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Bimbo sequestrato in comunità blitz dell’Assessore Caucino e della Garante C.: vuole tornare a casa dalla sua mamma

Torino  20 Maggio 2022, C. è un bambino del Torinese che vive “sequestrato” in una comunità terapeutica nella quale è stato confinato due anni fa.

Tutto nasce dalle lamentele della madre del bimbo disabile, che evidenziava l’incapacità di gestire l’iperattività del figlio, da parte della scuola che frequentava.

Invece di fornire un supporto alla famiglia, il Tribunale Per i Minorenni del Piemonte e Valle d’Aosta da più di 2 anni, ha confinato il bimbo dentro la comunità terapeutica, da cui non esce nemmeno per andare a scuola.

Da anni il bimbo non vede nessuno, nemmeno la mamma, inoltre viene regolarmente sedato con i farmaci.

“È un manicomio per bambini mascherato???” dichiarava l’Avvocato Miraglia, legale della madre di C. in un articolo pubblicato dopo averlo intervistato lo scorso Dicembre 2020.

Una madre disperata che per essersi recata in questa comunità con l’intento di poter vedere il suo bambino, o anche solo per poter sentirne la voce, è stata denunciata dagli stessi operatori della comunità, manco fosse una criminale.

Proprio per il legame della struttura con la Diocesi in questione, l’Avvocato Miraglia, l’anno scorso scrisse e pubblicò, una lettera destinata a Papa Francesco, di cui riportiamo uno stralcio :

«Sua Santità – prosegue l’avvocato Miraglia nella sua lettera – non è possibile trattare una mamma alla stessa stregua di un criminale, solo perché rivendica l’amore per il proprio figlio”.

“Ancor più grave è questo atteggiamento arrogante e prepotente, assunto dagli operatori che lavorano ed operano in una struttura di proprietà della Diocesi”.

“Ben sappiamo dei suoi tanti impegni, tanti sono i suoi pensieri, ma con tutto l’amore di Dio le chiediamo di dedicare un secondo della sua giornata a questo piccolo, che non vuole altro che riabbracciare la sua mamma”.

“Sua Santità, il mio studio legale da anni combatte contro il sistema degli affidamenti illeciti, contro l’alienamento dei minori dai propri genitori e contro questo mercato fatto sulla pelle dei bambini”.

“Mai avrei pensato di combattere contro chi opera in nome della Famiglia, dell’Amore e della Misericordia dei bambini”.

Ieri l’Assessore Regionale alla Famiglia Chiara Caucino, insieme al Garante per l’Infanzia, si è recata presso la struttura Paolo VI, dove da anni è rinchiuso C.

Un blitz istituzionale, dal quale sono emerse delle verità che da molto tempo sia l’Avvocato Miraglia, nella sua difesa, che l’Associazione Graziani Adelina, portano avanti.

In primis l’Avvocato Miraglia, l’Associazione Graziani Adelina, nella persone del Presidente Riccardo Ruà e la Vice Presidente Rachele Sacco, (e noi della testata che ci siamo occupati di alcuni articoli in merito alla situazione del bambino) vogliamo ringraziare, l’Assessore Caucino, per essersi prodigata in tal senso.

Anche l’Assessore Caucino insieme alla Garante per l’Infanzia Ylenia Serra, hanno appurato che il bambino chiede espressamente di poter ritornare a casa dalla sua mamma.

Una frase quella pronunciata da C. che noi conosciamo molto bene, una volontà che il povero bambino non ha mai smesso di esternare, pur vivendo in una realtà costrittiva, e di sedazione continua.

Ciò che chiede C. non è mai stato preso in considerazione, questo ci turba molto, e ci addolora apprendere che da molti anni il bambino soffre per questa ingiustificata reclusione, seppur né lui né la sua mamma si siano mai macchiati di alcun crimine.

Il bambino da anni non va più a scuola, non può parlare, e nemmeno ricevere l’affetto dalla sua famiglia, a lui è stato precluso tutto.

Dal blitz, che fece l’Associazione Graziani Adelina, che si occupa anche di Malasanità, emersero dei fatti a dir poco sconvolgenti.

Un medico della struttura, non solo non volle riceverli, ma asserì in presenza anche di testimoni, che il bambino non voleva vedere la sua mamma, in quanto ne aveva paura.

Un’affermazione questa che non corrisponde al vero, in quanto C. non ha mai smesso di amare la sua mamma, che tanto lo ama a sua volta.

Una madre amorevole, grande lavoratrice, che meritava un trattamento diverso, piuttosto che la privazione del figlio.

Una donna senza precedenti penali, una brava persona con una famiglia altrettanto integerrima, che si è vista strappare il suo bambino.

Era un normalissimo giorno di scuola per C. e non fosse che quando la sua mamma lo va a riprendere a scuola, e scopre che il bambino non c’era più, lo avevano portato via, per segregarlo in questa comunità.

Pensate a come possa essersi sentita questa madre, nell’apprendere tale abominio.

  1. aveva raccontato alla sua mamma che a scuola veniva addirittura bullizzato, e che i genitori degli altri alunni si erano uniti per fare in modo che il bambino non frequentasse più quella scuola.

