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Ancona: lo stato italiano condannato dalla Corte europea

Ha violato il diritto di una mamma allontanata dal figlio Richiesto risarcimento all’assistente sociale

ANCONA (6 agosto 2024). Lo Stato italiano ha violato i diritti umani di una mamma: così si è espressa la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, di fatto condannando anche l’Assistente Sociale che da anni impedisce a una mamma di Ancona di vedere il figlio. La mamma ha richiesto un risarcimento in ragione dei danni subiti.

«Anche la Corte dei Diritti Umani riconosce che molti allontanamenti di minori nascondono vere e proprie adozioni mascherate» commenta l’Avvocato Miraglia, legale della mamma ed esperto in Diritto di famiglia e Diritto minorile. Da almeno quindici anni, Miraglia si batte contro gli allontanamenti immotivati di bambini provenienti da famiglie fragili (spesso con scarse risorse economiche o di origine straniera), e che vengono affidati a coppie senza figli e mai restituiti alla famiglia di origine, nonostante l’affidamento dovrebbe essere temporaneo e con carattere d’urgenza.

La mamma, fin dalla nascita del figlio nel 2013, combatte contro i Servizi Sociali di un Comune della provincia di Ancona. Inizialmente, questi ultimi si prendevano cura di lei e del figlio neonato, ma con il tempo hanno allontanato il bambino, affidandolo a una coppia e impedendo gli incontri con la madre che bambino non riconosce più come genitrice.

Esausta, la mamma decide di ricorrere, nell’aprile 2020, alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Nel marzo 2022, la Corte rileva la violazione dell’art. 8 della Convenzione Europea dei Diritti Umani da parte dello Stato Italiano, nella misura in cui «nonostante la decisione del Tribunale per i Minorenni di Ancona che disponeva gli incontri, questi non hanno mai avuto luogo, poiché i Servizi Sociali non li avevano organizzati, il tutore del bambino aveva preso atto di questa situazione senza intervenire e/o proporre ulteriori azioni, e lo stesso Tribunale non ha usato gli strumenti legali esistenti per controllare l’attività e le omissioni dei Servizi Sociali».

La Corte ha inoltre rilevato che il Tribunale per i Minorenni di Ancona non ha mai fornito spiegazioni sui motivi a fondamento della sospensione degli incontri tra madre e figlio, di fatto troncando qualsiasi rapporto tra loro per un periodo superiore a cinque anni e prolungando il collocamento del bambino presso una famiglia affidataria per un tempo indefinito. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha riconosciuto quindi un danno sia patrimoniale che non patrimoniale. A fine luglio, la mamma ha depositato la richiesta di risarcimento danni contro l’Assistente Sociale responsabile del provvedimento. Ha inoltre dato mandato per citare ai danni sia l’Assistente Sociale che l’amministrazione comunale per responsabilità oggettiva.

«Abbiamo ricevuto un riscontro anche dalla Corte Europea di quanto sosteniamo da anni – prosegue l’avvocato Miraglia – ovvero che in molti Servizi Sociali e Tribunali italiani si opera in modo da allontanare i minori affidandoli a coppie che li tengono per sempre, trasformandole in quelle che definiamo “adozioni mascherate”, senza considerare il dolore inferto ai genitori e gli strappi emotivi e lo stato di abbandono che questi bambini affronteranno da adolescenti e da adulti. Speriamo che tale iniziativa possa essere la prima di una lunga serie. Purtroppo, questo non è un caso isolato, sia ad Ancona che in tutti i Tribunali per i Minorenni d’Italia. Auspichiamo che il Tribunale per i Minorenni di Ancona non solo prenda atto di questa vicenda, ma anche che controlli che situazioni del genere non accadano più. Questa mamma ha subito un dolore paragonabile quasi a un lutto».

L’azione di risarcimento danni avanzata da questa mamma potrebbe essere la prima di una lunga serie. Purtroppo, questo caso di Ancona non è isolato.

