Ragazzino malato di videogiochi, l'avvocato di famiglia: "Deve restare a casa"
Il legale si oppone all’ordinanza del giudice che predispone l’allontanamento del giovane per seguire un percorso in comunità
Crema, 7 febbraio 2018 – «Non se ne fa nulla: il ragazzo resta in famiglia». Categorico l’avvocato Francesco Miraglia. Ieri mattina ha accompagnato Antonella, la mamma del ragazzo di 15 anni che il giudice ha disposto vada in comunità perché dipendente dai videogiochi, alla sede del servizio Tutela minori di Crema, dove le hanno notificato la nuova ordinanza del giudice Francesco Allegri. Ordinanza che predispone l’allontanamento del giovane dalla famiglia per un percorso in comunità.
«L’incontro con i responsabili di Comunità sociale – riprende il legale – è durato cinque minuti nei quali ci hanno comunicato quanto deciso dal giudice». Quindi che si fa? «Nulla. Ci siamo opposti, presenteremo al magistrato la nostra opposizione argomentata e andiamo avanti così». Circa l’ordinanza «noi ci opponiamo. Il ragazzo non vuole andarci in comunità, la famiglia se lo vuole tenere stretto, a scuola ci va e fa bene, con i videogiochi non gioca più, sta seguendo un percorso con lo psicologo. Cosa va a fare in comunità?». Il provvedimento del giudice non sarà dunque attuato? «Certo che no. Cosa fa il Comune per attuarlo? Ordina un Tso? Lo arresta? Lo rapisce? Non si può. Bisogna rispettare la volontà del giovane e della famiglia. A maggior ragione adesso, e sono ormai quattro mesi, che tutto funziona».
La famiglia farà poi richieste concrete «Abbiamo chiesto, il 27 dicembre a sindaca e assessore, di cambiare interlocutrici, cioè sostituire le assistenti sociali che non dialogano con la famiglia. Al momento non è stato fatto. Abbiamo chiesto un assistente alla persona a scuola che aiuti il ragazzo, come prevede la legge: sin qui non si è vista». Appare più sollevata anche la mamma del ragazzo, dopo aver parlato con il legale: «Stamattina mio figlio è rimasto a casa. Avevo paura che andassero a scuola a prenderlo. Adesso confido nel giudice». «Questo decreto è l’ennesima dimostrazione della necessità di abolire il tribunale per i Minori e di cancellare la figura del giudice onorario – sostiene Sonia Manenti del Comitato cittadini in difesa dei diritti umani. – Pare evidente come la decisione sia stata presa in base alla relazione della psicologa, senza alcuna istruttoria adeguata. Per esempio, non ci risulta che i registri scolastici siano stati richiesti, non ci pare che i professori siano stati sentiti e potremmo continuare a lungo». La prossima mossa del legale sarà contattare il giudice inviandogli una memoria con l’istanza di revoca dell’allontanamento del ragazzo
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