Ferrara, ha meno lavoro causa covid: l’ex moglie non gli fa vedere i figli
«Se non li mantieni, non li vedi». L’uomo è ricorso in tribunale
FERRARA (06 Maggio 2021). Spesso, in caso di separazioni difficili, per lo più sono le donne ad essere in difficoltà, per i maltrattamenti subiti dagli ex, per le azioni di stalking da parte loro, per i problemi economici dovuti alla difficile ripresa del lavoro dopo anni di inoccupazione a badare ai figli. Ma esistono storie di uomini maltrattati, che devono assumere la medesima importanza ed attenzione: le violenze non sono una questione di genere e il diritto ad essere genitori è paritario per entrambi. E sicuramente essere un buon genitore non dipende dal conto in banca.
A Ferrara un uomo non può vedere i suoi tre figli da Febbraio 2020, in quanto l’ex moglie glielo impedisce e non perché sia un padre violento o disattento, ma solo perché economicamente non versa abbastanza denaro.
È un artigiano, che con il terremoto avvenuto in Emilia Romagna nove anni fa aveva già cominciato a vedere una flessione nel suo lavoro. Nell’anno 2018 è stato colpito da infarto e le sue condizioni di salute stanno peggiorando, non permettendogli di lavorare come prima. La situazione, si è acuita enormemente dall’anno scorso, a causa della pandemia da Covid-19 e delle ristrettezze ad essa collegate, che si è portata via, oltre a migliaia di vittime, anche un enorme numero di posti di lavoro.
Difficile, pertanto, per quest’uomo versare all’ex moglie, per il mantenimento dei tre figli, la cifra che lei riterrebbe congrua per il suo standard di vita. Cifra che comunque non le è necessaria per garantirle la sopravvivenza, in quanto ha un buon lavoro ben remunerato e abita in una casa di proprietà della sua famiglia, per la quale non paga né mutuo né affitto.
Ma visto che l’ex marito non versa quanto lei si aspetta, da anni gli impedisce di vedere i suoi figli, in maniera totalmente arbitraria, senza che vi sia un provvedimento legale in tal senso.
«Se non paghi abbastanza, non vedi i tuoi figli» gli ripete di continuo. Un comportamento vessatorio, l’ultimo di una lunga serie patita dall’uomo nel corso degli anni. Durante la loro relazione la donna era solita sminuirlo con offese denigratorie. La sua gelosia nei suoi confronti l’aveva anche portata a “sequestrarlo” in casa, privandolo delle chiavi del suo furgone e dell’abitazione.
Dopo la separazione, oltre a non fargli vedere i figli, la donna gli nega la possibilità di essere un genitore e di partecipare alla loro crescita: se stanno male o vengono ricoverati non lo avverte. Non lo ha invitato nemmeno alle loro cresime e non permetteva a lui di accompagnarli a scuola o andarli a prendere all’uscita. Nel maggio 2015, rientrando dal lavoro, ha trovato che l’ex moglie aveva lasciato i loro figli con il nonno materno e con il divieto di farli prendere al padre. Chiamati i carabinieri e sporta denuncia, l’uomo attende ancora giustizia. Rivendicando quindi il diritto alla bigenitorialità, ha fatto ricorso al tribunale di Ferrara.
«Non esiste solo il problema delle mamme, ma anche quello riferito ai papà, sebbene meno noto e diffuso» dichiara l’avvocato Miraglia, al quale quest’uomo si è rivolto per poter rivedere i suoi figli «ed hanno la medesima valenza, in quanto entrambi sono genitori, con i medesimi diritti. È sbagliato estremizzare le vicende, sbilanciandole tutte verso un genitore anziché un altro, perché ci sono sia madri che padri che vivono situazioni di disagio. E questo ne è un caso concreto. Cosa ha fatto quest’uomo per essere giudicato un pessimo padre? Nulla, se non fosse che ha dovuto, suo malgrado, provvedere in misura minore al mantenimento dei figli. Ma che colpa ne ha e soprattutto la capacità genitoriale si basa sulla capacità economica? Fintantoché pagava era un buon padre, adesso che ha meno possibilità improvvisamente è diventato un pessimo genitore? Ci auguriamo che il tribunale accolga il nostro ricorso e affidi i figli ad entrambi i genitori, disciplinando gli incontri tra i ragazzi e il loro padre, secondo un principio di equità e giustizia».
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