Ancona: madre indagata per violenza sessuale nei confronti dei figli, ma vive ancora con loro

Avvocato Miraglia: “La cosa più incredibile sono gli incontri protetti per il padre”

ANCONA (23 maggio 2023). «Il mondo va alla rovescia» commenta l’avvocato Miraglia, riferendosi all’incredibile vicenda vissuta da un uomo di Ancona, padre di due bambini di 5 e 7 anni, che non può vederli se non nel corso di incontri protetti. Sono ospitati in una comunità educativa insieme alla madre, la quale però è indagata per reati abietti commessi nel loro confronti: atti sessuali con minorenne, sequestro di persona, maltrattamenti contro familiari. Nell’estate scorsa i bambini venivano prelevati con la forza, dall’abitazione del padre e dei nonni paterni, dagli Assistenti Sociali, con l’ausilio della forza pubblica ( in tutto almeno 10 persone), per essere collocati con la madre presso una comunità, protetta.  Il Tribunale per i Minorenni disponeva  che  “corrisponde alla necessità di superare gli ostacoli frapposti dal padre nell’esercizio della responsabilità genitoriale, ed assicurare il collocamento dei minori in contesto tutelante e di supporto al prosieguo del percorso avviato, nell’interesse dei minori medesimi, tiene conto di dare attuazione a tale obiettivo con modalità idonee a favorire il riavvicinamento alla madre in situazione di vita protetta, della necessità di verificare il pieno recupero di autonomia da parte della madre; la prescrizione di incontri protetti padre – figli.

A distanza di 10 mesi, la mamma risulta essere indagata per  atti sessuali con minorenne, sequestro di persona, maltrattamenti nei confronti dei propri figli.

Proprio in questi giorni, la Procura della Repubblica di Ancona ha chiesto l’incidente probatorio.

E’ quanto meno discutibile   – sostiene l’avv. Miraglia- che i bambini, nonostante tutto continuino a rimanere collocati in comunità con la madre,  e che il padre li continui ad incontrarli in ambiente protetto.

Ancora più incredibile è quanto risponde il Tribunale per i Minorenni alle varie istanze, di revoca del collocamento comunitario dei bambini presentate dal padre: “Visto, si valuterà ogni ulteriore provvedimento all’esisto dell’istruttoria”

In altre parole, per il Tribunale per i Minorenni il capo di imputazione provvisorio formulato dalla Procura della Repubblica di Ancona non ha nessun valore,  è semplicemente carta straccia.

E’ proprio vero nel nostro paese il vero scandalo è che nulla fa scandalo.

 

 

 

Ancona: dopo cinque anni il piccolo Carlo ha riabbracciato la sua mamma

La storia di questo bambino e della sua mamma aveva suscitato scalpore perché non gli erano stati consegnati i regali di Natale della mamma, così com’era successo a Bibbiano.

Ancona. 28 ottobre 2022. Oggi il piccolo Carlo (nome di fantasia per tutelare la sua privacy) ha potuto finalmente riabbracciare la sua mamma. Dopo un calvario durato più di cinque anni, finalmente il diritto del bambino alla sua famiglia potrà, forse, essere garantito.

La storia di questa famiglia aveva fatto scandalo ed era stata ripresa dalla stampa locale e nazionale, poiché il comportamento dei Servizi Territoriali ricalcava quello della tristemente nota vicenda di Bibbiano. Infatti, nel giorno di Natale del 2019, la mamma aveva inviato un regalo a suo figlio che non era stato consegnato al bambino. La gente si era indignata ed era stata creata una pagina Facebook di oltre 1.500 iscritti con cartelli e post a favore di Carlo. Al tempo le istituzioni erano state sorde a quelle richieste.

Oggi apprendiamo che le nostre lotte non sono state vane. Come Associazione Nazionale Famiglie Insieme per i Diritti Umani riteniamo che questo decreto sia il segnale di un ulteriore cambiamento in direzione dei diritti umani e dei bambini.

