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Giudice onorario del Tribunale minorile di Bologna risarcisce l’ Avvocato Miraglia

BOLOGNA.   Non sempre si può piacere a tutti, questo è un dato di fatto, ma esternare pesanti giudizi nel corso di una lezione a una scuola di specialità, oltre a non essere educato e corretto, è pure un reato. E se chi offende è un giudice onorario del tribunale per i minori di Bologna, chiamato a far rispettare la legge e a rispettarla per primo, almeno per dare il buon esempio, il fatto assume connotazioni ancor più gravi. Però è quanto è successo al noto avvocato Francesco Miraglia, da anni impegnato in aspre battaglie contro i poteri forti che, seppur deputati alla tutela dei minori, così non fanno e non è sempre il bene dei bambini quello che muove le loro azioni e le loro decisioni. Un comportamento che le è costato, oltre a una denuncia penale per diffamazione e a una causa civile, anche un risarcimento economico nei confronti del legale offeso.
I fatti risalgono a giugno del 2013, durante una lezione che l’allora giudice onorario del Tribunale bolognese stava tenendo ai quindici studenti al Corso in Psicologia giuridica minorile civile promosso dal CIPsPsIA (Centro Italiano di Psicoterapia Psicoanalitica per l’Infanzia e l’Adolescenza) a Bologna.
Nell’illustrare il caso di Anna Giulia Camparini, portata via dai genitori mentre era in una struttura di accoglienza (vicenda trattata nel libro “Ridateci i nostri figli” edizione Il Fiorino 2012), la docente ha esternato, con un certo trasporto, critiche al modo di lavorare dello stesso Miraglia, osservando che la sua propensione a mettersi dalla parte dei genitori era sbagliato e ingiusto nei confronti dell’interesse dei minori,
Non solo, nella stessa lezione, il citato Giudice, spinto da un contrapposizione, a suo dire, tra il Tribunale e l’avv. Miraglia era arrivata ad esprimere  gravi illazioni.
Affermazioni pesanti, che una studentessa del corso, fino ad allora sconosciuta all’avvocato Miraglia, si è sentita in dovere morale di riferirgli e che hanno prodotto l’azione legale dell’avvocato nei confronti di questa giudice.
La vicenda si è risolta recentemente, prima di arrivare in giudizio: la dottoressa, ammettendo ogni responsabilità, si è detta disponibile a risarcire con una somma di quattromila euro l’avvocato Miraglia a totale tacitazione di tutti i danni patrimoniali, morali, biologici ed esistenziali patiti e per le spese legali da lui sostenute. A fronte del risarcimento, la causa civile sarà abbandonata e la querela rimessa.
La redazione Controvento
 
 

“Le Garanzie e i Valori: l'Internazionale Minorile"

che si terrà Venerdì 1 aprile 2016 – a partire dalle ore 16.00
 
presso il
Centro Incontri della Regione Piemonte
Corso Stati Uniti 23  Torino
 
Un  prestigioso evento, organizzato dall’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare e  dall’Ambasciata dell’Ecuador in Italia, per affermare e promuovere ancora una volta il tema dei Diritti dei Minori.
 
Location dell’iniziativa sarà Torino, scelta per l’alta presenza di cittadini ecuadoriani che vi  risiedono e per il ruolo strategico che questa città metropolitana riveste, a livello nazionale, nelle  Politiche per l’Infanzia.
 
 
Un pomeriggio di studio e di riflessioni che si concluderà con l’inaugurazione della
 
mostra itinerante
 
Storie di Padri, di Madri e soprattutto di Bambini
 
Un evento nell’evento per dare voce a quei bambini – di tutte le nazionalità – che sottratti alle proprie famiglie chiedono di essere ascoltati, scrivono diari e inviano lettere ai giudici per dire “Voglio tornare a casa!!”
 
È fondamentale prenotarsi secondo le modalità indicate nella locandina in allegato. Le domande saranno accolte sino al numero consentito in sala.
Ai partecipanti è richiesta l’esibizione di un documento di riconoscimento.

