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Mamma troppo amorevole. Il tribunale allontana il figlio per 4 anni poi ci ripensa

“Il Tribunale per i minorenni di Trento ha emesso oggi un decreto in cui si esplicita l’incompetenza e inadeguatezza della giustizia minorile nel nostro paese e di alcuni servizi sociali della nostra Provincia”. Ad affermarlo è il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus, in una nota stampa.
“Nel corso dell’udienza il giudice ha affermato, con mio sconcerto, «ora la ‘palla’ passa ai genitori» – ci riferisce l’Avvocato Francesco Miraglia, legale della mamma – per prima cosa un bambino non è una ‘palla’ e secondo, non è assolutamente accettabile che un Tribunale chiuda una vicenda, che ha riguardato un bambino allontanato con la forza dai suoi genitori per 4 lunghi anni perché non sa in buona sostanza cosa fare”. Ancora più incredibile, prosegue l’Avvocato Miraglia, si legge sempre nella nota “…è che lo stesso Servizio Sociale che 4 anni fa aveva sollecitato l’allontanamento del bambino perché la mamma era troppo amorevole, oggi chieda la revoca del suo incarico”. il Servizio Sociale e il Tribunale per i minorenni “hanno sbagliato adesso o hanno sbagliato prima?” Probabilmente “…hanno sbagliato sia adesso che prima”, spiega l’avvocato. E prosegue: “Ciò che mi preoccupa sia come avvocato che come cittadino è la completa impunità di questi professionisti che sicuramente non pagheranno nulla per la sofferenza che hanno causato a questo bambino e alla sua famiglia per 4 anni. Mi auspico soprattutto – conclude l’avvocato – che l’operatore referente del caso in questione non si occupi mai più di minori e di famiglia.”
La vicenda che riguarda questo bambino e la sua mamma era iniziata con una perizia di una psicologa locale, “…una perizia – insiste – che alla luce degli eventi attuali ha evidenziato tutta la discrezionalità e fallacità di discipline quali la psichiatria e la psicologia. Secondo la Ctu, infatti, il bambino doveva essere sottratto perché la mamma era troppo amorevole e accuditiva. A nulla sono servite più di 30 dichiarazioni di conoscenti, incluso un monsignore e un consigliere provinciale, che sostanzialmente asserivano che il bambino stava bene ed era felice”. Dalle indagini era emerso che “…non c’era nessuna evidenza di abuso nei confronti del minore – spiega -, anzi secondo i documenti delle indagini effettuate sulla vicenda dal comando locale dei carabinieri, che stranamente risultano ancora congelate, le maestre del bambino hanno dichiarato che la consulente e l’assistente sociale avrebbero sostanzialmente tentato di persuaderle a dare un’immagine negativa della mamma, cosa che le maestre si sono rifiutate di fare dato che il bambino stava bene e non manifestava alcun segno di disagio”.
Nulla da fare, prosegue il legale “…la psicologa aveva sentenziato: il bambino andava allontanato dall’ambiente “pericoloso” (cioè la mamma amorevole) senza alcun reale segno di abuso, anzi in contrasto con le prove oggettive. Tralasciamo tutte le altre vicissitudini, errori, incongruenze, incluso il fatto che per oltre due anni dopo l’allontanamento il papà non ha mai visto il figlio – commenta il legale -, e veniamo a oggi e alla sconvolgente conclusione del Tribunale: “Ritenuto infine che, ferma la necessità di un sostegno psicologico per Lorenzo (nome di fantasia) e per ciascun genitore, la cui attuazione va rimessa all’auspicabile senso di responsabilità dei genitori, si reputa esaurita la funzione del Servizio Sociale quale affidatario del minore, in considerazione degli oggettivi limiti di poter incidere ulteriormente ed in modo produttivo su un assetto relazionale familiare strutturato e poco permeabile come quello formatosi tra la madre e il figlio e tenuto comunque conto della maturazione ed evoluzione acquisite da Lorenzo grazie al rapporto instaurato con gli educatori ed alla ripresa dei rapporti con il padre”. Il tribunale ha disposto: 1) la revoca del collocamento residenziale, 2) la revoca dell’affidamento educativo assistenziale del minore al Servizio Sociale, 3) la revoca del curatore speciale del minore”.
Se traduciamo la frase “in considerazione degli oggettivi limiti di poter incidere ulteriormente ed in modo produttivo” con “non sappiamo che pesci pigliare” e la frase “va rimessa all’auspicabile senso di responsabilità dei genitori” con “ora la palla passa a voi”, forse il decreto risulterà comprensibile anche a chi non conosce il lessico legale” fanno sapere dal comitato.
“Questo comitato si auspica, pertanto, che un Servizio Sociale e un Tribunale per i minorenni siffatti vengano rivisti prima possibile e soprattutto che venga inserito anche per questi professionisti il sacro santo principio secondo cui chi sbaglia deve pagare e non lavarsene le mani”.
 

