Mamma “segregata” in comunità con i figli L’assessore veronese Bertacco: “Non è affar mio”
VERONA (14 giugno 2019). «Ma come viene amministrata la città di Verona se l’assessore competente ai Servizi sociali, colui che dovrebbe aiutare e sostenere i propri concittadini più fragili, manco si interessa di che fino fanno?». L’avvocato Francesco Miraglia stavolta punta il dito dritto contro l’assessore veronese Stefano Bertacco, cui si era rivolto per chiedere un incontro in merito alla donna, madre di quattro figli, che da quando ha denunciato il marito per violenza sessuale nei confronti della figlia più grande, da tre anni è costretta a vivere segregata in una comunità veneziana, quindi pure lontana dalla sua città, senza un minimo di progettualità, senza aiuto, parcheggiata, lei e si suoi tre figli minori (la maggiore è persino stata allontanata da lei e vive da sola in un’altra comunità) ammassati in quattro dentro un’unica stanza, in una struttura fatiscente. «L’assessore, oltre a non aver voluto ricevermi» prosegue Miraglia, «mi ha risposto scrivendo testuali parole “La gestione della tutela dei minori investe aspetti prettamente tecnici ed amministrativi attinenti agli esclusivi ruoli e competenze della dirigenza e degli assistenti sociali di riferimento, ai quali pertanto potrà rivolgersi per eventuali necessità”. Che, per me, significa “Me ne lavo le mani di dove siano questa madre e i suoi figli e nemmeno mi interessa poiché “tecnicamente” se ne deve occupare qualcun altro. Ma allora, dico io, che ci sta a fare questo assessore? Di chi o di cosa dovrebbe occuparsi se il benessere dei suoi concittadini non è affar suo?».
L’avvocato Miraglia si è rivolto, allora, al responsabile dei Servizi sociali, ottenendo una risposta ancora più “balzana”: il funzionario ha annunciato che la relazione non sarebbe stata redatta prima di settembre, come se questa povera famiglia potesse attendere ancora tre mesi di calvario e “prigionia”: tra l’altro vivono in comunità a spese del Comune di Verona, che paga fior di quattrini per loro. Se tornassero “liberi” il Comune risparmierebbe migliaia di euro. Ebbene, il detto funzionario ignorava completamente che, per l’istanza presentata dall’avvocato Miraglia, il tribunale aveva chiesto di venire informato della situazione della famiglia entro il 2 luglio.
«Ma allora, chi vigila su cosa accade ai cittadini?» si interroga l’avvocato Miraglia. «Chi si occupa veramente delle persone in stato di disagio? Una volta parcheggiate da qualche parte il problema non scompare, anzi! A sparire sono invece le persone in difficoltà, di cui nessuno si occupa, lasciate in un limbo per anni a causa dell’inerzia della burocrazia e per il disinteresse delle istituzioni. Che facciamo? Le nascondiamo in comunità come si fa con la polvere sotto il tappeto, perché sono soltanto un grattacapo? Forse l’assessore e il dirigente dei Servizi sociali dovrebbero rivedere i loro ruoli e le priorità d’intervento».
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