miraglia Tag

  • Sort Blog:
  • All
  • Articoli Recenti
  • Comunicati stampa
  • Design
  • Evidenza
  • GALLERIA
  • In Evidenza
  • L'inchiesta
  • L'indiscreto
  • La giustizia e la mala giustizia
  • La Vetrina
  • Le vostre storie
  • Minori
  • Modern
  • Primo Piano
  • Principale home
  • Psichiatria
  • Scelta di campo
  • Sentenze
  • Senza categoria

Figli tolti ai genitori denunciati tre medici

Famiglia all’attacco. Nel mirino i dirigenti Bernardi, Calucci e il dottor Reali L’avvocato Miraglia: «Troppi punti oscuri e dichiarazioni contradditorie» di Francesco Fain
Figli tolti ai genitori: la famiglia passa al contrattacco. E denuncia due dirigenti e un neuropsichiatra dell’Azienda sanitaria Bassa Friulana-Isontina. Si tratta, nella fattispecie, di Marcella Bernardi, Fulvio Calucci e Serafino Reali (quest’ultimo non più in servizio nella nostra Aas). Si ipotizzano false informazioni al pubblico ministero (articolo 371 bis del Codice penale); false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria (articolo 374 bis) e diffamazione (art.595).
Ad annunciare quest’ultimo, clamoroso sviluppo è Francesco Miraglia, il legale del Foro di Roma che tutela i genitori dei due bimbi goriziani, oggi affidati a una casa-famiglia di Vigevano.
L’altra mattina, l’avvocato era a Gorizia proprio per depositare alla Procura della Repubblica la denuncia-querela, corredata da una decina di allegati. «Cosa imputiamo ai tre dirigenti? La faccio semplice in maniera da essere comprensibile a tutti. In sostanza, quando vennero convocati dal Tribunale dei minori sostennero che i bambini erano “ben curati” da mamma e papà. Quando sono stati chiamati a deporre alla Procura della Repubblica, hanno cambiato totalmente versione», spiega Miraglia.
Che aggiunge: «Su questa vicenda registro una spaccatura netta all’interno dell’Azienda sanitaria. Le affermazioni che hanno determinato l’allontanamento dei bambini dai propri genitori, peraltro, vanno contro le relazioni dell’attuale direttore sanitario facente funzioni Cavallini che certificò la disabilità dei due minori. Proprio per questo, chiediamo con forza che il direttore generale Giovanni Pilati ci convochi: vogliamo capire i motivi per cui ci sono parecchi punti che giudichiamo oscuri, poco chiari».
Peraltro, nel testo della querela, si evidenzia anche come «Reali e Calucci sono stati gli unici a paventare ipercura, medical shopping, chemical abuse (Reali) o sindrome di Munchehausen per procura (Calucci): invece, si tratta di patologie diverse. Insomma, non c’è identità di vedute neppure fra loro», sottolinea ancora Miraglia.
«La vicenda – aggiunge ancora l’avvocato – si dipana a partire dal 2012: sono stati riempiti cinque faldoni di documenti, con innumerevoli casi di sequestri di farmaci utilizzati per le cure dei bambini».
A scatenare la querelle sarebbe stato, secondo l’avvocato della famiglia, il mancato riscontro dei Servizi sociali, che per i genitori non avevano risposto in maniera efficace alle necessità dei due bimbi. «Per eccesso di cure – torna a ripetere Miraglia, esperto in Diritto minorile – hanno tolto loro i figli per “maltrattamento”, che non significa percosse, ingiurie, abusi, ma per troppe cure, per una patologia che la Procura però non riconosce e che il Tribunale dei Minori ha deciso di accertare ora tramite una perizia tecnica. Cure prescritte dagli specialisti delle strutture pubbliche che li avevano in carico ed erogate direttamente dall’ospedale e che peraltro continuano ad essere somministrate ai due piccini nella stessa misura e con le medesime modalità
di quando si trovavano nella tranquillità di casa propria».
Miraglia ha evidenziato più volte che la patologia genetica è stata certificata da strutture sanitarie di eccellenza come il Besta di Milano e il Centro regionale per le malattie rare di Udine.