“La Musica Cambia … L’Informazione a misura di Famiglia”

 Diritti Umani e Diritti dei Bambini a portata di tutti dal 14 giugno – a Padova – e via via in tutta Italia
 
 
“È una cosa straordinaria andare tra la gente e raccontare alle persone che Ognuno di Noi ha dei Diritti da far valere”.
Questo il pensiero dei protagonisti di un evento sensazionale, unico nel suo genere, ma che in realtà dà il via ad una serie di appuntamenti lungo tutta l’Italia.
La Sanremo Musica Classic e l’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare, infatti, stravolgono i canoni delle consuetudini, portando il dibattito sui Diritti Umani nei luoghi dell’agire quotidiano delle Famiglie e dei Giovani, intessendo tematiche importanti e linguaggi “a misura d’uomo” in una formula del tutto innovativa.
 
A Padova, dunque, il 14 giugno alle ore 16.00, presso il Centro Commerciale “Le Brentelle”, prenderà il via una sfida ambiziosa: incontrare le famiglie nei luoghi del consumo e raccontare, invece – tramite la musica, l’arte, la letteratura, il confronto con i professionisti – i Diritti Umani e i Diritti dei Bambini.
Saranno presenti Monia Gambarotto – promotrice e presentatrice dell’evento, sempre sensibile alla comunicazione dei Diritti Umani – la Presidente dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare, Vincenza Palmieri – psicologa e pedagogista familiare, anima concreta e passionale delle più importanti battaglie in difesa dei Diritti Umani Negati– Francesco Miraglia, Avvocato coraggioso, brillante e contro corrente; e poi ospiti dal mondo della cultura, dell’arte, del giornalismo e della musica.
I temi che la Prof.ssa Palmieri e l’Avv. Miraglia, ancora una volta uniti nelle battaglie civili, affronteranno in questo ciclo di incontri spazieranno dall’abuso diagnostico, alla sottrazione dei Minori, dal Diritto ad avere una Famiglia – la propria Famiglia – al Diritto all’apprendimento, dall’allontanamento dei Minori, alla Convenzione sui Diritti dell’infanzia, passando attraverso la Garanzia della Tutela.
Racconta la stessa Prof.ssa Palmieri: “Il vento di riforme e di cambiamento sociale – che dovrebbe prendere le mosse all’interno dei luoghi di Governo – se Questo è sordo o lento, non può che passare attraverso la Gente. Tanta Gente. Dal nord al sud, in un processo di unificazione che faccia da sfondo e da sostegno proprio a quei Diritti di Garanzia, Tolleranza e Giustizia Sociale, al fine di permeare il tessuto sociale di informazione e conoscenza”.
“Quello della tutela dei Diritti delle famiglie e dei bambini – aggiunge con forza l’Avv. Miraglia – è un punto importantissimo. Ecco perché riteniamo fondamentale sensibilizzare le persone sul problema degli allontanamenti facili: perché si ritorni ad agire basandosi sui fatti e non su preconcetti; perché sia chiara con ogni evidenza la necessità di una riforma seria del Sistema”.
In questo accostarsi di contenuti e linguaggi complementari, l’evento di Padova sarà, aperto dall’esibizione dal vivo di “Ally”, meravigliosa voce emergente appena tornata da un importante Contest in Cile, in cui ha rappresentato la Musica Italiana.
E sarà solo il primo di 15 incontri che vedranno l’intervento di artisti tra i più amati di oggi (Iskra Menarini, Povia, Nek e molti altri) e delle voci di domani, grazie alla collaborazione con la scuola “Altrocanto”.
Per parlare alle famiglie e ai ragazzi anche nei luoghi più comuni della quotidianità; perché i giovani di oggi, motore vitale di domani, se consapevoli dei propri Diritti siano in grado di prendere in mano la loro vita e questa Società, nelle scelte di ogni giorno, creando un mondo più giusto e più umano.
 
 
 
 
 
 

Finalmente a Trento tanto tuonò che piovve!!

