Quando le istituzioni umiliano il cittadino
“Gran parte dei miei clienti, spesso assistiti gratuitamente, si sono imbattuti altresì nel mondo della psichiatria, dei servizi sociali e delle cooperative di questo e quel colore. Sono stati costretti a constatare che gli ordini professionali dei medici, degli avvocati e dei magistrati sono di fatto organizzazioni sindacali a difesa di privilegi e di vantaggi degli stessi professionisti, ben lontane da quelle persone a cui dovrebbero assicurare dignità, rispetto e giustizia. […] Ciononostante, sono convinto che le cose cambieranno prima ancora di quanto ciascuno di noi possa pensare”.
(dalla Postfazione a Nunzia Manicardi, Casi da pazzi. Quando Giustizia, Psichiatria e Servizi Sociali incrociano la strada del cittadino italiano, Prefazione di Francesco Bruno, Koinè Nuove Edizioni, 2007).
Francesco Miraglia
LA RILETTURA
Un aspetto molto particolare, ma spesso trascurato, della giustizia italiana: il rapporto tra magistratura, psichiatria, Servizi sociali e “imputati”. E’ quanto Nunzia Manicardi delinea in Casi da pazzi. Quando Giustizia, Psichiatria e Servizi Sociali incrociano la strada del cittadino italiano, Prefazione di Francesco Bruno (Koinè Nuove Edizioni, 2007, pp. 176, € 14,00).
Ciò che ne esce fuori è sicuramente un quadro sconfortante dove sono sempre i più deboli a pagare le conseguenze più alte. I casi presi in esame sono stati trattati tutti da Francesco Miraglia, avvocato modenese, che ha anche realizzato la postfazione del libro, nella quale spiega le cause che lo hanno portato, prima, ad interessarsi di questi temi e, poi, ad assumere un ruolo da protagonista.
Come comincia questa storia… – La breve introduzione dell’autrice rappresenta un vero e proprio attestato di stima e di rispetto nei riguardi del lavoro di Miraglia. La Manicardi vede infatti nel giovane avvocato modenese uno dei pochi superstiti di una tipologia di legale ormai scomparsa, una generazione che non pensava soltanto al proprio rendiconto: “Per lui fare l’avvocato è una cosa diversa da quella che si intende comunemente. Una “mission”. […] I suoi clienti sono quelli che gli altri avvocati fuggono come la peste. Non di rado non hanno neanche i soldi per pagarlo”. Infatti, anche se può sembrare strano, ancora oggi in Italia esistono cittadini di serie B che lo Stato non tutela affatto. Ed è di questi cittadini che Miraglia si occupa e di loro la Manicardi ci vuole parlare con questo libro. Con alcuni esempi, ovvero casi reali.
“Il vicino di casa” – La pedofilia rappresenta sicuramente uno dei mali peggiori della nostra società, in grado di procurare danni a volte irreversibili nella vita di qualsiasi essere umano. Anche molti accusati di tale infamia, però, hanno perso tutto a causa di accuse infamanti e spesso nemmeno provate. E’ quanto successo a uno dei clienti di Miraglia. L’uomo, un professionista di Sassuolo, con moglie e figli, è stato accusato da un dodicenne (suo vicino di casa) di ripetuti abusi sessuali. Le accuse sono state supportate soltanto da una relazione dei Servizi sociali di Sassuolo che seguivano il bambino fin dalla nascita. Secondo questa relazione il ragazzo sarebbe stato “timido, chiuso, vulnerabile ed emotivo, caratteristiche che hanno avuto ripercussioni anche sull’apprendimento” e che sono risultate più che sufficienti per procedere nei confronti del vicino. Infatti, senza nessuna convocazione in tribunale e senza nessun interrogatorio, l’uomo si è “improvvisamente ritrovato sotto accusa con imputazioni generiche, vaghe, sulle quali diventa difficile esercitare il diritto di difesa, eppure già sufficienti a rovinare la vita di una persona”. Nonostante la lettera dell’avvocato difensore, Miraglia per l’appunto, a un quotidiano locale, nella quale esponeva queste gravi lacune del sistema giudiziario e nella quale sottolineava “che la certificazione sanitaria non può essere assolutamente superficiale e sommaria”, il procedimento non ha subito cambiamenti e l’uomo, da quello che risulta al momento, è stato condannato a 6 anni di prigione. E’ purtroppo tristemente evidente il ruolo giocato dai Servizi sociali in questa storia. Un lavoro più accurato, svolto con maggior responsabilità, avrebbe forse cambiato le sorti dell’uomo coinvolto, evitandogli il carcere, ma soprattutto salvando la sua reputazione.