«I genitori potranno vedere i figli tolti»

Lo ha stabilito con un decreto il Tribunale dei minori di Trieste. Soddisfatto l’avvocato Miraglia: «Da stabilire la periodicità»di Francesco Fain

È un decreto che l’avvocato Francesco Miraglia non esita a definire «importante, oltre che molto incoraggiante». La lunga partita riguardante i due bambini tolti ai genitori vede, infatti, la difesa condurre per 1-0. Certo, il matchè ancora lungo ma il legale del Foro di Roma che tutela i genitori non nasconde tutta la sua soddisfazione.
«Cos’è successo di così importante? Il Tribunale dei minori di Trieste – annuncia Miraglia – ha emanato un decreto in cui si dispongono futuri incontri fra i bambini e i genitori. Per adesso, ancora non si sa quando potranno avvenire questi contatti e quante volte alla settimana o al mese perché è prevista la necessaria “preparazione” dei bambini e dei genitori a questi momenti che saranno indiscutibilmente molto importanti». I genitori non vedono i propri figli ormai da due mesi e «soltanto il pensiero che li potranno riabbracciare riempie di gioia». C’è un altro elemento che Miraglia, da legale navigato, non manca di sottolineare.
«Nel decreto non si fa riferimento ad abusi di farmaci. Peraltro, i bambini sono stati visitati da un neuropsichiatra infantile che ha avuto modo di soppesare con attenzione la vicenda. Indubbiamente, questo decreto del Tribunale dei minori riveste una grandissima rilevanza. Mi auguro, a questo punto, che la Procura della Repubblica di Gorizia si faccia viva con la chiusura delle indagini o, quantomeno, con la convocazione dei genitori. In queste settimane, la mamma e il papà non sono mai stati sentiti e, scusate se lo ripeto, mi sembra una cosa incredibile».
Nei giorni, come si ricorderà, lo stesso avvocato aveva indirizzato un esposto dai toni sin troppo forti al presidente della Repubblica Mattarella, al Consiglio superiore della Magistratura, al ministro di Grazia e Giustizia Orlando e ai procuratori generali della Cassazione e della Corte d’Appello di Trieste. Tanti i quesiti. «Perché dopo 3 anni d’indagini non si è ancora arrivati alla conclusione delle stesse indagini se la responsabilità è così chiara? Da chi è stato autorizzato il Pm a disporre le intercettazioni telefoniche a carico dei miei assistiti? Perché i genitori non sono stati mai ascoltati? Perché si mette in dubbio quanto sostenuto dal Centro regionale delle malattie rare, dal Besta di Milano dalle vari commissioni mediche, e soprattutto in base
quel presupposto scientifico e giuridico si afferma che la terapia farmacologica prescritta dai dottori che si occupano dei bambini sono dannose e pericolose? E se fosse così perché i citati professionisti non sono indagati con i genitori quantomeno in concorso?».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Bambini tolti ai genitori: «Ispettori in Tribunale»

Offensiva del legale della famiglia, Miraglia, il quale ha scritto a Presidente della Repubblica. Csm, Procuratore generale di Cassazione e della Corte di Appello di Triestedi Francesco Fain
 