Anche secondo l’avv. Miraglia che difende la madre: “Questa è una vicenda emblematica di come la giustizia minorile ha tempi e modi sbagliati rispetto ai tempi del bambino. La situazione è ancora più grave se il Tribunale come nel caso specifico ha fatto della superficialità, la voluta lentezza e forse complicità il proprio credo.”.

La vicenda

La mamma, come riportano le cronache, era finita per strada con il bambino dopo essere stata abbandonata dalla sua famiglia. L’aiuto era stato quello di istituzionalizzarla inserendola in una comunità donna-bambino. Qui ha avuto delle divergenze con la comunità e, come purtroppo succede anche troppo spesso, il Tribunale ha dato ragione alla struttura togliendole la potestà genitoriale e strappando la mamma al bambino. In seguito il bambino è stato penalizzato ulteriormente perché la mamma disperata aveva fatto un post su Facebook. Con l’accusa di aver violato la privacy del bambino, le visite sono state sospese e la mamma addirittura non sapeva neppure dove si trovava suo figlio.

Ricordiamo che la mamma è incensurata. Si è rimboccata le maniche e oggi ha un lavoro e una casa. In sostanza, la sua colpa è stata quella di essere povera e forse di non aver accettato supinamente la sottrazione del figlio. Oggi finalmente lei, ma soprattutto il bambino, hanno ottenuto un primo passo verso la giustizia.

Ora la strada sarà molto dura perché il bambino dopo cinque anni è probabilmente alienato. Di fatto la sua rischiava di diventare un’adozione mascherata e l’augurio è che la famiglia affidataria collabori nel ricostruire il rapporto con la sua mamma. Con un Servizio Territoriale non ostile che tenga veramente al bene del bambino questo potrà certamente essere fatto. Il timore, tuttavia, è che chi ha sbagliato in questa vicenda tenti di far fallire il progetto cercando di incolpare la mamma.

Questo sarebbe un ulteriore fallimento e la dimostrazione che la Filiera Psichiatrica, conosciuta ai più come sistema Bibbiano, è diffusa in tutta Italia come sostenuto da molte persone e associazioni anche autorevoli.

Associazione Nazionale Famiglie Insieme per i Diritti Umani

Ancona: undicenne dopo anni potrà vedere la madre

Tre anni fa gli aveva inviato un regalo di Natale, mai consegnato dai Servizi sociali.

ANCONA (6 giugno 2022). Ci sono voluti anni di battaglie legali, la tenacia di una mamma di Macerata e la caparbietà del legale per far sì che il Tribunale per i Minorenni di Ancona decidesse di far riavvicinare un ragazzino, oggi undicenne, alla sua mamma biologica. Non la vede da anni, perché nessuno da quando era piccolino si è impegnato per far sì che rivedesse la sua mamma e tornasse a casa da lei. Vive da anni con una coppia di genitori affidatari, che sono ormai la sua famiglia ed è come se qualcuno avesse voluto cancellargli la memoria, affinché si abituasse prima e meglio alla nuova famiglia. Tre anni fa la madre  aveva provato a consegnargli un pacco contenente vestiti e giocattoli per Natale: al bambino quel pacco non è mai arrivato, perché i Servizi sociali non glielo hanno consegnato, rispedendolo al mittente. «A questo punto, oltre la soddisfazione per questo primo passo,  ci domandiamo se si tratti di un affidamento lecito o meno. – dichiara l’avvocato Miraglia, a fianco della madre nella lotta per rivedere il figlio – Non possiamo che essere contenti del fatto che il Tribunale per i Minorenni di Ancona alla fine abbia accolto le nostre istanze e abbia stabilito la ripresa degli incontri tra madre e figlio, con un supporto psicologico per il minore. Il ragazzino infatti non ricorda la madre e sta accettando di incontrarla più per farle un favore che per desiderio personale di riabbracciare la sua mamma. È lecito quindi domandarsi cosa avranno raccontato negli anni a questo ragazzino. Saprà che la mamma lotta da anni per riaverlo con sé oppure gli hanno fatto credere che non volesse più avere a che fare con lui e che avrebbe dovuto vivere per sempre con la nuova famiglia? Tutto questo si sarebbe potuto evitare se soltanto l’affidamento avesse avuto carattere temporaneo, come previsto per legge e nel rispetto del diritto dei minori a vivere con la famiglia di origine; e se qualcuno in tutto questo tempo avesse avviato un programma di sostegno e riavvicinamento tra madre e figlio, con il suo progressivo rientro a casa: ma il Tribunale per i minorenni di Ancona non ha fatto nulla, facendo scivolare la pratica nell’oblio. E il tempo è passato inesorabile. Se avessimo bisogno di una conferma che al Tribunale Per i Minorenni di Ancona le cose non funzionano, questa ne è l’ennesima riprova. Nel frattempo auspichiamo che madre e figlio riescano a ricucire il loro rapporto strappato, ma chi non ci assicura che tra un paio d’anni non ci troveremo di fonte a un ragazzo che non vorrà più avere nulla a che fare con la madre percependola come un’estranea? E a quel punto la colpa di chi sarà?».