“Il piccolo Jacopo è morto” – Molti di voi lo ricorderanno. Il Venerdì Santo del 2004 era stato ritrovato in un prato della periferia modenese. La madre, una ragazza diciottenne, lo aveva abbandonato subito dopo il parto. Il piccolo purtroppo non ce l’aveva fatta ed era morto ventitre giorni dopo in ospedale. Tutti i quotidiani e i tg nazionali ne avevano parlato. Sindaco, istituzioni e Servizi sociali si erano immediatamente mobilitati per assistere la famiglia del piccolo, rintracciata dopo la confessione della giovane madre, utilizzando il caso per la campagna elettorale. In una lettera alla Gazzetta di Modena Miraglia confronta questa triste storia con quella, altrettanto drammatica, di un suo assistito – l’uomo, perseguitato per quattro anni da una donna, aveva chiesto aiuto alle autorità che purtroppo erano rimaste sorde alla richiesta e dopo qualche giorno era stato investito dalla stessa donna -, e si chiede: “Perché il medesimo Servizio sociale e sanitario non ha mostrato impegno, interesse e competenza anche in questo caso, alla stessa maniera di quanto ha fatto anche per il piccolo Jacopo?”. Forse perché non vi sarebbe stato un ritorno mediatico ed elettoralistico?
Altre storie da ascoltare – Queste sono soltanto solo due delle terribili storie a cui Miraglia si trova davanti quotidianamente, ce ne sono ancora molte da leggere ma purtroppo anche molte ancora da scrivere. Leggendo questo libro, testimonianza quasi diretta della realtà, un fatto è certo: l’immagine che ne esce fuori è senza dubbio deprimente. Le istituzioni che dovrebbero vigilare sulla vita dei cittadini si dimostrano spesso inaffidabili e ancora più spesso attente solo ai cosiddetti “casi mediatici”. Bravo quindi Miraglia che sfida senza esitazioni le ingiustizie e altrettanto brava la Manicardi che porta alla luce fatti altrimenti destinati all’oblio.
Loretta Scipioni
(dalla Postfazione a Nunzia Manicardi, Casi da pazzi. Quando Giustizia, Psichiatria e Servizi Sociali incrociano la strada del cittadino italiano, Prefazione di Francesco Bruno, Koinè Nuove Edizioni, 2007).
Francesco Miraglia
LA RILETTURA
Un aspetto molto particolare, ma spesso trascurato, della giustizia italiana: il rapporto tra magistratura, psichiatria, Servizi sociali e “imputati”. E’ quanto Nunzia Manicardi delinea in Casi da pazzi. Quando Giustizia, Psichiatria e Servizi Sociali incrociano la strada del cittadino italiano, Prefazione di Francesco Bruno (Koinè Nuove Edizioni, 2007, pp. 176, € 14,00).
Ciò che ne esce fuori è sicuramente un quadro sconfortante dove sono sempre i più deboli a pagare le conseguenze più alte. I casi presi in esame sono stati trattati tutti da Francesco Miraglia, avvocato modenese, che ha anche realizzato la postfazione del libro, nella quale spiega le cause che lo hanno portato, prima, ad interessarsi di questi temi e, poi, ad assumere un ruolo da protagonista.
Come comincia questa storia… – La breve introduzione dell’autrice rappresenta un vero e proprio attestato di stima e di rispetto nei riguardi del lavoro di Miraglia. La Manicardi vede infatti nel giovane avvocato modenese uno dei pochi superstiti di una tipologia di legale ormai scomparsa, una generazione che non pensava soltanto al proprio rendiconto: “Per lui fare l’avvocato è una cosa diversa da quella che si intende comunemente. Una “mission”. […] I suoi clienti sono quelli che gli altri avvocati fuggono come la peste. Non di rado non hanno neanche i soldi per pagarlo”. Infatti, anche se può sembrare strano, ancora oggi in Italia esistono cittadini di serie B che lo Stato non tutela affatto. Ed è di questi cittadini che Miraglia si occupa e di loro la Manicardi ci vuole parlare con questo libro. Con alcuni esempi, ovvero casi reali.