GORIZIA «Troppe incongruenze. Azione penale sproporzionata. Ci vogliono gli ispettori al Tribunale di Gorizia». Francesco Miraglia, l’avvocato del Foro di Roma che tutela i bambini goriziani tolti ai propri genitori, passa al contrattacco. E indirizza un esposto dai toni sin troppo forti al presidente della Repubblica Mattarella, al Consiglio superiore della Magistratura, al ministro di Grazia e Giustizia Orlando e ai procuratori generali della Cassazione e della Corte d’Appello di Trieste.
Il legale censura totalmente l’operato della Procura e parla espressamente di «imparzialità dell’indagine nonché di dichiarazioni fuorvianti, non corrispondenti al vero nei confronti dei miei assistiti. Tale atteggiamento e comportamento – argomenta Miraglia nell’esposto – non solo ha arrecato un danno ai miei assistiti ma soprattutto ha arrecato un danno reale al “sistema Giustizia” e alla credibilità di cui deve godere affinché l’esercizio dell’azione penale corrisponda alla tutela dei cittadini e soprattutto dei cittadini indagati».
L’esposto contiene, poi, una veloce “cronistoria” della vicenda con particolari rimasti, sino ad oggi, inediti. «Nell’agosto 2010, i miei assistiti si trasferiscono a Gorizia per motivi di lavoro. Il figlio maggiore della coppia (all’epoca di 3 anni) era già in carico al servizio di Neuropsichiatria, in Puglia. Una volta trasferiti a Gorizia, i genitori chiesero la prosecuzione delle terapie rivolgendosi, naturalmente, ai servizi pubblici di competenza. Nel contempo si erano accentuate – illustra Miraglia – le problematiche che fin dalla nascita il secondogenito aveva presentato: da qui un iter diagnostico complesso che porta nel 2013 alla certificazione di “malattia rara” per entrambi i bambini. Nel 2011, entrambi i bimbi vengono certificati ai sensi della legge 104, in situazione di “handicap con gravità”, e nonostante questo l’intervento a livello territoriale risulta, da parte dei servizi, incostante (non viene erogato sostegno scolastico, terapie riabilitative). L’anno successivo, la situazione degenera e iniziano le prime schermaglie giudiziarie
La Procura di Gorizia inizia un’indagine «tra centinaia di intercettazioni telefoniche e, strumentalizzando uno sfogo telefonico tra moglie e marito, chiede alla Procura minorile un provvedimento urgente di allontanamento dei figli». L’esposto si chiude con una scia di quesiti. «Perché dopo 3 anni d’indagini non si è ancora arrivati alla conclusione delle stesse indagini se la responsabilità è cosi chiara? Da chi è stato autorizzato il Pm a disporre le intercettazioni telefoniche a carico dei miei assistiti? Perché i genitori non sono stati mai ascoltati? Perché si mette in dubbio quanto sostenuto dal Centro regionale delle malattie rare, dal Besta di Milano dalle vari commissioni mediche, e soprattutto in base quel presupposto scientifico e giuridico si afferma che la terapia farmacologica prescritta dai dottori che si occupano dei bambini sono dannose e pericolose? E se fosse così perché i citati professionisti non sono indagati con i genitori quantomeno in concorso?»
Da qui, la richiesta finale a tutti gli interlocutori (presidente Mattarella compreso) di intervenire. «Vogliano le autorità in indirizzo, ciascuno per i poteri attribuitogli per legge, determinarsi al fine di assicurare il legittimo esercizio dell’attività giurisdizionale e di perseguire gli illeciti ravvisati».

©RIPRODUZIONE RISERVATA
Tags
https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=newssearch&cd=1&cad=rja&uact=8&ved=0ahUKEwiFyYSj9dPMAhUhJ8AKHZlYCEAQqQIIHCgAMAA&url=http%3A%2F%2Filpiccolo.gelocal.it%2Ftrieste%2Fcronaca%2F2016%2F05%2F11%2Fnews%2Fbambini-tolti-ai-genitori-ispettori-in-tribunale-1.13454427&usg=AFQjCNEiQxRYIXJyyyJBoxqNpUuERQLbWQ

 

Il Tribunale di Pavia non tiene conto delle disperate richieste di una dodicenne, che vuole stare con la mamma

