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Ci Sono anch’io. La disabilità è una diversità della dimensione umana.

Nelle comunità contemporanee che si autodefiniscono sorrette dal principio costituivo-costituzionale di libertà-uguaglianza, la convivenza è concepibile soltanto attraverso il riconoscimento dell’attitudine e del diritto di ciascuno a coltivare la propria libertà, limitata soltanto dal confine della libertà altrui. Per questo motivo, chi vive condizioni personali particolari e differenti da quelle della maggioranza delle altre persone non può essere escluso dalla partecipazione al consesso sociale e deve beneficiare di mezzi per esprimere appieno le proprie attitudini e inclinazioni, in condizioni di parità con gli altri. Si tratta di un suo diritto, di cui è titolare come persona umana e la cui tutela costituisce condizione necessaria al dovuto rispetto per la dignità della persona, fulcro della civile vita associata. Una piena condizione di tutela del diverso -e, in particolare, della persona che vive una situazione temporanea o permanente di disabilità- presuppone altresì che la fruizione del sostegno abbia luogo su base consensuale. In ogni dinamica assistenziale, sono centrali la libertà e la volontà dell’interessato. Poter affermare la propria presenza, dire “Ci sono anch’io”, significa poter contare sulla fruizione dei propri diritti, ma anche sull’autonomia nel compimento delle scelte: essere ‘sostenuti forzosamente’ e alle condizioni imposte da chi pretende di erogare il sostegno secondo condizioni unilateralmente standardizzate non solo costituisce una condizione inconcepibile sul piano dei criteri di libertà-uguaglianza (oltre che un ossimoro sul piano logico e linguistico), ma si risolve in una privazione della dignità, tale da integrare una delle più gravi forme di discriminazione e prevaricazione.

Tutto questo emerge, in Ci sono anch’io, attraverso la delicata considerazione della vicenda umana e la chiara enucleazione dei contenuti normativi e dell’evoluzione di politica del diritto che ha caratterizzato, in oltre mezzo secolo di storia, la materia del sostegno alla persona. Il piano umano e quello tecnico-giuridico (ma anche politico, nell’accezione dell’impegno civile) si amalgamano in una commistione puntuale e garbata, sempre trasparente, che può essere frutto soltanto di un’esperienza radicata e durevole degli Autori al fianco delle persone. La persona è persona, senza che una qualche qualificazione possa valere a limitare l’univocità e ampiezza del concetto.  Riconoscere l’essere umano significa trovarlo anche dove la voce è troppo flebile per arrivare da sola, dove la luce splende solo nei pensieri o in fantasie incomprese, dove forza e vigore sono quelli della dignità a prescindere da quelli del corpo. Si tratta di princìpi troppo spesso trascurati e che perciò avevano bisogno di essere riaffermati, senza retorica e con la chiarezza data dalla competenza, che caratterizza questo volume.

Francesco Morcavallo

Sabato 18 febbraio, a Piazza Libertà, si parlerà di disabilità con Daniela Vita e Francesco Miraglia, che presenteranno il loro nuovo libro: “Ci sono anch’io”.

Dopo “L’avvocato dei bambini”, Francesco Miraglia (avvocato del Foro di Madrid) torna sulla scena con un nuovo volume: “Ci sono anch’io”, scritto a quattro mani con l’avvocato Daniela Vita (Foro di Reggio Calabria) e edito da Armando Editore.  Sabato 18 febbraio, alle ore 20:30, gli autori saranno ospiti nel programma Piazza Libertà, condotto da Armando Manocchia su ByoBlu (canale 262 DT, Canale 816 SKY Canale 462 TVSAT), non solo per presentare il loro libro, ma anche per ribadirne il messaggio principale: ogni persona è unica, ha il diritto di essere diversa e di essere libera di esprimersi senza ostacoli.