Dopo il servizio delle Iene sul conflitto di interesse tra giudici onorari e strutture per minori e soprattutto dopo l’incredibile risposta o non risposta dei diretti interessati, sento il dovere come avvocato di fiducia dei casi a cui si è fatto riferimento nel servizio, di  informare l’ opinione pubblica.
Già il 3 agosto u.s., mi rivolgevo al Presidente della Struttura Padre Angelo per chiedere spiegazioni sul suo doppio ruolo anche e soprattutto tenendo conto di quanto sostiene la circolare del CSM art. 7 comma 6, 3◦ periodo 26 febbraio 2003, secondo cui il giudice minorile, all’atto della nomina deve impegnarsi a non assumere per tutta la durata dell’incarico, cariche rappresentative di strutture comunitarie ove siano inseriti  i minori dall’Autorità Giudiziaria e, se già riveste tale carica deve rinunciarvi prima di assumere le funzioni.
Tuttavia lo stesso Presidente non si è ancora  sentito in dovere di rispondere.
Ancora più scandalosa però è stata la risposta del dott. Mazza al giornalista delle Iene: “sul doppio ruolo, se è successo, si è trattato di un errore”.
Ma come è possibile accettare una risposta del genere soprattutto da chi in questi anni ha subito il collocamento in casa famiglia.
Come è possibile  che gli amministratori locali non si siano accorti di niente in questi anni nonostante i finanziamenti pubblici elargiti?
Anzi , qualcuno degli amministratori si  è sentito in dovere di intervenire per proporre una difesa d’ufficio alla stessa struttura.
Ancora una volta, purtroppo, dobbiamo constatare che nel nostro Paese che il vero scandalo è che nulla fa scandalo.
Sinceramente quanto raccontato dal servizio delle Iene, mi amareggia moltissimo sia come cittadino sia come avvocato.
Ancora più scandaloso è che tutto ciò accade sulla pelle dei bambini, di genitori e di famiglie che già di per se vivono situazioni disperate.
Mi auspico, a questo punto, che tutte le istituzioni sia politiche che giudiziarie diano delle risposte serie e concrete affinché siffatte situazioni non accadano più.
 
Mi auguro un intervento del Ministero della Giustizia affinché accerti come sia  stato possibile che per anni siano state violate precise direttive del CSM sulle nomine dei giudici onorari.
E’ inammissibile il comportamento di chi aveva il compito istituzionale di evitare  conflitti d’ interesse del genere e non l’ha fatto.
Non vorrei che ancora una volta ci trovassimo di fronte alle tre scimmiette della Garzanti: non vedo, non sento, non parlo.
 
 
Francesco Miraglia

Bimbo strappato alla madre troppo amorevole, torna a casa!

 

BIMBO STRAPPATO ALLA MADRE TROPPO AMOREVOLE, LASCIA LA COMUNITÀ E TORNA SPONTANEAMENTE A CASA

 

La Corte di Appello di Trento gli dà ragione

 

TRENTO. Quattro anni fa, quando aveva 9 anni, il Tribunale dei Minori di Trento lo aveva sottratto alla madre, affidandolo a una comunità. Un allontanamento drammatico, avvenuto mentre il bambino si trovava scuola, dove le assistenti sociali giunsero insieme ai vigili durante la ricreazione, per portarlo via. La madre, accorsa con la nonna appena saputo del provvedimento, aveva cercato in ogni modo di impedire che le venisse tolto il figlio. Le si imputava un eccessivo amore verso il bambino, un attaccamento ossessivo tale da non lasciarlo crescere nella sua individualità e, temendo i pericoli, di volerlo tenere lontano da tutto e da tutti, specialmente dal padre, da cui vivevano separati.

 

Per quattro anni il ragazzino aveva pertanto vissuto all’interno della comunità di accoglienza per minori, potendo incontrare la madre solo sporadicamente e durante colloqui protetti e vigilati.

 

Ma un diverso atteggiamento della madre, che nel frattempo ha iniziato a seguire una terapia psicologica, ha fatto sì che il ragazzino, in maniera del tutto autonoma, abbia deciso, dopo un incontro con la mamma, di non fare più rientro nella comunità, ma di rimanere con lei.

 

«Il ragazzo, ormai dodicenne, è sereno» dichiara l’avvocato Miraglia di Modena, che segue la madre, «accetta di vedere la mamma e anche il padre, cui si è progressivamente avvicinato. Il suo profitto scolastico è buono e anche il suo atteggiamento psicologico: il suo avvicinarsi alla madre, pertanto, ha effetti soltanto positivi. Per questo siamo ricorsi in Appello, una volta cadute le competenze del Tribunale dei Minori, essendo il provvedimento di allontanamento del ragazzo a carattere temporaneo».

 

La Corte di Appello di Trento ha dato ragione alla madre e al suo legale: il ragazzino, vista la serenità che ha raggiunto, potrà rimanere con lei, potrà continuare a vedere il padre ogniqualvolta lo desideri, sempre seguito dai Servizi sociali, che periodicamente dovranno relazionare al Tribunale i suoi progressi.