Questo bimbo non è un mostro ve lo assicuriamo, è un bambino che oggi ha solo 9 anni, affetto da una disabilità, ma che può essere aiutato, non di certo ghettizzandolo, e togliendogli la famiglia.

 

Richiesta la nomina dell’amministratore di sostegno ad una mamma per aver chiesto gli alimenti per il figlio all’ex compagno

FERRARA (5 maggio 2022). Una vicenda particolare, per non dire assurda, ha come protagonista una donna di Ferrara: la quale si è rivolta al tribunale per ottenere le somme per il mantenimento del figlio che l’ex marito da tempo non versava. La felicità di aver vinto il procedimento si è spenta con la doccia fredda del provvedimento richiesto nei suoi confronti: il giudice e il pubblico ministero hanno chiesto che ad occuparsi di lei sia d’ora in poi un amministratore di sostegno, poiché «incapace di provvedere ai propri interessi di natura economica, si rende necessario provvedere alla nomina di un amministratore di sostegno che possa rappresentare la predetta nel compimento degli atti di quotidiana gestione». E a rincarare la dose, inspiegabilmente, il giudice dell’esecuzione avrebbe richiesto persino di sottoporre la donna a perizia medico-legale psichiatrica e alla sua segnalazione al centro di igiene mentale di Ferrara.

«Una vicenda allucinante – dichiara l’avvocato Miraglia – che vede questa donna colpita da un provvedimento inutile, che la priverebbe della possibilità di gestire il proprio denaro e di disporre della sua vita come meglio crede. E tutto sulla base del pronunciamento di un giudice che non ha mai incontrato né la signora, né noi che come studio legale la rappresentiamo. Una richiesta emessa sulla base di alcuni documenti presentati dall’ex compagno e che nulla hanno a che vedere con questa causa, intentata dalla signora per ottenere il pagamento della somma che l’ex marito non ha versato per il mantenimento di loro figlio. Causa per altro vinta proprio dalla signora stessa».

Come spesso succede la coppia, in grossa conflittualità, in sede di separazione si era denunciata a vicenda: tutte denunce che, nel caso della signora, sono cadute nel vuoto, tanto che la sua fedina penale è illibata. Ma a quanto pare il pubblico ministero avrebbe usato quelle vecchie denunce per screditare la signora agli occhi del giudice dell’esecuzione.

«In pratica la mia assistita – prosegue l’avvocato Miraglia – per aver avviato un procedimento di pignoramento verso l’ex marito che non corrispondeva il mantenimento a loro figlio, si è trovata a subire la richiesta di essere assistita da un amministratore di sostegno per gestire i suoi beni e considerata come malata psichiatrica. E senza che il giudice l’abbia mai vista in faccia e sulla base di documenti vecchi, non aggiornati e che nulla c’entrano con questo procedimento. Abbiamo scritto allora al Presidente del Tribunale di Ferrara, chiedendogli se la vicenda in questione si profili come un abuso, perpetrato ai danni di questa signora, oppure se si tratti di una prassi consolidata in tutti i procedimenti come questo. La signora, istruita e incensurata, è assolutamente in grado di intendere e volere e di provvedere a sé: in questo periodo si sta occupando a tempo pieno della madre invalida, a dimostrazione del fatto che le illazioni avanzate dal tribunale sul suo conto siano assolutamente prive di fondamento. Al Presidente del Tribunale di Ferrara chiediamo quindi di intervenire per capire su quali basi e con quali competenze il giudice dell’ esecuzione abbia ritenuto la signora passibile di procedimento psichiatrico e abbia quindi emanato un simile provvedimento, dal momento che la mia assistita non ha mai avuto un trattamento psichiatrico, non è in cura da nessun terapeuta né centro di salute mentale, ed è totalmente incensurata».

In tutta questa vicenda non si capiscono né il presupposto né la finalità di tale procedimento e ciò induce a pensare di essere davanti a un vero e proprio abuso, che si concretizza nell’esercizio anomalo da parte del giudice dell’esecuzione e del pubblico ministero del potere di incardinare un procedimento privo di fondamento e che limita in modo consistente i diritti di questa donna, senza alcuna ragione.

Quattro Giudici e un Avvocato denunciati per abuso d’ufficio a L’Aquila

Avvocato Miraglia: «Il ministero indaghi su come il Tribunale per i minorenni  amministra la giustizia»

 

L’AQUILA. Psicoterapeuta di una minore la prepara per un incidente probatorio contro il padre in Tribunale e poi presenzia a discutere del caso come componente, in qualità di Giudice onorario, del Collegio giudicante.

Un fatto grave perché mina l’imparzialità di chi è chiamato ad assumere importanti decisioni che cambieranno per sempre la vita dei minori. E ancor più grave poiché gli altri tre giudici componenti del Collegio, pur a conoscenza del conflitto d’interesse in atto, hanno comunque fatto partecipare la terapeuta/Giudice e sulla vicenda l’avvocato tutore della ragazzina non ha fatto una piega né ha mosso un dito.

A nulla sono valse le reiterate proteste dei genitori per la sentenza “viziata” da troppe irregolarità: alla fine, inascoltati, si sono visti costretti a denunciare per abuso d’ufficio la psicologa/Giudice, gli altri tre Giudici del Collegio e la tutrice dei figli.