Attraverso la storia di Sara, personaggio fittizio di una ragazza disabile, vengono ripercorse le norme civilistiche internazionali presenti in Convezioni, Trattati e Carte per la difesa dei diritti delle persone affette da disabilità. I documenti vengono esaminati con linguaggio semplice e comprensibile anche per chi non si occupa della materia, con la chiarezza propria di chi ha avuto un’esperienza radicata e durevole al fianco delle persone che hanno più bisogno di aiuto. Il libro non si limita a una presentazione di regole e leggi, ma getta luce su tutti gli inconvenienti quotidiani che deve affrontare chi, per qualunque motivo, non rientra negli schemi della “normalità”: dall’assenza delle istituzioni alla presenza di barriere culturali e architettoniche, i disabili si trovano a dover superare ostacoli talvolta anche minimi che, tuttavia, non consentono loro di godere di diritti fondamentali, che chi è normodotato dà spesso per scontato. Si tratta di un volume di sensibilizzazione, per rendere consapevoli non solo coloro che dimostrino interesse per il problema, ma anche gli stessi disabili, che spesso ignorano le norme che li tutelano e i servizi a cui hanno diritto.

Il sottotitolo “La disabilità è una dimensione della diversità umana” è emblematico: ogni persona è speciale e ha pari dignità, merita rispetto e la possibilità di comunicare la propria presenza, i propri pensieri e le proprie esigenze. Di dire, in sintesi, “Ci sono anch’io!”. Si tratta di principi che vengono sempre più spesso trascurati e che devono essere riaffermati con forza, come fanno gli autori in questa nuova opera.

Ci sono anch’io La disabilità è una dimensione della diversità umana

di Nunzia Manicardi

“Ci sono anch’io.” Quasi un grido di riconoscimento, che va ben oltre il titolo di un libro: il grido di riconoscimento di chi nella società viene etichettato come “diversamente abile” per fornirgli ipocritamente un ruolo attivo ma che in realtà, giorno per giorno, verifica che non è affatto così e che siamo ancora assai lontani da un’effettiva accettazione della diversità umana.

Si intitola proprio così: “Ci sono anch’io” (Armando Editore, Roma, dicembre 2022, pp. 278, € 26), il volume appena uscito in libreria che  Francesco Miraglia, insieme con  Daniela Vita, ha dedicato a questo argomento, a ulteriore arricchimento di un percorso non solo professionale ma anche editoriale che, sempre con Armando Editore, ha già prodotto altri suoi libri rivolti ai tanti problemi della violazione dei diritti dei minori, degli emarginati e dei più deboli in generale.

Sono questi, per altro, i temi a cui gli autori si dedicano da oltre vent’anni con risultati che ne hanno fatto degli esperti tra i  più noti e seguiti in tutta Italia soprattutto in materia di diritto penale, diritto di famiglia e minorile.

Il libro in oggetto, già dal sottotitolo, non lascia adito a dubbi: “La disabilità è una dimensione della diversità umana”. Questo è il concetto basilare che tutte le norme civilistiche internazionali dovrebbero aver già recepito essendo basato sulla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani promulgata dall’Onu nel 1948 e ribadita nella Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con disabilità nel 2006. Tra l’uno e l’altro documento ci sono state tante tappe intermedie, specialmente europee per quanto ci riguarda più da vicino: Convenzioni, Trattati e Carte che, passo dopo passo, hanno accompagnato il lento ma graduale e ormai irreversibile (così almeno si spera) percorso di crescita e di consapevolezza collettiva di un problema, quello dell’handicap e della diversità in generale, che può arrivare a riguardare ciascuno di noi, in un qualsiasi momento della nostra vita. Perché “diversamente abili” non solo si nasce, ma lo si può anche diventare.

È evidente, perciò, che la lettura di questo libro, molto dettagliato anche nei riferimenti tecnici ma di approccio e scrittura facilmente accessibili, è consigliata a tutti e non solo a chi ne è maggiormente interessato perché già coinvolto dal problema. Attraverso la storia di Sara, personaggio fittizio di una giovane disabile, vengono presi in esame tutti gli aspetti della realtà di vita che si trova ad affrontare chiunque, per qualunque motivo, non possa rientrare negli schemi della “normalità”: dall’accessibilità (non solo ai luoghi pubblici ma anche alla lettura e alla fruizione dell’arte e della musica) al diritto alla salute, all’istruzione e al lavoro, dal rispetto della vita privata alla partecipazione alla vita politica e pubblica, e così via lungo tutti gli aspetti normativi ed esistenziali, analizzati compiutamente e con attenta e partecipe cognizione di causa.