 

“Il Tribunale dei Minori spesso interviene con dei provvedimenti sulla base di principi che salvaguardino la sicurezza dei bambini» conclude l’avvocato Francesco Miraglia, «senza però entrare nella specificità delle situazioni. Il giudice avrebbe dovuto ascoltare il ragazzo, che aveva persino scritto una lettera al Presidente del Tribunale, chiedendo di poter rientrare a casa dalla madre. Se le procedure seguite dai Tribunali dei Minori sono corrette nella forma, dovrebbero però avere maggiore elasticità, valutando i casi nella loro specificità. Esattamente come si è comportata la Corte di Appello con questo decreto del 27 marzo scorso, che non si è limitata ad applicare la legge, ma ha dato ascolto alle richieste del ragazzino. Per tutto il tempo in cui il ragazzo è rimasto inascoltato e lontano da casa e per i danni e le sofferenze che tutto questo gli ha causato,  stiamo valutando di agire legalmente”

 

Tornano a casa i bambini sottratti mentre giocavano in strada

Mantova. Il Tribunale per i minorenni di Brescia ha disposto con decreto la “liberazione” di due bambini di un comune della Destra Secchia (Mantova) che nel marzo del 2013 erano stati allontanati dai genitori perché trovati per strada dai carabinieri del comando locale. I genitori, seguiti dall’avvocato Francesco Miraglia e da un’associazione di Verona, sono riusciti a chiarire i fatti e pochi giorni fa i bambini sono stati riportati a casa.
La vicenda ha inizio quando i bambini vengono trovati a dire dei Carabinieri su “una strada pubblica, infreddoliti e con abbigliamento non adeguato alla stagione”. In realtà i bambini giocavano per strada mentre i genitori erano a fare la spesa in un vicino supermercato.
Immediatamente gli stessi minori venivano trasferiti d’urgenza in una comunità per minori a oltre 30 chilometri di distanza. I genitori tornati a casa e non trovando i bambini si rivolgevano ai carabinieri e scoprivano che i loro figli erano stati allontanati. La vicenda si sarebbe potuta concludere con un po’ di buon senso, ma ormai la macchina amministrativa era partita. Nessuno obbietta qui sul comportamento scorretto dei genitori nel caso di specie, ma di fatto questi bambini sono stati relegati in una struttura, lontano dai loro cari, subendo un trauma che non potranno più dimenticare, senza aver subito alcun abuso e senza dei reali pregiudizi accertati. La mancanza di qualsiasi reale pericolo per i minori, come poi puntualmente accertato dal Tribunale, si sarebbe potuta appurare anche senza la sottrazione. A nostro avviso nella decisione hanno pesato molto le valutazioni soggettive di natura psicologica che purtroppo impregnano la giustizia minorile e i servizi sociali, e che sono alla base di molti, troppi, di questi “errori”. Qui le origini dei genitori hanno certamente influito sulla decisione, e forse sono stati giudicati per il loro aspetto e per la loro pelle, senza reali elementi oggettivi, salvo l’evento certamente riprovevole di presunto “abbandono”.
Secondo l’avvocato Miraglia: «La vicenda solleva innumerevoli dubbi su certi allontanamenti e sull’articolo 403 del codice civile che presenta degli aspetti di incostituzionalità, perché consente l’allontanamento di un minore senza l’intervento dell’autorità giudiziaria. Constatiamo ancora una volta la superficialità con cui vengono prese delle decisioni gravissime a “tutela” dei minori che poi, in caso di errore, a causa della lentezza della giustizia italiana, si trascinano per anni causando danni insanabili ai minori sottratti ingiustamente. La giustizia minorile andrebbe riformata.»
Questi genitori possono dirsi “fortunati” di aver risolto la vicenda in un solo anno perché la media è di circa due o tre anni. È giunta l’ora di ammettere che in Italia esiste lo scandalo degli allontanamenti facili con circa 32.000 bambini sottratti alle famiglie, rispetto ai 7.700 della Francia per esempio. Secondo una ricerca della regione Piemonte la percentuale di bambini sottratti senza motivi gravi o accertati è di circa il 70% e anche altre ricerche rivelano dei dati preoccupanti. A questo si aggiunge il giro d’affari delle strutture per minori che va da 2 a 4 miliardi di euro l’anno con rette da 100 a 400 euro AL GIORNO per bambino, il che solleva dei forti sospetti sui motivi alla base di questi numeri allarmanti. Recentemente anche l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza, nella conferenza stampa di presentazione di un disegno di legge che chiede maggiori controlli sugli affidi, sulle case famiglia e sul fenomeno degli “allontanamenti facili” ha dichiarato: «Ho avuto davvero tante, tante, tante segnalazioni come presidente delle commissione infanzia e adolescenza.»
Ci auguriamo che questo disegno di legge venga approvato presto e che porti chiarezza e giustizia in un settore in cui, a nostro avviso, tramite valutazioni soggettive e opinabili, psichiatri, psicologi e assistenti sociali spesso inducono il Tribunale dei minori a prendere provvedimenti drastici e drammatici, sottraendo i figli alla famiglia, collocandoli nelle comunità, mettendoli poi sotto indagine, analisi e quant’altro. Nel caso dell’articolo 403 possono farlo senza neppure chiedere al giudice. Noi sosteniamo che la sottrazione dovrebbe avvenire solo sulla base di fatti gravi ed accertati o solo dopo l’acquisizione di prove oggettive attendibili, che le perizie e relazioni di natura psicologica-psichiatrica dovrebbero avere solo valore di opinione e che si dovrebbe procedere ad accertare i fatti prima che possa avvenire la sottrazione dei bambini alla famiglia.
 