«Oltre alla querela» dichiara l’avvocato Miraglia, al quale si sono rivolti i genitori «abbiamo portato l’esposto all’attenzione del Csm, della Procura generale presso la Cassazione e al Ministero della Giustizia.

Se è così che al Tribunale per i Minorenni de L’Aquila si amministra la giustizia, è opportuno che le istituzioni indaghino ed esaminino gli atti. Noi speriamo che sia un caso unico e isolato, ma se ce ne fossero altre di situazioni simili occorrerebbe qualcuno faccia le opportune verifiche».

Milano: denuncia l’ex compagno per presunti abusi su i due figli le tolgono i bambini

 Avvocato Miraglia:  «Ma a chi giova tutto questo?»

 MILANO (25 febbraio 2022). Una madre attenta e premurosa si è accorta subito che certi atteggiamenti troppo “sessualizzati” della sua figlia maggiore, che all’epoca aveva appena 4 anni, non rientravano nel concetto di “normalità” e andando a fondo ha scoperto, dal racconto dei bambini, che il padre presumibilmente abusava di loro. Con grande coraggio ha denunciato il compagno e si è allontanata da casa per mettere al sicuro i suoi due figli di 4 e 2 anni, ma con quale risultato? A parte una prima archiviazione del caso, la cosa altrettanto grave è che le hanno tolto i bambini per collocarli in una comunità. Bambini traumatizzati e così piccini lontani da casa stanno davvero molto male: hanno frequenti incubi la notte e bagnano il letto nel sonno. «Ma a chi giova tutto questo?» domanda l’avvocato Miraglia, cui la donna si è rivolta. «In questa situazione non si sta aiutando proprio nessuno. Quando le donne non denunciano i mariti abusanti vengono per lo più ritenute corresponsabili e denunciate a loro volta: quando invece con grande coraggio la querela la sporgono, si trovano private dei figli. Ma che giustizia è?». Necessita ora, per la tranquillità dei due bambini, che rientrino al più presto a casa dalla mamma. Tre anni fa la donna si era accorta che la bambina aveva comportamenti troppo sessualizzati, troppo espliciti con gli adulti di sesso maschile, e che era coinvolto anche il fratellino più piccolo. Una prima denuncia contro il marito è caduta nel vuoto in quanto è stata archiviata e l’uomo, pertanto, ha continuato a vedere i figlioletti. Ripetendosi però gli abusi, la donna si era recata al pronto soccorso e i medici da lì, sentita la bambina, avevano inviato segnalazione all’autorità giudiziaria. Da allora all’uomo è stato impedito di vedere i bambini da solo, ma purtroppo pure alla madre è vietato stare coi figli. «L’allontanamento dei bambini dalla mamma non sta loro giovando» prosegue l’avvocato Miraglia, «manifestano profondo disagio, che non fa che peggiorare la loro già fragile condizione psicologica determinata dagli abusi. Ma soprattutto perché punire questa donna che ha solo cercato di mettere in salvo i suoi bambini? Se al padre è stato impedito di vedere i figli, forse un fondo di verità sugli abusi c’è: ma la mamma, invece, non ha fatto nulla. Ancora più incredibile è stata la decisione del Tribunale per i minorenni di Milano che ha disposto l’allontanamento e gli incontri protetti madre/figli.

Tutto questo a chi giova!!!!

Lo Studio Legale Miraglia, apre una sede Madrid !

Secondo quanto è affermato in un report dell’organizzazione internazionale Save the Children, tra il 10 e il 20% della popolazione in Spagna ha sofferto di un certo tipo di abuso sessuale in età infantile. Le vittime, in genere, soffrono di maltrattamenti per circa 4 anni, solo il 15% delle scuole in cui i bambini riportano le loro esperienze informano le autorità competenti e circa il 70% dei casi che vengono trattati a livello legale giungono ad un processo orale. Secondo quanto è affermato nella relazione, il numero dei minorenni implicati è quadruplicato nell’ultimo decennio. Nonostante ciò, soltanto 5 regioni autonome hanno un servizio libero e accessibile a tutti per le vittime di abuso e, malgrado la presenza dei servizi per la protezione infantile, nel 2007 sono stati registrati 800000 casi di violenza domestica. Nell’ultimo anno, sono stati circa 50000 i bambini presi in carico dall’assistenza statale, un numero consistente dovuto principalmente al fallimento dei programmi di supporto famigliare. In Spagna i bambini possono essere presi in carico dai servizi come misura precauzionale, un fatto che accade quattro volte più frequentemente della vicina Francia. La decisione di allontanare i figli dai genitori non è determinata dai giudici, ma dagli operatori sociali e spesso è quasi irreversibile, dal momento che le famiglie devono affrontare lunghe battaglie per riavere indietro i loro bambini. Le decisioni dei servizi sociali hanno conseguenze devastanti non solo per i genitori, spesso già finanziariamente indeboliti da un divorzio, ma anche per i bambini, che devono crescere in case-famiglia. Queste ultime sono per l’80% strutture private, alcune delle quali sotto indagine poiché oggetto di molteplici scandali. Anche se il sistema di assistenza per l’infanzia è regionale, il problema è percepito nell’intero Paese.