 
PAVIA- Vigevano. Quanto deve urlare una bambina il proprio dolore prima che il Tribunale l’ascolti? Quanto deve soffrire una bambina per la separazione forzata dalla madre, ritenuta pessima e malata, ma che nessuna perizia dichiara tale ed è costretta, pertanto, a stare con un padre padrone, che certo le vuole bene e si occupa di lei, ma fa di tutto per contrastare il rapporto madre-figlia? Una difficilissima separazione tra genitori, fatta di carte bollate, perizie di tribunali, intercettazioni telefoniche e pedinamenti da parte di investigatori privati, denunce e controdenunce sta, di fatto, mettendo a repentaglio la serenità di una ragazzina di 12 anni, che il Tribunale di Pavia ha affidato al padre, togliendola alla madre. Può vedere solo in alcuni fine settimana e in incontri protetti. «Assisto la madre di questa ragazzina» dice l’avvocato Francesco Miraglia, «la quale al momento della separazione, è vero, ha dimostrato il suo dolore in maniera eccessiva, ma è pur sempre una donna addolorata, abbandonata dal proprio compagno. Il Tribunale di Pavia ha ritenuto, però, che non fosse una buona madre e che soffrisse di patologie psichiatriche: ma lei, che si è sottoposta alle sedute di terapia, è stato appurato essere una donna sofferente per la separazione dal compagno prima e dalla figlia, poi, null’altro. La bambina è stata comunque affidata esclusivamente al padre. Ora, non riesco a capire come mai il Tribunale, nell’assumere tale, grave decisione, non abbia tenuto conto dei propri periti e che non abbia assolutamente messo in discussione le centinaia di telefonate registrate dal padre, decontestualizzate e prive di una trascrizione e di una certificazione autenticata da parte di un perito. Non vorrei pensare che in tutta questa vicenda ad aver compromesso la sentenza del giudice ci fosse da un lato una madre anche fragile e dall’altro un padre ricco, importante, conosciuto. In tutto questo si è perso di vista il vero obiettivo: il benessere della bambina, lacerata dal conflitto tra i genitori, che si è acuito con il suo affidamento esclusivo al padre e con l’allontanamento dalla madre, con la quale aveva sempre vissuto, in considerazione anche del fatto che il padre era spesso assente per impegni legati al suo lavoro».  La bambina, inoltre, non è nemmeno mai stata ascoltata dal Tribunale: se è vero che al momento dell’emissione della sentenza non aveva ancora 12 anni (solo per poche settimane, a dire il vero), si poteva comunque accogliere quanto certificato dal terapeuta, scelto super partes dai genitori, che si è occupato degli incontri protetti e che ne sottolinea la sofferenza. «Se di colpe si può parlare in questa vicenda» prosegue l’avvocato Miraglia «possono essere imputabili a genitori immaturi, certo, ma anche a un Tribunale sordo. Chi non ha assolutamente colpa è una ragazzina di 12 anni, che vorrebbe solo vivere una vita serena e tranquilla come tutte le ragazzine della sua età e che invece deve sottostare a una disposizione del Tribunale a nostro avviso ingiusta e parziale». Insiste l’ avvocato : “Ciò che mi sembra incredibile è che lo stesso  consulente del tre giudici : Per quanto ho potuto osservare nel corso di un anno mi pare che madre e figlia traggano maggiore giovamento da più di un incontro settimanale. Tale ritmo pare essere più contenitivo per il dolore che la signora manifesta quando non vede la figlia e per i bisogni della stesa figlia che chiede assertivamente una presenza più costante della madre.
A tal fine mi permetto di esprimere l’idea che vedere la mamma a intervalli più ravvicinati costituisca un desiderio profondo e sincero della bambina, così come avere uno spazio infrasettimanale per fare con la madre una merenda, prendere lezioni di piano.
Conclude lo stesso Miraglia: “Perché i tre Giudici di Pavia non hanno voluto ascoltare la bambina? Perché non vogliono ascoltare il loro stesso consulente? Forse  i  giudici non vogliono deludere un padre ricco, potente e famoso?
Redazione controvento

L’avvocato di famiglia: «Mando tutte le carte al Csm»

 
http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2016/04/23/news/salvati-dall-ossessione-della-madre-1.13352332
sabato 23 aprile 2016

«Salvati dall’ossessione della madre»

di Domenico Diaco
La Procura: «Un caso di sindrome di Münchausen. Avremmo potuto adottare un provvedimento restrittivo»
sabato 23
sabato 23 aprile 2016

L’avvocato di famiglia: «Mando tutte le carte al Csm»

di Francesco Fain
Miraglia: «Mi chiedo per quali ragioni dopo tre anni di indagini non si sia arrivati a una conclusione. Mai fatte perizie
DIFESA
 
