26 Marzo 2022
di Raffaella Regoli
Ho trovato questo pensiero su un foglietto di carta, su un frigorifero, in una casa un tempo felice. Dove viveva un bimbo un tempo felice. Un piccolo punto nell’universo.
Ma quella mamma oggi non c’è più. Se l’è portata via un cancro. E quel piccolo, di appena sei anni, s’è l’è portato via lo Stato. Strappato agli zii, la sua unica famiglia. Senza un motivo accettabile. Secondo lo schema canonico di un decreto che ha l’immediatezza dell’ atrocità legalmente consumata.
Portato via con un blitz di uomini armati e giubbotti antiproiettile.
Ma questo è solo l’ultimo atto, di una lunga scia di allontanamenti di bambini e ragazzi che avvengono in ogni angolo buio d’Italia. Proprio sotto i nostri occhi. Secondo le stime fatte dall’Università di Padova, in media ogni giorno 63 minori vengono allontanati dalle loro famiglie.
E se oggi questo libro ha un merito, è proprio quello di unire tanti piccoli punti oscuri, per restituirci un quadro d’insieme chiaro e intellegibile.
Miraglia ci accompagna per mano in un viaggio, dentro la distorsione di un Sistema che in nome dei “diritti inviolabili” dei bambini, ha partorito un Mostro. I casi in cui bisogna intervenire con urgenza per prelevare un minore dalla propria famiglia e metterlo al sicuro, scrive Miraglia, “sono soltanto due, maltrattamenti e violenza sessuale. Non possono esserci altre eventualità, altrimenti si violano i diritti del minore e della propria famiglia”.
Altrimenti sono rapimenti mascherati.
Perché Bibbiano non è un caso isolato. Magari lo fosse. Ormai ne abbiamo la certezza.
Faccio questo mestiere da oltre trent’anni. Quando ho iniziato a indagare su queste vicende, da quando è esploso il caso “Angeli e Demoni”, non pensavo di trovarmi di fronte a tutto questo. Ho letto migliaia di carte, centinaia di relazioni di avvocati, di assistenti sociali, CTU vere e false, decreti di Tribunali per minori.
Ho abbracciato la disperazione di decine di madri e padri; guardato lo strazio di piccoli innocenti spesso allontanati in modo disumano. In palese violazione proprio di quei diritti che dovremmo avere il dovere di difendere. Famiglie distrutte. Figli strappati per sempre. Traumi che non si possono cancellare come il segno del gesso sulla lavagna.
Centinaia di storie e altrettanti dolori che mi hanno scavato dentro.
E’ così che ho conosciuto Miraglia. Inciampando, un giorno d’estate, in una di queste storie, nata a margine di Bibbiano. E talmente ingiusta da costringerci tutti a guardare.
Il rapimento della piccola di Reggio Emilia. L’avvocato Miraglia torna a parlarne in questo libro per far capire come da una sequenza di “errori”, sia potuto accadere che una bimba di appena due anni venisse prelevata dal suo lettino, da finti uomini dell’ ENPA, la protezione animali, che si sono introdotti nella casa dei suoi genitori. Rapita con l’inganno. Un decreto firmato dal giudice senza verificare le dichiarazioni, rivelatesi poi false, degli assistenti sociali. E se non fosse stato per quelle telecamere che avevano ripreso tutto, se non fosse stato per le denunce dell’avvocato e per il valore che ogni tanto questo mestiere riesce a dare alle cose che accadono, nessuno avrebbe creduto a Stefania e a Marco, a quei due genitori disperati.
E allora la domanda che spesso ricorre, anche fra colleghi increduli, è sempre la stessa: “Come è potuto accadere?”.
E invece accade sotto i nostri occhi, ma ci vuole coraggio per continuare a guardare. Ma il Libro dei consigli dice: “Se puoi vedere, guarda. Se puoi guardare, osserva”. Ecco, questo libro spinge a guardare. E spiega in modo semplice come sia potuto accadere. Perché quello che vi racconta è già accaduto. Sta accadendo tutt’ora. E accadrà ancora se non vi si porrà rimedio.
Magari Bibbiano fosse un caso isolato. E invece ha aperto solo il vaso di Pandora. In tutt’ Italia si continuano a commettere abusi, in nome di una presunta tutela del minore. Perché quello che ormai abbiamo capito, è che “Il sistema” degli affidi, degli allontanamenti, delle comunità per minori, delle case famiglia, è spesso una mangiatoia che serve a sfamare tutti.
E si badi bene. Quando si parla di “Sistema”, il narratore lo chiarisce subito, ed è la forza di questo libro, non va a caccia di dietrologie, di complotti o questioni ideologiche. Né segue ragioni politiche. Perché la politica qui non c’entra, anche se vorrebbe entrarci eccome.