Il valore dei risultati e della qualità

– Siglato il nuovo Protocollo d’Intesa tra Ambasciata dell’Ecuador in Italia e Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare –

 

– Riconfermato il Gruppo di Lavoro Istituzionale per garantire i Diritti dei Minori Ecuadoriani in Italia – 

 

 Alla luce dei risultati straordinariamente positivi ottenuti nel corso del 2015, lo Stato dell’Ecuador ha confermato per un altro anno il Progetto

Integrato per la Tutela dei Minori Ecuadoriani in Italia, previsto dall’accordo siglato tra Ambasciata  e INPEF.
Lo scorso 19 dicembre, dunque, Sua eccellenza l’Ambasciatore Dr. Juan Holguin ha ufficializzato la proroga del progetto, riconfermando la medesima squadra: la professoressa Vincenza Palmieri, Presidente INPEF, e gli avvocati Francesco Miraglia e Francesco Morcavallo.
Molto è ancora il lavoro da fare: “Continueremo a prenderci cura dei Minori e delle Famiglie – dichiara la Prof.ssa Palmieri – perché ora è il momento di formare ed informare. Bisogna fare in modo che tali risultati si radicalizzino. Aver riportato a casa i bambini che erano stati allontanati dalle loro famiglie – per interventi autoritativi – non esaurisce il nostro compito. Ora bisogna riallacciare i fili tagliati e fornire gli strumenti e le informazioni necessarie anche a prevenire gli allontanamenti e a sostenere le famiglie più fragili.” La formazione – uno dei punti fondamentali indicati tra gli obiettivi del Progetto Integrato di quest’anno – infatti, non è altro che uno dei passaggi fondamentali del sostegno alle famiglie.
Corsi di formazione ed informazione, diretti alle comunità ecuadoriane dislocate nelle diverse regioni italiane, andranno ad affiancare l’ormai consolidato impegno a fornire tutela legale, interventi pedagogico-familiare e consulenza peritale nei casi in cui un bambino, figlio di cittadini provenienti dal Paese sudamericano, venisse allontanato dal nucleo familiare per iniziativa dell’Autorità Amministrativa o Giudiziale.
Il progetto è nato dall’escalation di affidamenti a strutture protette, che avevano interessato minori ecuadoriani: un fenomeno che ha coinvolto circa un centinaio di bambini colpiti da provvedimenti definitivi di allontanamento dalla casa parentale. Bambini che poi i genitori non riescono più a rintracciare, a differenza di quanto accade in altri Paesi, come la Spagna, in cui i minori allontanati dalla famiglia vengono affidati ai parenti rimasti in Ecuador.
“Siamo onorati per la fiducia che il Governo dell’Ecuador ci ha accordato e confermato – commentano gli avvocati Francesco Miraglia e Francesco Morcavallo – e sarebbe auspicabile che un progetto come questo fosse di esempio anche per gli altri Paesi che in Italia annoverino comunità numerose, e per lo stesso Governo italiano, che parla spesso di famiglia, ma non per la famiglia, mai in suo vero favore”.
“A differenza di altri Sistemi – fa eco Vincenza Palmieri – che, chiamati in causa, assumono un atteggiamento negazionista rispetto al  problema e ne sminuiscono l’entità, il Governo dell’Ecuador rappresenta un modello, perché richiede di comprendere il fenomeno e di intervenire, strutturando una solida alternativa.
Aver riportato a casa tutti questi bambini significa, fattivamente, aver scritto progetti, aver denunciato gli abusi, aver agito dal punto di vista normativo, delle relazioni umane, ma anche sul piano politico e mediatico. Credo non sia un caso che, ad oggi, non ci siano nuovi allontanamenti tra le famiglie ecuadoriane! E’ proprio da questo successo che dobbiamo partire; su questo valore dobbiamo poggiare la nostra azione, amplificandola e moltiplicandone il risultato. E’ il momento di standardizzare il ‘Metodo’ del Gruppo di Lavoro Integrato Inpef (Palmieri – Miraglia – Morcavallo) di modo che tale metodologia operativa venga fatta conoscere. Tale metodo – basato sulla sinergia degli aspetti Legali, Familiari,  Sociali e Peritali, rappresenta un sistema funzionale “a pieno regime”,  alla luce del quale continueremo ad attuare la nostra azione, a dire ciò che si deve dire, a dare il sostegno alle famiglie. Perché non si avveri più il castigo della buona fede e della povertà!”
La redazione
 
 

Da gennaio la giovane promessa della danza studierà a Milano

Lacrime di gioia e valigie in preparazione per inseguire il suo sogno

 

 

FERRARA. Quando i giudici sabato scorso le hanno annunciato che avrebbe potuto frequentare la scuola di danza Aida a Milano e un liceo linguistico nella medesima città, è scoppiata in un pianto liberatorio: la quattordicenne ferrarese, da mesi nell’angoscia a causa di un provvedimento di allontanamento da casa emesso dal Tribunale di Roma, ha accolto così la fine di un incubo. Il collegio dei giudici l’ha ascoltata, ha capito che per lei la danza è fondamentale e che il provvedimento di allontanamento dalla madre e la sua reclusione in una casa famiglia romana non fosse motivato e pertanto nemmeno necessario.

