Io sto con la piccola Violetta
Mobilitazione nel Torinese per una bimba di dieci anni picchiata dalla mamma, ma inspiegabilmente allontanata dal padre e dalle sorelle e costretta in una comunità.
TORINO (13 agosto 2020). È nato un gruppo Facebook “Io sto con la piccola Violetta” per aiutare una bambina torinese di dieci anni, che lo scorso febbraio è stata strappata al papà con cui viveva, portata via mentre la piccola si trovava a scuola. E senza un motivo valido, anzi: la piccola veniva picchiata dalla mamma (in attesa di processo per maltrattamenti) e non voleva stare con lei: viveva quindi con il padre e le due sorelle, ma la consulente del tribunale, nello redigere la relazione sulla base del quale il Tribunale dei minorenni del Piemonte e Valle d’Aosta ha assunto la sua decisione, ha ritenuto che la piccola provasse risentimento verso la madre solo perché manipolata dal padre, per la presunta Sindrome di Alienazione Parentale. «La bambina è stata quindi allontanata da casa» racconta l’avvocato Francesco Miraglia, al quale il padre di Violetta (nome di fantasia) si è rivolto, «ma non sta affatto meglio. Vive in uno stato di “infelicità cronica”, sentendosi la figlia “sbagliata” in quanto l’unica ad essere stata allontanata dal papà e dalle sorelle, alle quali è molto legata.
È stata poi costretta ad interrompere i corsi di danza che seguiva, il tutto senza alcuna plausibile spiegazione. Ha subito un netto calo nel rendimento scolastico dal momento in cui ha fatto il suo ingresso nella comunità, dove non è seguita a dovere dal punto di vista medico e sanitario».
Tutto è iniziato quando il padre di Violetta ha chiesto aiuto agli assistenti sociali, a causa dei problemi della figlia e della sua separazione. E i servizi sociali, invece di supportarlo, di punto in bianco sono andati a prelevare la bambina dalla scuola elementare, l’hanno tolta dall’affidamento paterno e costretta a vivere in una comunità, lontana da tutto ciò che le era familiare, dai suoi cari, dalle sue amicizie, dalla scuola e dalle sue abitudini. Da febbraio il papà ha potuto contattarla soltanto due volte e solo tramite messaggi. «La decisione del tribunale» prosegue l’avvocato Miraglia «si basa, tra le altre cose, su fondamenti del tutto errati: innanzitutto la consulente tecnica di Ufficio, fiduciaria del Giudice, ha stilato la relazione fondando il tutto sull’accusa mossa al padre di essere un genitore alienante nei confronti della figura materna, ma è ormai scientificamente appurato, ed anche sconfessata dal Ministro della Salute e da numerose sentenze, che la Sindrome di Alienazione Parentale non esiste. La metodologia utilizzata dal perito si pone quindi come una carenza e negligenza ingiustificabile, che altera qualsivoglia conclusione».
Il nuovo Consulente Tecnico Forense della Famiglia, la prof.ssa Vincenza Palmieri, subentrata, dopo lo studio degli Atti, ha appurato “come drammaticamente la bambina sia stata allontanata mentre erano ancora in corso i lavori della CTU perchè proprio la stessa CTU aveva evidenziato un grave rischio e pregiudizio per la bambina se fosse rimasto nella famiglia paterna, senza avere mai incontrato padre e bambina insieme o la bambina con il suo nucleo familiare, in assenza oggettiva di alcun malessere o alcun disagio manifestato dalla bambina che invece stava benissimo: danzava, suonava, praticava ogni tipo di sport, era felice e brava a scuola. Quindi strappata dalla sua vita esclusivamente per un IPOTETICO FALSO PREGIUDIZIO della CTU, per essere invece scaraventata nel DOLORE REALE della solitudine, della somatizzazione e della regressione. ORA SI’ CHE C’E’ un danno valutato concretamente sulle risultanze: la bimba è seriamente “infelice”, adultizzata, ammalata e bisognosa di costanti cure, i voti a scuola sono peggiorati. La sua situazione è urgente e preoccupante. La bambina deve essere salvata: curata, accudita ed amata da chi non le ha mai fatto del male, prima che sia troppo tardi.”
Pertanto l’uomo ha chiesto al tribunale dei minorenni di disporre la revoca del collocamento etero–familiare, per mancanza dei presupposti di legge e stante il grave pregiudizio arrecatole con l’allontanamento dalla casa paterna. E di disporre l’affidamento a lui e costanti incontri tra Violetta e le sorelle, in ottemperanza al diritto di fratellanza ora violato.
Nel frattempo è nata una mobilitazione sui social, con la creazione di un gruppo Facebook e tanti cartelli appesi ai negozi del Torinese che riportano la scritta “Io sto con la piccola Violetta”.