Lo capirete leggendo. Spesso gli allontanamenti sono “adozioni mascherate”. Miraglia spiega bene la differenza tra un giudice togato, che quindi si sottopone a un controllo della magistratura, e un giudice minorile onorario che invece non ha alcun controllo. Così i Tribunali minorili sono divenuti negli anni “tribunali speciali” a tutti gli effetti. Dove non c’è contradditorio. E dove ci sono troppi giudici onorari in conflitto d’interesse, perché a volte sono consulenti di una casa- famiglia o di una comunità, per cui non possono emettere un giudizio super partes.
Miraglia ci spiega come sia potuto accadere che gli assistenti sociali abbiano acquisito nel tempo un potere enorme, non controllato da alcuno. E le segnalazioni che vengono fatte sulle famiglie siano diventate un’arma potentissima nelle loro mani.
Così scoprirete, pagina dopo pagina, che troppo spesso c’è un’ unica ratio che muove le cose in questo universo dove i bambini sono piccoli punti che servono a sfamare il “Sistema”. E che quell’unica ratio si chiama Denaro.
Perché i bambini valgono tanto.
Anzi con gli anziani sono forse il business più redditizio. Per ogni minore mantenuto in comunità o in casa-famiglia, lo Stato paga in media 130 euro al giorno. Che diventano 320 euro al giorno, se il ragazzo ha problemi psichici o una qualche disabilità. Ma quegli stessi soldi non vengono dati per sostenere le famiglie che si rivolgono spesso ai servizi sociali per chiedere aiuto.
Faccio un esempio più chiaro, una comunità terapeutica per minori, una CTM, che ospita 10 ragazzi, incassa qualcosa come 100mila euro al mese. Quasi 100mila euro in un solo mese, che fanno più di un milione di euro l’anno.
Capite bene come bambini e ragazzi oggi muovano profitti enormi che spesso ingolosiscono gente senza scrupoli. Le case-famiglia, le comunità per minori stanno prolificando come tenacissima gramigna, senza i controlli adeguati. E per l’assistente sociale o l’operatore, che lavora in queste strutture, spesso con contratti brevi e a pochi soldi, alimentare il sistema vuol dire semplicemente mantenere il proprio posto di lavoro. Senza porre o porsi troppe domande.
E’ così che tutti consapevolmente e inconsapevolmente, alimentano il Sistema.
E’ così che bambini fragili, di famiglie fragili, diventano il Capitale umano da sfruttare.
In questi anni, ce lo siamo raccontati spesso con Miraglia, sono rarissimi i casi di bambini tolti a famiglie benestanti. O come si diceva una volta, borghesi.
Il Capitale umano è spesso lì dove c’è una fragilità. Con le separazioni poi, questo bacino si è allargato a dismisura. E la parola “conflittualità genitoriale” si è fatta alibi per altri abusi legalizzati.
Il Sistema oggi appare sempre più come il mostro che per sopravvivere ha bisogno di continui sacrifici umani. E nessuno fino ad ora ha fermato questa bestia.
Ma la macchina può essere fermata. Questo libro non vuole alimentare la paura. E piuttosto un’ esegesi della realtà. E una catarsi, che apre a una speranza. Perché Miraglia ha l’abilità di portarci dentro un quadro normativo, con altrettante proposte per cambiare le regole. Per cambiare le cose. Senza più alibi. Perché nessuno possa continuare più voltarsi dall’altra parte. Perché, come ha scritto Brecht, “di nulla sia detto è naturale in questo tempo di anarchia e di sangue, di ordinato disordine, di meditato arbitrio, di umanità disumanata, così che nulla valga come cosa immutabile”.
Nulla deve valere come cosa immutabile. Soprattutto una legge che permette l’arbitrio. Perché è sempre da un punto che nasce un disegno.
A me oggi piace pensare che quel piccolo punto sia proprio il grido di dolore del bimbo di Pavia. Mentre lo portavano via, col visino devastato di lacrime, supplicava gli agenti: “Vi prego, per favore, non toccate lo zio…”.
Era il 29 luglio. E con l’ Italia in vacanza, quel video era rimasto impigliato nella rete dei social. Presto dimenticato.
Ho dovuto combattere perché riuscissimo a trasmetterlo in prima serata a “Fuori dal Coro”, su Rete4 . Tutti hanno provato a fermarci. Persino il Tribunale dei minori.
Ringrazio Mario Giordano per la fiducia, per aver creduto con me che quel video andava mostrato in tv. Il grido di quel bimbo fatto nostro. E ringrazio l’avvocato Miraglia che oggi difende lo zio.
“Ogni punto è unico, il quadro d’insieme nasce punto per punto”.
Questo c’era scritto sul pensierino di febbraio. E quel pensierino apparteneva al bimbo di Pavia.