Arringa difensiva, processo Camparini
Modena, 21 febbraio 2011
Molto spesso all’udienza che precede una sentenza l’avvocato della difesa si prepara ad evidenziare contraddizioni nelle testimonianze, a circoscrivere i fatti, a descrivere i modi per dimostrare a tutti i costi l’innocenza del proprio cliente.
Il sottoscritto avvocato, sinceramente ci ha pensato molto sul quale doveva essere la strategia e l’oggetto dell’arringa. Ma dopo l’interrogatorio di mamma e papà di Anna Giulia e la totale disponibilità del collegio giudicante a capire quanto poteva essere realmente successo in questa famiglia disgregata dai servizi sociali e dal Tribunale dei Minori di Bologna non me la sento di dedicare la mia difesa ai modi e ai tempi della sottrazione di Anna Giulia o a fare riferimento a questa o a quella sentenza di giurisprudenza per dimostrare se c’è stato sequestro di persona o sottrazione di minori o addirittura sostenere l’innocenza della mamma e del papà di Anna Giulia.
Credo che Anna Giulia, Massimiliano e Gilda Camparini ricorderanno questa triste vicenda per tutta la vita, ma però sono sicuro che questo processo sarà per loro uno dei fatti più positivi della loro vita.
Anna Giulia dovrà sempre essere riconoscente a questo Collegio perché ha permesso in poche ore di recuperare la sue incredibile storia che dimostra come talvolta la giustizia sia capace di distruggere delle vite piuttosto che tutelarle.
Questa triste vicenda comincia nel 2007 quando il Pubblico Ministero di Reggio Emilia chiede la perquisizione della loro casa. Si cercano prove su un traffico di sostanze stupefacenti.
Il controllo in sé dà esito negativo,ma la presenza della piccola Anna Giulia, che allora ha due anni, induce i Carabinieri a inviare una informativa al Tribunale dei Minori. Le forze dell’ordine segnalano un “presunto stato fatiscente dell’abitazione”.
I Servizi Sociali confermano lo stato inadeguato dell’abitazione, ma sicuramente senza verificare, giacchè la situazione reale è ben diversa.
La famiglia Camparini, infatti vive in una villetta con un bel giardino, pieno di giochi per la piccola Anna Giulia.
In modo del tutto immotivato, nostro malgrado, la procedura va avanti d’ufficio. Non ci sono ulteriori controlli dell’abitazione. Non seguono colloqui con le persone interessate e coinvolte nella vicenda.
Insomma il 23 giugno 2008, ironia della sorte, il Tribunale prende la sua decisione: Anna Giulia deve essere affidata ad un Istituto.
Ci è sfuggito qualcosa?
Nel racconto vi è qualcosa che abbiamo omesso?
Forse i coniugi Camparini sono persone pericolose?
Forse sono tossicomani?
La risposta è NO.
Gli operatori dei Servizio Sociale referente del Comune di Reggio Emilia, che hanno valutato, attraverso i colloqui, test e altro le capacità genitoriali di Massimiliano e di Gilda, sono arrivati alle conclusioni che le capacità di mamma e papà Camparini erano e sono adeguate.
Ma cos’è che manca?
Nel corso del 2008, la coppia incontra regolarmente la figlia; ovviamente gli incontri avvengono sotto l’osservazione dei Servizi Sociali di Reggio Emilia. Il referente dei suddetti Servizi affermava senza esitazione che la bambina deve tornare con i genitori subito.
Ma il Giudice Minorile di Bologna non la pensa così. Si oppone fermamente. Ma perché???
Il perché non lo sappiamo.
I Camparini hanno con Anna Giulia un bellissimo rapporto, oltre ad avere un lavoro, e una casa. I Camparini non sono delle persone violente. Non sono tossicomani.
Dopo la decisione del Giudice però sono sicuramente increduli, inascoltati e disperati.
Farebbero di tutto per riavere la loro bambina a casa. Ed allora compiono un gesto estremo.
Aspetteranno il marzo 2010 per portare via Anna Giulia dall’Istituto di suore nel quale si trova, nel momento in cui la bambina sta per essere addirittura affidata ad un’altra famiglia.
Daranno notizia del loro gesto ai mass media. In special modo la trasmissione di Rai Tre Chi l’ha visto? dedicherà a questa triste storia molto spazio.
Il coinvolgimento di radio e televisioni è voluto da Massimiliano e Gilda per evidenziare la vicenda e per sottolineare la finalità, per così dire, “dimostrativa” di quello che, paradossalmente, viene definito un “rapimento”. Infatti, dopo soli cinque giorni, riconsegnano essi stessi la loro figlia nelle mani delle autorità.
Vengono ovviamente indagati per sottrazione di minore, ma restano fuori dal carcere. Le loro sofferenze, però, non sono ancora finite e le cattive notizie da parte del Tribunale non faticano ad arrivare.
Il Giudice ha deciso di non utilizzare la relazione dei Servizi Sociali favorevole al rientro della piccola in famiglia; quindi dispone un ulteriore accertamento tecnico attraverso la dottoressa Sgarbi, disposta dal Tribunale per i Minorenni di Bologna.
I genitori si sentono ancora una volta braccati. Temono relazioni ostili. Temono di non vedere più Anna Giulia. Ed il 16 luglio 2010 con un’azione rocambolesca si allontanano nuovamente dall’Istituto con la bambina.
Dieci giorni di fuga. Una fuga dalla realtà, che finisce al confine con la Svizzera.
Massimiliano Camparini e Gilda Fontana vengono arrestati e tradotti in carcere.
L’accusa, questa volta, è sequestro di minore con l’aggravante della parentela.
La piccola Anna Giulia veniva riportata nello stesso orfanotrofio che ormai doo tre anni è incredibilmente diventato la sua casa.
A questo punto tutti ci dobbiamo chiedere da chi è stata sequestrata la piccola Anna Giulia?
Chi l’ha tenuta sottosequestro per svariati anni?
La sua mamma e il suo papà?
Arrivati a questo punto l’avvocato difensore rivolgendosi ai Giudici fa riferimento: a scriminanti, attenuanti, insufficienze di prove, assoluzioni.
Il sottoscritto avvocato ancora una volta non vuole fare niente di questo. Mi piace però leggere quanto il papà di Anna Giulia ha dichiarato a questi giudici che dovranno giudicare: “Si. Sono pronto a tutto, sono stato pronto a fare sei mesi di carcere che mi hanno pesato tanto perché comunque non fa parte della mia quotidianità il carcere, però se è per arrivare ad una soluzione ben venga il carcere se non altro quando mia figlia sarà grande leggerà…. Metti che muoio domani, mia figlia saprà che ho fatto anche questo”.
Chiedo quindi ai Giudici di emettere sentenza.
Avv. Francesco Miraglia
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