Modena terra di abusi.
Modena, lì 5 settembre 2007
Preg.mo
Direttore
Sua sede
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Sento il bisogno di sottolineare – da subito – che la gravità delle argomentazioni che saranno sostenute in intervento, è fatta dal sottoscritto con la consapevolezza di scienza e coscienza, tale da assumermene la completa responsabilità. Sin da ora, quindi, sento il bisogno di ringraziare il direttore di questa possibilità offertami.
Da un po’ di tempo a questa parte sono diventato tra i più convinti sostenitori dell’abolizione dell’Ordine degli Avvocati, e ciò non certamente per un pregiudizio o per un’ideologica posizione, ma, soprattutto, per esperienza personale e diretta.
Se il governo Prodi, come ha sostenuto nel programma elettorale, presenterà un provvedimento sull’abolizione degli Ordini professionali, per quanto riguarda quello degli avvocati, mi adopererò in tutte le maniere per far emergere quanto purtroppo passa inosservato o meglio viene nascosto da certi Consigli.
Basti pensare a quanto sta succedendo in questi mesi su uno dei problemi più gravi – inerenti i reati di abusi sui minori – in cui oggi si trovano a scontrarsi giudici, avvocati, periti e consulenti di tutte le discipline.
Da circa 6 anni a Modena ed esattamente dal famoso “caso di Don Govoni”, condannato ingiustamente da “quel pubblico ministero” e da “quella psicologa” dipendente dell’AUSL, quest’ultima dimessasi per diventare l’esperta dei processi di questi ultimi anni, questa città continua a vivere sotto l’assoluta indifferenza del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, del Ministero di Grazia e Giustizia e nelle connivenze delle altre istituzioni e servizi. La nostra città è letteralmente condizionata da un gruppo di tecnici noti oramai in Italia come “abusologi”. Ebbene: con le stesse valutazioni, con gli stessi metodi, con gli stessi argomenti, con le stesse procedure, gli stessi servizi sociali e/o psicologi dell’AUSL che hanno condannato in prima istanza il prete della bassa, si sono resi protagonisti di un’altra morte.
In questi giorni per quanto riguarda il prete della bassa, vengono celebrate giornate riabilitative “il suo paese ha deciso di intitolargli una strada”. Giornate in cui vengono denunciate le incompetenze, la superficialità e il pressappochismo della pubblica accusa e di quella famosa psicologa dell’AUSL.
Per estrema certezza faccio riferimento al solito pubblico ministero che da mesi si è trasferito a Perugia, e se non si fosse capito, faccio riferimento a quella “psicologa” dell’AUSL, oggi addirittura direttrice di una comunità.
Per quanto riguarda l’altra morte: un modenese di 39 anni, aveva subito una condanna con gli stessi metodi e dagli stessi sopra indicati protagonisti. Successivamente al mese di gennaio di quest’anno – mese della condanna – per 80 giorni questo ragazzo ha bussato alle porte che contano: Guardia di Finanza, Procura della Repubblica, ma, soprattutto, ha bussato, forse con estrema fiducia, a quel Consiglio dell’Ordine modenese. Ha presentato denunce ed esposti circostanziati, con nomi di avvocati coinvolti, con nomi di giudici e di consulenti specialistici e in cui emergono somme di denaro richieste e cifre incredibili.
L’ultima porta che quest’uomo si è visto sbattere è stata proprio quella dell’Ordine degli Avvocati di Modena a cui, con nomi, cognomi ed indirizzi aveva indirizzato un esposto che avrebbe dovuto, quantomeno in via cautelativa, costringere l’Ordine stesso a sospendere forse alcuni “avvocati”.
Rimasto completamente inascoltato dalle Istituzioni tutte, quest’uomo, pochi giorni prima di Pasqua, ormai stanco, si è tolto la vita offrendomi personalmente il difficile e il terribile compito di restituirgli, almeno dopo morto, quella dignità distrutta dagli specialisti sopra menzionati.
Il padre e la madre di querst’uomo si sono rivolti, sia tramite comunicazioni scritte che personalmente, bussando quotidianamente alla porta del quarto piano del Palazzo del Tribunale, sede dell’Ordine degli Avvocati di Modena – che ultimamente sta pensando di comprare una nuova sede – sempre più intenzionati a farsi giustizia da soli: ma, con enorme amarezza, nessuno dell’Ordine si è degnato di chiamarli o di incontrarli personalmente.
Questo caso per quanto possa sembrare incredibile non è straordinario e/o eccezionale: è soltanto la punta dell’iceberg nel cui interno vi sono altri ed infiniti casi, gran parte del mio studio. E la maggior parte di questi casi riguardano il mancato intervento “di quel consiglio dell’ordine degli avvocati” dove avvocati e/o istituzioni si avvalgono di una immunità “garantita dall’Ordine degli avvocati”. A chi giova un ordine siffatto?
Modena Terra di Abusi
Il Forense – Istituzioni Sempre Più Lontane
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