Assisi: ospizio lager, condannati gli operatori.

Assisi: ospizio lager, condannati gli operatori.

ASSISI: OSPIZIO LAGER, CONDANNATI GLI OPERATORI 

Avvocato Miraglia: «Finalmente giustizia per le vittime» 

 

Assisi (11 Ottobre 2022). Si è concluso con una serie di condanne pesantissime il primo grado del processo contro i responsabili e gli operatori della comunità terapeutica L’Alveare di Torchiagina (Assisi). Undici gli imputati condannati a un totale di quasi 46 anni di carcere, per i maltrattamenti fisici e psicologici perpetrati tra il 2014 e il 2016 nei confronti degli ospiti, tutte persone con disabilità e problemi psichici.

«Anche se siamo al primo grado di giudizio – commenta l’avvocato Miraglia, cui si è rivolta la famiglia di uno degli ospiti questa sentenza rende giustizia alle vittime. Esprimiamo quindi grande soddisfazione per l’esito del procedimento, ma l’interesse per realtà come queste, che purtroppo non sono rare in Italia, non deve concludersi passato il clamore mediatico. Affinché situazioni simili non abbiamo più ad accadere, è necessario che si attivino finalmente dei controlli. Innanzitutto vanno verificate in maniera precisa le credenziali di chi le avvia e successivamente vanno programmati controlli costanti e continui, perché i pazienti e gli ospiti una volta ricoverati, nonostante siano soggetti fragili, alla fine vengono abbandonati a loro stessi»

Fanno rabbrividire i racconti delle vittime: offese, percosse, umiliazioni e punizioni erano all’ordine del giorno, tanto che la struttura è stata ribattezzata “l’ospizio lager”. Se si sporcavano o si assopivano a pranzo erano botte con pugni e persino con bastoni. E poi insulti e offese di ogni genere. Addirittura a una paziente hanno torto il braccio fino a spezzarglielo. Per tenerle ferme le persone venivano legate alle sedie con il nastro adesivo o chiuse a chiave dentro ai bagni. E spesso venivano lasciate senza pranzo o cena.

«Nel caso del mio assistito, un uomo di 39anni –  prosegue l’avvocato Miraglia uno degli operatori, con l’intento di fargli riprendere l’attività lavorativa nei campi, prima lo ha strattonato vigorosamente e lo ha spinto con forza in direzione del terreno, poi, quando ha provato a scappare, lo ha inseguito e percosso con dei pugni, per poi trattenerlo torcendogli il braccio dietro la schiena»

In sede dibattimentale è emersa chiaramente la responsabilità degli imputati in ordine ai fatti contestati: da qui le condanne severe. Uno degli operatori, un vero e proprio aguzzino, ha ricevuto la pena maggiore a 7 anni e sei mesi, mentre il legale rappresentante e gestore della struttura è stato condannato a 6 anni.

All’assistito dello studio Miraglia è stato riconosciuto un risarcimento di 20 mila euro, oltre al pagamento delle spese legali: un risarcimento è stato corrisposto anche alla sorella, in forza del principio che ai prossimi congiunti della vittima di un reato (in questa fattispecie si trattava di lesioni personali) spetta il risarcimento del danno, in rapporto affettivo che li lega.