Per tutti questi motivi, lo studio legale Miraglia, specializzato in diritto minorile e di famiglia, già rinomato in Italia sia in ambito civile che penale, aprirà una nuova sede aMadrid, in Spagna. Infatti, la frequenza dei maltrattamenti infantili, unita alla tendenza a sottostimarli e all’atteggiamento di incredulità e silenzio diffuso in questo stato, lo rendono un’area di particolare interesse per lo studio, da anni impegnato nella difesa dei nuclei familiari e dei bambini, proprio per la loro condizione di estrema fragilità. In virtù della lunga esperienza sul territorio italiano e della varietà dei casi che ha dovuto trattare, lo studio è pronto ad assumere una dimensione internazionale, creando una succursale all’estero che si possa occupare di casi nuovi, di complessità diversa e su uno sfondo culturale differente, ma con l’esperienza e la dedizione già nota e confermata dal lavoro sul campo italiano.

Servizi sociali di Milano: operatore fa una videochiamata alla mamma seduto sul wc


La donna lo denuncia


MILANO (3 Febbraio 2022). La pandemia ha reso incontri da remoto e videochiamate strumenti di comunicazione, anche istituzionale, d’uso comune e lo smart working ha fatto sì che il lavoro spesso abbia invaso la sfera domestica delle persone. Ma quello che è capitato a una giovane donna milanese è a dir poco sconcertante: alcuni giorni orsono ha ricevuto una videochiamata dall’assistente sociale che si occupa del suo caso mentre questi se ne stava beatamente seduto sulla tazza del wc. Il tono della telefonata era poi alquanto imbarazzante: più che parlare dell’estensione degli orari di visita tra madre e figlio l’assistente sociale era più interessato a indagare sulle relazioni sentimentali della donna. Circostanza che non avrebbe nulla a che vedere con il rapporto con il figlio e con la richiesta di aumentare le visite inoltrata dalla donna. La giovane si è rivolta quindi ai carabinieri per denunciare l’assistente sociale, anche perché costui si è più volte ostinato a non aumentare gli incontri madre/figlio nonostante il tribunale abbia imposto l’aumento della frequenza degli incontri tra la donna e il suo bambino, che si trova in affidamento presso una famiglia. «E anche su questo aspetto nutriamo grossi, grossissimi dubbi – interviene l’avvocato Miraglia al quale la donna si è affidata – in quanto il Comune di Milano ha affidato a una cooperativa l’incarico di reclutare le famiglie alle quali affidare i minori che il tribunale ritiene di allontanare temporaneamente da casa propria. Ma sembrerebbe che la coppia che ospita il piccolo sia strettamente legata con la cooperativa in questione. Tant’è che questo bambino continua ad essere tenuto lontano dalla madre senza motivo e contro le disposizioni del tribunale. Non vorremmo si trattasse di un ennesimo caso di adozione mascherata».

A frapporsi tra lei e il figlioletto è appunto questo assistente sociale, che continua a disattendere le disposizioni del giudice, che ha stabilito un aumento degli incontri tra madre e figlio e ha pure sollecitato l’invio da parte di Servizi sociali della relazione sul bambino, che non è ancora pervenuta sul tavolo del giudice. Quando poi la madre del bimbo chiede spiegazioni, si sente immancabilmente rispondere dall’operatore che è lui a decidere le visite in base al caso e in una relazione ha persino scritto che è il bambino a non voler tonare a casa, mentre il bimbo chiede continuamente di poter stare con la madre. «Perché allontanare il bambino dalla sua mamma allora? – prosegue l’avvocato Miraglia. – Non si tratta forse di un affidamento “sine die”, che non vedrà mai la fine e che di fatto è un meccanismo per occultare una vera e propria adozione? Un sospetto alimentato ulteriormente dal fatto che questo bambino sin da subito è stato obbligato a chiamare mamma e papà la coppia affidataria. Che poi l’assistente sociale si permetta di assumere comportamenti disdicevoli nei confronti della madre del piccolo questo non fa che aggravare ancor di più una situazione già dubbia e sospetta di suo. Doppiamente irrispettoso quindi l’atteggiamento dell’assistente sociale: se da un lato tiene la donna separata ingiustificatamente dal proprio figlio, come si è permesso poi di effettuare una videochiamata di lavoro seduto in bagno? E di quel tenore, per di più! Chiediamo che il Comune indaghi bene sulle persone alle quali affida un servizio delicato come appunto sono i Servizi sociali».

Sul caso interviene anche la professoressa Vincenza Palmieri, consulente tecnico forense della mamma. «Le relazioni – false, falsificate o alterate – sono, purtroppo, all’origine di tale grande male – commenta la professoressa Palmieri. – E se poi queste sono il risultato di incontri e colloqui gestiti in maniera arbitraria e privi dell’applicazione anche dei più elementari principi deontologici, non se ne deve tener conto in Tribunale. I professionisti dell’aiuto, autorizzati dalla vigente normativa a tenere colloqui e consulenze anche on-line, devono comunque rispettare ogni altro criterio previsto dalla prassi e dalle norme proprie della professione, che possono e devono garantire serietà e verità. Queste relazioni, che non sono il risultato di un lavoro serio e scrupoloso, rappresentano il grimaldello diffamatorio per continuare a tenere i bambini lontani dai propri genitori».