 

Cittanova Marche: dopo circa un anno e mezzo madre e figlia si riabbracciano

Era il 10 agosto 2020, quando una bambina veniva tolta alla madre dal Tribunale e condotta in comunità. Oggi, finalmente, madre e figlia si sono riabbracciate.

Questo è  il risultato dell’amore di una madre e del buonsenso della professionista  del Consultorio di Macerata che si sta occupando del caso.

Questo è solo un primo passo.

La battaglia continua.

Ancona: anziana benestante rinchiusa a forza in una RSA

Avvocato Miraglia: “Un altro caso Gilardi di Lecco”. ANCONA (27 Ottobre 2021). Siamo di fonte a un nuovo business: persone benestanti, soprattutto anziani, vengono rinchiusi a forza in case di riposo dai loro amministratori di sostegno affiancati ed appoggiati dal Sistema Tribunale Tutelare, con il benestare dell’Autorità Giudiziaria competente, che ne controllano il patrimonio, evitando di effettuare accertamenti e controlli.

Un caso era emerso l’anno scorso in provincia di Lecco, grazie a un servizio televisivo che aveva raccontato la vicenda accaduta al professore novantenne Carlo Gilardi, ricco benefattore che l’amministratore di sostegno ha rinchiuso in una casa di riposo, privandolo della propria libertà e della possibilità di ricevere visite da chiunque. Un caso che ha indignato il Paese, ma che purtroppo non è l’unico, tutt’altro: pare ormai diventato un business ed episodi analoghi stanno emergendo in tutta Italia. «Quello di Lecco non è il caso singolo» rivela l’avvocato Miraglia, «poiché conosciamo direttamente episodi analoghi avvenuti ad Ancona, Parma, Roma, Ferrara, e Perugia. Siamo di fronte a un nuovo business, che sostituirà, anzi si è da tempo sovrapposto ne siamo certi a quello legato alle case-famiglia e ai minori con l’unica differenza che mentre per presunzione di età i minori hanno ancora qualcuno che si preoccupi per loro gli anziani molte volte abbandonati o rimasti soli non hanno alcuno che li possa proteggere o che possa lottare per loro»

Un caso emblematico, è quanto sta accadendo a una donna di 84 anni che risiede in provincia di Ancona: problemi di natura psichiatrica, tenuti dalla stessa nascosti anni addietro, forse per vergogna, occultando le refertazioni mediche e prescrizioni farmaceutiche, che una volta ritrovati ed a conferma delle evidenze riscontrate, avevano convinto il figlio unico a chiedere per lei un amministratore di sostegno alla quale richiesta era sopraggiunta la dovuta nomina dello stesso figlio da parte del Giudice Tutelare.l