Nonostante la giovane età, la ragazzina ha dimostrato di possedere una grande determinazione a voler perseguire il suo sogno, tanto che al giudice, durante l’audizione, ha detto: «Le danzatrici sono come gli uccelli, hanno bisogno di volare». E ha annunciato l’intenzione di partecipare alle audizioni anche all’estero.

Adesso nella sua casa ferrarese sta preparando le valigie, perché il giudice le ha concesso di iniziare a frequentare la scuola di danza Aida e il liceo linguistico già a partire dal 7 gennaio.

«La vicenda si è concluso per il meglio e non potremmo essere più contenti» commenta l’avvocato cui si è affidata la madre della ballerina, Francesco Miraglia «ed è la dimostrazione che una giustizia più umana è possibile, se non passa l’automatismo nei Tribunali per il quale, alle prime avvisaglie di un problema, bambini e ragazzi vengono immediatamente allontanati da casa. Se i giudici, invece, ascoltassero anche loro direttamente, molto di quei 40 mila minori italiani che si trovano attualmente in affidamento, sarebbero a casa propria».

La vicenda porta  alla luce anche un altro aspetto positivo: la determinazione di una giovane a seguire il proprio sogno.

«Si dice spesso che i giovani d’oggi siano superficiali» prosegue l’avvocato Miraglia, «invece questa ragazzina ha dimostrato che con la grinta e la perseveranza nel voler seguire il proprio sogno, ha combattuto contro le istituzioni e ha vinto. Se questa storia deve insegnare qualcosa, potrebbe proprio essere l’invito ai giovani a non lasciarsi scoraggiare mai e di combattere sempre per ottenere quello che si desidera».

Minori vittime dei divorzi: l'appello di Chiara, "Aiutatemi, conosco i miei diritti"

Minori vittime dei divorzi: l’appello di Chiara, “Aiutatemi, conosco i miei diritti”
In Italia, sono più di 19 mila i minori ospitati nelle strutture di accoglienza. A dichiararlo è l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza. Fra questi ci sarebbe anche Chiara, l’adolescente di Ferrara che si nega al provvedimento del giudice di trasferirsi in una casa-famiglia
03 dicembre 2015