Salerno, usa il suo corpo come scudo per salvare il figlio il Tribunale lo dichiara adottabile

Il bimbo di 8 anni dichiarato adottabile in pochissime settimane. Avvocato Miraglia: “Il presidente della Campania Vincenzo De Luca sa come vengono gestite queste strutture nella sua regione?”

SALERNO (12 gennaio 2022). Non basta ciò che lei e il figlio hanno passato, dopo le botte da parte del compagno che ha addirittura ferito il piccolo alla gola con delle grosse cesoie.

Alloggiati d’urgenza in una Casa-famiglia in provincia di Salerno, la donna è passata da un incubo a un altro: costantemente bullizzata dalle altre ospiti, e costretta ad andarsene per qualche giorno, al suo ritorno ha trovato la porta sbarrata e soprattutto ha appreso che il suo bambino era stato dichiarato adottabile.

“Quando uno pensa di averle sentite tutte, arriva sempre di peggio” commenta l’avvocato Miraglia, al quale la donna disperata si è affidata.

“Quanto capitato a questa donna ha dell’incredibile : senza la verifica della capacità genitoriale sua e del resto della famiglia, il Tribunale per i minorenni, con una velocità che in tanti anni di lavoro nelle sedi di giustizia, mai mi è capitato di vedere, ha dichiarato adottabile il suo bambino”.

“Se fosse stato abbandonato capirei, ma lui solo non è e non lo è mai stato”.

“Ha una mamma che si prende cura di lui e un nucleo familiare dove poter abitare».

Il piccolo nella sua breve esistenza ne ha già patite molte : un anno e mezzo fa suo padre ha tentato di strangolarlo e accoltellarlo alla gola : se è vivo è grazie alla sua mamma, che è intervenuta e gli ha fatto da scudo.

Mamma e figlio  sono stati quindi alloggiati in una comunità, dove però la vita non si è rivelata più serena.

In quella struttura vivono ormai in pianta stabile alcune donne, che hanno trasformato la comunità in casa loro, tormentando  e isolando la donna, impedendole  persino l’accesso alla cucina.

Allontanatasi per alcuni giorni per recarsi in ospedale, quando è tornata non l’hanno più fatta entrare, ed il bambino era già stato dichiarato adottabile.

“Per quanto riguarda l’aspetto prettamente giuridico” conclude l’avvocato Miraglia “abbiamo presentato istanza alla Corte d’Appello di Salerno affinché riveda immediatamente il provvedimento di adottabilità di questo bambino, che non versa in stato di abbandono in quanto ha una mamma e una famiglia”.

Hanno dell’incredibile le risposte del Presidente della cooperativa che gestisce questa struttura sulle richieste dell’avvocato: quali competenze professionali hanno gli operatori?

Visto che il bambino in questione è affetto da un disturbo pervasivo dello sviluppo di cui fanno parte anche i disturbi appartenenti allo spettro autistico ?

Quali sono le caratteristiche professionali ?

Precisa  l’Avvocato Miraglia – “in data 23 Dicembre 2021, abbiamo inviato opportuna comunicazione, alla struttura in questione, invitandoli a precisare i requisiti professionali, e formativi degli operatori presenti all’intero della comunità, vista la patologia da cui è affetto il bambino, che necessità assolutamente di soli professionisti competenti che siano in possesso delle competenze specifiche, per potersi relazionare con il bambino, al fine di poter gestire tutte le criticità e le difficoltà che derivano dalla patologia che affligge il piccolo Luca (nome di fantasia), ma soprattutto al fine di non porre in essere comportamenti, o imposizioni controproducenti e peggio ancora, dannose in casi di questo tipo”.

“Ancora più incredibile è che gli stessi operatori hanno di fatto sostenuto l’inidoneità della mia assistita determinando l’adottabilità del bambino”.

Continua l’Avvocato Miraglia: “ Ebbene il Presidente della cooperativa che gestisce la struttura in questione, invece di dare le dovute informazioni, visto che percepisce soldi pubblici si è limitato a scrivere al Tribunale e alla Corte  di Appello, per chiedere  se la madre  è legittimata a chiedere  le sopra citate informazioni”.

Dal punto di vista morale, urge un intervento: da parte del presidente De Luca, che  vada a verificare il funzionamento di questa struttura, e soprattutto da parte delle onorevoli che promuovono la tutela per i diritti umani e per le donne, insieme alle associazioni di mamme.

Aggiunge l’Avvocato Miraglia, “A loro mi appello, affinché chiamino questa donna”.

“Fatevi raccontare la sua storia e fatele sentire la vostra vicinanza, dando così veste concreta a tutti i vostri discorsi”.

“Forse questa mamma non merita attenzione, perché non c’è scappato il morto?”

“O forse questa mamma è un po’ meno mamma delle altre ?”

“Forse per la mia assistita vale la citazione di Alessandro Manzoni nel suo romanzo dei Promessi sposi: “… caro Renzo…mal cosa nascer poveri !!”

 

Roma, riabbracciano i genitori, dopo un trascorso di violenze presso una casa famiglia

Roma 223Dicembre 2021 , era il 15 Settembre, quando apprendevamo la notizia di una bambina 12enne rinchiusa in casa famiglia, vittima di abuso sessuale da parte di un altro ospite della stessa struttura, e delle discutibili dichiarazioni della Tutrice che  aveva sostenuto che tale violenza fosse piaciuta alla minore, un fatto gravissimo che fa emergere l’inadeguatezza di certe figure professionali, che invece di tutelare i bambini sono spesso causa di ulteriore violenza.