La presentazione dell’avvocato Francesco Morcavallo e la postfazione della pedagogista Vincenza Palmieri, anch’essi nomi ben conosciuti in riferimento alle problematiche in questione, completano questo interessante libro rivolto a coloro che sanno perché sappiano ancora di più e a coloro che non sanno perché imparino innanzitutto a capire e poi ad agire di conseguenza in una prospettiva sociale ed inclusiva in cui, se tanto è stato fatto, molto resta ancora da fare.

In tutte le librerie “Ci sono anch’io” La disabilità è una dimensione della diversità umana 

In tutte le librerie “Ci sono anch’io” La disabilità è una dimensione della diversità umana.
Daniela Maria Vita e  Francesco Miraglia sono in tutte le librerie con un nuovo libro: “Ci sono anch’io. La disabilità è una dimensione della diversità umana” (Armando Editore). Un volume sui diritti spesso disattesi delle persone con disabilità, scritto a quattro mani. Il libro sarà presentato in anteprima nel capoluogo reggino venerdì 20 gennaio alle ore 17, presso la Sala dei Lampadari di Palazzo San Giorgio durante il convengono “La disabilità a fumetti” promosso dall’Assessorato al Welfare del comune di Reggio Calabria.

Interverranno, oltre agli autori, anche la psicologa Menita Crucitti, la psichiatra Caterina De Stefano, l’avvocato Antonella Cilione e l’assessore alle Politiche sociali Demetrio Delfino.

La prefazione del libro è affidata all’avvocato Francesco Morcavallo e la postfazione alla Prof.  Vincenza Palmieri.

Attraverso la storia di Sara si percorrerà il cammino che una persona affetta da disabilità deve affrontare all’interno della società attuale, alle prese con la legittima rivendicazione dei propri diritti – spesso ignorati dalla persona stessa.

Disabili si nasce, ma si può anche diventare lungo il cammino della propria vita: può toccare quindi a chiunque, in qualunque momento. Nessuno può dirsi immune, nessuno può dire “questo argomento non mi interessa, non mi sfiora”.

La storia di Sara è un invito a riflettere sull’unicità di ogni persona, sul diritto di essere diversi e di potersi esprimere in condizione di parità con gli altri. È un viaggio attraverso quei principi di diritto posti a fondamento della tutela della persona nei suoi aspetti più profondi che traggono origine dalla Dichiarazione universale dei diritti umani promulgata dall’Onu nel 1948, successivamente ribaditi nella Convenzione Onu sui Diritti delle persone con disabilità nel 2006.

Principi troppo spesso trascurati e che hanno pertanto il bisogno di essere riaffermati, in una prospettiva sociale e inclusiva: se tanto è stato fatto, molto resta ancora da fare.

 

 

Novità Editoriale: Ci sono anch’io. La disabilità è una dimensione della diversità umana

Questo libro è dedicato a coloro che non sanno affinché imparino innanzitutto a capire e poi ad agire di conseguenza. Questa è la storia di Sara, disabile, che racconta la sua diversità giorno per giorno illustrando gli sforzi, le difficoltà e la forza interiore per non lasciarsi abbandonare e dare una dignità positiva alla propria vita.

La storia di Sara, che parla della sua disabilità, è un invito a riflettere sull’unicità di ogni persona, sul diritto di essere diversi e di potersi esprimere in condizione di parità con gli altri.

Affermare la propria esistenza, dire ci sono anch’io, significa riconoscere l’essere umano e trovarlo anche dove la voce è troppo flebile per arrivare da sola.

Questo libro si propone come un viaggio attraverso quei principi di diritto posti a fondamento della tutela della persona nei suoi aspetti più profondi.

