Principale home

Poste italiane condannata a risarcire un cliente derubato di 11 mila euro

Gli impiegati non si erano accorti che l’assegno incassato da un truffatore era palesemente falso.
MODENA (27 Marzo 2021).Sentenza che farà giurisprudenza quella emessa giovedì dal Tribunale di Modena contro Poste Italiane, riconosciuta colpevole di non essersi accorta di avere fatto incassare a un truffatore un assegno palesemente falso. Con il quale, ad uno Sportello postale di Oderzo (Treviso), aveva sottratto 11 mila euro ad un uomo che lo aveva contattato per l’acquisto di un’auto. Al povero malcapitato ci sono voluti sei anni di battaglie legali, ma alla fine si è visto riconoscere la ragione e anche la cifra sottrattagli, con tanto di interessi, oltre al risarcimento delle spese legali e di quelle affrontate per la perizia tecnica.

«La sentenza ribadisce il principio di diritto secondo cui la diligenza richiesta a chi svolge l’ attività bancaria è caratterizzata dal maggior grado di attenzione e di prudenza» dichiara l’avvocato Miraglia, al quale il derubato si è rivolto per ottenere giustizia «e riconosce il diritto ai clienti di Poste Italiane ad essere tutelati dai tentativi di truffa. Nessuno, che affidi i suoi risparmi alle Poste, deve vivere con il perenne terrore di vedersi svuotare il conto da una qualunque persona si presenti a incassare un assegno emesso falsamente a suo nome».

I fatti risalgono al 2015: la vittima del raggiro aveva contattato il truffatore, intenzionata ad acquistare l’auto che costui metteva in vendita al prezzo di 11 mila euro. Nel corso della trattativa, quale garanzia, gli aveva spedito via mail la foto dell’assegno che aveva emesso a suo nome. Poi però l’affare non era andato in porto, poiché il venditore aveva fatto perdere le proprie tracce. L’acquirente credeva fosse finita lì, sennonché poco dopo si è accorto che dal suo conto postale mancavano 11 mila euro, prelevati dal truffatore tramite assegno a uno sportello del Trevigiano.

Poste Italiane ha inizialmente respinto ogni addebito di responsabilità, ma dopo sei anni di battaglie legali l’uomo si è visto riconoscere la ragione: la perizia tecnica aveva infatti messo in luce quanto l’assegno, che il truffatore aveva riprodotto e incassato, fosse chiaramente falso, privo dei contrassegni di sicurezza anti-contraffazione e difforme persino nei caratteri tipografici rispetto a quelli emessi dalle Poste. L’impiegato, pertanto, avrebbe dovuto accorgersi immediatamente che si trattava di un raggiro.

«Proprio sulla base di questa palese contraffazione, il Tribunale ha riconosciuto al mio cliente la completa restituzione della cifra, interessi compresi» conclude l’avvocato Miraglia.

 

Bibbiano è un vero e proprio sistema e i casi ancora irrisolti sono centinaia

Intanto una coppia ha ottenuto la revoca dell’adottabilità della figlioletta e la ripresa delle visite con lei

Se qualcuno indagasse, decine di bambini tornerebbero finalmente nelle loro case

BIBBIANO (26 Marzo 2021). I casi riconducibili a un sistema Bibbiano sono centinaia, ma passano sotto silenzio, perché nessuno li indaga, nessuno li approfondisce, nessuno si impegna a fare chiarezza. Decine e decine di bambini vivono allontanati ingiustamente dalle loro famiglie, per essere affidati ad altri genitori. Finalmente in uno di questi casi si è aperto uno spiraglio di speranza e la Corte d’appello di Bologna ha riconosciuto l’ infondatezza del provvedimento del Tribunale per i Minorenni che con superficialità e approssimazione aveva disposto l’ adottabilità di questa bambina.

«I casi di Bibbiano non sono soltanto i sette di cui si parla» commenta l’ Avv. Miraglia, ai quali i genitori della bambina si sono affidati «e che il tribunale afferma di avere risolto con il ritorno dei minori alle loro famiglie. Come nel caso dei miei assistiti, sono decine e decine i casi che giacciono senza revisione: se non ci fossimo rivolti alla Corte d’Appello questa bambina sarebbe stata adottata da un’altra famiglia, invece di vivere con i genitori naturali, come è sacrosanto diritto di ogni bambino». La piccola è figlia di una giovane coppia, che aveva avuto in passato problemi di tossicodipendenza, ma al momento della nascita della loro figlioletta nel 2016 aveva cambiato vita: la mamma ha seguito un percorso di recupero, anche psicologico, mentre il padre si è totalmente disintossicato e ha trovato un lavoro stabile. Attorno alla coppia c’è una rete familiare disposta ad aiutare i genitori e la loro figlioletta. Invece la bimba è stata loro strappata e dichiarata adottabile, sebbene non ce ne fossero le condizioni.

Anche in questo caso il “modus operandi” e i protagonisti sono sempre gli stessi, già coinvolti come imputati nell’inchiesta denominata “Angeli e Demoni”.

“E pensare che c’è chi ha liquidato la vicenda di Bibbiano etichettandola come “un piccolo raffreddore”: ma qui, se qualcuno si prendesse l’ impegno di andare a fondo e di analizzare tutti i casi sommersi, si troverebbe davanti a un’epidemia nazionale. Sono centinaia i casi ancora aperti, in tutta Italia e che debbono essere esaminati: ci auguriamo che adesso qualcuno si decida a verificare, caso per caso, su che presupposti si siano basati i provvedimenti di allontanamento dei minori».

Milano: ragazza allontanata dai servizi sociali per abusi sessuali, il Tribunale assolve il padre, il fatto non sussiste

La ragazza, ora ventenne, è in una comunità, imbottita di psicofarmaci invece di essere aiutata

MILANO (19 Marzo 2021). Fine di un incubo per un uomo di Milano: dopo tre anni è stato scagionato dall’accusa infamante, quanto falsa, di avere abusato della figlia minorenne. La quale, tolta all’epoca alla famiglia, è passata da una comunità all’altra e da un reparto psichiatrico a un altro, imbottita di psicofarmaci, che la rendono un automa.