«Porteremo il caso a conoscenza del Consiglio superiore della Magistratura (Csm). Non è possibile che ci sia un simile accanimento nei confronti di una famiglia». Francesco Miraglia, l’avvocato che tutela gli interessi della famiglia goriziana a cui sono stati tolti i due figli, confuta energicamente la versione fornita dalla Procura di Gorizia.
«Intanto dico che è inverosimile che la Procura stia indagando dal 2005 sui mie assistiti, visto che gli stessi sono residenti a Gorizia dal 2010 per esigenze lavorative ma soprattutto mi preme sottolineare che se fosse vero, quanto sostiene il Procuratore c’e qualcosa che non funziona. I bambini hanno 7 e 12 anni, quindi per uno si indagava prima che nascesse per l’altro si indagava da quando il bambino aveva quasi un anno», incalza i legale.
«Ad ogni modo, se dopo 11 anni d’indagini non si è ancora arrivati a una chiusura dell’inchiesta o a un processo, c’è poco da contestare ai miei assistiti. Se invece i tempi d’indagine della Procura di Gorizia sono di 11 anni bisogna cambiare sicuramente l’organizzazione e i modi di lavorare della stessa Procura». Ma non è finita, Miraglia rincara la dose. «Il Procuratore sostiene che i fratellini sono stati sottoposti a perizia, ebbene anche su questo punto devo sottolineare, mio malgrado, che è poco informato sul caso. Difatti, i fratellini non sono mai stati sottoposti a perizia da parte di qualsivoglia Autorità Giudiziaria. A ben vedere, solo nel mese di ottobre 2015, veniva disposta una ctu dal Tribunale per i minorenni di Trieste con il seguente quesito: valutare le condizioni psicofisiche dei minori. Elenchi di eventuali malattie, disturbi, patologie, deficit presentati dai predetti, indicandone le origini e le cure terapie necessarie in relazione agli stessi. Si voleva stabilire se le cure e i trattamenti anche farmacologici ai quali in passato e attualmente sono sottoposti sono congrui».
Miraglia è un fiume in piena. «Sempre per estrema chiarezza mi corre l’obbligo sottolineare che la terapia farmacologia è basata prevalentemente su vitamine (e qui l’avvocato fa l’elenco di una dozzina di farmaci ndr.) tra l’altro prescritte dai professionisti che hanno in cura i bambini. Per quanto riguarda la diagnosi il Procuratore ben dovrebbe sapere che si tratta di una patologia certificata dal Centro regionale delle Malattie rare dell’Ospedale di Udine e da vari altri ospedali. A questo punto auspico che il Procuratore Capo – prosegue l’avvocato Miraglia – prenda cognizione dell’intera vicenda dei miei assistiti e dei figli, di come realmente sono state condotte le indagini».
Miraglia ha una raffica di interrogativi da porre alla Procura. «Perché dopo 3 anni d’indagini non si è ancora arrivati a una conclusione se la responsabilità è cosi chiara? Perché i genitori non sono stati mai ascoltati? Perché si mette in dubbio
quanto sostenuto dal Centro Regionale delle Malattie Rare, dal Besta di Milano dalle vari commissioni mediche, e soprattutto in base quel presupposto scientifico e giuridico si afferma che la terapia farmacologica prescritta dai dottori che si occupano dei bambini sono dannose e pericolose?».
 
http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2016/04/23/news/l-avvocato-di-famiglia-mando-tutte-le-carte-al-csm-1.13352318
23 aprile 2016

Il giudice toglie due figli ai genitori

EdizioneUdine

Il caso a Gorizia. Per il Tribunale dei minori c’è stato «eccesso di cure»: due ragazzini disabili affidati a una casa famiglia. Decisiva un’intercettazione di Christian Seu