Principi, troppo spesso trascurati, e che perciò hanno il bisogno di essere riaffermati, senza retorica.

In una prospettiva sociale e inclusiva, se tanto è stato fatto, molto resta ancora da fare.

 

L’Aquila : quattro Giudici e un Tutore indagati per abuso d’ufficio

Una di loro, psicoterapeuta di una minore, aveva partecipato all’udienza come giudice onorario

L’AQUILA (29 dicembre 2022). Quattro giudici del tribunale per i minorenni de L’Aquila e un avvocato tutore sono stati iscritti nel registro degli indagati per abuso d’ufficio: il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Campobasso con ordinanza del 27 dicembre,  ha accolto l’opposizione alla richiesta di archiviazione presentata dall’Avv. Miraglia.

Occorre fare chiarezza su un episodio surreale, che vede protagonisti i Giudici minorili, il tutore  e tre fratellini.

L’iscrizione nel registro degli indagati scaturisce dalla denuncia presentata da una coppia di genitori sostenuti dall’avvocato Muraglia: i loro tre figli erano stati allontanati da casa, ognuno presso una famiglia diversa. Nel caso della figlia maggiore, poi, la sua psicoterapeuta, che l’aveva preparata per un’udienza contro il padre, aveva poi presenziato in qualità di giudice onorario al  tribunale per i Minorenni, oltre ad essere nello stesso momento la psicologa della stessa minore.

«Se anche il gip ha ritenuto di approfondire il caso tramite indagini accurate – sostiene l’avvocato Miraglia – significa che la nostra tesi era forte e fondata e che eravamo nel giusto quando abbiamo sollevato dubbi di parzialità e pregiudizio dei Giudici e del Tutore . A maggior ragione è necessaria ora, se non urgente, un’ispezione da parte del ministero di Giustizia. Da parte nostra ci rivolgeremo intanto al Presidente del Tribunale de L’Aquila per chiedere che l’intero collegio venga cambiato e che non si occupi più di questo caso».
Il quale riguarda una ragazzina, che aveva 14 anni, affetta da disturbi di neurosviluppo: la giovane aveva mosso contro il padre un’accusa di  presunti abusi consistiti in toccamenti, tuttavia ancora da dimostrare visto che il processo da ancora deve iniziare. Nel frattempo era stata allontanata da casa ed era stata fissata l’udienza per l’incidente probatorio. A prepararla era stata la sua psicoterapeuta, la quale poi incredibilmente si era presentata in tribunale a presenziare alla discussione del caso come componente in qualità di giudice onorario del collegio giudicante. Un fatto grave, perché mina l’imparzialità di chi è chiamato ad assumere importanti decisioni che cambieranno per sempre la vita dei minori. E ancor più grave poiché gli altri tre giudici componenti del collegio, pur a conoscenza del conflitto d’interesse in atto, avevano comunque fatto partecipare la terapeuta/giudice. E sulla vicenda l’avvocato tutore della ragazzina non aveva fatto una piega né mosso un dito.

Ecco perché il gip ha ritenuto di iscrivere i cinque nel registro degli indagati «al fine di consentire di svolgere approfondimenti investigativi che risultano opportuni e indispensabili per verificare se sussistono effettivamente profili penalmente rilevanti a carico dei soggetti denunciati, in particolare l’obbligo di astensione della psicoterapeuta dal procedimento minorile indicato».

«Questo doppio ruolo ha minato la terzietà del collegio giudicante – conclude l’avvocato Miraglia – che ha deciso della vita di tre bambini, con gravi conseguenze per il loro sviluppo e la loro serenità: il figlioletto più piccolo non ha mai visto il padre, la ragazzina vive in una comunità, mentre il fratellino di mezzo, quando era anch’egli in una comunità, ha sofferto talmente che a soli otto ha manifestato pensieri suicidi. Qualcuno dovrà rispondere di tutto questo».