«Una storia dolorosa e assurda, che ha due vittime innocenti» sottolineano i legali dello Studio Miraglia, che hanno difeso l’uomo. «Da una parte c’è un uomo che per tre lunghi anni ha subito l’onta dell’accusa di aver abusato della figlia: accuse del tutto infondate. Però ha trascorso tre anni di stress e preoccupazione, durante i quali si è isolato da tutti per la vergogna di un’accusa infamante e ha smesso di lavorare. Dall’altro c’è la figlia, una ragazza oggi ventenne, che i Servizi sociali hanno allontanato dalla famiglia, ma che le istituzioni non hanno saputo aiutare: è stata spostata di comunità in comunità, ha subito diversi trattamenti sanitari obbligatori e ora, a quanto è stato riferito ai genitori, è talmente imbottita di psicofarmaci da risultare irriconoscibile. Loro non l’hanno più vista: gli è sempre stato detto che era lei a non volerli vedere. E adesso che è maggiorenne, è uscita dal circuito della tutela minorile e il suo destino non interessa più a nessuno. È parcheggiata in un limbo burocratico, senza che qualcuno si prenda a cuore le sue sorti. Imbottita di psicofarmaci per farla rimanere tranquilla in attesa che qualcuno decida il suo destino. Chi risarcirà queste persone, questa famiglia, per le ingiustizie subite?».

La storia è inverosimile, ma nessuno ha provato a dimostrarne l’evidente infondatezza.

Tutto comincia nel 2018, quando uno degli insegnanti della ragazzina, allora diciassettenne, rivela alla preside che la giovane gli ha confidato di essere vittima di abusi da parte del padre. Scatta quindi la segnalazione alle autorità e il Tribunale per i minorenni di Milano ne dispone l’allontanamento da casa: l’uomo intanto viene indagato e imputato e sarà costretto a difendersi dalla terribile accusa, nonostante i racconti della figlia paiano decisamente improbabili e quindi falsi: la giovane sarebbe stata prelevata dal padre dal proprio letto, che divideva con la madre, mentre dormiva, e sarebbe stata portata sul divano per essere poi riportata a letto, senza che né lei né nessuno dei familiari presenti in casa si svegliassero  e notassero qualcosa. La giovane riferirà di aver vissuto tutto come un sogno. Pur in assenza di prove di abusi fisici, il padre invece di venire immediatamente scagionato, è stato rinviato a giudizio.

«Ci sono voluti tre anni perché la verità finalmente venisse portata alla luce e le accuse cadessero» proseguono i legali dello Studio Miraglia, «tant’è che al processo è stato scagionato e prosciolto dalle accuse. Ma a parte il dolore, la preoccupazione, lo stravolgimento della vita che quest’uomo e la sua famiglia hanno subito, il destino cui è andata incontro la ragazza è stato altrettanto terribile: sballottata da una struttura ad un’altra fino alla maggiore età, quando ormai le istituzioni non sono più obbligate ad occuparsene». Ma i solerti assistenti sociali che hanno attivato tutta la procedura per allontanarla e metterla in sicurezza da un presunto padre orco, alla fine non si sono preoccupati minimamente della sua sorte, della sua salute. Questa ragazza era palesemente disturbata e andava curata, non allontanata dalla famiglia e poi dimenticata da tutti.

«Mai essere superficiali quando si tratta di tutela dei minori» proseguono gli avvocati, «però i provvedimenti devono essere motivati e supportati da prove certe. In questo caso la superficialità con cui hanno agito gli assistenti sociali e non solo ha cagionato solo dolore e causato problemi ben maggiori: che abbiano agito per leggerezza o in malafede, sta di fatto che sarebbe il caso che o si formassero e informassero adeguatamente oppure che cambiassero lavoro».

Si faccia chiarezza sulla terzietà ed imparzialità del Consiglio Nazionale Forense nell’esercizio della sua funzione giurisdizionale

Francesco Miraglia non ci sta e presenta un esposto al Ministro di Giustizia Marta Cartabia, al Presidente del Consiglio Nazionale Forense, al Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione e al Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Emilia. A parte il provvedimento del CNF, sul quale è stato presentato ricorso in Corte di Cassazione, che si esprimerà in merito ˗ Francesco Miraglia è stato considerato ” il grande accusatore del sistema degli affdi”  in particolare con riguardo alla inchiesta ” Angeli e Demoni”  dal quotidiano ” Il Dubbio” pubblicato dalla Edizioni Diritti e Ragione, di proprietà dello stesso Consiglio nazionale forense. Nell’articolo “Radiazione per l’avvocato del “sistema Bibbiano” Francesco Miraglia viene definito “il grande accusatore del sistema affidi”, e già nell’incipit dell’articolo “Ancora ombre sul caso ‘Angeli e Demoni’”, si evince la continuità con la linea assunta dalla testata già alle prime notizie sull’inchiesta ed improntata alla delegittimazione dell’attività degli inquirenti e alla considerazione che tutto fosse stato orchestrato come una campagna politica diffamatoria contro i partiti di appartenenza degli amministratori territoriali coinvolti.

«Con questo esposto” dichiara Francesco Miraglia «chiedo quindi ai destinatari, ognuno per la propria competenza, di valutare la legittimità del comportamento del Consiglio Nazionale Forense e di verificare se la sua funzione giurisdizionale risulti esercitata in coerenza con il canone di necessaria terzietà oppure se sia funzionale alla delegittimazione di un’inchiesta penale, sfociata in un processo tuttora in corso, coinvolgente anche soggetti appartenenti a partiti politici che ricevono da tempo il favore impropriamente partigiano della linea editoriale caratterizzante la testata anzidetta». 

“Sarebbe grave, soprattutto per i cittadini, che il CNF, proprio per sua natura organismo di rappresentanza istituzionale dell’avvocatura italiana, e chiamato ad operare con asettica imparzialità, diventasse esso stesso parte in causa  con l’ obbiettivo di screditare una indagine penale, utilizzando la propria funzione giurisdizionale”.

 “Chiedo che su simili gravissimi comportamenti venga fatta ora chiarezza».

Francesco Miraglia

Roma – Modena, il 15 marzo 2021

 

Ill.mo Sig.

Ministro della Giustizia

Sua Sede

 

 

Ill.mo Sig.

Presidente del Consiglio Nazionale Forense

Sua Sede

 

Ill.mo Sig.