21 aprile 2016

GORIZIA. Due bambini disabili di dodici e sette anni, che abitavano a Gorizia con la mamma e il papà, sono stati affidati a una casa famiglia di Vigevano, dopo un provvedimento di allontanamento emesso dal Tribunale dei minori di Trieste.
La decisione del tribunale giuliano è maturata lo scorso novembre, al culmine di una serie di schermaglie giudiziarie che hanno visto i genitori dei due ragazzini opposti all’Azienda sanitaria isontina e in particolare ai professionisti del servizio di neuropsichiatria infantile di Cormòns, che seguivano i piccoli.
L’accusa mossa nei confronti dei genitori – il papà è medico, la mamma casalinga – è di eccesso di cure, per una patologia che, secondo il legale della famiglia, «la Procura non riconosce».
Il provvedimento di allontanamento è arrivato dopo mesi di indagini da parte della magistratura isontina, che si è avvalsa anche di intercettazioni telefoniche per chiarire i contorni della vicenda. Proprio una telefonata ha innescato l’intervento del Tribunale: parlando col marito, la mamma dei due bimbi si diceva esasperata, pronta prima o poi a commettere una pazzia.
L’avvocato Francesco Miraglia, che assiste la coppia goriziana, ha presentato un’istanza di revoca del provvedimento di allontanamento, che sarà esaminato dai giudici nei prossimi giorni.
«La vicenda – spiega Miraglia – si dipana a partire dal 2012: sono stati riempiti cinque faldoni di documenti, con innumerevoli casi di sequestri di farmaci utilizzati per le cure dei bambini».
A scatenare la querelle sarebbe stato, secondo l’avvocato della famiglia, il mancato riscontro dei Servizi sociali, che per i genitori non avevano risposto in maniera efficace alle necessità dei due bimbi.
«Per eccesso di cure» sottolinea Miraglia esperto in Diritto minorile, «hanno tolto loro i figli per maltrattamento, che non significa percosse, ingiurie, abusi, ma per troppe cure, per una patologia che la Procura però non riconosce e che il Tribunale dei Minori ha deciso di accertare ora tramite una perizia tecnica. Cure prescritte dagli specialisti delle strutture pubbliche che li avevano in carico ed erogate direttamente dall’ospedale e che peraltro continuano ad essere somministrate ai due piccini nella stessa misura e con le medesime modalità di quando si trovavano nella tranquillità di casa propria».
La patologia genetica, secondo il legale, è stata certificata da strutture sanitarie di eccellenza come il Besta di Milano e il Centro regionale per le malattie rare di Udine.
«Raramente ho visto tanto dispendio di tempo e risorse per delle indagini», Miraglia, recentemente subentrato a seguire la vicenda, «persino con delle intercettazioni telefoniche.
Il neuropsichiatra dell’Aas Isontina che seguiva i bambini aveva trasmesso, dopo un dissidio con la famiglia, alla Procura le sue perplessità sulle reali condizioni di salute dei due bambini, la cui patologia è stata invece più volte certificata, anche dalla commissione medica per l’invalidità, sostenendo che fossero i genitori stessi a “causare” la patologia e che quindi non fosse di origine genetica. Ebbene, il Tribunale in prima analisi rigetta le istanze, considerando la coppia dei genitori affettuosi e premurosi».
Bocche cucite dall’Azienda sanitaria, che non ha inteso commentare la vicenda, nota in ogni caso tra gli operatori della struttura cormonese che seguiva i ragazzini. Il legale della famiglia ha presentato istanza
urgente al Tribunale dei minori di Trieste, chiedendo la revoca immediata del provvedimento di allontanamento dei due minori e di reintegro alla coppia la responsabilità genitoriale. «E ci appelleremo anche al Csm, se sarà necessario», conclude l’avvocato.
 
©RIPRODUZIONE RISERVATA
 

IL Tribunale di Trieste allontanada casa due bambi disabili

I genitori, medico lui, casalinga lei, accusati di eccesso di cure
 
 
TRIESTE-Piacenza. Anche un avvocato che ha visto tutto, come Francesco Miraglia, abituato (ma ci si abitua mai?) a soccorrere bambini strappati ai genitori senza validi motivi e rinchiusi per anni in case famiglia, non credeva ai cinque faldoni di indagini, comprensive di intercettazioni telefoniche, che la Procura della Repubblica di Gorizia aveva avviato nei confronti di una coppia, medico lui, casalinga lei, cui sono stati tolti due bambini in tenerissima età, affetti entrambi da una grave disabilità derivante da una patologia genetica.  «Per eccesso di cure» sottolinea l’avvocato Francesco Miraglia, del foro di Roma, esperto in Diritto Minorile, «hanno tolto loro i figli per maltrattamento, che non significa percosse, ingiurie, abusi, ma per troppe cure, per una patologia che la Procura però non riconosce e che il Tribunale dei Minori ha deciso di accertare ora tramite una perizia tecnica. Cure prescritte dagli specialisti delle strutture pubbliche che li avevano in carico ed erogate direttamente dall’ospedale e che peraltro continuano ad essere somministrate ai due piccini nella stessa misura e con le medesime modalità di quando si trovavano nella tranquillità di casa propria». Ma dallo scorso novembre i due fratellini, la cui patologia è stata certificata da strutture sanitarie di eccellenza come il Besta di Milano e il Centro Regionale per le Malattie Rare del prof. Bruno Bembi di Udine, vivono in una casa famiglia, in un’altra regione per di più, lontani dagli affetti dei loro genitori e privati degli insegnanti di sostegno, che potevano garantire loro il mantenimento, se non l’accrescimento, delle competenze fino ad allora ottenute.
«Raramente ho visto tanto dispendio di tempo e risorse per delle indagini» prosegue l’avvocato Miraglia, recentemente subentrato a seguire l’incredibile vicenda, «persino con delle intercettazioni telefoniche. Il neuropsichiatra dell’AAS2 Isontina che seguiva i bambini aveva trasmesso, dopo un dissidio con la famiglia, alla Procura le sue perplessità sulle reali condizioni di salute dei due bambini, la cui patologia è stata invece più volte certificata, anche dalla commissione medica per l’invalidità, sostenendo che fossero i genitori stessi a “causare” la patologia e che quindi non fosse di origine genetica. Ebbene, il Tribunale in prima analisi rigetta le istanze, considerando la coppia dei genitori affettuosi e premurosi. Ma la Procura insiste: viene avviata un’indagine, vengono tenuti i telefoni sotto controllo e durante un’intercettazione viene ascoltata una telefonata, nella quale la madre, esasperata, dice al marito che non ce la fa più, che prima o poi avrebbe commesso una pazzia. Alcuni giorni dopo si presentano a casa loro i carabinieri e i bambini vengono allontanati.
«Ma nessuno ha chiesto a questa madre cosa realmente provasse» aggiunge Miraglia, «quale frustrazione e stanchezza sentisse per arrivare a pronunciare una frase, infelice sì, ma dettata dalla disperazione di non essere ascoltata dalle istituzioni».
La Procura non crede alle migliaia e migliaia di pagine di certificazioni e diagnosi di strutture pubbliche di eccellenza, ma da credito all’ipotesi del neuropsichiatra che sostiene queste gravi patologie siano state causate “farmacologicamente” dai genitori . Patologie che però sono rimaste, anche ad oltre 5 mesi dall’allontanamento. Sulla base di queste capziose illazioni, prive di fondamento, ho presentano istanza urgente presso il Tribunale di Trieste, chiedendo la revoca immediata del provvedimento di allontanamento dei due minori e di reintegrare alla coppia la responsabilità genitoriale».
Studio Legale Miraglia