“Oggi per questa bambina e per il fratellino, anch’esso allontanato dalla famiglia, è finito il calvario – dichiara l’Avvocato Miraglia – finalmente potranno riabbracciare la loro mamma, trascorrendo a settimane alterne, il loro tempo presso la dimora dei genitori”.

L’aspetto più grave della vicenda non è solo ciò che la ragazzina ha subito in comunità, ma di pari gravità sono le dichiarazioni fatte dalla Tutrice in udienza, secondo la quale non poteva sussistere abuso sessuale ai danni della ragazzina, usando parole come consenziente, e addirittura che le sarebbe anche piaciuto.

Pericolosissime le affermazioni di questa tutrice, che calpestano la dignità di una bambina abusata, riferite davanti ai Giudici, che facendo finta di niente, sono andati addirittura oltre.

La stessa Tutrice, oltre a pronunciare tali abomini, si è resa pure protagonista  di iniziative arbitrarie e pregiudizievoli a danno dei due bambini, attuando malsane strategie, per compromettere il rapporto madre/figli.

Conclude l’Avvocato Miraglia :”ho già ricevuto mandato per agire giudizialmente, in merito agli immani danni e le laceranti sofferenze, causate dal comportamento della Tutrice stessa”.

Nel frattempo il Tribunale di Roma, ha provveduto finalmente anche alla revoca della Tutrice, che risulta avere a carico altre denunce, per i reati di abuso d’ufficio e maltrattamenti.

“Non possiamo infatti non sottolineare” aggiunge la Prof.ssa Vincenza Palmieri, Consulente Tecnico della mamma “come in questa filiera si siano avvicendati ed intrecciati fra loro, una serie di figure che hanno pensato più alla propria tutela, che al bene dei bambini, che avevano invece richiesto, in tutti i modi di ritornare con la propria mamma, dopo un vissuto di violenze e di distacco forzato da lei, che aveva avuto il coraggio di denunciare le violenze subite”.

Conclude la Prof.ssa Vincenza Palmieri : “Andrebbe attentamente valutata la formazione, le competenze e le qualità morali ed etiche, di queste figure, se i bambini vengono tenuti lontani da un genitore, ritenuto non idoneo, allo stesso modo, dovrebbe essere dimostrata l’IDONEITA’ di (certe) Tutrici ed Operatori vari. Questa è una storia emblematica per sordità, abusi, ed inidoneità istituzionale”.

Rimane il rammarico nell’apprendere che esistano Tutrici, designate dai Tribunali che minimizzano una vicenda come questa, affermando addirittura che una bambina di 12 anni, dopo aver confidato l’abuso sessuale subito, venga etichettata come “consenziente”, un comportamento che ci desta molte preoccupazioni e come cittadini e come genitori, augurandoci che l’incompetenza altrui, e la sessualizzazione dei minori sia un caso isolato, e che non abbia più a ripetersi.

Siamo felici di apprendere che questi due bambini, possano finalmente vivere dignitosamente, accanto alla loro famiglia, senza che questo diritto, gli venga tolto.

E sì perché all’epoca dei fatti, alla madre, dopo aver appreso la notizia dell’abuso subito dalla figlia, sono stati sospesi gli incontri, e noi possiamo solo immaginare che ennesimo trauma possa aver subito questa minore, accerchiata addirittura dal resto degli ospiti della struttura che l’additavano come “infame” o “spia”, perché aveva rivelato l’abuso subito.

Questo ci fa capire che tipo di mentalità anomala e pericolosa, si viene a sviluppare in certi contesti, come le case famiglia, e che i bambini insieme alla loro famiglia, dovrebbero essere aiutati concretamente nel loro ambiente naturale, LA FAMIGLIA APPUNTO.

Ci auguriamo inoltre che tutrici come quella resasi protagonista di questo scempio, vengano dirottate verso altri ruoli, che non prevedano la tutela dei minori, vista la scarsissima propensione ed attitudine dimostrata.

Terremo i riflettori puntati su questa faccenda, per assicurarci che gli opportuni provvedimenti a carico di questa individua siano attuati, al fine di tutelare altri minori, e le loro famiglie, che non meritano tale inadeguatezza.

PRECEDENTE ARTICOLO DEL 15 SETTEMBRE 2021 IN MERITO AL CASO

Salerno, usa il suo corpo come scudo per salvare il figlio, dalla furia omicida del padre, e le tolgono il figlio

Salerno 13  dicembre 2021, i fatti risalgono al 20 Giugno 2020, quando un padre 34enne tenta di uccidere il proprio figlio di appena 7 anni, prima strangolandolo e dopo colpendolo al collo con dei  forbicioni tagliaerba.

Provvidenziale l’intervento di mamma Arianna (nome di fantasia), che accorgendosi dell’accaduto, usa il suo corpo per fare da scudo fra Luca (nome di fantasia del bambino) ed il padre omicida, salvandogli la vita, e scongiurando così la tragedia.

Mamma e figlio vengono immediatamente ricoverati, oltre allo stato di forte shock, vengono sottoposti a cure mediche per le ferite riportate.

