Caso Paula Reynolds: «ho denunciato lo psicologo di Trento che ha alterato i fatti nella perizia»

Caso Paula Reynolds: «ho denunciato lo psicologo di Trento che ha alterato i fatti nella perizia»

images (1)la VOCE del TRENTINO-30/gen/2014

Sta vivendo un incubo Paula Reynolds, la donna inglese che si trova attualmente al centro di una vicenda difficile, accusata dall’ex compagno  trentino di sottrazione di minore ma sottoposta a violenze da parte dello stesso.
Dall’Inghilterra, dov’è fuggita con il figlio di 4 anni, sta in questi giorni attendendo con ansia di conoscere il destino suo e del suo bambino: sono infatti in corso le sentenze che decideranno se i due devono rientrare a Trento.
 
Una situazione emersa in un’intervista (leggi qui) che il nostro giornale ha fatto a Paula mentre si trovava oltre Manica dove spera innanzitutto di riuscire a proteggere il suo piccolo.
 
Della vicenda si stanno occupando anche i maggiori quotidiani inglesi, che stanno con un coro unanime difendendo Paula e il suo bambino. Il Giudice inglese aveva disposto che il bambino non potesse essere allontanato dalla mamma in caso del rientro in Italia della donna, ma il Giudice di Trento non ha recepito queste direttive.
 
Oggi ecco il fulmine a ciel sereno, la denuncia di Paula allo psicologo di Trento che ha redatto la perizia a suo parere totalmente falsa, alterando la verità dei fatti. Lo psicologo è stato denunciato per reato di falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici. «Gli avevo raccontato – spiega Paula – una violenza sessuale del mio ex partner indagato per violenza privata e lesioni e lui ha scritto che era una “mancanza di delicatezza”.»
 
La donna inglese ha anche avuto parole dure e feroci per l’ordine degli Psicologi di Trento, definito dalla donna superficiale e poco trasparente.
 
Riportiamo integralmente la lettera che ci ha inviato Paula Reynolds che riassume gli ultimi fatti successi e il perchè di denuncia allo Psicologo di Trento.Gli avevo raccontato una violenza sessuale del mio ex partner indagato per violenza privata e lesioni e lui ha scritto che era una “mancanza di delicatezza”.
 
