Bambino denuncia abusi in comunità Quando la madre denuncia, è minacciata di venire privata della potestà genitoriale
VENEZIA (18 luglio 2019). Non è infrequente la denuncia pubblica da parte dell’avvocato Francesco Miraglia a proposito della facilità con il cui il Tribunale di minorenni di Venezia allontana da madri capaci, ma in difficoltà, i loro bambini, per sistemarli in comunità. Sistemazioni che durano anni, senza che venga mai preso in considerazione seriamente un percorso di rientro dei ragazzini in seno alla famiglia di origine. E se poi in queste comunità i bambini subiscono maltrattamenti o abusi, nessuno sa nulla, nessuno ha responsabilità. L’ultima madre disperata che si è rivolta all’avvocato Francesco Miraglia, ha denunciato proprio questo: il figlio racconta di un episodio di abusi da parte di un altro ragazzino alloggiato con lui in comunità, episodio insabbiato dagli operatori per mesi e del quale la madre non è mai stata messa al corrente. Eppure gli operatori erano stati informati dal bambino stesso, quindi sapevano quanto era accaduto. Quando poi, dopo mesi, il ragazzino ha rivelato tutto anche alla mamma, lei ha preteso spiegazioni e ha sporto denuncia (purtroppo respinta in quanto presentata oltre i tre mesi previsti per legge). «Ma inspiegabilmente da allora» rivela l’avvocato Francesco Miraglia, «i Servizi sociali hanno deciso si spostare il ragazzino in una nuova comunità educativa, asserendo che il bambino non voglia rimanere con la mamma e che manifesti disagio al rientro dai fine settimana trascorsi insieme. Guarda caso, appena la madre ha messo in dubbio l’operato degli educatori, il bambino non sta più bene con lei. Mentre fino ad allora, per i quasi sei anni in cui ha alloggiato in comunità, gli incontri madre figlio si erano svolti sempre serenamente. E così adesso è la madre a passare da “cattiva”, senza la possibilità di ottenere giustizia per sé e per suo figlio. Anzi: le hanno pure intimato che se non accetterà il trasferimento del figlio, sono pronti a intraprendere un provvedimento per mettere in discussione la sua capacità genitoriale».
La donna ha sporto querela contro la comunità educativa veneziana, dove il figlio era stato trasferito dopo che aveva denunciato il compagno per ripetuti e comprovati maltrattamenti verso di lei e il bambino. Ma in questi anni di comunità numerose volte il figlioletto era comparso coperto di lividi e morsi ed era dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso per fratture e contusioni. Alle domande della donna, gli operatori hanno sempre risposto che si era fatto male a causa della sua iperattività. Quando poi è emerso l’episodio di abuso da parte di un altro ragazzino, gli operatori si sono limitati a fare loro un discorso e a tenerli controllati. «Ebbene» prosegue l’avvocato Miraglia, «possibile che la Procura minorile e il Tribunale dei minorenni di Venezia non sia intervenuta a verificare e a fare luce su un episodio di violenza su minore? Sarebbe una mancanza gravissima. Ancor peggio sarebbe se non ne fossero nemmeno stati messi al corrente. Mi domando: dopo aver assunto la decisione di allontanare i bambini da casa per affidarli a una comunità, il Tribunale dei minori non controlla mai come stiano?».
La donna, come primo passo, ha deciso di sporgere denuncia contro gli operatori della comunità per maltrattamenti, abuso d’ufficio, lesioni personali e violazione dell’obbligo di protezione e controllo.
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