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ROMA – “In tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza sia delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l’interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente”. Così recita l’articolo 3 della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, ratificata dall’Italia il 27 maggio del 1991. Il luogo in cui la “preminenza” dell’interesse del minore viene compromessa maggiormente è la famiglia. A segnalarlo è l’AGIA, l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, all’interno della relazione presentata a maggio del 2015 in Parlamento.
Il rapporto del Garante. Delle 506 segnalazioni ricevute nel 2014  –  non dissimili dai dati raccolti nel biennio precedente  –  si registra una “netta prevalenza di casi inerenti alla conflittualità familiare”. Si tratta soprattutto di “coppie gravemente conflittuali”. Dalla prima raccolta dati sperimentale, elaborata dall’AGIA in collaborazione con le 29 Procure della Repubblica, si evince che, fino al 2014, gli ospiti minorenni presenti nelle strutture del territorio nazionale sono 19.245.
Il disperato appello di una 14enne. In una di queste strutture è stata destinata anche Chiara, nome di fantasia scelto per tutelare la privacy dell’adolescente di Ferrara, vittima della diatriba giudiziaria tra i genitori che le sta impedendo di vivere serenamente, privandola della possibilità di studiare e di danzare. Chiara è una ballerina da quando era piccola. Oggi ha 14 anni e danzare, per lei, è molto più di un sogno: è una ragione di vita. A dimostrarlo sono le parole che la minore ha rivolto al Garante per l’Infanzia. Un appello disperato: “Aiutatemi. Conosco i miei diritti”.
Il minore dice “No!” al provvedimento del giudice. Quattro ore le sono servite per chiarire la sua posizione, quando il 25 novembre scorso è stata convocata in Questura a Ferrara, dove ha incontrato la tutrice e l’assistente sociale che si stanno occupando del caso. In quest’occasione, l’adolescente si è opposta al provvedimento dell’autorità giudiziaria, che prevede l’allontanamento dalla madre e il trasferimento della minore a Roma, presso una casa-famiglia, ribadendo la volontà di perseguire il suo sogno di ballerina a Milano.
Vita da reclusa: niente scuola né danza. Un sogno, però, al momento infranto. Infatti, Chiara vive reclusa in casa oramai da tre mesi. I mancati nullaosta non le consentono di andare a scuola e, sebbene dimostri particolare dedizione, tanto da tenersi aggiornata sui programmi scolastici per mezzo del web, questa condizione non le assicura il diritto allo studio né una vita serena e normale, come dovrebbe essere quella di una ragazzina della sua età.
La danza e le lingue: un sogno spezzato. La giovane promessa della danza ferrarese vede sfumare gli obiettivi che si era prefissata per quest’anno: frequentare una prestigiosa scuola di danza a Milano (dopo aver conseguito l’ammissione) e iscriversi a un liceo linguistico per imparare l’inglese e il francese, che  –  come lei stessa sottolinea nell’appello  –  “serviranno per la carriera da danzatrice”. Ad oggi, però, le vicende giudiziarie tra i genitori, seguite dal Tribunale di Roma, non le consentono di portare a compimento i suoi desideri e la costringono a vivere nell’angoscia.
La testimonianza del legale. “La ragazza teme ogni squillo del campanello, terrorizzata che la portino di forza nella capitale”, scrive Francesco Miraglia, legale della madre, all’interno della lettera aperta inviata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al ministro della Giustizia, Andrea Orlando. E continua: “Sta vivendo peggio che se fosse stata condannata alla detenzione carceraria, senza però aver commesso reato alcuno. Può dirsi una colpa quella di essere nata da due genitori che non vanno d’accordo?”. L’avvocato fa sapere anche che “il giudice, nonostante la minore lo abbia richiesto, si è rifiutato di incontrarla personalmente”.
La solidarietà del web e degli amici. La stessa Chiara si interroga sul motivo di tali privazioni: “Ho sempre studiato e ho sempre preso bellissimi voti. Non capisco perché mi si dovrebbe punire in questo modo”. In difesa della minore si è schierato il CCDU, il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (https://www. ccdu. org/comunicati/ferrara-circa-200-giovane-ballerina), presente durante la manifestazione dello scorso 21 novembre nella città estense. Anche il web si è mobilitato in suo favore: sono oltre cinquemila i sostenitori del gruppo pubblico, presente su Facebook, “Amici della giovane promessa ferrarese della danza”.
Art. 34 e art. 3 della Costituzione. Risulta evidente, nella storia di Chiara, che il tempo della giustizia sia diverso da quello dell’esistenza, ancor più quando  –  come nel suo caso  –  una innocente, minore, paga a carissimo prezzo gli errori altrui, subendo una condizione disumana che la vede privata a soli 14 anni del diritto allo studio, sancito dall’art. 34 della Costituzione, e della libertà di avere un sogno (diventare una ballerina professionista) come invece le assicurerebbe l’art. 3 che stabilisce l’impegno della Repubblica a “rimuovere gli ostacoli, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.
 
 
http://www.repubblica.it/solidarieta/diritti-umani/2015/12/03/news/minori_vittime_dei_divorzi_l_appello_di_chiara_aiutatemi_conosco_i_miei_diritti_-128734162/

Minori, genitori e libri

A Napoli – presso la Biblioteca Comunale “Benedetto Croce” in via Francesco De Mura 2/bis – nell’ambito dell’evento “Minori, genitori e libri” voluto e coordinato da Giacomo Rotoli, Presidente Adiantum, venerdì 27 novembre alle ore 17.00, ancora un momento che unisce cultura, conoscenza e battaglie in difesa dei bambini.
Presenteremo “Papà portami da qui” (Armando Editore 2015) di Vincenza Palmieri e Francesco Miraglia: la storia di Anna Giulia, 7 anni, rapita alla sua famiglia da un sistema che l’ha resa fantasma, cittadina italiana senza alcun diritto, svuotata della sua storia ed identità.
Un crimine verso l’Umanità che è il crimine commesso verso ogni bambino a cui viene negato il diritto alla propria famiglia, laddove non ci siano violenze o pericoli.
Il sistema delle valutazioni genitoriali e ,di conseguenza , il rito dell’inidoneità genitoriale, può essere considerato -oggi – una delle pratiche più invasive è sconvolgente, che ha portato al massacro e distruzione di molte famiglie. E che ha allontanati dai propri cari migliaia di bambini con le motivazioni più assurde, perpetrando il contorto sistema delle perizie e consulenze di parte e di ufficio, ed alimentando collusioni tra sistemi forti ed istituzioni totali: il sistema psichiatrico, quello giuridico e le lobby dei centri di valutazione diagnostica , fino alle case famiglia o alle comunità ad alti contenimento.
Finché non mettiamo le mani in tutto questo, non abbiamo fatto ne’ informazione ne’ cultura. Con un solo scopo: riportare a casa Anna Giulia e migliaia di bambini allontanati e sottratti ingiustamente alla Vita.