CCDU Onlus

“La Terra dei Fuochi brucia di impegno sociale”

“La Terra dei Fuochi brucia di impegno sociale”
Brucia di un fuoco che illumina, rischiara, scalda. Così come la gente che la abita,  la ama e  la protegge.
Quando le Riforme Sociali sono una realtà e gli Amministratori si dimostrano sensibili e lungimiranti, il Bene Sociale, la Giustizia ed il Sapere si incontrano, dando vita ad un richiamo a cui non si può resistere
I Sindaci e le Giunte dei Comuni di Piedimonte Matese, San Potito Sannitico, Baia Latina, Pratella, Valle Agricola, Alife, Santa Maria Capua Vetere, Alvignano, Carinola, Gioia Sannitica, Faicchio ed il Parco Regionale del Matese, con l’adesione al Programma “Mai più un bambino…”, affermano quel “Coraggio di Vincere” necessario di cui di cui la Prof.ssa Palmieri parlava già nel 2007 – nell’omonima pubblicazione – e che rappresenta lo spirito di fondo da cui nasce lo stesso Programma.
“…  vincere è possibile – si legge. – Certo, è più semplice aspettare che qualcosa accada. Ma aspettare rende tristi e può portare al fallimento. Mentre aspettiamo c’è sempre qualcun altro che sta decidendo e agendo per noi. Per cambiare, per migliorare per vincere – qualunque sia la nostra battaglia – è necessario fare, comunicare, chiedere tentare, mettersi in gioco, decidere, agire e raccogliere – step by step – le nostre piccole vittorie. Perché per vincere ci vuole coraggio. Ed il coraggio è la nostra libertà”.
Questi Comuni, dunque, affermano proprio questa stessa libertà condividendo i punti fondamentali del Programma sulla tutela dei Minori in merito ad interventi di screening diffuso in ambito scolastico, sul divieto di sottoporre i Minori al TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) o di somministrare psicofarmaci ai bambini ricoverati in Case Famiglia come prassi di contenimento, circa il controllo sull’accanimento diagnostico e terapeutico con psicofarmaci verso bambini in condizione di disagio familiare, sociale, scolastico e/o ambientale, promuovendo l’istituzione di una Commissione di vigilanza e monitoraggio in ambiti inerenti i Minori in condizioni di disagio e la creazione di un database sui Diritti Umani Negati e sugli abusi e maltrattamenti ai Minori d’Italia
Per questa ragione, gli stessi Comuni patrocinano l’evento importante organizzato in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare che si terrà il 22 febbraio 2014 – ore 15.30 – a Piedimonte Matese, presso il Museo Civico R. Marrocco: il Convegno “Nuovi saperi: metodologia di studio e tecniche per imparare come prevenzione e terapia delle Difficoltà di apprendimento.  Adolescenti e abuso di psicofarmaci”, con l’intervento  della Prof.ssa Vincenza Palmieri, dell’Avv. Francesco Miraglia, della Principessa Amelia Izzo d’Aragona, della Prof.ssa Paola Gravela e del Vice Presidente Inpef Dott. Pier Bonici, oltre alla graditissima presenza dell’Avv. Enzo Cappello, Sindaco di Piedimonte e  della Dott.ssa Raffaella Martino, Direttore Scientifico del Museo Civico.
Quando il fuoco brucia e l’impegno è tanto, ecco che si muovono tutte le forze in gioco. Così, gli studenti del Liceo Psicopedagogico incontreranno in mattinata l’INPEF presso l’Aula Consiliare del Comune di Alvignano, per sottoporre domande circa il loro presente e futuro, circa i valori che devono animare la loro terra e la loro vita; così come, nel pomeriggio, invece, nel momento più Istituzionale, verrà a portare il proprio sostegno anche la Consigliera del Comune di Trento Gabriella Maffioletti, grazie al cui interessamento il Programma “Mai più un bambino…” è stato oggetto di delibera comunale.
Sarà, inoltre, graditissima l’annunciata presenza dell’Ordine Sovrano Militare del Tempio di Jerusalem, nelle persone di Maurizio Palmisano, Luogotenente del Gran Priore d’Italia, e dell’Ambasciatrice per l’America Latina Nidia Yaneth Garcia.
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Un fuoco che brucia in tutta Italia e che guarda lontano, dunque, quello delle Riforme Sociali; perché “per far cambiare il vento, bisogna soffiare forte, non bisogna fermarsi mai e non si può essere soli