Procuratore Generale

c/o la Corte di Cassazione

 

per conoscenza:

Ill.mo Sig.

Sostituto Procuratore della Repubblica

presso il Tribunale di Reggio Emilia,

Sua Sede

Racc. a.r.

 

Oggetto: Esposto

 

Il Sottoscritto Francesco Miraglia (MRGFNC68M22L126X) ( PEC: segreteria.studiomiraglia@pec.it),  domiciliato in Modena via Rainusso n° 176/A , espone quanto segue.

 Il sottoscritto ha notoriamente profuso per anni il proprio impegno personale, civile e professionale per contrastare le coperture politiche di organizzazioni criminali e, soprattutto, allo scopo di combattere con fermezza l’esercizio di attività terapeutiche e le conseguenti azioni di “internamento” di minorenni a danno di questi e delle loro famiglie,  con scopo di lucro di enti privati convenzionati, laici e religiosi, avvantaggiati da provvedimenti amministrativi e giurisdizionali privi dei requisiti di motivazione, pertinenza al dettato normativo e coerenza con la garanzia del diritto al contraddittorio e all’effettività della di difesa.

Proprio nel periodo in cui quell’impegno si faceva più intenso e veniva supportato da particolare attenzione mediatica, in correlazione con l’indagine (denominata ‘Angeli e Demoni’) e poi con il processo sugli abusi dell’amministrazione e della giustizia minorile nei territori del Reggiano, il sottoscritto veniva attinto da provvedimento disciplinare di estromissione dall’ordine professionale forense, in relazione ad accuse del tutto estranee alle vicende sopra accennate e palesemente smentite in sede istruttoria.

Ne seguì l’ovvio e fiducioso ricorso impugnatorio al Consiglio Nazionale Forense, organo preposto alla funzione giurisdizionale di controllo sul legittimo esercizio dell’azione disciplinare a livello territoriale.

A motivo dell’impugnazione si invocavano le esigenze di corretta applicazione del regime temporale di efficacia delle disposizioni procedimentali, in base al principio tempus regit actum, nonché di nuova e seria disamina del materiale istruttorio, indebitamente pretermessa in prime cure.

Sorprendentemente, la decisione del Consiglio Nazionale Forense, quanto al profilo dell’efficacia intertemporale delle norme, decideva su un motivo impugnatorio mai proposto, incentrato sul mai invocato criterio di retroattività dello ius novum in favorem rei, senza pronunciarsi sull’invocata applicazione del principio generale di ripartizione degli ambiti temporali di efficacia delle norme; inoltre, quanto al compendio istruttorio, il C.N.F, non procedeva in alcun modo alla nuova e necessaria disamina, limitandosi ad asserire in modo apodittico l’esattezza dell’altrettanto generica e lacunosa valutazione di prime cure. In altri termini, veniva emessa una decisione che rendeva palese il mancato esame, sia pur a livello minimale, del fascicolo processuale.

Tanto si riferisce a titolo di premessa, senza pretendere alcuna intrusione delle Autorità in indirizzo sulla pur anomala decisione disciplinare, peraltro sottoposta ora al giudizio di legittimità.

Oggetto essenziale del presente esposto è invece quanto accaduto a pochi giorni dalla pronuncia del C.N.F., allorché sulla testata diffusa per via telematica, con denominazione “Il dubbio”, il cui riferimento proprietario è individuato documentalmente in una Fondazione costituita presso il C.N.F. e presieduta di diritto dal Presidente di detto Consiglio, è stato pubblicato un articolo (che si allega), intitolato “Radiazione per l’avvocato del ‘sistema Bibbiano’ ”.

L’incipit dell’articolo è formulato con le testuali parole: “Ancora ombre sul caso ‘Angeli e Demoni’ ”, in evidente continuità con la linea assunta dalla testata già alle prime notizie sull’inchiesta ed improntata alla delegittimazione dell’attività degli inquirenti e alla dequalificazione delle notitiae sceleris come mezzi di campagna politica diffamatoria contro le compagini partitiche di appartenenza degli amministratori territoriali coinvolti.

Nello stesso articolo, in immediata successione rispetto al significativo esordio dianzi riportato, si riferisce della “radiazione dell’avvocato modenese Francesco Miraglia, il grande accusatore del sistema affidi” (in riferimento agli affidamenti minorili illeciti costituenti oggetto dell’inchiesta evocata).

Si fa poi espresso richiamo alla pronuncia del C.N.F. (peraltro non accessibile ad altri che ai diretti interessati, per espresso disposto contenuto nella sentenza). Nel medesimo contesto, l’autore dell’articolo prende posizione sulla coeva vicenda relativa alla rimozione del Procuratore della Repubblica di Reggio Emilia per la supposta frapposizione di ostacoli all’inchiesta con l’ipotizzato intento di favorire il partito politico di appartenenza degli amministratori coinvolti: sul punto, l’autore stesso constata immediatamente come quel partito fosse stato “demonizzato durante tutta la campagna elettorale per le elezioni regionali in Emilia Romagna”.

L’articolo è corredato da una fotografia del sottoscritto e, in taglio più grande, da una fotografia relativa a una nota manifestazione pubblica contro gli abusi istituzionali sui minorenni, immediatamente riconducibile alle pubbliche critiche all’esercizio della funzione minorile nel territorio reggiano, riguardate nell’ottica dell’articolo come atti di ‘demonizzazione’ della parte politica maggiormente coinvolta.

Ebbene, a prescindere dal carattere paradossale ed evidentemente parziale dei contenuti dell’articolo (che non preclude, ovviamente, il diritto alla libera espressione), appare distonico con i principi di garanzia di terzietà degli organi giurisdizionali (qual è, per giurisprudenza costante, il C.N.F. nell’ambito del vaglio sulle decisioni disciplinari dei consigli territoriali) che un giornale, riconducibile alla proprietà dell’organo giudicante, tratti vicende decise da detto organo nell’esercizio della sua funzione (pur gravemente erroneo ed ancora posto sub iudice dinanzi alla Corte di legittimità), per di più ponendo in correlazione la decisione giurisdizionale con una presa di posizione politica riferibile alla testata e, correlativamente, alla sua proprietà, oltre tutto con scopi di arbitraria, generica e faziosa delegittimazione di un’inchiesta sfociata in un processo penale tutt’ora in corso.