Unicef: l'avv. Miraglia e la Prof. Palmeri alla giornata universale dell'infanzia.

L’AVVOCATO FRANCESCO MIRAGLIA E LA PROF.SSA VINCENZA PALMIERI, RECENTEMENTE INSIGNITI DEL RICONOSCIMENTO “LIFE WITNESS”, SARANNO A GENOVA IL 20 NOVEMBRE 2015 ALLA GIORNATA UNIVERSALE DELL’INFANZIA PROMOSSA DALL’UNICEF
Lo scorso 19 settembre, in occasione della seconda edizione di “Life Gates”, tenutosi a Roma nel complesso monumentale di San Salvatore in Lauro, l’Avvocato Francesco Miraglia e la Prof.ssa Vincenza Palmieri, fondatrice e Presidente dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare, sono stati insigniti del premio “Life Witness 2015”, accomunati da una sinergica battaglia – non solo impegno – in difesa dei Diritti dei Bambini, ognuno con le proprie professionalità e con ogni mezzo possibile, in Italia e con le Comunità Internazionali.
Miraglia: “Un grande onore, che riconosce anni di impegno e di battaglie per la salvaguardia dei diritti dei bambini”.
Palmieri: “Genova e la Liguria tutta sono una terra meravigliosa, carica di coraggio e di bellezza. Se a ciò abbiniamo un sinergico impegno in difesa e a tutela dei bambini, potremmo essere meravigliati dal risultato!”
Esperto di Diritto di Famiglia e dei minori, Francesco Miraglia ha ricevuto l’onorificenza per la sua attività svolta in qualità di avvocato, per la passione nel suo lavoro e per il suo impegno della difesa dei Diritti dei bambini. Nel suo studio si avvicendano le persone più disparate, tutte accomunate dalla medesima impellente necessità di ricevere un’assistenza legale, ma anche e soprattutto un conforto morale, una vicinanza esistenziale che aiuti, prima ancora che a non perdere la causa, a non perdere la fiducia nei propri diritti e nella propria dignità di esseri umani.
Vincenza Palmieri, Testimonial dei Diritti Umani e dei Bambini, Consulente Tecnico di Parte e fondatrice, tra le altre cose, del Programma Vivere Senza Psicofarmaci, restituisce vita e dignità quotidianamente – anche contro l’accanimento diagnostico e terapeutico – a tanti bambini, offrendo sostegno e aiuto anche alle loro famiglie. Ha ispirato e collaborato alla stesura di norme in difesa del Diritto all’Apprendimento e contro i facili allontanamenti, aiutando centinaia di bambini a ritornare nelle proprie famiglie. Questa la motivazione con cui è stata insignita della medesima onorificenza.
Palmieri e Miraglia, vincitori –  tra l’altro – anche del Premio Internazionale “Medaglia d’oro per l’impegno sociale” hanno firmato insieme numerose pubblicazioni, ormai best sellers, edite dalla Armando Editore, su temi umanitari che riguardano sempre l’Infanzia e l’Adolescenza: “Mai più un Bambino”, “I Malamente”, “Papà portami via da qui”.
Proprio come riconoscimento per il grande impegno e le numerose battaglie, tali illustri professionisti sono stati invitati il prossimo 20 novembre presso la prestigiosa Sala del Consiglio della Città Metropolitana di Genova, in occasione della Giornata Universale dell’Infanzia e dell’Adolescenza promossa dall’Unicef.
“E’ un grande onore – dichiarano all’unisono – per  chi, quotidianamente, mette la propria professionalità a servizio della salvaguardia dei diritti dei bambini, in condizioni a volte anche scomode, senza timore di sfidare – come accaduto in passato – i maggiori poteri, in quella commistione che è spesso rappresentato dal potere psichiatrico e da quello giudiziario, perché il grido di aiuto dei bambini spesso non viene nemmeno udito da chi sarebbe invece chiamato a tutelare i loro interessi . Ed è straordinario per noi essere con l’UNICEF, proprio qui a Genova, dove, in contratto con il Governo dell’Ecuador, per il tramite della sua rappresentanza diplomatica in Italia, maggiormente si svolge il nostro lavoro a “Tutela dei Bambini dell’Ecuador”.
Perché non esistono bambini e razze, Paesi e fili spinati, norme e divieti, ma solo bambini!”
 