Qui entrano in gioco i servizi sociali, i quali, pur di dimostrare la loro “Operosità” iniziarono a promuovere una vera e propria battaglia diffamatoria allo scopo di demolire la figura del Figlio Amministratore  tanto che la stessa nomina veniva revocata dal Giudice Tutelare a favore di un professionista esterno-

Oggi le condizioni di questa signora  sono precarie, le sue facoltà mentali sono compromesse dall’inattività, dalla mancanza di cure e dai farmaci. Al figlio, che la voleva invece a casa con sé, non è nemmeno permesso di vederla, di andare a trovarla.  Allo stesso è vietato  in ogni modo  di controllare e verificare i conti bancari nonchè le proprietà della mamma, titolare di un patrimonio assai cospicuo,

E’ stato presentato un nuovo ricorso di revoca al giudice tutelare» prosegue l’avvocato Miraglia che da poco ha ricevuto il mandato dal figlio, «e a breve verrà depositata una querela correlata di foto, video e documenti che dimostrano quanto di grave sta succedendo sulla pelle di questa povera “nonna”:

Alla luce dei fatti informeremo anche il Consiglio superiore della magistratura e la Procura generale affinché venga, anche, valutata la condotta del giudice, visto che in precedenza le sono stati presentati varie richieste dal figlio senza avere riscontro come se la vicenda della signora fosse una cosa privata.

“A questo punto, informeremo anche  il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, affinché  si intervenga a porre fine a questo nuovo business, che priva le persone della propria libertà personale con il benestare dell’Autorità competenti, conclude l’avv. Miraglia

Giudice denunciato ad Ancona: E’ stato sostituito.

ANCONA (12 Dicembre 2019). Il giudice denunciato ad Ancona per l’affidamento troppo “facile”, non si occuperà più del caso di una bimba strappata alla madre, solo perché troppo emotiva (caso tra l’altro finito agli onesi della cronaca grazie alla trasmissione “Fuori dal Coro”): il magistrato, infatti, ha presentato richiesta di astensione, dopo la denuncia presentata contro di lei alla Procura della Repubblica presso il Tribunale de L’Aquila. Il tribunale in data 5 dicembre ha accolto e autorizzato la richiesta di astensione, nominando un nuovo giudice relatore. «Prendiamo atto del provvedimento» dichiara l’avvocato Francesco Miraglia che tutela la madre della bambina, «auspicando che possa essere un nuovo inizio e che questa vicenda si trasformi in un caso di giustizia, più che di interesse». Questo giudice è al centro di un grave episodio di allontanamento ingiusto e immotivato ai danni di una donna, alla quale ha tolto la figlioletta,  quando aveva solo 2 anni,  per affidarla, secondo la mamma della bambina,  ad una coppia di suoi amici. «Coppia che abbiamo denunciato per maltrattamenti» prosegue l’avvocato Miraglia «e nella quale alla donna affidataria è stata diagnosticata una patologia psichiatrica ben più grave rispetto alla sindrome istrionica diagnosticata alla mamma della bambina, che prevede solo un’eccessiva emotività: ma tanto era bastato al giudice per toglierle la figlioletta. Recentemente, poi, sarebbero circolate voci su colleghi di questo giudice, coinvolti a vario titolo nella vicenda: uno sarebbe stato nominato consulente di parte proprio della famiglia affidataria, mentre un altro sarebbe il relatore degli incontri tra madre e figlia, guarda caso sempre sfavorevoli alla mamma. Speriamo che il cambio del giudice possa finalmente riportare giustizia in questa vicenda e che la bambina possa tornare a casa dalla propria madre».