Tanto esposto e considerato, si richiede che gli organi in indirizzo vogliano, ciascuno nell’ambito delle proprie e rispettive attribuzioni funzionali ed istituzionali, acquisire e rendere chiarimenti, nonché assumere le dovute consequenziali iniziative sulle seguenti questioni:

se la terzietà del Consiglio Nazionale Forense, rispetto alla relativa funzione giurisdizionale in ambito disciplinare, sia garantita allorché le decisioni assunte nell’esercizio di detta funzione vengano fatte oggetto di divulgazione e adesione da parte della testata telematica denominata ‘Il dubbio’ ed ivi correlate alla caratterizzante linea politico editoriale della testata, di cui è proprietaria una fondazione costituita presso il C.N.F. e presieduta di diritto dal Presidente di detto Consiglio;

se, con espresso riferimento al caso di specie e in considerazione della completa estraneità della decisione assunta dal C.N.F. rispetto alle risultanze istruttorie e persino ai contenuti dell’atto impugnatorio, la menzionata funzione giurisdizionale risulti esercitata in coerenza con il canone di necessaria terzietà ovvero sia stata sottoposta ad una diversione con funzione di delegittimazione di una inchiesta penale sfociata in un processo tutt’ora in corso e che vede coinvolti anche soggetti appartenenti a partiti politici che ricevono da tempo, anche con riferimento alla medesima inchiesta, il favore impropriamente partigiano della linea editoriale caratterizzante la testata anzidetta.

Si chiede l’ audizione del sottoscritto sui fatti sopra esposti.

Allegato ut supra.

Con ossequi,

Francesco Miraglia

Tribunale per i minorenni di Ancona: ancora troppe irregolarità e immobilismo

Avvocato Miraglia: «Auspichiamo che il nuovo ministro di Giustizia, Marta Cartabia, faccia ciò che non è stato fatto finora e intervenga prontamente con delle ispezioni»

ANCONA (11 Marzo 2021). Cinquecento giorni senza un provvedimento: da tanto sta attendendo la madre di una bambina marchigiana, che il Tribunale dei minorenni di Ancona ha affidato, senza motivo, a una coppia amica del Giudice relatore della causa. Un anno e mezzo senza che otto istanze urgenti e decine di missive abbiano sortito alcun effetto: è evidente, ormai, che al Tribunale di Ancona qualcosa non funzioni e si tenti inequivocabilmente di “insabbiare” il procedimento, facendo calare un velo sulla vicenda e permettendo così alla famiglia affidataria di adottare di fatto la figlia della donna. Un affido, tra l’altro, ad una famiglia con enormi problematiche comprovate.

«La vicenda sta andando di male in peggio» dichiara l’avvocato Miraglia «e a questo punto, oltre a un intervento del Consiglio superiore della magistratura, chiediamo che il Ministero di Giustizia invii subito degli ispettori. Nel frattempo abbiamo presentato un esposto per il reato di rifiuto di atti di ufficio contro il presidente del Tribunale dei minorenni di Ancona e il Giudice relatore. L’esposto è stato inviato al Presidente del Tribunale e al Consiglio giudiziario, pertanto ne sono perfettamente a conoscenza, cosi come il Presidente della Corte d’appello, che già dal 30 settembre scorso è stato informato su ciò che accade al Tribunale dei minorenni di Ancona e che auspichiamo possa essere convocato e sentito sul caso».

Che sta succedendo quindi al Tribunale per i minorenni di Ancona?

Nel caso di questa bambina, il giudice relatore del Tribunale per i minorenni delle Marche di Ancona è stato querelato dalla madre, per aver affidato appunto la figlia a una coppia di suoi amici che non possono avere figli. Il caso è reso ancora più oscuro da fatto che un ex collega del Giudice è stato incaricato di supervisionare gli incontri tra la minore e la madre biologica, mentre un altro suo storico collega assiste come consulente di parte la famiglia affidataria. Una vicenda che si è cercato di insabbiare e nascondere attraverso una serie di intrecci, pressioni, sparizioni di documenti, che meritano un intervento da parte del Csm, non fosse altro per comprendere cosa sia accaduto nella gestione di questo caso, ma soprattutto come funzioni questo Tribunale.

Non è comunque l’unico caso “irregolare”: un altro bambino è oggetto, incredibilmente, di due procedimenti aperti in contemporanea, uno di affidamento e uno di adozione. Quantomeno curioso. Intanto il piccolo vive come fosse stato già adottato dalla famiglia affidataria e non vede la sua mamma da circa tre anni. L’affidamento dovrebbe essere invece una condizione temporanea, in attesa di ricomporre, con l’aiuto delle istituzioni, la serenità all’interno della famiglia di origine, dove ogni bambino ha il diritto, sancito per legge, di rientrare.

 

Francesco Miraglia ospite l’8 marzo al Premio internazionale buone pratiche per ” il coraggio delle donne”

” Il riconoscimento andrà a Linda Gla, autrice del libro “L’amore è più forte della legge”. Francesco Miraglia sarà ospite l’8 marzo, alle 19, alla consegna del Premio internazionale Buone pratiche per “Il coraggio delle donne”: quest’anno la consegna del riconoscimento, promosso da NewsReminder in collaborazione con il Parlamento Europeo – Ufficio Italia, avverrà in modalità on line, su piattaforma Zoom. A ricevere il premio saranno Sabrina Lembo, autrice del libro “Anche io ho denunciato” con la prefazione di Maria Grazia Cucinotta, e Linda Gla, che ha narrato la sua vicenda personale e giudiziaria nel volume “L’amore è più forte della legge” con la prefazione di Vincenza Palmieri e i commenti curati da Francesco Miraglia, esperto di Diritto di Famiglia e di Diritto Minorile.

«La vicenda di Linda Gla è l’emblema del paradosso che le donne vittime di violenza, quando si rivolgono alle istituzioni in cerca di aiuto, vivono nel nostro Paese» dichiara Francesco Miraglia. «Ho seguito la vicenda di questa donna, così come quella di tante altre in diverse regioni d’Italia, dove si consuma il medesimo grado di ingiustizia: non appena si rivolgono ai Servizi sociali per fuggire da una vita di abusi, violenze e soprusi, spesso vengono loro tolti i figli, che finiscono rinchiusi in case famiglia. Ma, fatto ancor più incredibile, stiamo assistendo sempre più spesso a Tribunali che stabiliscono per queste donne le visite ai loro figli con il contagocce. Il mondo, a quanto pare, sta andando alla rovescia».