Possibili effetti collaterali dei vaccini: un morto

A Modena le prime cause per risarcimento danni

MODENA (16 Dicembre 2022). Tre persone sane, cinquantenni, residenti tutte nel Modenese hanno riscontrato dei problemi dopo la somministrazione del vaccino anti-Covid. Una delle tre persone è addirittura morta. Loro e i congiunti sono pronti a intraprendere una causa di risarcimento chiamando in tribunale l’azienda farmaceutica e il ministero della Salute, con l’appoggio e la consulenza degli studi legali Miraglia di Modena e Morcavallo di Roma.  Nei casi specifici, si può dismontare con certezza di essere persone inizialmente sane, che nonpresentavano problemi di salute gravi, che adesso vivono un’invalidità permanente e hanno perso una persona cara.

A morire è stata una donna di 53 anni, mancata ad agosto del 2021, una ventina di giorni dopo essersi sottoposta a vaccinazione anti-Covid. La donna stava benissimo, tranne per una leggera ipertensione arteriosa: nulla che potesse far presagire che all’improvviso venisse a mancare per scompenso cardiaco acuto.

Ha invece riportato danni permanenti un uomo di 51 anni, sanissimo e senza alcuna patologia, che a novembre dello scorso anno è stato colpito da un ictus. Ancora più giovane l’uomo di 45 anni che soffriva di ipertensione (la teneva sotto controllo con una terapia farmacologica) e che adesso, a causa di scompensi pressori constanti, entra ed esce continuamente dall’ospedale. Situazioni che hanno pregiudicato fortemente la vita di entrambi questi uomini.

Con l’ausilio degli studi Miraglia e Morcavallo hanno deciso di intraprendere un’azione legale risarcitoria nei confronti del ministero e dell’azienda farmaceutica: cartelle cliniche alla mano e testimoni che li conoscono da anni, sono pronti a dimostrare di essere state persone in completa salute prima della somministrazione del vaccino. Ai responsabili delle vaccinazioni e alla ditta farmaceutica spetterà di dimostrare se ci sia stata o meno correlazione tra il vaccino e i gravi problemi di salute subiti dai due uomini oltre che la morte della donna.

Ancona: undicenne dopo 5 anni ha rivisto la madre

Finora è stato rimpallato dai Servizi sociali e parcheggiato in affidamento

Avvocato Miraglia: «Giorgia Meloni non vuole più delle “Bibbiano”, ma questo accade nelle Marche, a guida FdI»

ANCONA ( 7 novembre 2022). Dopo cinque anni un ragazzino marchigiano di 11 anni rivedrà la madre: non si sono mai più visti in tutto questo tempo, nel quale lui è rimasto in affidamento a una famiglia. Cinque anni in cui è stato un “fantasma”, rimpallato tra i Servizi sociali di due diversi Comuni di Fermo e Macerata, che dopo averlo affidato a una famiglia non si sono più preoccupati di lui né hanno programmato le visite alla madre né tanto meno un ritorno a casa propria, nonostante la precisa indicazione stabilita dal Tribunale per i minorenni di Ancona. Volutamente o meno che sia, nessuno ha vigilato e questo bambino oramai è diventato parte di una famiglia non sua e la madre per lui è un’autentica estranea.

«Come purtroppo ho assistito in diversi casi – commenta l’avvocato Miraglia, cui si è rivolta la madre del ragazzino – è probabile che il bambino rifiuterà di vederla e di riallacciare i rapporti con lei. Lui non l’ha più vista, non è più stata parte della sua vita e chissà cosa pensa, forse di essere stato abbandonato. In realtà questa madre ha lottato strenuamente e con lei abbiamo presentato decine di esposti, caduto sempre nel vuoto».

Ci sono voluti infatti anni di battaglie legali, la tenacia e la caparbietà di questa mamma  per far sì che il Tribunale per i minorenni di Ancora decidesse dopo anni di farla riavvicinare a suo figlio, che sette anni fa le è stato tolto e affidato a un’altra famiglia, mentre da ben cinque le viene impedito di vederlo, quasi a voler cancellare il ricordo che il piccolo aveva di lei. Tre anni fa infatti aveva provato a consegnarli un pacco contenente vestiti e giocattoli per Natale: dono che non è mai arrivato al piccino, in quanto i Servizi sociali non glielo hanno consegnato, rispedendolo al mittente. E anche a chiedere dove fosse questo ragazzino non si è ottenuto fino ad ora alcuna risposta: i Servizi sociali si sono rimpallati la responsabilità e pareva che nessuno lo avesse in carico.