Giudice onorario del Tribunale minorile di Bologna risarcisce l’ Avvocato Miraglia

BOLOGNA.   Non sempre si può piacere a tutti, questo è un dato di fatto, ma esternare pesanti giudizi nel corso di una lezione a una scuola di specialità, oltre a non essere educato e corretto, è pure un reato. E se chi offende è un giudice onorario del tribunale per i minori di Bologna, chiamato a far rispettare la legge e a rispettarla per primo, almeno per dare il buon esempio, il fatto assume connotazioni ancor più gravi. Però è quanto è successo al noto avvocato Francesco Miraglia, da anni impegnato in aspre battaglie contro i poteri forti che, seppur deputati alla tutela dei minori, così non fanno e non è sempre il bene dei bambini quello che muove le loro azioni e le loro decisioni. Un comportamento che le è costato, oltre a una denuncia penale per diffamazione e a una causa civile, anche un risarcimento economico nei confronti del legale offeso.
I fatti risalgono a giugno del 2013, durante una lezione che l’allora giudice onorario del Tribunale bolognese stava tenendo ai quindici studenti al Corso in Psicologia giuridica minorile civile promosso dal CIPsPsIA (Centro Italiano di Psicoterapia Psicoanalitica per l’Infanzia e l’Adolescenza) a Bologna.
Nell’illustrare il caso di Anna Giulia Camparini, portata via dai genitori mentre era in una struttura di accoglienza (vicenda trattata nel libro “Ridateci i nostri figli” edizione Il Fiorino 2012), la docente ha esternato, con un certo trasporto, critiche al modo di lavorare dello stesso Miraglia, osservando che la sua propensione a mettersi dalla parte dei genitori era sbagliato e ingiusto nei confronti dell’interesse dei minori,
Non solo, nella stessa lezione, il citato Giudice, spinto da un contrapposizione, a suo dire, tra il Tribunale e l’avv. Miraglia era arrivata ad esprimere  gravi illazioni.
Affermazioni pesanti, che una studentessa del corso, fino ad allora sconosciuta all’avvocato Miraglia, si è sentita in dovere morale di riferirgli e che hanno prodotto l’azione legale dell’avvocato nei confronti di questa giudice.
La vicenda si è risolta recentemente, prima di arrivare in giudizio: la dottoressa, ammettendo ogni responsabilità, si è detta disponibile a risarcire con una somma di quattromila euro l’avvocato Miraglia a totale tacitazione di tutti i danni patrimoniali, morali, biologici ed esistenziali patiti e per le spese legali da lui sostenute. A fronte del risarcimento, la causa civile sarà abbandonata e la querela rimessa.
La redazione Controvento
 
 

Convegno “Le Garanzie e i Valori: l’Internazionale Minorile”