Dai controlli medici, avvenuti subito dopo l’aggressione, Luca oltre a riportare profonde ferite al collo, presenta dei lividi, che fanno presagire, il tentativo di strangolamento adoperato dal padre, ciò nonostante anche se le ferite al collo del bambino risultavano essere  in una zona del corpo, altamente pericolosa il bambino riesce a cavarsela con 6/7 giorni di prognosi, evidentemente l’intervento della madre ha davvero fatto la differenza, senza mamma Arianna, Luca sarebbe morto ammazzato dal padre.

Il gesto del padre omicida sarebbe scaturito senza un apparente motivo, ciò che sembra molto singolare e che ci fa pensare alla premeditazione, è proprio il fatto che l’arma utilizzata per uccidere il bambino, erano delle forbici tagliaerba, che l’omicida soleva tenere fuori da casa, vista la sua attività di coltivatore dilettante dell’appezzamento di terra, adiacente all’abitazione, che era solito coltivare insieme alla famiglia, dove deteneva, in una piccola area gli attrezzi, insomma questi forbicioni prima che fossero usati per tentare di uccidere il bambino, non erano mai entrati in quella casa, pertanto ci sembra molto strano che quel fatidico giorno, il 34enne omicida abbia pensato di prendere i forbicioni con sé, un attrezzo da giardino in casa, che forse molto probabilmente  aveva già premeditato tutto ?

Fatto sta che mamma Arianna ha usato il suo corpo, lo ha offerto al padre carnefice per evitare che colpisse il suo bambino, salvandogli la vita, una mamma pronta a sacrificare la sua esistenza per il proprio figlio, ciò nonostante però invece di essere aiutata, a questa donna è stato tolto il figlio, che si trova già da svariato tempo presso una casa famiglia sita nel territorio Salernitano.

Arianna non può né parlare né vedere il proprio figlio ma la giustizia che fine ha fatto ? perché si agisce così nei confronti di una madre, facendole subire un ennesimo calvario, anche istituzionale ?

Per questo motivo mamma Arianna si è rivolta allo Studio Legale Miraglia che da anni lotta  contro il sistema degli affidamenti illeciti.

L’Avvocato Miraglia esprimendosi in merito aggiunge : “questa vicenda ha dell’incredibile, questo bambino è  stato dichiarato adottabile per il solo fatto che la sua mamma lo ha difeso?”

Continua l’Avvocato Miraglia : “Ci rivolgeremo non solo alla Corte d’Appello affinché venga revocato lo stato di adattabilità, ma interpelleremo anche il Presidente della Regione De Luca, per capire come viene gestita questa casa famiglia, che di fatto ha messo alla porta la mia assistita, determinando la decisione del tribunale”.

 

Dopo l’aggressione omicida subita dal padre, madre e bambino ricoverati in ospedale, vengono improvvisamente trasferiti dentro questa casa famiglia, catapultati in una realtà che risulta essere  abbastanza discutibile, senza che nessuno li abbia mai supportati adeguatamente, nessuno che si sia preoccupato insomma di alleviare il forte stato di shock a cui sono stati sottoposti, mamma e bambino.

Il padre omicida attualmente sta scontando una pena detentiva in carcere, e ci auguriamo che un individuo altamente pericoloso, come si è dimostrato questo 34enne, vi rimanga per lunghissimo tempo.

Il calvario di mamma Arianna e di Luca non finisce, dentro la casa famiglia il suo ruolo di madre viene svilito, e gli strascichi dello shock che affliggono il bambino vengono addossati alla madre, nonostante a Luca,   precedentemente al tragico accaduto, fosse stato già diagnosticato un disturbo dello sviluppo neurologico, da una commissione Asl preposta, stabilendo che la patologia di Luca rientrasse nella categoria delle persone tutelate dalla legge 104, allora perché una disabilità di questo tipo dev’essere utilizzata come deterrente per annientare una madre, che cosa sta succedendo a Salerno ?

Mamma Arianna e Luca finiscono in una casa famiglia dove le anomalie sono molte, in primis la donna viene puntualmente minacciata da altre persone che da ospiti della struttura, si sono trasformate in residenti in pianta stabile, tanto da appropriarsi degli spazi comuni, come la cucina ad esempio, impedendone l’utilizzo alle altre ospiti della struttura, il tutto senza che nessuno preposto a farlo, intervenisse in merito.

Le minacce ricevute da mamma Arianna, avevano come oggetto il suo bambino, la donna avrebbe messo a repentagli la vita del proprio figlio se avesse osato fare trapelare tutte le anomalie riscontrate all’interno di questa struttura, inoltre a questa mamma veniva continuamente ripetuto che il proprio figlio le sarebbe stato tolto e dato in adozione, insomma qualcuno lì dentro sembra avere delle mansioni che con la Legge hanno poco a che fare, un modus operandi di cui abbiamo già sentito parlare, purtroppo, anche in altri casi di affidi illeciti.

In definitiva quelle che dovevano essere delle ospiti, di lunghissima data stranamente, avevano delle mansioni riservate agli operatori, il tutto con la totale adesione del personale interno alla struttura.

Mamma Arianna nel frattempo è stata sbattuta in strada dalla casa famiglia, che non solo l’ha allontanata dal proprio figlio, calpestandola totalmente, togliendole l’affetto più grande che questa donna ha difeso dal padre feroce aggressore, senza remore, offrendo la propria vita, ed il proprio corpo.