 
 
Comitato Provinciale di Genova per l’UNICEF
Mercato Orientale
Via XX Settembre, 75r
16121 Genova
Tel/Fax 010/532550
www.unicef.it/genova
email: mailto:comitato.genova@unicef.it
____________________________________
Uniti per i bambini
5×1000 all’UNICEF: 01561920586
 

Appello a Mattarella per la ballerina contesa

 
GIOVANE PROMESSA DELLA DANZA CHIUSA IN CASA: VORREBBE STUDIARE A MILANO, IL TRIBUNALE LE IMPONE ROMA
 
SIAMO SICURI CHE LA GIUSTIZIA FACCIA IL BENE DEI BAMBINI.
Lettera aperta dell’avvocato Francesco Miraglia al presidente della Repubblica Sergio Mattarella
 
e al ministro della Giustizia Andrea Orlando
ROMA. C’è una ragazzina, una ballerina di 14 anni che vive a Ferrara con la madre: sogna di danzare alla Scala di Milano, ha ottenuto di essere ammessa a una scuola di danza milanese. Potrebbe coronare il suo sogno, ma una diatriba tra i genitori ha coinvolto il Tribunale di Roma, il quale ha stabilito che la giovane debba allontanarsi dalla mamma e frequentare una scuola romana. Lei si rifiuta e si chiude in casa, la madre viene denunciata penalmente per non aver ottemperato alle disposizioni del giudice, la ragazza teme ogni squillo del campanello, terrorizzata che la portino di forza nella capitale. A nulla è valsa la nomina da parte del Tribunale di una tutrice, col compito di convincerla a trasferirsi a Roma. La giovane è ferma nella sua volontà di studiare Milano. E’ giustizia, questa? Si sta facendo davvero il bene di questa ragazzina? Seguo il caso in qualità di difensore della madre e mi rivolgo direttamente a lei, presidente Mattarella, come presidente del Consiglio superiore della Magistratura, invocando la Sua attenzione a che la giustizia venga amministrata in modo equo e che non si dimostri, come purtroppo succede molte volte, forte con i deboli e debole con i forti. E questa è una di quelle volte.
Mi rivolgo anche a lei, ministro Orlando, affinché intervenga a far sì che il dicastero che lei amministra sia veramente “giusto”. Lo faccio con il rispetto dell’istituzione che lei rappresenta e con il rispetto per la legge che io, in qualità di avvocato, ogni giorno sono chiamato a onorare. Ma ciò che si sta facendo a questa ragazzina non è giustizia.
Sta vivendo peggio che se fosse stata condannata alla detenzione carceraria, senza però aver commesso reato alcuno. Può dirsi una colpa quella di essere nata da due genitori che non vanno d’accordo? Può dirsi colpevole di aver vissuto sempre con una madre, ballerina a sua volta, che l’ha iniziata e indirizzata alla danza, che la giovane ha dimostrato di adorare di amore vero e non per imposizione materna?
A Roma non vuole andare e nessun’altra scuola può accettarne l’iscrizione senza il nulla osta del Tribunale. Lei pertanto sta perdendo giornate di studio prezioso.  Cosa ha risolto questo provvedimento? Di accrescere il grave stato di ansia che la ragazzina sta vivendo e il suo allontanamento dal mondo che tanto ama. Chiede solo di ballare dove vuole, lei come i cinquemila e oltre membri del gruppo Facebook che la sostiene. Perché, egregio ministro, questo caso ha suscitato l’indignazione popolare: perché non anche all’interno delle aule di Tribunale? Se è vero che il sentimento comune non sempre è in linea con quanto viene stabilito dalla legge, la quale va sempre e comunque rispettata, in questo caso non si ravvisano reati, né maltrattamenti che imporrebbero – quelli sì – il giusto allontanamento della giovane dalla casa materna. Non è questo il caso, ma a pagare, come spesso silenziosamente e lontano dal clamore dei media e dei social network accade a tanti bambini strappati alle famiglie, è soltanto una ragazzina di 14 anni, che non vuole nulla dalla vita se non poter ballare.
Spero che il mio appello non resti inascoltato e che magari Lei, ministro Orlando, possa interessarsi a questa vicenda e decida di convocarci, per ascoltare dalle sue stesse parole lo strazio e l’angoscia che questa ragazzina sta vivendo.
 