“L’amore è più forte della legge” è la storia vera di Linda Gla, che ha subito a lungo violenze fisiche e psicologiche in famiglia: ma quando ha trovato il coraggio e si è ribellata, è stata rinchiusa in un centro antiviolenza insieme ai suoi figli. E sarà l’inizio di un nuovo calvario: rinchiusi per essere liberi, Linda Gla e i suoi figli hanno scoperto le contraddizioni di un sistema che avrebbe dovuto proteggerli e che invece li ha schiacciati. Il libro evidenzia le lacune del sistema e l’ignoranza degli attori chiamati a far funzionare gli ingranaggi della giustizia, che finiscono spesso per agire in contraddizione con la legge stessa. Oggi Linda Gla  ha scelto di combattere a tutela delle persone vittime di violenza.

«Si fa un gran parlare in questi giorni di modificare il linguaggio con cui si identificano le donne» prosegue Francesco Miraglia «e ritengo che si possa anche partire da lì per innescare un doveroso cambiamento di mentalità: ma poi nel concreto mancano le giuste azioni di solidarietà e aiuto alle donne vittime di violenza. Se passa il messaggio che rivolgendosi alla giustizia si finisce con il perdere  i propri figli, quante altre donne preferiranno scegliere la via del martirio, della sopportazione delle violenze domestiche, con il rischio di morire uccise pur di non denunciaree rimanere così con i loro bambini? È giusto e doveroso un cambiamento di linguaggio e di mentalità, ma è più logico e urgente avviare un’attenta e concreta politica a tutela della donna».

Neonata di Torino strappata alla madre dopo il parto dai servizi sociali senza motivo

 I servizi sociali sospendono gli incontri coi genitori, si sostituiscono ai giudice. «Se la scelta non è legalmente motivata, hanno commesso un reato penale» dichiara il legale dei genitori. TORINO (25 Febbraio 2021). Non basta averla strappata alla mamma, ancora quasi con il cordone ombelicale attaccato a lei: la piccina di Torino, allontanata immotivatamente dai genitori subito dopo la nascita, adesso non può più vederli né incontrarli per un mese. Che per una bambina così piccola equivale a un’eternità. I Servizi sociali si sono arrogati il diritto di assumere tale decisione, sostenendo che sia la “norma” in caso di affidamento a una coppia idonea alla possibile adozione. Ma il Tribunale per i minorenni non ha emanato alcun provvedimento in tal senso e i Servizi sociali, di fatto, si sarebbero sostituiti all’Autorità giudiziaria. «Se non dimostreranno che la scelta è legalmente motivata, significa che hanno commesso un reato penale e agiremo di conseguenza» dichiara il legale dello Studio Miraglia, che si sta occupando del caso, cui si sono affidati i due giovani genitori.

La bambina è nata a dicembre, ma non ha mai conosciuto il calore della sua famiglia di origine e non perché l’abbiano rifiutata oppure maltrattata. Giudicati inadeguati a prescindere, i due giovani genitori della piccola non hanno potuto mai dimostrare il contrario, non avendo mai avuto la bambina con sé. Possono soltanto vederla periodicamente, in un luogo protetto, secondo un preciso calendario prestabilito. Ma nei giorni scorsi, come un fulmine a ciel sereno, i Servizi sociali hanno comunicato loro la sospensione degli incontri per un intero mese. Il motivo sarebbe che, testuali parole, “è usuale sospendere gli incontri in luogo protetto con i familiari per un periodo, solitamente un mese, al momento dell’abbinamento del minore con una coppia affidataria avente i requisiti per l’adozione, al fine di permettere al minore e alla coppia la conoscenza reciproca”. «I Servizi sociali avrebbero, per loro stessa ammissione, chiesto autorizzazione al Tribunale per i minorenni» prosegue il legale dello Studio Miraglia, «ma non hanno avuto riscontro: e invece di attenderlo o di sollecitarlo, lo hanno assunto come un “silenzio assenso”, sospendendo di propria iniziativa gli incontri sia con i genitori che con i nonni. Ciò che affermano i Servizi sociali su questa prassi non solo è abnorme, ma pure contrario ad ogni principio normativo diretto alla tutela del minore, in particolar modo della legge 184/83, che sancisce chiaramente e indiscutibilmente che “il minore ha diritto di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia”. Chiedo quindi ai Servizi sociali di farci sapere a quale norma si riferiscono per sospendere cosi di punto in bianco

 

gli incontri con i genitori e con i nonni e per arrogarsi il diritto di sostituirsi all’Autorità Giudiziaria. Tra l’altro, chiunque eserciti attività che esula dai propri poteri, è perseguibile penalmente. In questa vicenda il Tribunale per i minorenni non interviene, e questo è inaccettabile, in quanto consente, di fatto, ai Servizi sociali di fare il bello e il cattivo tempo, sulla pelle di una neonata che non può stare con la propria famiglia, ma è destinata invece, senza comprovato motivo, ad essere adottata da estranei».

Sempre fino alla vittoria

Voglio ringraziare tutte le Persone che conosco e tutte quelle che non conosco.
Voglio ringraziare i miei famigliari.
Voglio ringraziare i Professionisti che ogni giorno combattono le battaglie dello Studio Legale Miraglia.
Voglio ringraziare la storica segretaria dello Studio che in questo momento non è in ufficio avendo ricevuto in dono una bellissima bimba.
Voglio ringraziare l’ attuale segretaria dello Studio.
Voglio ringraziare tutte le associazioni che da anni si battono contro il mercimonio dei bambini.
Voglio ringraziare i Professionisti, cancellieri di Tribunali, ausiliari di Tribunali.
Voglio ringraziare il piccolo Giorgio ( nome di fantasia) di 7 anni , cha “abbiamo” restituito ai genitori dopo anni di battaglie che in un messaggio audio mi ha detto “ Francesco non mollare sei il mio IRONMAN”
Voglio ringraziare TUTTI voi per i messaggi, gli attestati di stima, gli attestati di riconoscenza, i messaggi di solidarietà che mia avete inviato in tutti i modi ed con tutti i mezzi

 

Che sia chiaro cari giudicetti, cari avvocatucoli, cari politicanti corrotti.

