Milano: ragazza allontanata dai servizi sociali per abusi sessuali, il Tribunale assolve il padre, il fatto non sussiste

Milano: ragazza allontanata dai servizi sociali per abusi sessuali, il Tribunale assolve il padre, il fatto non sussiste

La ragazza, ora ventenne, è in una comunità, imbottita di psicofarmaci invece di essere aiutata

MILANO (19 Marzo 2021). Fine di un incubo per un uomo di Milano: dopo tre anni è stato scagionato dall’accusa infamante, quanto falsa, di avere abusato della figlia minorenne. La quale, tolta all’epoca alla famiglia, è passata da una comunità all’altra e da un reparto psichiatrico a un altro, imbottita di psicofarmaci, che la rendono un automa.

«Una storia dolorosa e assurda, che ha due vittime innocenti» sottolineano i legali dello Studio Miraglia, che hanno difeso l’uomo. «Da una parte c’è un uomo che per tre lunghi anni ha subito l’onta dell’accusa di aver abusato della figlia: accuse del tutto infondate. Però ha trascorso tre anni di stress e preoccupazione, durante i quali si è isolato da tutti per la vergogna di un’accusa infamante e ha smesso di lavorare. Dall’altro c’è la figlia, una ragazza oggi ventenne, che i Servizi sociali hanno allontanato dalla famiglia, ma che le istituzioni non hanno saputo aiutare: è stata spostata di comunità in comunità, ha subito diversi trattamenti sanitari obbligatori e ora, a quanto è stato riferito ai genitori, è talmente imbottita di psicofarmaci da risultare irriconoscibile. Loro non l’hanno più vista: gli è sempre stato detto che era lei a non volerli vedere. E adesso che è maggiorenne, è uscita dal circuito della tutela minorile e il suo destino non interessa più a nessuno. È parcheggiata in un limbo burocratico, senza che qualcuno si prenda a cuore le sue sorti. Imbottita di psicofarmaci per farla rimanere tranquilla in attesa che qualcuno decida il suo destino. Chi risarcirà queste persone, questa famiglia, per le ingiustizie subite?».

La storia è inverosimile, ma nessuno ha provato a dimostrarne l’evidente infondatezza.

Tutto comincia nel 2018, quando uno degli insegnanti della ragazzina, allora diciassettenne, rivela alla preside che la giovane gli ha confidato di essere vittima di abusi da parte del padre. Scatta quindi la segnalazione alle autorità e il Tribunale per i minorenni di Milano ne dispone l’allontanamento da casa: l’uomo intanto viene indagato e imputato e sarà costretto a difendersi dalla terribile accusa, nonostante i racconti della figlia paiano decisamente improbabili e quindi falsi: la giovane sarebbe stata prelevata dal padre dal proprio letto, che divideva con la madre, mentre dormiva, e sarebbe stata portata sul divano per essere poi riportata a letto, senza che né lei né nessuno dei familiari presenti in casa si svegliassero  e notassero qualcosa. La giovane riferirà di aver vissuto tutto come un sogno. Pur in assenza di prove di abusi fisici, il padre invece di venire immediatamente scagionato, è stato rinviato a giudizio.

«Ci sono voluti tre anni perché la verità finalmente venisse portata alla luce e le accuse cadessero» proseguono i legali dello Studio Miraglia, «tant’è che al processo è stato scagionato e prosciolto dalle accuse. Ma a parte il dolore, la preoccupazione, lo stravolgimento della vita che quest’uomo e la sua famiglia hanno subito, il destino cui è andata incontro la ragazza è stato altrettanto terribile: sballottata da una struttura ad un’altra fino alla maggiore età, quando ormai le istituzioni non sono più obbligate ad occuparsene». Ma i solerti assistenti sociali che hanno attivato tutta la procedura per allontanarla e metterla in sicurezza da un presunto padre orco, alla fine non si sono preoccupati minimamente della sua sorte, della sua salute. Questa ragazza era palesemente disturbata e andava curata, non allontanata dalla famiglia e poi dimenticata da tutti.

«Mai essere superficiali quando si tratta di tutela dei minori» proseguono gli avvocati, «però i provvedimenti devono essere motivati e supportati da prove certe. In questo caso la superficialità con cui hanno agito gli assistenti sociali e non solo ha cagionato solo dolore e causato problemi ben maggiori: che abbiano agito per leggerezza o in malafede, sta di fatto che sarebbe il caso che o si formassero e informassero adeguatamente oppure che cambiassero lavoro».

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