«Abbiamo infine presentato un esposto al Presidente della Corte di Appello – prosegue l’avvocato Miraglia – e a luglio e settembre abbiamo scritto per l’ennesima volta ai Servizi sociali del Comune, che per disposizione del tribunale avrebbe dovuto occuparsi di lui, per sentirci rispondere, incredibilmente, che “il minore non è in carico a questo servizio”. Invece secondo quanto affermato dal giudice relatore del procedimento, il minore era sicuramente in carico a loro. Solo dopo aver minacciato di rivolgerci all’Autorità giudiziaria per sporgere denuncia per sottrazione di minore “magicamente” il bambino è ricomparso ed è stato fissato un incontro con la mamma. Pur contenti, siamo molto preoccupati della reazione che avrà il ragazzino, che si troverà davanti quella che per lui di fatto è un’estranea. Ecco il nuovo modo portar via figli: lasciarli lontani anni dai genitori biologici, perché in caso di riavvicinamento è ovvio che siano i ragazzini stessi a non voler rivedere dei genitori che non conoscono e che magari nemmeno ricordano. E preferiscano rimanere con le famiglie affidatarie. Sono anni che lotto contro questo sistema di “adozioni mascherate”. Con sorpresa ho udito il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel suo discorso di insediamento affermare convintamente di non voler più altri “casi Bibbiano”: ebbene mi rivolgo al Presidente Meloni e al ministro della Giustizia Carlo Nordio: questo episodio accade nella bella regione delle Marche, amministrata da un presidente appartenente a Fratelli d’Italia».

 

 

 

Bergamo: Continua il tour per l’Italia di Francesco Miraglia tra le comunità senegalesi 

Bergamo (24 Ottobre 2022). L’Associazione Senegalese di Bergamo (ASSOSB) rappresentata dal Presidente Sig. Seck Cheikh Tidiane 1 novembre alle ore 16 organizza un incontro dal tema: “diversità culturale, giustizia minorile e bambini allontanati”

All’incontro, sarà presente Francesco Miraglia, avvocato di foro di Madrid, esperto in Diritto di famiglia e Diritto minorile. L’incontro si terrà martedì 1 novembre alle 16 presso la sede dell’associazione ASSOSB in Corso Europa n° 55 Ciserano (BG). Sarà l’occasione per illustrare le modalità in cui funzionano i servizi sociali, gli affidi e la genitorialità in Italia anche attraverso la consegna dell’opuscolo «Servizi sociali, affidi e genitorialità: qualcosa da chiarire», realizzato dallo stesso Miraglia in collaborazione con l’associazione Peribimbi.it, con lo scopo di aiutare e informare i genitori dell’attuale ordinamento giuridico italiano in materia di affidi, al fine di renderli maggiormente responsabili ed efficaci nella difesa del loro ruolo e nella protezione dei propri figli da potenziali abusi d’ufficio. Un opuscolo appositamente tradotto in francese per essere meglio compreso dalla comunità senegalese.

Autore di diversi libri, l’ultimo dei quali si intitola “L’avvocato dei bambini, Troppo potere senza controllo: ecco come si costruiscono i falsi abusi familiari e gli affidi illeciti”, Francesco Miraglia, grazie alla collaborazione con Moustapha Wagne, segretario generale del coordinamento migranti di Verona e consulente in materia di immigrazione, ha avviato un’attività di consulenza con la comunità senegalese, così come qualche anno fa aveva fatto con la comunità dell’Ecuador. I minori di origine straniera molto spesso e troppo frettolosamente vengono allontanati dai loro nuclei familiari e inseriti in comunità di accoglienza per presunti maltrattamenti o episodi di abbandono, quando magari nella maggior parte dei casi si tratta di differenti abitudini culturali o di mancanza di conoscenza delle leggi italiane. Le diversità soprattutto culturali vanno capite e rispettate non certamente giudicate superficialmente e pregiudizialmente come spesso accade.

