Giudice denunciato ad Ancora, la posizione si aggrava. La posizione si aggrava: ex giudici onorari implicati nel caso della bimba affidata a una coppia di suoi amici
ANCONA (14 Novembre 2019). Se tutto fosse confermato, quello del caso di una bimba strappata a una madre e affidata a una coppia di amici del giudice aprirebbe uno scenario inquietante: sarebbe una vera e propria “cricca” di amici a operare sul caso, creando una cortina impenetrabile e assicurando che nessuno possa intromettersi. Oltre al giudice, che avrebbe più volte ammesso che mai avrebbe riconsegnato la bimba alla madre.
Ebbene la consulente di parte della famiglia affidataria avrebbe ricoperto per anni il ruolo di giudice onorario, partecipando a numerose camere di consiglio con il giudice in questione. Un altro giudice onorario, loro collega, fino all’altro ieri ha organizzato e relazionato gli incontri protetti tra madre e figlia, oltrettutto se pur disposti dal Tribunale completamente a carico della mamma.
“ A Bibbiano il sistema era orchestrato da assistenti sociali» commenta l’avvocato Francesco Miraglia, che difende la mamma della piccola, «ma qui è un giudice togato, una persona che dovrebbe esser super partes, che dovrebbe avere a cuore la giustizia e il benessere dei minori». L’avvocato Miraglia, alla luce delle nuove rivelazioni, ha scritto immediatamente al Tribunale per i minorenni di Ancona. Dopo aver denunciato la coppia affidataria per maltrattamenti, l’avvocato Miraglia aveva chiesto la ricusazione del giudice: il presidente del tribunale ha dato seguito alla richiesta e il caso sarà affrontato all’udienza fissata lunedì prossimo, 18 novembre.
Sarebbero poi clamorosamente incomprensibili le motivazioni che avrebbero portato all’allontanamento fin dalla nascita della piccola dalla sua mamma per affidarla a una coppia.
«Il motivo principale è il presunto disturbo mentale della mia assistita» prosegue l’avvocato Miraglia. «La madre naturale della piccola sarebbe in realtà affetta al massimo da un disturbo istrionico di personalità, che la porterebbe a comportarsi in maniera eccessivamente emotiva. Niente a che vedere con la donna affidataria, la quale è stata valutata una schizofrenia dalla stessa CTU del Tribunale. Quindi questo giudice, forse con la complicità, sicuramente con l’appoggio dei suoi colleghi, di coloro che sono stati per anni seduti alla scrivania accanto alla sua, ha tolto una bambina a una donna ritenendola instabile mentalmente, per affidarla a una schizofrenica. Sarà un affidamento lecito o illecito?
Dove sarebbe, in tutto questo, il benessere della bambina?
Che tra l’altro vede la mamma naturale solamente durante incontri protetti (stranamente a spese della madre) e che la coppia affidataria obbliga a chiamare “zia”, quasi a volerle cancellare la memoria della sua famiglia di origine, contravvenendo così ai principi dell’affidamento, che è una prassi di carattere temporaneo. Questo comportamento, infatti, non volge certo nella direzione del rientro della bimba in senso alla famiglia di origine».
Incredibilmente a sostenere l’allontanamento della bambina dalla madre a favore della famiglia affidataria altro non è che un ex giudice onorario che per anni ha lavorava gomito a gomito con il giudice stesso. Insomma, sarebbe uscita dalla porta come magistrato per rientrare dalla finestra come consulente tecnica della famiglia affidataria. Quanto poi al professionista che ha valutato e relazionato al giudice in questione gli incontri protetti tra madre e figlia, questi avrebbe fatto parte anch’egli del medesimo team di magistrati. «Il Tribunale di Ancona non deve dare risposta solo a questo, ma anche ai casi in cui questo giudice ha preso determinate iniziative. Integreremo quindi la querela, aggiungendo quella contro la consulente di parte, e spero che il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, così come a Bologna invii gli ispettori anche ad Ancona: non vorremmo che questo caso fosse la punta di un iceberg e la situazione merita la massima attenzione».
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