L’ennesima donna calpestata che non ha mai ricevuto l’aiuto adeguato, che tanto pubblicizzano le istituzioni, ma che nel concreto raramente viene attuato.

Roma: lettera aperta al Garante dell’infamia a tutela di una bambina abusata in comunità

Illustrissimo Garante per l’Infanzia
dott.ssa Carla Garlatti
segreteria@garanteinfanzia.org
Ill.mo Presidente della Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza
Sen. Ronzulli Licia
licia.ronzulli@senato.it
Ill.mo Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere
Sen. Valente Valeria
valeria.valente@senato.it
Ill.mo Presidente della Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori
On. Cavandoli Laura
com.affidominori@camera.it
Ill.mo Sindaco del Comune di Roma
dott. Roberto Gualtieri
ld.gabinetto@comune.roma.it

Oggetto: Lettera aperta al Garante per l’Infanzia a tutela di una bambina

“Non si è trattato di violenza, la bambina è stata consenziente
e le è anche piaciuto!”
Questa sarebbe la scandalosa dichiarazione che ci è stato riferito sarebbe stata pronunciata dalla Tutrice di una bambina di soli 12 anni davanti ad un Giudice di un Tribunale della Repubblica Italiana.
La Tutrice era stata nominata dal Tribunale per una bambina collocata in una comunità per minori di Roma.
Recentemente la bambina aveva subito violenza da un ragazzino ospitato nella comunità che aveva approfittato di lei.
Di fronte alle contestazioni dell’avvocato, la Tutrice avrebbe pronunziato queste scandalose parole suscitando l’indignazione della mamma e dell’avvocato.
Non ci risulta che questa Tutrice sia stata sollevata dall’incarico, né ci risultano provvedimenti disciplinari a suo carico.
L’avv. Miraglia che rappresenta e difende la mamma non può che sottolineare la gravità di quanto affermato dalla Tutrice in udienza: “Ma ancora più grave è la mancata indignazione dei giudici presenti in udienza. Nel caso specifico non è la prima volta che questa Tutrice si è resa protagonista di iniziative arbitrarie e pregiudizievoli a danno dei minori e del loro rapporto con la madre, sotto la totale indifferenza dell’Autorità Giudiziaria prontamente informata. Qualcuno dovrebbe spiegare come avvengono queste nomine e soprattutto in nome di chi e per conto di chi nel caso specifico questa Tutrice si senta autorizzata addirittura a sostituirsi al Giudice?” conclude l’avv. Miraglia. “Sarà anche questo un «mercato» e come dice un vecchio detto: a pensar male si fa peccato ma tanta volte ci si becca!!!”
L’avvocato Francesco Morcavallo, già Giudice del Tribunale per i Minorenni, che ha difeso la parte in udienza e ha assistito la mamma, ha dichiarato con indignazione: “Si è trattato di un ingiustificabile sfregio alla dignità di una ragazzina e di una madre e, più in generale, di un’irrisione tracotante verso i valori di sacralità della persona e della donna.”
Secondo il Consulente Tecnico della mamma, la Presidente dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare Prof.ssa Vincenza Palmieri: “Certamente è vergognoso che una siffatta persona continui a svolgere funzioni di Tutrice nei confronti di questa e di altri minori. Ma è altrettanto incredibile che la ragazzina sia ancora collocata in Comunità, senza che le sia permesso di ricongiungersi alla madre e poter superare, insieme a lei e con i giusti aiuti, questo ulteriore trauma; restando invece collocata, ormai da 3 anni, in un ambiente istituzionalizzato nel quale, proprio come in un contesto carcerario / manicomiale, esistono regole rigide (sia fra operatori e minori, sia fra i minori stessi) e lei è costretta, come altri, ad adeguarsi per sopravvivere. Lungi dall’essere un caso isolato, è un fatto ricorrente che i minori vengano tolti ai genitori per essere «messi in sicurezza» (questa sicurezza?): in qualità di Consulente tecnico di tanti bambini  e anche come cittadina  mi chiedo, allora: oltre ai casi già noti, di quanti altri bambini e bambine, in quante altre strutture, si dirà che fossero «consenzienti… e le è anche piaciuto»?”
Come Associazione Nazionale Famiglie Insieme per i Diritti Umani ci chiediamo quali siano le procedure di nomina e di verifica dei tutori e curatori dei minori, e come vengano tutelati i bambini nel caso in cui il loro comportamento dovesse essere contrario o non dovesse soddisfare l’interesse primario del minore.
Chiediamo altresì un intervento immediato a tutela di questa bambina che, oltre ai possibili pericoli evidenziati in precedenza, ci risulta avrebbe dovuto iniziare mesi fa un percorso di rientro graduale in famiglia che non è ancora stato attuato.
La situazione di questa famiglia e di questi bambini è già stata segnalata dalla nostra Associazione.
Data la gravità della vicenda e l’urgenza di una sua risoluzione, abbiamo ritenuto necessario informare anche la stampa e l’opinione pubblica come azione dovuta a tutela di questa bambina.

Associazione Nazionale Famiglie Insieme per i Diritti Umani

Roma, 3 dicembre 2021