22 Marzo 2014
Mantova. Il Tribunale per i minorenni di Brescia ha disposto con decreto la “liberazione” di due bambini di un comune della Destra Secchia (Mantova) che nel marzo del 2013 erano stati allontanati dai genitori perché trovati per strada dai carabinieri del comando locale. I genitori, seguiti dall’avvocato Francesco Miraglia e da un’associazione di Verona, sono riusciti a chiarire i fatti e pochi giorni fa i bambini sono stati riportati a casa.
La vicenda ha inizio quando i bambini vengono trovati a dire dei Carabinieri su “una strada pubblica, infreddoliti e con abbigliamento non adeguato alla stagione”. In realtà i bambini giocavano per strada mentre i genitori erano a fare la spesa in un vicino supermercato.
Immediatamente gli stessi minori venivano trasferiti d’urgenza in una comunità per minori a oltre 30 chilometri di distanza. I genitori tornati a casa e non trovando i bambini si rivolgevano ai carabinieri e scoprivano che i loro figli erano stati allontanati. La vicenda si sarebbe potuta concludere con un po’ di buon senso, ma ormai la macchina amministrativa era partita. Nessuno obbietta qui sul comportamento scorretto dei genitori nel caso di specie, ma di fatto questi bambini sono stati relegati in una struttura, lontano dai loro cari, subendo un trauma che non potranno più dimenticare, senza aver subito alcun abuso e senza dei reali pregiudizi accertati. La mancanza di qualsiasi reale pericolo per i minori, come poi puntualmente accertato dal Tribunale, si sarebbe potuta appurare anche senza la sottrazione. A nostro avviso nella decisione hanno pesato molto le valutazioni soggettive di natura psicologica che purtroppo impregnano la giustizia minorile e i servizi sociali, e che sono alla base di molti, troppi, di questi “errori”. Qui le origini dei genitori hanno certamente influito sulla decisione, e forse sono stati giudicati per il loro aspetto e per la loro pelle, senza reali elementi oggettivi, salvo l’evento certamente riprovevole di presunto “abbandono”.
Secondo l’avvocato Miraglia: «La vicenda solleva innumerevoli dubbi su certi allontanamenti e sull’articolo 403 del codice civile che presenta degli aspetti di incostituzionalità, perché consente l’allontanamento di un minore senza l’intervento dell’autorità giudiziaria. Constatiamo ancora una volta la superficialità con cui vengono prese delle decisioni gravissime a “tutela” dei minori che poi, in caso di errore, a causa della lentezza della giustizia italiana, si trascinano per anni causando danni insanabili ai minori sottratti ingiustamente. La giustizia minorile andrebbe riformata.»
Questi genitori possono dirsi “fortunati” di aver risolto la vicenda in un solo anno perché la media è di circa due o tre anni. È giunta l’ora di ammettere che in Italia esiste lo scandalo degli allontanamenti facili con circa 32.000 bambini sottratti alle famiglie, rispetto ai 7.700 della Francia per esempio. Secondo una ricerca della regione Piemonte la percentuale di bambini sottratti senza motivi gravi o accertati è di circa il 70% e anche altre ricerche rivelano dei dati preoccupanti. A questo si aggiunge il giro d’affari delle strutture per minori che va da 2 a 4 miliardi di euro l’anno con rette da 100 a 400 euro AL GIORNO per bambino, il che solleva dei forti sospetti sui motivi alla base di questi numeri allarmanti. Recentemente anche l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza, nella conferenza stampa di presentazione di un disegno di legge che chiede maggiori controlli sugli affidi, sulle case famiglia e sul fenomeno degli “allontanamenti facili” ha dichiarato: «Ho avuto davvero tante, tante, tante segnalazioni come presidente delle commissione infanzia e adolescenza.»
Ci auguriamo che questo disegno di legge venga approvato presto e che porti chiarezza e giustizia in un settore in cui, a nostro avviso, tramite valutazioni soggettive e opinabili, psichiatri, psicologi e assistenti sociali spesso inducono il Tribunale dei minori a prendere provvedimenti drastici e drammatici, sottraendo i figli alla famiglia, collocandoli nelle comunità, mettendoli poi sotto indagine, analisi e quant’altro. Nel caso dell’articolo 403 possono farlo senza neppure chiedere al giudice. Noi sosteniamo che la sottrazione dovrebbe avvenire solo sulla base di fatti gravi ed accertati o solo dopo l’acquisizione di prove oggettive attendibili, che le perizie e relazioni di natura psicologica-psichiatrica dovrebbero avere solo valore di opinione e che si dovrebbe procedere ad accertare i fatti prima che possa avvenire la sottrazione dei bambini alla famiglia.
CCDU Onlus