DEVE CAMBIARE IL SISTEMA, NON LE MAMME E I PAPÀ

DEVE CAMBIARE IL SISTEMA, NON LE MAMME E I PAPÀ

DEVE CAMBIARE IL SISTEMA, NON LE MAMME E I PAPÀ

Un convegno per discutere di un sistema che non funziona più

 
Trento. Il GRUPPO CULTURALE U.C.T. (Uomo Città Territorio) organizzerà il convegno “GENITORI E FIGLI di fronte al TRIBUNALE per i MINORENNI – IL CASO DI TRENTO” presso la sala Aurora di palazzo Trentini, domani mercoledì 15 settembre alle ore 17.30. Interverranno gli avvocati: Chiara Arman, Mario Giuliano, Beppe Pontrelli, Francesco Romano, Fabio Valcanover del foro di Trento e Francesco Miraglia del foro di Modena (difensore dei coniugi Camparini, che recentemente avevano ‘rapito’ la figlia Anna Giulia, esasperati dalle inutili lungaggini del tribunale dei minori di Bologna). Sarà presente anche Michele Valenza di Cles (padre di cinque figli, giudicato “genitore inadeguato”) che porterà la sua testimonianza. Il dibattito sarà coordinato dallo psicoterapeuta Giuseppe Raspadori.
Sulla base di varie denunce ricevute dal nostro comitato, quando si passa da una valutazione oggettiva dei fatti a un’analisi soggettiva, come nel caso delle perizie e relazioni di natura psicologica-psichiatrica, gli abusi sono inevitabili. Il nostro comitato ha raccolto parecchie segnalazioni di abuso nel campo della salute mentale e a questo proposito vorremmo segnalare la vicenda di un noto psichiatra considerato uno dei migliori professionisti di Trento. Nel caso di una mamma, che ha chiesto l’anonimato ma che ci ha fornito tutta la documentazione, in un colloquio di soli 45 minuti questo psichiatra ha diagnosticato un «serio disturbo di personalità nel quale convivono aspetti depressivi e narcisistici». Nel caso di un’altra mamma, che invece è disposta a fare nomi e cognomi, in soli 15 minuti ha diagnosticato dei «chiari indici psicopatologici». In entrambi i casi queste perizie hanno avuto molto peso nella decisione del giudice.
Più in generale, leggendo alcuni documenti giuridici potreste scoprire che: il disegno di un albero a punta è un “chiaro indice di abuso”, una bambina che vince premi musicali internazionali sta “sublimando la sua sofferenza nella musica”, un papà che porta il figlio dalla nonna non riesce ad essere “emotivamente vicino al figlio”, una mamma che sta troppo attaccata al figlio ha “comportamenti troppo accuditivi”, ecc. ecc. Valutazioni psichiatriche e psicologiche che potrebbero far sorridere se non fossero alla base della sottrazione dei figli da parte dei tribunali dei minorenni. E in molti casi anche le relazioni dei servizi sociali si basano su considerazioni di natura psicologica e soggettiva. Possiamo capire l’incredulità della gente comune e di molti professionisti, ma questi sono esempi reali tratti da veri documenti giudiziari. Spesso si è convinti che la sottrazione di minori sia dettata da oggettive condizioni di degrado. Si da per scontato che la decisione del giudice si basi su abusi gravi e oggettivi. Ma leggendo attentamente le sentenze si scopre che in parecchi casi la motivazione è di natura psicologica, soggettiva, e alquanto questionabile.
Della vicenda della mamma di Trento a cui hanno sottratto il figlio appena nato sono state dette molte cose. Spero sia ormai chiaro a tutti che la motivazione non era di natura economica, ma forse le motivazioni addotte dovrebbero farci preoccupare ancora di più. Preoccupazioni espresse anche dall’avvocato Annamaria Bernardini De Pace, membro dal 1987 del Giurì di Autodisciplina Pubblicitaria e autrice di sette libri divulgativi del diritto: «Secondo la legale della donna, i servizi sociali le imputano ‘immaturità’ e ‘povertà materiale ed emotiva’. A parte l’indigenza, perché non ho mai sentito che un figlio fosse tolto ai genitori per questo motivo, se gli altri elementi potessero bastare avremmo mille casi come questo al giorno».
Secondo le stime del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, in Italia la percentuale di bambini sottratti per “inidoneità genitoriale” (“incapacità e metodi educativi non idonei”, “impossibilità dei genitori a seguire i figli”, ecc. ecc.) è di circa l’80%. Ormai nessuna famiglia è veramente al sicuro. Il caso di Basiglio (che vede imputate cinque persone che hanno permesso che due bambini -fratello e sorella- fossero strappati alla famiglia sulla base di un disegno osé imputato falsamente alla bambina) ci insegna che anche una famiglia perfettamente normale potrebbe vivere questo dramma.
Purtroppo il sistema si affida ciecamente a queste valutazioni e relazioni, sebbene sia noto che la psichiatria e la psicologia non sono discipline scientifiche. Per una vera soluzione del problema le perizie psicologiche-psichiatriche dovrebbero avere solo valore di opinioni e non essere considerate direttamente come “accertamento della verità”. Un bambino dovrebbe essere sottratto solo sulla base di fatti gravi ed accertati o solo dopo l’acquisizione di prove oggettive attendibili.

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