 

Roma: sei bimbi senegalesi tolti alla famiglia tornano a casa

Quella dei genitori non era incuria, ma solo diversità culturale

ROMA (6 Ottobre 2022). Il Tribunale per i minorenni di Roma ha riconosciuto la buona fede di tre genitori di origine senegalese: quello che per lo Stato italiano è considerata incuria dei minori, come lasciare i figli soli in casa seppure piccoli, per loro è culturalmente una cosa del tutto normale. Dopo un periodo di affiancamento, in cui hanno appreso la lingua e le leggi italiane, hanno collaborato attivamente con Servizi sociali e hanno potuto riabbracciare i loro figli, che progressivamente devono tornare a casa così come ha deciso il Tribunale per i Minorenni di Roma il 30 settembre.

«Giudici e assistenti sociali hanno capito la buona fede di questi genitori – commenta l’avvocato Miraglia, al quale questa famiglia si è rivolta – e ci hanno consentito di affiancare un nostro referente privato, la dott.ssa Marzia Pantanella.  E ha dato ai genitori il tempo di capire e imparare le leggi italiane e di adattarsi ad esse. Con la mediazione anche della comunità senegalese questi genitori hanno compreso che certi comportamenti in Italia sono considerati inadeguarti. La collaborazione tra istituzioni, che in questo caso ha portato a un risultato positivo, dovrebbe essere la prassi, per evitare ingiusti e dolorosi allontanamenti che durano anni, con inevitabili ripercussioni negative sui minori, incapaci di comprendere perché devono vivere improvvisamente lontani da mamma e papà. Ma purtroppo ancora non è così e spesso i tribunali decidono troppo frettolosamente per l’allontanamento dei bambini».

La vicenda trae inizio dalla denuncia presentata nel 2018 nei confronti del padre, un uomo senegalese che vive in un Comune della città metropolitana di Roma, che aveva lasciato in auto da solo uno dei suoi figli minori. I Servizi sociali avevano quindi avviato, insieme al Tribunale, un’indagine sulla situazione abitativa e famigliare: l’uomo ha due figli piccoli dall’attuale moglie e quattro da una compagna precedente, tutti minori.

Lo standard di pulizia della casa non era stato ritenuto idoneo e grave era stata considerata l’abitudine di lasciare i figli a casa da soli. Un comportamento del tutto usuale in Senegal, che però in Italia è considerato abbandono di minore. Tutti e sei i bambini erano stati quindi allontanati dalle mamme e dal padre e ospitati in strutture di accoglienza, mentre i tre genitori avevano perso la potestà genitoriale: ad occuparsi delle decisioni riguardanti i bambini erano stati nominati un tutore e un curatore.

«Dopo anni vissuti fuori casa – prosegue l’avvocato Miraglia – adesso progressivamente bambini e ragazzi, di età compresa oggi tra i 16 e i 4 anni, potranno tornare in seno alle loro famiglie. Una volta affiancati, infatti, i genitori hanno dimostrato sincero affetto per i figli e si sono impegnati a seguire quelle che sono le regole italiane, imparando anche bene l’italiano».

Questo è un caso emblematico, purtroppo non isolato, nel quale troppo sbrigativamente i Tribunali adottano provvedimenti severi e drastici, senza prima considerare le differenze culturali e affiancare in genitori in un percorso di informazione.

Si parla tato di integrazione ma puntualmente le diversità culturali vengono giudicate invece di essere considerate. Proprio per prevenire queste situazioni Francesco Miraglia del Foro di Madrid Miraglia, in collaborazione   con Moustapha Wagne, segretario generale del coordinamento migranti di Verona e consulente in materia di immigrazione, hanno avviato degli incontri dislocati nel territorio nazionale con le varie comunità senegalesi in una campagna d’informazione sul compito dei servizi sociali e sulle norme vigenti in materia minorile