Dodicenne sottrae il telefono alla madre e scrive ai fratelli maggiori«non ce la faccio più. Voglio stare con voi»
Ma il Tribunale di minori di Cagliari insiste «Sta bene nella nuova famiglia»
La sorella, quando viveva nel medesimo ambiente familiare, si tagliuzzava la pelle dalla disperazione
CAGLIARI. «Mi mancate troppo. Non ce la faccio più. Non vedo l’ora di avere 18 anni per venire da voi». Ma li compirà tra sei, lunghissimi, interminabili anni, durante i quali sarà costretto a vivere con una famiglia estranea. Ha dovuto prendere di soppiatto il telefonino della madre affidataria per scrivere alla sorella maggiore questi messaggi. Sms che denotano uno stato di disagio, che però non viene ascoltato da nessuno e così lui, un dodicenne originario della Sardegna, spedito dal Tribunale dei minori di Cagliari fino in Emilia Romagna, resta suo malgrado in una casa non sua, con una famiglia non sua, strappato all’affetto dei fratelli maggiori, che vorrebbero poterlo tenere con sé. Il tribunale lo lascia in quella casa perché così avrebbe deciso lui. Ma per sua stessa ammissione, in uno scambio di messaggi con la sorella maggiore, rivela invece «Ho detto che stavo bene con quella famiglia perché sennò mi mettevano in una comunità diversa da quella di nostra sorella». Messaggi di cui il tribunale è pienamente al corrente, essendo stati prodotti all’udienza svoltasi lo scorso 23 marzo. Quanto dovrà soffrire ancora questo ragazzino prima di poter essere felice con chi ama e con chi lo ama? Il suo grido di dolore è rimato finora inascoltato, tanto quanto quelli della sorella di un anno più grande, la quale, l’anno scorso, aveva riferito maltrattamenti subiti nella famiglia affidataria (la medesima del fratellino appunto): invece di indagare a fondo sul suo malessere, quasi fosse una punizione i Servizi sociali l’hanno tolta alla famiglia e l’hanno spedita da sola in una casa famiglia. Dove hanno scoperto che nel corso dei mesi precedenti era arrivata al punto di provocarsi delle ferite autolesioniste a causa della repressione dello stato di malessere e disperazione in cui viveva. Malessere che adesso vive anche il fratellino minore, sofferente per la mancanza dei fratelli da cui è stato allontanato.
La sorella maggiore sta cercando di riavere con sé i due fratelli più piccoli: lavora ed è inserita in un contesto positivo, che le consentirebbe di accudirli amorevolmente e di provvedere alle loro necessità senza problemi. Ma non glieli danno, anzi, addirittura il tribunale sostiene che il maschietto sarebbe già stato adottato.
«Non ci dicono però quando sarebbe avvenuto» rivela l’avvocato Francesco Miraglia, cui la ragazza si è rivolta, nel disperato tentativo di avere i due più piccoli con sé, togliendone una a una comunità e l’altro alla famiglia che l’avrebbe appunto adottato a sua insaputa. «Nei documenti in nostro possesso risulta solo in affidamento e non è ancora trascorso l’anno di abbinamento minore/famiglia, che precede l’emissione del decreto di adozione vera e propria, nel corso del quale è possibile in qualunque momento revocare l’adottabilità di un bambino. Mi domando che comportamento stiano tenendo i giudici e perché non si prendano la briga di ascoltare direttamente questi due ragazzini, riportandoli come prima cosa in Sardegna, dove sarebbero dovuto sempre rimanere. E soprattutto che sta facendo la Procura, che per legge è obbligata a prendersi “cura” dei diritti e della tutela di questi due ragazzini? A mio avviso si configura come l’ennesimo caso in cui tutto si fa tranne che l’interesse dei minori. Se non otterremo giustizia, se le voci di questi ragazzini rimarranno ancora inascoltate, non ci resterà che rivolgerci al ministero chiedendo che invii degli ispettori a verificare la correttezza dell’operato del tribunale dei minori di Cagliari».
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