Gentile direttore
«Stamattina sono stata costretta a denunciare penalmente un noto psicologo di Trento per il reato di falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, per proteggere me e mio figlio dalle inesattezze, alterazioni e omissioni di questo consulente nella perizia che aveva fatto su di me.
Di fronte al suo reiterato rifiuto di chiarire i fatti (invece di rispondere alla mia lettera mi ha persino fatto scrivere dal suo avvocato) ho provato a chiedere aiuto all’Ordine degli Psicologi di Trento per tentare di avere giustizia per me e mio figlio,e soprattutto per impedire che a causa di questa perizia mio figlio venga ingiustamente allontanato dalla sua mamma, con cui sta bene ed è felice, e per prevenire qualsiasi conseguente danno psicologico su mio figlio dovuto a un allontanamento.
Ma anche l’Ordine non mi ha ascoltato e ha archiviato tutto senza darmi nessuna spiegazione. Non ho ricevuto le motivazioni del rigetto, né alcun documento sull’istruttoria effettuata o sui ritrovamenti che avevano portato a tale decisione, né mi è stata fornita alcuna informazione sulla possibilità di ricorrere contro tale decisione.
Ho provato a scrivere al presidente dell’Ordine per richiedere con urgenza queste informazioni, ma non mi ha nemmeno risposto. Ho provato a rivolgermi al Garante dei Minori in merito alla mancata trasparenza dell’Ordine, ma anche qui nessuna risposta. A quel punto mi è sorto il sospetto che le ragioni di protezione della categoria abbiano avuto il sopravvento,e che si sia preferito tutelare la “casta”.
Di fronte all’impossibilità di ottenere giustizia e protezione per me e per mio figlio,e in occasione di un’operazione subita da mia madre,mi sono recata in Inghilterra per dare un po’ di pace a mio figlio e per staccare un po’ dalle continue minacce che ricevevo dal mio ex.
Ho informato tutti della mia partenza e nostro figlio parlava tutti i giorni con il padre via Skype, ma lui, senza dirmi nulla, mi ha denunciata per sottrazione di minore secondo la Convenzione dell’Aia. La Convenzione dell’Aia è una specie di legge capestro,e in dicembre il Giudice inglese mi aveva già ordinato di tornare in Italia. Ma ora c’è un po’ di speranza.
Dopo il rifiuto del Tribunale dei minorenni di Trento di recepire le richieste del Tribunale inglese, il giudice ha accettato il mio appello. In Inghilterra i bambini non vengono tolti così facilmente come in Italia e per gli inglesi è molto importante che i figli rimangano con i genitori,salvo casi molto gravi. Il Giudice inglese aveva disposto che il bambino non potesse essere allontanato dalla mamma in caso di mio rientro in Italia,ma il Giudice di Trento non ha recepito queste direttive.
Il mio avvocato in Italia, Francesco Miraglia, ha spiegato bene al Giudice che l’istituzione del tribunale dei minori risale al periodo fascista e che in quel tribunale spesso il contraddittorio non esiste: infatti ci si limita ad acquisire i rapporti dei servizi sociali o le perizie dei consulenti.Ma il Giudice inglese non riesce a credere che la Giustizia italiana sia talmente malridotta e purtroppo rischio che mi rimandi in Italia.
E ho timore di quello che succederà dato che,per colpa di quella perizia,non credo che potrò essere protetta da un ex partner violento e c’è persino il rischio che il bambino, nonostante stia bene e sia felice con me, venga allontanato,stante la situazione di sfacelo della giustizia minorile italiana. E tutto si basa purtroppo sull’alterazione della verità nella perizia del consulente.
Infatti, il consulente da me denunciato, aveva scritto che una violenza sessuale in cui il mio ex partner mi aveva costretto a fare sesso con lui la seconda notte dopo il parto di nostro figlio era una “mancanza di delicatezza”.
Inoltre non ha contestato le giustificazioni del mio ex partner in merito alle violenze, per esempio quando aveva detto: “Può essere che lei abbia sbattuto su una porta…” Non riesco a comprendere come possa aver accettato passivamente una giustificazione talmente ridicola da essere una sostanziale ammissione di colpevolezza, e come possa non aver indagato scoprire l’attuale portata di queste violenze o non abbia voluto sincerarsi delle possibilità di reiterazione.
E difatti il mio ex compagno, sentendosi protetto dalla perizia, ha continuato a intimidirmi verbalmente e nel mese di agosto ho dovuto presentare una querela su di lui per lesioni personali, perché mi aveva dato un pugno.
Di fronte alla mancanza di trasparenza da parte dell’Ordine degli Psicologi di Trento, che tra il resto credo abbia svolto un’istruttoria superficiale senza realmente andare a fondo della vicenda, cosa che non posso purtroppo verificare a causa della loro mancanza di trasparenza, e davanti alla possibile reiterazione del reato da parte dello psicologo, che non credo sarà disposto a chiarire come stanno realmente le cose, sono stata costretta a rivolgermi alla Procura al fine di ottenere giustizia e soprattutto adeguata protezione per nostro figlio. Spero che almeno la Procura possa fare luce sulla vicenda.
Le scrivo per rendere pubblica la vicenda, che in Inghilterra è già stata ripresa anche dai quotidiani inglesi e anche dalla “La Voce di Trentino” e il “Trentino” in Italia, perché credo che l’unica vera protezione per me e mio figlio sia impedire che vengano prese delle decisioni drammatiche e ingiuste nel silenzio generale. Credo che solo tenendo accesa l’attenzione dell’opinione pubblica potrò avere qualche possibilità di difendere mio figlio. Grazie.»
Paula Jane Reynolds
 

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