Poste italiane condannata a risarcire un cliente derubato di 11 mila euro
Gli impiegati non si erano accorti che l’assegno incassato da un truffatore era palesemente falso.
MODENA (27 Marzo 2021).Sentenza che farà giurisprudenza quella emessa giovedì dal Tribunale di Modena contro Poste Italiane, riconosciuta colpevole di non essersi accorta di avere fatto incassare a un truffatore un assegno palesemente falso. Con il quale, ad uno Sportello postale di Oderzo (Treviso), aveva sottratto 11 mila euro ad un uomo che lo aveva contattato per l’acquisto di un’auto. Al povero malcapitato ci sono voluti sei anni di battaglie legali, ma alla fine si è visto riconoscere la ragione e anche la cifra sottrattagli, con tanto di interessi, oltre al risarcimento delle spese legali e di quelle affrontate per la perizia tecnica.
«La sentenza ribadisce il principio di diritto secondo cui la diligenza richiesta a chi svolge l’ attività bancaria è caratterizzata dal maggior grado di attenzione e di prudenza» dichiara l’avvocato Miraglia, al quale il derubato si è rivolto per ottenere giustizia «e riconosce il diritto ai clienti di Poste Italiane ad essere tutelati dai tentativi di truffa. Nessuno, che affidi i suoi risparmi alle Poste, deve vivere con il perenne terrore di vedersi svuotare il conto da una qualunque persona si presenti a incassare un assegno emesso falsamente a suo nome».
I fatti risalgono al 2015: la vittima del raggiro aveva contattato il truffatore, intenzionata ad acquistare l’auto che costui metteva in vendita al prezzo di 11 mila euro. Nel corso della trattativa, quale garanzia, gli aveva spedito via mail la foto dell’assegno che aveva emesso a suo nome. Poi però l’affare non era andato in porto, poiché il venditore aveva fatto perdere le proprie tracce. L’acquirente credeva fosse finita lì, sennonché poco dopo si è accorto che dal suo conto postale mancavano 11 mila euro, prelevati dal truffatore tramite assegno a uno sportello del Trevigiano.
Poste Italiane ha inizialmente respinto ogni addebito di responsabilità, ma dopo sei anni di battaglie legali l’uomo si è visto riconoscere la ragione: la perizia tecnica aveva infatti messo in luce quanto l’assegno, che il truffatore aveva riprodotto e incassato, fosse chiaramente falso, privo dei contrassegni di sicurezza anti-contraffazione e difforme persino nei caratteri tipografici rispetto a quelli emessi dalle Poste. L’impiegato, pertanto, avrebbe dovuto accorgersi immediatamente che si trattava di un raggiro.
«Proprio sulla base di questa palese contraffazione, il Tribunale ha riconosciuto al mio cliente la completa restituzione della cifra, interessi compresi» conclude l’avvocato Miraglia.