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L'incredibile storia di Alessandro, il bimbo invisibile

Figlio di una madre in gravi difficoltà, viene preso in casa da una coppia di Brescia. Gli assistenti sociali dicono loro che tutto è a posto. Invece…

– Credits: Olycom

Non è un mistero che la giustizia minorile italiana si trasformi spesso in un inferno. Ma la storia del piccolo Alessandro, che il 17 aprile farà sei anni, è anche peggio. È infatti la storia di un’ingiustizia totale, che grida vendetta. Dove l’insensibilità degli uomini e l’apparente indifferenza dei tribunali sembrano concentrarsi all’unico scopo di devastare la vita a un innocente.
Tutto comincia a Castrezzato
Tutto comincia nel giugno 2009 a Castrezzato, un centro di 7 mila anime in provincia di Brescia. Qui vivono Ilario ed Evelina Butti: lui operaio, lei casalinga. I due conoscono una famiglia che fa volontariato, e questa segnala loro il triste caso di una madre romena sola, in gravi difficoltà economiche, con un bimbo di appena due mesi: Alessandro.
Ilario ed Evelina titubano: “All’inizio non volevamo prendere in casa il bambino” racconta a Panorama.it il signor Butti. “Ci pareva un impegno forse troppo gravoso. Nel 2009 io avevo 44 anni, mia moglie 43. Poi ci siamo fatti forza e abbiamo deciso che era giusto, un nostro dovere morale. Abbiamo parlato più volte con l’assistente sociale, che ci ha garantito avrebbe avviato ogni procedura per l’affido temporaneo”.
I Butti? Gente semplice…
Alessandro entra così a casa dei Butti. Viene nutrito, rivestito, accudito, curato. È un bimbo dolce, allegro, sereno. L’affetto inevitabilmente cresce, diventa amore. Ilario ed Evelina si trasformano con facilità in padre e madre. Anche perché il tempo passa: un anno, due, tre… Gli assistenti sociali si fanno vivi poche volte, due o tre al massimo.
Gente semplice, i Butti non si interrogano sul perché non arrivi loro nemmeno un documento dal Tribunale dei minori; non sanno nemmeno che, in quanto genitori affidatari, avrebbero diritto a un compenso di 400 euro mensili, più l’assicurazione speciale per il piccolo Alessandro. Non si fanno domande, i Butti. Quel che conta, per loro, è solo quella piccola presenza, che diventa grande ogni giorno di più.
Il problema è che Alessandro è un “bambino invisibile”. Non c’è alcuna procedura legale aperta per il suo affidamento. “I Butti sono gente semplice” conferma il loro avvocato, il modenese Francesco Miraglia, suo malgrado divenuto uno specialista in storie di questo tipo. “Vanno avanti per tre anni, convinti soltanto di fare bene. Si affezionano infinitamente al bimbo. Ma non fanno mai domande, né istanza al Tribunale dei minori per una sua adozione”.
Quando lo fanno, nel giugno 2011, è troppo tardi. Ed è inutile perfino che la vera madre di Alessandro sia d’accordo ad affidare loro il figlio. Perché intanto il Tribunale dei minori è andato avanti con un altro procedimento, e nel giugno 2012 decide che Alessandro è sì “adottabile”, ma non da loro.
Il bambino portato via
Il 19 settembre 2012 avviene il disastro finale: quattro auto della Polizia locale e gli assistenti sociali si presentano a casa dei Burtti, prelevano Alessandro, disperato e febbricitante, e lo portano via. Il bimbo invisibile per la legge, a quel punto diventa davvero invisibile, perché nessuno di quanti lo amano lo vedrà mai più.
“Quel distacco è stata la cosa più terribile e triste della nostra vita” dice il signor Butti, e si commuove. “Mi domando continuamente che cosa abbia pensato Alessandro in quel momento, e non c’è giorno che con mia moglie non ci chiediamo come stia, dove stia, chi sia con lui…”.
A determinare l’intervento e la separazione traumatica non sono di sicuro né certificazioni di abusi, né maltrattamenti. I signori Butti sono brava gente. La causa è una perizia psichiatrica sui due mancati genitori, che sorprendentemente certifica un carattere ombroso per Ilario e addirittura una personalità schizoide per Evelina. È un’analisi molto improbabile, per chi parli con loro, e comunque paradossale dal punto di vista legale, visto che per tre anni i due hanno comunque tenuto con loro il bambino.
E non serve a nulla che i Butti corrano a farsi fare una perizia di parte, che certifica che sono due persone normali, perbene… Nulla. Il tribunale va avanti. Di Alessandro non si sa più nulla. L’avvocato Miraglia è critico: “Si doveva evidentemente sanare una situazione illegittima, andata avanti per tanto, troppo tempo. Si è scelta questa strada, nell’indifferenza per le sorti affettive del piccolo Alessandro e di quelli che ormai chiamava papà e mamma”.
Tutti i ricorsi rigettati
Rigettato dal Tribunale, il ricorso dei Butti è stato poi respinto anche dalla Corte d’appello: “Evidentemente non devono avere nemmeno letto la nostra perizia psichiatrica” lamenta il signor Butti. Ma il processo va avanti. La coppia, disperata, ora è arrivata in Cassazione: l’ultima udienza si è tenuta l’11 novembre scorso. “Da allora non abbiamo ancora saputo nulla” dice Ilario.
Nell’attesa dei supremi giudici, resta una domanda senza risposta: la giustizia minorile, quella stessa che per oltre tre anni ha paradossalmente dimenticato il “bambino invisibile”, abbandonandolo nelle mani di una coppia che poi non ha ritenuto meritoria di affido, non dovrebbe tenere conto soprattutto dell’interesse dei minori? E chi potrà mai restituire una parvenza di normalità alla vita povero Alessandro? Ci sarà mai chi porrà rimedio a questo ennesimo, disastroso disastro?

 
 
http://www.panorama.it/news/in-giustizia/lincredibile-storia-alessandro-bimbo-invisibile/