“Il vicino di casa” – La pedofilia rappresenta sicuramente uno dei mali peggiori della nostra società, in grado di procurare danni a volte irreversibili nella vita di qualsiasi essere umano. Anche molti accusati di tale infamia, però, hanno perso tutto a causa di accuse infamanti e spesso nemmeno provate. E’ quanto successo a uno dei clienti di Miraglia. L’uomo, un professionista di Sassuolo, con moglie e figli, è stato accusato da un dodicenne (suo vicino di casa) di ripetuti abusi sessuali. Le accuse sono state supportate soltanto da una relazione dei Servizi sociali di Sassuolo che seguivano il bambino fin dalla nascita. Secondo questa relazione il ragazzo sarebbe stato “timido, chiuso, vulnerabile ed emotivo, caratteristiche che hanno avuto ripercussioni anche sull’apprendimento” e che sono risultate più che sufficienti per procedere nei confronti del vicino. Infatti, senza nessuna convocazione in tribunale e senza nessun interrogatorio, l’uomo si è “improvvisamente ritrovato sotto accusa con imputazioni generiche, vaghe, sulle quali diventa difficile esercitare il diritto di difesa, eppure già sufficienti a rovinare la vita di una persona”. Nonostante la lettera dell’avvocato difensore, Miraglia per l’appunto, a un quotidiano locale, nella quale esponeva queste gravi lacune del sistema giudiziario e nella quale sottolineava “che la certificazione sanitaria non può essere assolutamente superficiale e sommaria”, il procedimento non ha subito cambiamenti e l’uomo, da quello che risulta al momento, è stato condannato a 6 anni di prigione. E’ purtroppo tristemente evidente il ruolo giocato dai Servizi sociali in questa storia. Un lavoro più accurato, svolto con maggior responsabilità, avrebbe forse cambiato le sorti dell’uomo coinvolto, evitandogli il carcere, ma soprattutto salvando la sua reputazione.
“Il piccolo Jacopo è morto” – Molti di voi lo ricorderanno. Il Venerdì Santo del 2004 era stato ritrovato in un prato della periferia modenese. La madre, una ragazza diciottenne, lo aveva abbandonato subito dopo il parto. Il piccolo purtroppo non ce l’aveva fatta ed era morto ventitre giorni dopo in ospedale. Tutti i quotidiani e i tg nazionali ne avevano parlato. Sindaco, istituzioni e Servizi sociali si erano immediatamente mobilitati per assistere la famiglia del piccolo, rintracciata dopo la confessione della giovane madre, utilizzando il caso per la campagna elettorale. In una lettera alla Gazzetta di Modena Miraglia confronta questa triste storia con quella, altrettanto drammatica, di un suo assistito – l’uomo, perseguitato per quattro anni da una donna, aveva chiesto aiuto alle autorità che purtroppo erano rimaste sorde alla richiesta e dopo qualche giorno era stato investito dalla stessa donna -, e si chiede: “Perché il medesimo Servizio sociale e sanitario non ha mostrato impegno, interesse e competenza anche in questo caso, alla stessa maniera di quanto ha fatto anche per il piccolo Jacopo?”. Forse perché non vi sarebbe stato un ritorno mediatico ed elettoralistico?
Altre storie da ascoltare – Queste sono soltanto solo due delle terribili storie a cui Miraglia si trova davanti quotidianamente, ce ne sono ancora molte da leggere ma purtroppo anche molte ancora da scrivere. Leggendo questo libro, testimonianza quasi diretta della realtà, un fatto è certo: l’immagine che ne esce fuori è senza dubbio deprimente. Le istituzioni che dovrebbero vigilare sulla vita dei cittadini si dimostrano spesso inaffidabili e ancora più spesso attente solo ai cosiddetti “casi mediatici”. Bravo quindi Miraglia che sfida senza esitazioni le ingiustizie e altrettanto brava la Manicardi che porta alla luce fatti altrimenti destinati all’oblio.
Loretta Scipioni
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