 

Io posso risultare simpatico o antipatico, posso essere considerato professionalmente capace o incapace ma una cosa deve essere chiara: io non VENDO i miei assistiti per sporchi giochi di potere, io non TRADISCO quanti hanno affidato la loro vita e quella dei loro bambini nelle mie mani per sporchi compromessi con i potenti.

Tante volte fin dall’ inizio della mia professione ho rifiutato qualsiasi compromesso; ho tutelato in tutto e per tutto quanti si sono affidati a me.

Già nel 2004 sollevai il caso dei pazienti psichiatrici che venivano “ sfruttati” da cooperative sociali attraverso una convenzione con l’ AUSL, in quanto venivano retribuiti per un lavoro vero con la paga di € 2,00 all’ ora.

Già quella volta rifiutai il compromesso con i potenti e portai avanti la mia battaglia fino a quando le cooperative sociali e l’ AUSL non furono obbligate a cambiare la convenzione.

Ancora oggi da 17 anni ricevo ogni Natale gli umili regali, ma per me preziosissimi, dei miei assistiti psichiatrici.

Tale questione ed il mio rifiuto di accettare compromessi ed illeciti accordi fecero arrabbiare l’allora Sindaco di Modena che si recò presso il Consiglio dell’ Ordine degli Avvocati di Modena; fu ricevuto dall’ allora ex Presidente dell’ Ordine ( che ahimè me lo sono ritrovato come vice Presidente ancorchè decaduto del CNF) perchè doveva essere risolto il problema “ Miraglia”.

Io venni a sapere di questo incontro e mi arrabbiai con il mio Ordine di appartenenza e lo definii apertamente un “carrozzone corporativistico” che non tutela gli interessi dei cittadini- assistiti ma solo di chi ne fa parte.

Venni denunciato per diffamazione dall’ Ordine degli Avvocati di Modena e fui assolto dal Tribunale di Mantova.

In questo clima si inserisce la questione del 2005 che viene ora presa a pretesto per sanzionarmi disciplinarmente e per cercare di mettere a tecere il mio impegno a tutela dei Bambini e delle Famiglie.( si consideri che i fatti sono del 2005, il procedimento disciplinare viene aperto nel 2014 , la sanzione è del 2021!!! Se fosse stato una cosa seria e grave perchè non sanzionarmi subito???)

Anche in tale questione la mia rettitudine morale ha fatto si di non accettare illeciti accordi che compromettessero il mio assistito lavoratore del comune di Modena

Ho accusato pubblicamente il Comune ed il Sindacato che non aveva tutelato il lavoratore ( una estorsione non si fa in pubblico o sui giornali!!!) ed ho portato in causa il Sindacato con  una richiesta danni giudiziale che venne artatamente e falsamente, grazie alla testimonianza di un’ avvocato dell’ ordine di Modena, equiparata ad una minaccia estorsiva.

 

Cosi come nel caso “ Bibbiano”  non mi sono mai chinato al volere dei POTENTI.

Venni convocato nel suo ufficio da un importante magistrato, il più importante, il quale mi chiese di parlare pubblicamente a suo favore, a favore del Tribunale dei Minori evidenziando come i giudici siano stati ingannati anche loro, dai servizi sociali.

Alla fine dell’ incontro mi disse: “Avvocato cosi anche Lei avrà un amico a Roma”.

Io lo rassicurai.

La sera dopo ospite di Mario Giordano dichiarai pubblicamente e convintamente come i primi responsabili del sistema Bibbiano, che dilaga in tutta Italia, siano propri i magistrati che non fanno il loro dovere per incapacità o per malafede.

Non potevo tradire le mie convinzioni, non potevo tradire le mie battaglie, non potevo soprattutto tradire i miei assistiti e i loro bambini.

Sono fiero ed orgoglioso della mia scelta.

Magari non sarei stato estromesso dall’ albo ma come avrei potuto guardarmi allo specchio? come avrei potuto rispondere al telefono e parlare con genitori disperati a cui vengono tolti i figli?

Questo sono IO. ( essere giudicato da un avvocato, con tutto il rispetto, che come massima notorietà ha quella di inviare lettere di sollecito ai condomini morosi offende la mia intelligenza!!! Ma dai non scherziamo!)

Non mi fermeranno.

Non ci fermeranno.

Hanno solo un modo per fermarmi: con la mia eliminazione fisica. ( occhio però dovranno avere un buona mira perché se rimango vivo poi sono cazzi amari !!!)

 

Da ultimo voglio lanciare un messaggio tranquillizzante per TUTTI.

Mi riferisco anche a quei avvocatucoli sciacalli che chiamano qualche mio assistito per informarlo della mia situazione come se io non l’avessi già pubblicamente comunicato, anche ai giornali.

 

Queste illecite ritorsioni non attingono il mio titolo di avvocato europeo, per effetto del quale ho esercitato, esercito ed eserciterò sempre la mia professione anche e specialmente contro i potenti nella’ attesa della decisione della Suprema Corte.

Queste ritorsioni, non attingono i professionisti che da sempre mi hanno affiancato nella mia professione.

Lo Studio Legale Miraglia con testa alta e fiera combatterà ancora più di prima e con maggiore convinzione contro tutte le storture italiane in ogni ambito del diritto ognuno secondo le proprie specializzazioni e competenze.

 

SEMPRE FINO ALLA VITTORIA O SE PREFERITE HASTA LA VICTORIA SIEMPRE.

