Elezioni all'Ordine pochi votanti
Modena 13 febbraio 2010
Per l’ennesima volta, sotto l’indifferenza dell’opinione pubblica, della stampa e delle varie istituzioni della nostra provincia si sono svolte le elezioni dei membri del Consiglio Forense, dell’Ordine degli avvocati modenesi.
Su 1758 iscritti all’albo, come sta accadendo da sempre, soltanto poco più del 50%, 805 avvocati, si sono presentati al voto per il biennio 2010-2011.
Confermato per l’ennesima volta, lo stesso presidente, lo stesso segretario e ben 12/15 dei componenti.
Non solo non c’è partecipazione, ma neppure ricambio.
Al di là dell’ovvia considerazione che gli assenti hanno sempre torto, credo, però, che il fatto che quasi la metà degli avvocati consideri un rito del tutto inutile votare per l’Ordine (a cui se non si è iscritti non si può esercitare la professione) è fatto particolarmente grave e che dovrebbe invitare ad attente ed opportune riflessioni.
Già quattro anni fa per le votazioni del 2006, mi rivolsi alla stampa locale chiedendo a chi giovi un Ordine così fatto o se abbia senso mantenerlo in vita.
Citavo, infatti, come nel voluminoso programma dell’Unione presentato a Romano Prodi figurasse in primo piano l’abolizione degli ordini professionali considerati tra virgolette “inutili carrozzoni”.
Tra questi ordini figuravano in primo piano gli ordini degli avvocati.
Questa situazione non può continuare ad andare avanti all’infinito e credo che sia giunto il momento che i nuovi, anche se sono gli stessi vecchi, eletti si interroghino su un cambiamento.
Nelle altre città, province e regioni c’è presso gli Ordini una vera e propria campagna elettorale in cui vengono presentati programmi, liste con gruppi che presentano progetti non solo formativi, propongono anche un modo diverso di esercitare la professione e soprattutto di aiuto per i giovani iscritti.
Per non parlare di un modo diverso di essere avvocati oggi.
A Modena nessuna lista, nessun programma, nessun progetto.
Basta indicare quindici nomi e cognomi e se al primo scrutinio occorre la maggioranza assoluta, al secondo viene eletto chi ha avuto più voti, anche se pochi.
Pensare che la metà degli iscritti obbligati a pagare l’iscrizione all’Ordine si disinteressano completamente, ritenendo del tutto superfluo eleggere dei propri rappresentanti, è un non senso, per la professione, per le città e per le altre professioni.
Il rendiconto della gestione annuale sta superando quasi un miliardo delle vecchie lire, il rischio di chiusura in sè stessi senza confronto e senza partecipazione deve scuotere l’inerzia attuale per una partecipazione più attiva: occorrono incontri di tipo costruttivo co ìn i giovani avvocati, con la cittadinanza, con le istituzioni, occorre far vedere che si esiste insomma.
Da ciò l’invito al nuovo Consiglio di dare una svolta ad un Ordine siffatto.
No Comments