Giudice denunciato ad Ancona

 Avrebbe cercato di interferire nella diagnosi psichiatrica di una donna per garantire che la figlia rimanga affidata a una coppia di amici
(7 Novembre 2019). Forse persino peggio di Bibbiano quanto accade ad Ancona, dove un giudice si permette di intromettersi personalmente nel caso di una bambina, che da quattro anni vive con una coppia affidataria, una coppia di suoi amici, tra l’altro più volte ritenuta inadatta. Alcuni giorni fa ha incontrato di nascosto un professionista coinvolto nel caso, cercando di interferire nella diagnosi, pur di garantire la collocazione della bambina a questa famiglia affidataria e impedire alla piccola di tornare con la mamma. «La bambina non gliela ridaremo mai in quanto malata psichica» avrebbe detto chiaramente il giudice, che pertanto è stato denunciato dalla madre della piccola per abuso di ufficio, false dichiarazioni e lesioni personali. «Quanto è successo, oltre che inaudito è gravissimo» dichiara l’avvocato Francesco Miraglia, legale della mamma della bambina. «Abbiamo già denunciato in precedenza la coppia affidataria per maltrattamenti, per come condizionano la bimba, ostacolando in tutti i modi il rapporto con la mamma naturale. Ancora più grave quanto capitato alcuni giorni or sono: il giudice ha chiamato di nascosto la psichiatra, per cercare di capire se fosse dalla sua parte, se avvallasse l’allontanamento da casa della piccina. Inammissibile! La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ancona deve assolutamente fare chiarezza».
Questo giudice ha mostrato un vero e proprio interesse personale in questa vicenda, nell’affidamento e nella collocazione della bambina, che ha affermato più volte di conoscere il magistrato, essendo stato ospite a casa della famiglia affidataria con cui vive; la chiama addirittura con il nomignolo con il quale la chiamano gli amici nella vita privata. E più volte durante le udienze il giudice ha “consigliato o meglio minacciato” la madre della bimba di ritirare le denunce mosse nei confronti della famiglia affidataria, sostenendo in udienza che dovrebbe farsene una ragione e di accettare di non rivedere mai più la figlioletta. Tra l’altro la donna vede pochissimo la bambina e per giunta nel corso di incontri protetti che deve pagare a proprie spese.
Dopo tanti pregiudizi si è arrivati al 21 ottobre scorso, quando il magistrato ha convocato privatamente un professionista coinvolto nel procedimento, ammonendolo a non rivelare nulla alla controparte e chiedendogli se fosse in linea con la diagnosi di malattia psichiatrica nei confronti della donna, perché quella bambina a casa non ci doveva tornare. Diagnosi sulla quale il professionista comunque non concorda, ritenendo pertanto inaccettabile un comportamento simile da parte di un giudice. Ha avvertito quindi il legale della donna, l’avvocato Miraglia, che ha chiesto l’immediata ricusazione del giudice e dell’intero collegio investito del procedimento e altresì che il fascicolo sia avocato al presidente del Tribunale per i minorenni di Ancona per le opportune valutazioni in merito e per la designazione di un diverso collegio, e che gli atti siano trasmessi alla Procura competente. «Questo modo “carbonaro”, fatto di sotterfugi, fa calare un’ombra sull’intero procedimento» prosegue l’avvocato Miraglia. «Chi garantisce la correttezza di altre decisioni assunte da questo giudice, che tanto sta facendo pur di tenere lontana questa bambina dalla propria madre?».

La Corte d'Appello di Ancona affida due minori ai nonni materni.