 

 

Francesco Miraglia

Minori trattati come carne da “Macello”

Il giudice dispone per loro la comunità: a prelevarle con la forza arrivano i carabinieri, che le minacciano con arroganza come fossero criminali

Torino (24 febbraio 2021). Nemmeno fossero delle criminali: in venti, tra assistenti sociali e carabinieri, qualche giorno fa hanno tentato di prelevare con la forza due ragazzine di 14 e 11 anni di Ivrea e portarle in una comunità, togliendole alla madre con cui vogliono stare, e al padre, cui sono affidate ma dal quale sono fuggite perché maltrattate. Le ragazze, al momento del blitz, si trovavano in auto con i nonni e si sono dovute asserragliare dentro la vettura per un’ora prima che le forze dell’ordine e le assistenti sociali demordessero dal loro intento. Ma è stata una tregua temporanea: i carabinieri hanno successivamente fatto irruzione nell’abitazione della mamma per ben due giorni di seguito, piazzandosi dentro casa per ore nel tentativo di convincerle ad andare in comunità. Strazianti le urla e le suppliche della più piccola, mentre implorava i carabinieri di lasciarla con la mamma. Irrefrenabile e inconsolabile il suo pianto. Per il momento hanno desistito: ma quanto durerà?

Le ragazze non vanno più a scuola, hanno paura ad uscire di casa, temendo di venire prelevate con la forza e portate in comunità. Urge quindi che il tribunale dei minorenni di Torino annulli il suo provvedimento, emanato senza tenere in minima considerazione il racconto delle due ragazzine, che parlano di maltrattamenti da parte del padre, al quale appunto sono state affidate. E perché poi? Quale sarebbe la colpa della loro mamma? Nessuna.

In realtà i fratelli sono tre: oltre alle due ragazzine di 14 e 11 anni, c’è anche un fratellino che di anni ne ha 10. I loro genitori si sono separati, magari con una certa frizione tra loro. Ma quello che è capitato alla donna ha dell’incredibile: tre anni fa inizia ad essere perseguitata dalla nuova compagna dell’ex marito, con azioni talmente pesanti che costei sarà giudicata colpevole e condannata a 2 anni e mezzo per stalking.

E qui accade l’inverosimile: il tribunale affida i tre ragazzi al padre, consentendo alla donna di vederli periodicamente. Come se venire perseguitati fosse una colpa e facesse di questa donna una pessima madre. Ma i bambini dal padre non si trovano bene e lo dicono alla mamma, lo ripetono alle assistenti sociali e lo ribadiscono anche davanti al giudice del Tribunale per i minorenni di Torino, che li convoca per ascoltarli. Parlano di maltrattamenti fisici e psicologici e chiedono di poter stare con la madre. Ed ecco che la giustizia balzana, messa in atto spesso dai tribunali dei minori, che tutti ascoltano tranne che i bambini, assume un provvedimento ai limiti dell’incredibile: il maschietto dovrà stare con il padre, le sorelle in una comunità. E per portare i ragazzi a destinazione, sono intervenuti i carabinieri in forze, trattando le due ragazzine come le peggiori dei criminali, solo perché si rifiutavano di seguirli per restare con la mamma.

«Chiediamo di revocare questo ingiusto provvedimento emanato del Tribunale dei minorenni» dichiara l’avv. Miraglia, al quale la madre si è rivolta. «Si fa un gran parlare dell’importanza di ascoltare i minori, di tenere in considerazione i loro desideri, ma in questo caso si è scelto di ignorare le parole dei ragazzi e di sbatterli in comunità, allontanandoli da quanto conoscono e amano. Ma ancora più incredibile è l’atteggiamento tenuto dagli operatori delle forze dell’ordine, parcheggiati in casa dei nostri assistiti per due giorni a spaventare i ragazzi, minacciando la madre, senza un briciolo di sensibilità ma con tanta arroganza. Sono in nostro possesso dei video eloquenti, che comprovano il comportamento dei carabinieri intervenuti e che sarà nostra cura inoltrare al Comando provinciale dell’Arma per le opportune valutazioni in merito. Da parte sua il Tribunale per i minorenni ancora una volta dimostra d’essere inadeguato e non pensa a come risolvere il problema né ascolta i minori, ma si limita a passare un colpo di spugna su tutto, allontanandoli dalle famiglie per rinchiuderli in una comunità: è come mandare degli agnelli in un macello».

Studio Legale Miraglia

 

 

Continuo a difendere gli innocenti dagli sciacalli. E non riescono a fermarmi

Mi attribuiscono il merito di avere smascherato il sistema Bibbiano, di aver chiarito che esso si riproduce, identico a se stesso, in molte parti d’Italia, di aver spiegato che i veri responsabili sono i giudici, che gli avvocati non hanno difeso i propri assistiti, che politici e amministratori ne guadagnavano e guadagnano tuttora soldi e potere. Io non ho mai pensato di avere meriti particolari, ma ora iniziano a farmelo credere: adesso che, ancora una volta e senza riuscirci, i politicanti che dominano da decenni in Emilia, insieme a loro pedine nei consigli forensi e tra i magistrati, cercano di fermarmi, di impedirmi ogni attività. Ripeto: senza riuscirci, e spiego perché. Come molti sanno, mi sono sempre impegnato nella difesa dei deboli, dei genitori poveri a cui vengono strappati i bambini, dei lavoratori sfruttati e raggirati dal sindacato, dei malati psichiatrici costretti a lavorare a due euro all’ora per cooperative sociali. A differenza di altri, non ho taciuto, ho difeso i miei assistiti senza paura dei potenti: e ho ricevuto, di tempo in tempo, una cinquantina di esposti, spesso di avvocati e giudici, ma tutti sempre messi da parte, perché evidentemente falsi ed interessati.

In alcuni momenti, però, il mio impegno e i riconoscimenti di persone oneste hanno fatto tremare qualche potente un po’ più potente (nella Fattoria degli Animali di Orwell, gli animali sono tutti uguali, ma il maiale è un po’ più uguale degli altri).

Per esempio, nella primavera del 2013 ho denunciato pubblicamente che alcuni giudici minorili mi avevano proposto un patto illecito, promettendo che non avrebbero mandato in adozione Stella (nome di fantasia), se io avessi convinto i genitori, miei assistiti, a non lamentare in una nota trasmissione televisiva le falsificazioni e gli abusi commessi dal tribunale minorile.