 
Avvocato Francesco Miraglia
 

Riconosce una figlia avuta con una donna romena, il Tribunale per i minori gliela toglie.

Sentenza annullata dalla Corte d’Appello: il Tribunale dei Minori non aveva nemmeno titolo per intervenire
  
MODENA. Una bimba allontanata da casa senza motivo. Una coppia di genitori che ha vissuto due anni di angosce perché il Tribunale dei Minori voleva sottrarle la piccina che vive con loro, senza che vi fosse un maltrattamento, uno stato di indigenza, una qualunque forma di abuso o sofferenza. Soltanto perché la piccola è stata riconosciuta dall’uomo, italiano, in seguito a una relazione avuta in Romania con una donna che non è sua moglie.
L’ha cresciuta per sei anni credendola sua, scoprendo di non essere in realtà il padre naturale solo nel momento in cui il Tribunale dei Minori, all’interno del pretestuoso provvedimento di allontanamento della piccola da casa richiesto dai Servizi sociali, ha chiesto l’esecuzione del test di paternità. L’uomo però non vuole abbandonare la piccina, cresciuta con lui e con la moglie come se fosse figlia loro, tanto che la moglie stessa ne ha richiesto l’adozione.
Il fatto più inconcepibile è che questa vicenda il Tribunale dei Minori non avrebbe nemmeno dovuto trattarla, in quanto di competenza del Tribunale Ordinario. Il provvedimento, infatti, è stato annullato dalla Corte di Appello di Bologna. Se il Tribunale dei Minori non avesse mai avviato il procedimento, questa famiglia si sarebbe risparmiata le sofferenze e il continuo stato d’ansia e di tensione per la paura di vedersi strappare la bambina, scioltosi solo al momento dell’annullamento della sentenza.
«Ecco l’ennesimo caso in cui i Servizi sociali intervengono per ideologia, non per reale necessità o tutela del minore e della sua famiglia» dichiara l’avvocato Miraglia del Foro di Modena, legale della coppia che ha cresciuto la piccola. «Mi auguro che almeno chi di dovere chieda quanto meno scusa alla bambina e alla sua famiglia. Per quanto riguarda il Tribunale dei Minori risulta incredibile come dei giudici possano non conoscere le norme, visto che hanno giudicato su materia che appartiene di competenza al Tribunale Ordinario, disponendo addirittura l’allontanamento della bambina.
Spero che il nuovo Presidente, che ha già dimostrato sensibilità e competenza diversa rispetto alla precedente gestione, prenda posizione di fronte ad uno sbaglio così grossolano da parte dei suoi sottoposti».

La vicenda, alquanto ingarbugliata, è un intreccio di affetti sinceri e fredda burocrazia. Inizia con un uomo e la relazione che questo intesse con una donna romena, la quale a un certo punto gli comunica di aspettare una figlia da lui. L’uomo non ci pensa nemmeno a porsi dei dubbi sulla reale paternità della piccina e, quando nasce, la riconosce immediatamente come figlia sua. Visto che la madre non intende occuparsene, la porta con sé in Italia e la cresce con sua moglie proprio come se fosse figlia loro.
Per regolarizzare la posizione della famiglia, la moglie chiede quindi di poterla adottare per diventarne madre a tutti gli effetti, mettendo in moto però una disastrosa reazione a catena, che vede infine i Servizi Sociali chiedere l’allontanamento della piccola e segnalare la vicenda alla Procura e alla Procura dei Minori. Che ci fa questa bimba in casa loro? Da dove l’hanno presa? sono i dubbi che sorgono alle assistenti sociali, sulla base dei quali presentano la segnalazione. Il Tribunale dei Minori prende in esame la questione e acconsente alla richiesta di allontanamento della piccola, disponendo il provvedimento e stabilendo che venga affidata altrove. Stabilisce inoltre che l’uomo si sottoponga al test di paternità. Che a sorpresa dimostra, in realtà, come lui non sia il padre biologico della bimba, ma solo quello legale, in quanto il Tribunale romeno ha accettato nel frattempo il suo riconoscimento di paternità.
«Abbiamo immediatamente presentato ricorso» prosegue l’avvocato Miraglia «e la Corte d’Appello di Bologna ha accolto la nostra tesi difensiva, revocando il provvedimento di allontanamento e riconoscendo pure la non competenza in materia del Tribunale dei Minori. La piccola ora può continuare a vivere serena con quelli che fin dalla nascita ha considerato i suoi genitori, ma mi auguro sinceramente che qualcuno chieda scusa a questa famiglia per i quasi due anni di angoscia che il provvedimento di allontanamento ha fatto vivere loro».
La redazione