L’avvocato Miraglia e la Prof.ssa Palmieri : “Riconosciuto l’ambiente familiare come più consono rispetto a un affidamento esterno”
ANCONA. Quando la famiglia fa “gioco di squadra” e resta unita e disponibile, il Tribunale può riconoscere che l’ambiente familiare sia più consono ad accogliere i minori, nel momento in cui si renda necessario allontanarli dai genitori.  È il caso su cui recentemente si è espressa la Corte di Appello di Ancona, che ha accolto il ricorso presentato dai loro nonni materni e da due zie, per evitare che due ragazzine rispettivamente di 10 e 13 anni venissero collocate in una comunità d’accoglienza o presso una famiglia affidataria.
«Con questa sentenza è stata riconosciuta l’importanza di non allontanare i minori dal loro ambiente familiare» dichiara l’avvocato Miraglia del Foro di Moderna, che da anni si batte contro la difficoltà delle istituzioni a far rientrare i bambini nei nuclei familiari originari, finendo così con il prolungare oltre misura la loro permanenza presso coppie affidatarie.«L’inserimento in famiglia va comunque accompagnato dai Servizi sociali in un adeguato percorso educativo dei minori e dei loro parenti» prosegue il legale, «oltre che di un sostegno psicologico o pedagogico familiare, ma almeno le due bambine potranno continuare a vedere volti familiari e affettuosi, nell’ottica di tornare ad avere un giorno un rapporto più solido e sano con la madre e con il padre».
Le due ragazzine sono state allontanate dai genitori, per i loro problemi di tossicodipendenza e di fragilità psicologica, e affidate ai Servizi sociali di Pesaro. Dal 2011, anno in cui la situazione problematica è emersa, si arriva al 2013, quando il Tribunale per i Minorenni delle Marche decide che debbano essere collocate in via provvisoria presso una casa famiglia.
Provvedimento cui si oppongono i nonni materni, una zia materna e una zia paterna, che ne richiedono l’affidamento. Il padre si trova all’estero, la madre ha un nuovo compagno, ma nonostante il rapporto conflittuale con le due figlie, segue da tempo un percorso per poter riequilibrare se stessa e la sua vita, in vista di un possibile recupero del legame con le due figliolette. Per questo i nonni materni hanno chiesto l’affidamento delle nipotine, che è stato loro finalmente concesso dalla Corte di Appello anconetana, congiuntamente alle due zie, presso cui le bambine potranno trascorrere serate e fine settimana. La madre dovrà seguire un percorso di psicologia individuale, i nonni materni avranno un sostegno alla genitorialità vicariante e le due ragazzine saranno aiutate da un servizio di educativa domiciliare. Un programma di interventi coordinati dai Servizi sociali, finalizzato al mantenimento delle relazioni familiari.
« In Italia » sostiene la Prof.ssa Vincenza Palmieri  Presidente dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare di Roma nonché Consulente di Parte dei nonni e delle zie  nel presente procedimento « c’è un sistema molto ricco di consulenze e perizie, la cui finalità dovrebbe essere quella di supportare il Giudice nella ricerca della migliore soluzione possibile per i Minori.
Spesso, però, tale sistema si occupa primariamente di sostenere se stesso (attraverso l’invio dei Minori in casa Famiglia, o presso Centri per la psicodiagnosi o psicoterapia,  privati e pubblici ) e l’interesse del Minore ne risulta, così, subordinato o comunque funzionale al mantenimento dello stesso sistema.  Una storia, quella di Ancona, semplice e normale – continua la Prof.ssa Palmieri –  due nonni che dovranno prendersi cura delle proprie nipotine. Ma ciò che appare assolutamente normale è invece straordinario e deve rappresentale il modello  da replicare ovunque ci sia un bambino che non può essere impropriamente allontanato dai luoghi degli affetti. Un invito, per quanti lavorano in ambito peritale ad impegnarsi strenuamente a difendere i bambini, anche da consulenze invasive, lunghe, ingiuste».
«Un’alternativa all’allontanamento prolungato dalla famiglia è possibile» conclude l’avvocato Miraglia, «contrariamente all’atteggiamento assunto da numerosi Tribunali e Servizi sociali, che troppo spesso privilegiano la separazione dal nucleo originario, anziché favorirne il reinserimento dei minori in quella che è e rimane la loro famiglia, con la grande importanza e supporto affettivo che questa può avere a supporto di una loro crescita serena».