Convegno organizzato da I.N.PE.F. e dall’Ambasciata della Repubblica dell’Ecuador in Italia – Torino, 1 Aprile 2016 ore 16. Centro Incontri della Regione Piemonte, Corso Stati Uniti 23

Torino, (informazione.it – comunicati stampa – politica e istituzioni) Nell’ultimo periodo, sono stati oltre 100 i bambini ecuadoriani residenti in Italia allontanati dalle famiglie di origine e collocati in case famiglia o centri di accoglienza. Un fenomeno che ha allertato il Governo dell’Ecuador, Paese da sempre attento ai Diritti Umani ed in particolare ai Diritti dei Minori, spingendolo a dare avvio ad una serie di iniziative di sensibilizzazione delle Istituzioni locali a tale problematica. Già dal 2014, del resto, l’Ecuador ha istituito insieme all’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare un gruppo di lavoro che, oltre ad agire concretamente su alcuni casi di ricollocamento dei minori preso le famiglie di origine, si è anche fatto carico di numerose iniziative legislative e mediatiche per sensibilizzare il Governo Italiano e l’opinione pubblica ad un cambiamento importante nel rispetto dei Diritti dei Minori.
Da Torino, scelta per l’alta presenza di cittadini ecuadoriani che vi risiedono e per il ruolo strategico che questa città metropolitana riveste, a livello nazionale, nelle Politiche per l’Infanzia, partirà dunque la prima di una serie di iniziative che attraverseranno l’Italia, con tale fine.

Convegno “Le Garanzie e i Valori: l'Internazionale Minorile”

All’evento, dal titolo “Le Garanzie e i Valori: l’Internazionale Minorile”, che si terrà il prossimo 1° aprile presso il Centro Incontri della Regione Piemonte, parteciperanno, oltre ad alcuni rappresentanti delle Amministrazioni Comunali, Provinciale e Regionali, Juan Fernando Holguín Flores, Ambasciatore dell’Ecuador in Italia e la Prof.ssa Vincenza Palmieri, Presidente I.N.PE.F., insieme all’Avv. Francesco Miraglia e all’Avv. Francesco Morcavallo, ​triade ​ che costituisc​e​ il Gruppo di Lavoro dell’INPEF per la tutela dei Diritti dei Minori in Italia.
Tra i relatori, sarà presente anche l’On. Eleonora Bechis, membro della Commissione Infanzia della Camera dei Deputati, originaria proprio della città di Torino.

Juan Fernando Holguín Flores, Ambasciatore dell’Ecuador in Italia, ha dichiarato: “Los excelentes resultados obtenidos por la estrategia desarrollada por el Gobierno del Ecuador en su apoyo a los niños y familias ecuatorianas en conflicto con los servicios sociales y/o tribunales de menores en Italia nos llenan de satisfacción. Ecuador protege a la familia como un núcleo de la sociedad y pilar de su desarrollo. Su integridad y protección es una prioridad nacional. Independientemente de su lugar de residencia, los ciudadanos ecuatorianos conocen que están respaldados por el Gobierno del Presidente Rafael Correa a través de su Embajada y Consulados”.
In occasione del Convegno, sarà anche inaugurata la mostra itinerante
“Storie di Padri, di Madri e soprattutto di Bambini”
per dare voce a quei bambini – di tutte le nazionalità – che sottratti alle proprie famiglie chiedono di essere ascoltati, scrivono diari e inviano lettere ai giudici per dire “Voglio tornare a casa!!”.
La Professoressa Palmieri, Presidente dell’INPEF, infatti, ha “raccolto disegni, lettere, poesie di bambini che sono “trattenuti” in talune strutture e che chiedono di potere tornare a casa dai loro genitori, dai fratelli, d​ai giochi lasciati nella cameretta quando sono stati portati via. La Mostra da’ voce a questi bambini e vorrei che si arricchisse man mano che toccherà altre città, con l’aiuto di quanti potranno e vorranno contribuire. Perché se nessuno li ha mai ascoltati, noi​ amplificheremo le loro voci!​”.
Il Gruppo di Lavoro sollecita la più ampia partecipazione possibile all’iniziativa, sottolineando che “Non è mai abbastanza quello che facciamo per i Diritti Umani ed i Diritti delle fasce più fragili: i bambini!”

Un jackpot da sogno, "ma il Casinò non paga"