Troppo amore per la danza. E la madre rischia l’affidamento della giovane etoile

Giovane promessa ferrarese della danza rischia di interrompere la carriera a causa della decisione del tribunale di Roma
Una giustizia insensibile che arriva al paradosso di danneggiare, più che di favorire, le persone”. È questo il commento dell’avvocato Francesco Miraglia di Modena, riguardo al caso di una 14enne ferrarese che un giudice del tribunale di Roma intende allontanare dalla madre per destinarla a una casa famiglia. Dove le sarebbe impossibile frequentare la scuola di danza Aida di Milano, nella quale è stata ammessa, precludendole così la possibilità di proseguire la sua carriera e di realizzare il suo sogno, ovvero di continuare a ballare a livello professionale. Alla base della decisione del magistrato – cui intende opporsi la madre della ragazza tramite il l’avvocato Miraglia – ci sarebbe il parere espresso dal consulente tecnico d’ufficio, un neuropsichiatra infantile nominato dal tribunale, che vedrebbe nell’amore per la danza manifestato dalla ragazzina un’imposizione materna. La madre, infatti, è titolare di una scuola di danza internazionale. Entro il 31 luglio la madre dovrebbe indicare quindi una struttura che ospiti la figlia, altrimenti d’imperio sarà destinata dal tribunale in una casa famiglia.
“Sentendo invece gli insegnanti della Scuola di danza del Teatro dell’Opera di Roma, dove ha studiato negli ultimi anni – commenta l’avvocato Miraglia – la ragazzina è fortemente motivata da un profondo, personale e autentico amore per la danza, come dimostrerebbero l’abnegazione e la dedizione con cui si sottopone, senza problemi, ai sacrifici necessari per percorrere la carriera di ballerina. Ha altresì una buona vita sociale e di relazione e ottimi voti. Nulla che faccia pensare a un disagio psicologico tale da doverla addirittura allontanare non solo dalla madre, ma anche da quello che è il suo mondo e il suo futuro”.
La vicenda trae origine dal rapporto non facile tra i suoi genitori, che non hanno pressoché mai vissuto insieme: la ragazzina non ha mai abitato con il padre, che si era allontanato da lei e dalla madre quando aveva un anno e mezzo di vita, mantenendo dei rapporti saltuari. Poi l’anno scorso a settembre è rientrato in Italia chiedendo di intessere un rapporto con la figlia ormai preadolescente. La madre aveva acconsentito senza problemi né riserve agli incontri tra i due, finché la figlia non ha iniziato a mostrare insofferenza verso le visite paterne. A dirimere la controversia è stato chiamato il Tribunale il cui giudice – sentendo la giovane – aveva ottenuto da lei come spiegazione quella di un disagio verso alcuni atteggiamenti troppo morbosi di cui sarebbe stata oggetto da parte del padre. Tanto che il giudice stesso, d’ufficio, aveva chiesto alla madre di presentare una denuncia per accertare eventuali reati commessi dal padre: l’incidente probatorio è fissato per il prossimo ottobre.
Nel frattempo la giovane continua a studiare danza a Roma: è brava e ottiene di essere ammessa alla scuola Aida di Milano, anticamera per un eventuale accesso a una prestigiosa carriera. Se non fosse che un giudice, ritenendo la sua passione eccessivamente influenzata e condizionata dalle aspirazioni materne, causate da un presunto rapporto simbiotico con la genitrice, ha deciso di chiederne l’allontanamento.
“Un giudice non può e non deve considerare come oro colato il parere di un consulente tecnico” sostiene l’avvocato Miraglia, “in quanto, nel caso specifico, si evidenzia una situazione contraria e l’assenza, quindi, della necessità di affidare una ragazza di 14 anni ai Servizi sociali e di nominarne persino un tutore, mancando abusi e maltrattamenti e non avendo accertato la presenza di un quadro psicologico compromesso. Una simile decisione pregiudicherà irrimediabilmente la vita di una famiglia e la carriera di una giovane, che ha ben chiaro in mente cosa vuol fare “da grande” e che si è avviata con successo proprio sulla strada che le consenta di conseguire i traguardi agognati e di realizzare i propri sogni. Ci opporremo in ogni modo a questa ingiusta decisione”.