IL PROGETTO “MAI PIU’UN BAMBINO” CONTRO L’USO DEGLI PSICOFARMACI SUI MINORI APPRODA A PIEDIMONTE MATESE

Locandina-page-001Dopo l’adesione dei comuni di LimenaStrambino, Baia Latina,  San Potito Sannitico e Trento, una  nuova amministrazione, quella di Piedimonte Matese (seguita da
Pratella, Valle Agricola, Alife, Santa Maria Capua Vetere, Alvignano, Carinola, Gioia Sannitica, Faicchio ed il Parco Regionale del Matese) aderirà al programma nazionale sociale “Mai più un bambino”.
Si tratta di un progetto piuttosto articolato, volto alla tutela dei minori che ribadisce l’importanza da parte degli operatori del settore di vietare ai bambini la  somministrazione di psicofarmaci come prassi di contenimento (anche qualora siano ricoverati in Case famiglia), di sottoporli al Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) (richiesto in situazioni di urgenza clinica, dovuta a patologie psichiatriche a tutela della sicurezza e salute pubblica del paziente e della società), che punta ad un controllo dell’accanimento diagnostico e terapeutico con psicofarmaci verso i piccoli che si trovano in condizione di disagio familiare, sociale, scolastico e/o ambientale e che punta alla creazione di un database sui diritti umani negati e sugli abusi e maltrattamenti sui minori in Italia oltre ad una serie di interventi di screening diffuso in ambito scolastico.
Promotori dell’iniziativa racchiusa nel libro “Mai più un Bambino (Armando Editori – Roma 2013) sono, da oltre un anno, l’avvocato Francesco Miraglia del Foro di Modena, la prof.ssa Vincenza Palmieri coautori con il già ministro Antonio Guidi. Un progetto quindi volto ad evitare che molti minorenni (bambini ed adolescenti) con difficoltà nell’apprendimento scolastico possano essere considerati malati e sottoposti a cure con psicofarmaci.
Ed è proprio di queste tematiche che si parlerà il prossimo 22 febbraio dalle ore 15.30 alle ore 18.30 a Piedimonte Matese (CE) presso la sala convegni del “Museo Civico “R. Marocco”, in largo San Domenico 2,  nell’incontro dal titolo “Nuovi Saperi: Metodologia di Studio e Tecniche per Imparare ad imparare come prevenzione e terapia delle Difficoltà di Apprendimento. Adolescenti ed Abuso di Psicofarmaci.
 “Si tratta di un progetto importante – spiega l’avvocato Miraglia – che illustreremo oggi non solo in questa conferenza ma che porteremo anche nelle scuole affinché i ragazzi ma anche i bambini capiscano che spesso le difficoltà legate allo studio, il senso di stanchezza, pesantezza, la svogliatezza non sono sempre e solo da ricollegare a disturbi psichici della persona ma possono essere superati e risolti con una opportuna e specifica didattica senza l’utilizzo e, spesso l’abuso da parte dei medici di psicofarmaci o dell’intervento del Tribunale per i Minorenni. Un messaggio importante che oltre a coinvolgere gli adulti quindi si rivolge direttamente, con parole e contenuti adatti, ai diretti interessati”.
L’incontrò, organizzato dall’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare (I.N.PE.F) di Roma con il patrocinio del comune di Piedimonte Matese vedrà la partecipazione del sindaco della cittadina, l’avvocato Enzo Cappello, del Direttore Scientifico del Museo Civico Marrocco, dott.ssa Raffaella Martino, del vice presidente dell’I.N.PE.F. Pier Bonici oltre che della dott.ssa Amelia Izzo, responsabile delle Relazioni istituzionali dell’I.N.PE.F, della Prof.ssa Vincenza Palmieri, presidente dell’I.N.PE.F, dell’avvocato Francesco Miraglia, esperto di Diritto di Famiglia e Diritto Minorile e della Prof.ssa Paola Gravela, responsabile I.N.PE.F. per il Superamento dei DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento).
 

