ha subito. Ma a rimetterci, alla fine, sono state le due ragazzine.
«Tornare alla sua vita di sempre, con le due figlie, potrebbe aiutare questa donna a ritrovare serenità e a superare il trauma» commenta il suo avvocato, Francesco Miraglia, cui la donna si è rivolta per cercare di ricongiungersi alle sue bambine. Invece di ricevere aiuto, si trova colpevolizzata, ma soprattutto le sue due figliole sono state, di fatto, punite senza aver commesso nulla».
A parte il trauma della separazione forzata dalla madre, queste piccole sono state strappate dalla loro vita di sempre: essendo state spostate a Cesena, non hanno più potuto frequentare la loro scuola né le loro amicizie. Nemmeno la nonna.
«Nella comunità inoltre non si trovavano bene» prosegue l’avvocato Miraglia, «ma nessuno le ha mai ascoltate. Una di loro ha più volte raccontato di essere stata picchiata da un ragazzino più grande, ma nessuno le ha prestato ascolto. L’altra è dimagrita a livelli preoccupanti. Hanno raccontato che le violenze fisiche tra ragazzi erano costanti, ma nessun educatore interveniva mai. L’acqua calda era razionalizzata, tanto la doccia solo chi arrivava prima riusciva a farla calda: per gli altri solo doccia gelida. Per colazione si potevano mangiare tre biscotti al massimo e pane e cioccolata era riservata soltanto il sabato. Che male hanno fatto queste piccole per soffrire cosi? Che ha fatto di male la madre, che oltre ad essere stata maltrattata, sembra essere stata punita per questo, come se l’essere vittima di un uomo brutale faccia di lei una cattiva madre. Mi domando se il Comune di Reggio Emilia sia a conoscenza di questa separazione forzata e di questo altrettanto forzato, quanto immotivato, alloggiamento in comunità a spese del bilancio comunale. Ma soprattutto qualcuno si è chiesto perché le bambine siano state spostate in una comunità educativa, in una città diversa? Che c’è dietro a provvedimenti così insensati e non necessari? Allontanare le ragazzine dalla loro madre è stata un’azione sproporzionata alla situazione e immotivata, non essendoci nessun pericolo per le bambine né situazioni di abbandono o incuria da parte della mamma, che si è sempre ben occupata di loro. Adesso che sono scappate, dimostrando quanto male stessero, qualcuno dovrà pur degnarsi di ascoltarle».
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