Ed ecco che, puntuale, nell’estate di quell’anno, arriva una condanna nei miei confronti: recuperano un vecchio esposto del 2005, il più farneticante di tutti, in cui una sindacalista si doleva che avessi tentato di estorcerle denaro, quando invece avevo richiesto al sindacato un risarcimento per un lavoratore ingannato e da lei male assistito, poiché gli aveva fatto perdere il posto di lavoro per una malattia che non gli impediva di restare in servizio presso il comune di Modena, in cui era impiegato. Tutti coloro che si erano occupati di quell’esposto lo avevano accantonato come pazzesco, compreso il giudice, che aveva sbugiardato e redarguito i falsi testimoni. Ma questa volta le cose cambiarono. Il giudice venne sostituito e il nuovo magistrato, equiparando incredibilmente la richiesta di risarcimento al sindacato a una minaccia estorsiva rivolta alla sindacalista, pronunciò una condanna, per così dire, a orologeria: a pochi giorni dalla prescrizione del reato. Poi, nella cancelleria scompare il fascicolo, così quando impugno la sentenza la prescrizione è già maturata: nonostante io chieda di riesaminare l’assurda accusa, i giudici d’appello e di cassazione non perdono tempo a rivalutare fatti prescritti.

Gli avvocati (quelli che non difendono e provano fastidio nei confronti di chi difende davvero i clienti) colgono la palla al balzo: nel 2014 aprono un procedimento disciplinare tardivo, perché quel processo si riferiva a fatti vecchi di dieci anni ( del 2005), mentre la legge forense, già entrata in vigore da tempo, fissa a sei anni il limite per procedere (e ciò in aggiunta all’assurdità dell’accusa e al palese mendacio dei testimoni). Patisco un ingiusto periodo di sospensione (durante il quale più di prima denuncio le storture del sistema e vengo ascoltato anche dai mezzi di informazione) e ritengo che sia finita lì.

Ma nel luglio 2018, nella mia arringa finale del processo Aemilia di primo grado per supposte infiltrazioni della ‘ndrangheta nell’imprenditoria emiliana, mi permetto di osservare che un processo serio avrebbe dovuto riguardare anche i politici e gli amministratori che per anni, stando all’accusa, avevano fornito appalti e copertura all’organizzazione criminale, in quel di Reggio Emilia. E tra quei politici e amministratori, come si sa, ve ne erano (e ve ne sono) di potenti, con incarichi locali e nazionali.

Nuovamente giunge puntuale il tentativo di repressione: ancora per quella vicenda del 2005, falsamente costruita molti anni prima, un collegio di avvocati, presieduti da un esponente, guarda caso, dell’ordine di Reggio Emilia, pronuncia la mia estromissione dall’albo.

La decisione era lacunosa, piena di errori e falsità, oltre che emessa in violazione del limite temporale imposto dalla legge forense.

Il mio impegno, però, continuava.

Nel 2019 esplode la notizia dell’inchiesta Angeli e Demoni, su Bibbiano.

Nel 2020 vengo indicato dall’ Espresso e da Repubblica tra i principali “testimoni” dell’accusa.

Nel 2021, dalle intercettazioni sul caso Palamara e dalle dichiarazioni rese dallo stesso emerge che alcuni politici, tramite ex esponenti del Consiglio dell’Ordine di Reggio Emilia e magistrati, hanno tentato di ostacolare e limitare l’inchiesta su Bibbiano e la stessa inchiesta Aemilia affinché non arrivasse a coinvolgere alcuni politici locali e nazionali.

Frattanto, in quegli stessi periodi, molte vittime del sistema Bibbiano si rivolgono a me, lamentando di non essere mai state effettivamente difese dai loro avvocati.

E a me si rivolge anche un importante magistrato, proponendomi di “aiutarci l’un l’altro”, di prendere posizione nel senso (assurdo) che i giudici minorili fossero a loro volta vittime dell’inganno di alcuni assistenti sociali e, in definitiva, chiedendomi di non ostacolare le sue attuali e future aspirazioni di carriera. Naturalmente, rispondo che non mi presto a scambi di aiuti segreti o illeciti, che non ho bisogno di ricevere né intenzione e modo di fornire.

Ecco, ancora una volta, la puntuale risposta repressiva: nel giro di pochi giorni, un esposto anonimo, rivolto contro di me e contro il sostituto procuratore di Reggio Emilia che conduce l’accusa su Bibbiano (frattanto arrivata a processo), preannuncia la conferma della mia estromissione dall’ordine, che dopo pochi giorni arriva con una sentenza redatta da un avvocato che dimostra di non essersi nemmeno letto il fascicolo.

Ovviamente, ho già proposto il ricorso per cassazione e nel giudizio della Suprema Corte confido in modo sincero: la sentenza (che necessariamente doveva intervenire a fermare il nuovo ciclone sui fatti di Bibbiano e sugli illeciti ostacoli posti all’inchiesta) è talmente frettolosa e parziale che non analizza le ragioni da me apportate, ma ne inventa altre, in modo da non affrontare gli errori della prima decisione, e così obbedisce a tutt’altro che ai criteri del diritto, senza indicare nemmeno l’esame dei fatti e le palesi e reciproche contraddizioni di chi li ha palesemente e poco abilmente inventati.

A fronte di così maldestri attentati, non ho certo bisogno di rendere ulteriori spiegazioni a chi conosce la mia esperienza e condotta. Devo tuttavia chiedermi: queste sono le cartucce che ladri di bambini e politicanti corrotti hanno da sparare? Così intendono fermare un impegno che parte dalla coscienza e dalla vicinanza alla gente per bene, agli ultimi, ai bambini, ai deboli, agli innocenti?

Sparano a vuoto, ancora come in passato: le loro illecite ritorsioni non attingono il mio titolo di avvocato europeo, per effetto del quale ho esercitato, esercito ed eserciterò sempre la mia professione anche e specialmente contro i potenti e le storture italiane.

Quelle ritorsioni, anche grazie ai professionisti che da sempre mi hanno affiancato nella mia professione, in primis mio fratello (buon sangue non mente!!!), soprattutto, non attingono il mio essere avvocato vero e convinto: un difensore, cioè, che difende chi ne ha bisogno; una voce per chi non ha forza di far sentire; un dito puntato contro le storture di un sistema a cui tengono bordone signorotti, giudicetti, avvocatucoli.

Sono con me (e io con loro) cittadini (moltissimi), colleghi onesti (pochi), associazioni ed enti socialmente impegnati ed istituzionalmente riconosciuti.

Il mio impegno e il mio lavoro, in serietà e costanza, proseguono, insomma, oggi più di sempre.

 

Francesco Miraglia