MAGGIORI CONTROLLI SUGLI AFFIDI E SULLE CASE FAMIGLIA

imagesRoma. Una forma efficace di controllo sulle case famiglia, attraverso un monitoraggio quantitativo e qualitativo è l’obiettivo della proposta di legge dell’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza, illustrata ieri a Roma durante l’evento “Affidamento temporaneo: abuso o tutela?” – il fenomeno degli “allontanamenti facili”, Il convegno, tenuto questa mattina nella sala Moro della Camera dei deputati, ha visto la partecipazione dell’avvocato Francesco Miraglia che è intervenuto denunciando il sistema e portando dei casi concreti: “Uno dei problemi è chi controlla i controllori, quando ci sono delle case famiglia gestite da qualcuno che è anche stato condannato per terrorismo a 17 anni di reclusione e oggi è gestore di due case famiglia e sottoposto a procedimento penale, c’è qualcosa che non funziona. Io sto aspettando dalla Regione Emilia Romagna da più di un mese per sapere chi decide e chi da l’autorizzazione per aprire una casa famiglia.
Oppure in Abruzzo se qualcuno che ha subito dei procedimenti penali per maltrattamenti ha chiuso da una parte una casa famiglia e ne ha aperta un’altra, c’è un problema.  O quando ad esempio a Trento più di qualche giudice onorario è presidente della cooperativa che gestisce la casa famiglia e poi successivamente è giudice onorario e partecipa alla camera di consiglio su quel caso, un problema c’è.Il problema sta anche nel tribunale dei minorenni dove c’è un certo automatismo tra le relazioni dei servizi sociali, la richiesta della procura e il provvedimento. Viene prima allontanato il minore e poi passano mesi per fissare le udienze in cui i genitori e l’avvocato possano dire la propria. Sono questi i problemi. Perché diceva prima la mia collega un bambino da Sassari viene messo in Umbria (in una comunità che ci costa 428 euro al giorno)? Come è possibile che un bambino di Bolzano, di madrelingua tedesca, sia collocato a Forlì? Ma scusate, ma a Bolzano o nel Trentino non ce ne sono case famiglia, perché a Forlì? A me mi verrebbe da dire che è più una questione di soldi (e questa comunità costa circa 350 euro al giorno). Noi siamo qui perché c’è un giro d’affari di 1 miliardo e 700 milioni di euro sulla pelle dei minori, quindi è inutile che ce la raccontiamo.” Anche in base alle segnalazioni di Miraglia l’onorevole Brambilla ha presentato un disegno di legge per l’istituzione di un osservatorio indipendente costituito da non più di quindici esperti di comprovata esperienza nel settore del diritto di famiglia e minorile, ma anche persone che fanno parte delle associazioni che sono sul campo. L’osservatorio dovrà essere dotato degli opportuni poteri per avere finalmente una conoscenza adeguata della quantità e qualità delle strutture, essere uno strumento efficiente di valutazione e per dare risposte rapide e risolutive quando emergono carenze o abusi, nonché avere la possibilità di intervenire con efficacia.

L’avv. Francesco Miraglia riferisce in Commissione Infanzia

In seguito all’interpellanza parlamentare  presentata dal Presidente della commissione  infanzia  Michela Maria Vittoria Brambilla su tema: case-famiglia,  minori, allontanamenti e Tribunale per i Minorenni,  si terrà giovedì 13 febbraio dalle 9.30 alle 12 presso la sala Aldo Moro della Camera dei Deputati una conferenza stampa sul argomento.
Sul tema sarà relatore il noto legale Modenese Francesco Miraglia che da anni si occupa a livello nazionale della difesa, tra l’altro, di quei nuclei familiari a cui molto spesso vengono allontanati i figli dalle istituzioni.
Il legale riferirà, attraverso la sua esperienza  sulle varie segnalazioni e denunce di sospetti maltrattamenti o abusi su minori, bambini ospitati in case-famiglia dalle condizioni igieniche intollerabili, allontanamenti “troppo facili” dai nuclei familiari, fiumi di denaro pubblico speso senza trasparenza.
Secondo lo stesso  Miraglia: sono numerosi gli abusi e le violazioni che caratterizzano da alcuni anni l’attività dei Tribunali per i minorenni, che molto spesso servendosi di relazioni superficiali e approssimativi dei servizi sociali allontanano i minori dalle propri famiglie senza se e senza ma!
Molti, inoltre, sono i casi i di maltrattamenti e abusi che i minori subiscono nelle varie case famiglie che sono dei veri e propri orfanatrofi senza controllo e senza vigilanza.
In sostanza, lo stesso avvocato da anni sostiene la necessità di un vero è proprio  censimento diretto alla rilevazione esatta delle sopra indicate residenze presenti su tutto il territorio; un sistema di rilevazione articolata dei dati sulla condizione dei bambini allontanati dalle proprie famiglie ed un monitoraggio periodico sulle strutture residenziali di accoglienza.
Occorre istituire, inoltre, un apposito registro degli affidamenti temporanei; se risultino indagini penali in corso al fine di accertare eventuali negligenze, responsabilità o comportamenti illeciti dei gestori e degli operatori; nuovi e più rigorosi meccanismi di controllo, anche attraverso organismi indipendenti, per garantire la sicurezza e la protezione dei minori nelle comunità; verifiche periodiche sulla sussistenza delle condizioni di idoneità e agibilità dei luoghi adibiti a casa famiglia e dei requisiti di legge; misure tempestive “per rendere trasparente la gestione dei fondi pubblici stanziati per l’ accoglienza dei minori nelle strutture residenziali”; provvedimenti per superare l’attuale frammentazione delle competenze e per una migliore distribuzione delle risorse sul territorio.
M.D
 
