Bari: Giudice vieta a un padre di comunicare con la comunità in cui è ricoverata la figlia
L’uomo ha perso la responsabilità genitoriale per aver chiesto informazioni sulla salute della ragazza
BARI (1 agosto 2024). Se non ci si preoccupa dei figli si è cattivi genitori e si rischia di vederseli togliere: ma è successo esattamente il contrario a un uomo pugliese, che aveva chiesto informazioni e approfondimenti circa lo stato di salute della figlia, ospite di una comunità riabilitativa. Non solo gli è stata sospesa la responsabilità genitoriale, ma addirittura il giudice ha vietato sia a lui che al suo legale, l’avvocato Miraglia, di chiamare la struttura. Ogni comunicazione dovrà avvenire esclusivamente attraverso il magistrato. L’avvocato Miraglia ha presentato istanza urgente per chiedere la revoca di questi provvedimenti assurdi e immotivati.
Da febbraio la figlia dell’uomo, quindicenne affetta da patologie neurologiche, è ospite di una comunità terapeutica di Otranto, dove lo scorso maggio è svenuta. È stata portata all’ospedale dove l’ha raggiunta il padre, il quale dai medici ha ricevuto la diagnosi di epilessia. L’uomo, preoccupato per la salute della figlia, ha chiesto che venissero svolti ulteriori accertamenti medici e diagnostici, per accertare fosse davvero epilessia prima di farle assumere nuovi farmaci.
Tale preoccupazione paterna è stata interpretata come un’opposizione a terapie salvavita e in un battibaleno il tribunale dei Minorenni di Bari gli ha sospeso la responsabilità genitoriale per quanto attiene alla materia sanitaria, affidando le decisioni sulle cure della ragazza a un curatore speciale.
L’uomo ha pensato allora di riportare a casa la ragazza, per occuparsene insieme alla nonna, dal momento che in comunità gli è impossibile avere accesso ad ogni informazione sul suo conto. Ma prima ha voluto verificare se questa sua decisione fosse davvero la cosa migliore per la ragazza, chiedendo tramite il suo legale che tipo di progettazione e di percorso stia seguendo la figlia all’interno della comunità.
«Siamo rimasti sbigottiti – dichiara l’avvocato Miraglia – in quanto ci è arrivata copia di una relazione senza il nome della ragazza e soprattutto riportante più volte il riferimento alla madre, che però nella vita di questa ragazzina non è presente, avendo solo il padre e la nonna. Pertanto riteniamo che non ci sia alcuna progettualità né in corso né prevista e che ci sia stata propinata una relazione “copia e incolla” presa chissà dove. Ancora più inaudito è quanto capitato all’udienza del 16 luglio: il giudice delegato ha revocato in toto la responsabilità genitoriale al padre e ha intimato al sottoscritto di evitare di contattare la comunità, ma di rivolgere d’ora in poi al Tribunale per i minorenni ogni istanza e osservazione. Ci chiediamo quale interesse giuridico e processuale possa mai esserci dietro a una simile decisione.