 
Francesco Miraglia:
Avvocato del Foro di Modena, Cassazionista-penalista, esperto di Diritto di Famiglia e Diritto Minorile;giornalista-pubblicista; mediatore familiare (Iscra di Modena 2012); mediatore criminale e inteligence nell’investigazione (Istituto Universitario dell Mediazione Vibo Valentia 2013); docente e direttore di master all’INPF (Istituto Nazionale Pedagogia Familiare) Roma; presidente Comitato Scientifico Associazione “Pronto Soccorso Famiglia” Milano; medaglia d’oro Premio internazionale “Maison des Artistes” 2012 per l’impegno sociale, conferito presso l’Università La Sapienza Roma.  Nel 2008 è stato premiato dal Comitato Cittadini Umani per l’impegno proficuo nella tutela dei diritti degli svantaggiati e , in particolare nella sorveglianza dei diritti fondamentali delle persone, (Milano). Nel  2011 è stato conferito  dell’Alto riconoscimento “OGNI BAMBINO E’ UNA STELLA” (Verona)
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L’esperto: “Migliaia di bambini iperattivi o ‘troppo amati’ vengono sottratti alle famiglie. Legalmente”

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30 gennaio 2014 0 commenti di 

L’eccessiva o sproporzionata cura del minore, una casa disordinata, un bambino poco attento a scuola, i suoi commenti sui genitori che litigano sono tutte potenzialimotivazioni che potrebbero far allontanare il bambino dal nucleo familiare di origine. Con una modalità che lascia perplessi.
Come spiega Francesco Miraglia, avvocato modenese specializzato in casi di bambini tolti alle famiglie, è sufficiente una segnalazione dei Servizi Sociali arrivata alla Procura della Repubblica per far sì che una richiesta di allontanamento del bambino al Tribunale dei Minori si trasformi in un provvedimento: ”Manca tutta la parte dedicata a una giusta istruttoria – racconta il legale che ha anche un sito internet nel quale riepiloga i casi a lui sottoposti -. Dopo che arriva una segnalazione si dovrebbe indagare e verificare i fatti riportati. Si devono convocare le parti, far parlare l’assistente sociale, valutare il perché della sua segnalazione e confrontarla con la realtà in cui è inserito il bambino. Inoltre chiamare a colloquio gli avvocati, la famiglia e in caso in cui il bambino sia capace di intendere e di volere, richiedere anche la sua testimonianza”. L’avvocato Miraglia aggiunge anche che l’allontanamento debba essere immediato nei casi di violenza ma non in quelle situazioni in cui si parla di bambini iperattivi, di case disordinate o di genitori che litigano. In tutte queste situazioni si devono andare a verificare le reali condizioni in cui vive il minore.
Molto controversa e clamorosa la vicenda, seguita dallo stesso legale emiliano, di un bambino di Bolzano prelevato da scuola e trasferito in una comunità di Forlì senza vedere per mesi i genitori. La ‘colpa’ del piccolo è quella di essere iperattivo. Il punto critico del sistema sono i tribunali dei minori: “A mio parere – osserva Miraglia – quello di Bologna funziona male”. Se Sparta piange, Atene di sicuro non ride: “La situazione della nostra regione è perfettamente in linea con il resto dell’Italia, se non peggio”.
Oggi in Italia, fa sapere il giurista modenese, il giro economico dietro ai bambini dati in affido è di circa 170 milioni di euro. “Un vero e proprio mercato, che costa ogni giorno dai 100 ai 300 euro a caso – puntualizza -. Non considerando il fatto che i bambini nelle case-famiglia o nelle famiglie affidatarie non sono sempre soggetti a verifiche che attestino l’esistenza di un contesto adatto e di qualità per la crescita del bambino stesso”.
Nel momento in cui è in atto un provvedimento di questo tipo non si può ricorrere alla Corte di Appello, perché il provvedimento è definito provvisorio e quindi il ricorso è inammissibile: “Si tratta di ‘adozioni mascherate’, perché cinque o sei provvedimenti di questo tipo, uno dopo l’altro, vanno a immobilizzare la situazione e a far sì che questo bambino non torni più a vivere con la sua famiglia di origine”. Sono pochissimi infatti i minori che fanno ritorno in famiglia, la maggior parte rimangono nelle strutture apposite fino al raggiungimento della maggiore età. Bambini imprigionati dalle regole, trattati con una durezza che non di rado il sistema risparmia agli adulti.
“Di sicuro c’è un problema strutturale, poco personale, tanti casi da osservare, ma sono tante le cose che non quadrano – prosegue -. Come è possibile, ad esempio, che una bambina venga adottata dagli stessi educatori che l’hanno fatto allontanare dalla madre? Mi riferisco al caso forlivese. Quella mamma ha tutto il diritto di dire ‘chi mi ha giudicato adesso ha mia figlia!’”.
L’avvocato Miraglia intravede però un barlume di speranza grazie alla nuova presidenza del Tribunale dei Minori di Bologna, affidata al dottor Giuseppe Spadaro: “Speriamo che con questo cambiamento ci sia un’apertura in questo senso”.
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