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Riconosce una figlia avuta con una donna romena, il Tribunale per i minori gliela toglie.

Sentenza annullata dalla Corte d’Appello: il Tribunale dei Minori non aveva nemmeno titolo per intervenire
  
MODENA. Una bimba allontanata da casa senza motivo. Una coppia di genitori che ha vissuto due anni di angosce perché il Tribunale dei Minori voleva sottrarle la piccina che vive con loro, senza che vi fosse un maltrattamento, uno stato di indigenza, una qualunque forma di abuso o sofferenza. Soltanto perché la piccola è stata riconosciuta dall’uomo, italiano, in seguito a una relazione avuta in Romania con una donna che non è sua moglie.
L’ha cresciuta per sei anni credendola sua, scoprendo di non essere in realtà il padre naturale solo nel momento in cui il Tribunale dei Minori, all’interno del pretestuoso provvedimento di allontanamento della piccola da casa richiesto dai Servizi sociali, ha chiesto l’esecuzione del test di paternità. L’uomo però non vuole abbandonare la piccina, cresciuta con lui e con la moglie come se fosse figlia loro, tanto che la moglie stessa ne ha richiesto l’adozione.
Il fatto più inconcepibile è che questa vicenda il Tribunale dei Minori non avrebbe nemmeno dovuto trattarla, in quanto di competenza del Tribunale Ordinario. Il provvedimento, infatti, è stato annullato dalla Corte di Appello di Bologna. Se il Tribunale dei Minori non avesse mai avviato il procedimento, questa famiglia si sarebbe risparmiata le sofferenze e il continuo stato d’ansia e di tensione per la paura di vedersi strappare la bambina, scioltosi solo al momento dell’annullamento della sentenza.
«Ecco l’ennesimo caso in cui i Servizi sociali intervengono per ideologia, non per reale necessità o tutela del minore e della sua famiglia» dichiara l’avvocato Miraglia del Foro di Modena, legale della coppia che ha cresciuto la piccola. «Mi auguro che almeno chi di dovere chieda quanto meno scusa alla bambina e alla sua famiglia. Per quanto riguarda il Tribunale dei Minori risulta incredibile come dei giudici possano non conoscere le norme, visto che hanno giudicato su materia che appartiene di competenza al Tribunale Ordinario, disponendo addirittura l’allontanamento della bambina.
Spero che il nuovo Presidente, che ha già dimostrato sensibilità e competenza diversa rispetto alla precedente gestione, prenda posizione di fronte ad uno sbaglio così grossolano da parte dei suoi sottoposti».

La vicenda, alquanto ingarbugliata, è un intreccio di affetti sinceri e fredda burocrazia. Inizia con un uomo e la relazione che questo intesse con una donna romena, la quale a un certo punto gli comunica di aspettare una figlia da lui. L’uomo non ci pensa nemmeno a porsi dei dubbi sulla reale paternità della piccina e, quando nasce, la riconosce immediatamente come figlia sua. Visto che la madre non intende occuparsene, la porta con sé in Italia e la cresce con sua moglie proprio come se fosse figlia loro.
Per regolarizzare la posizione della famiglia, la moglie chiede quindi di poterla adottare per diventarne madre a tutti gli effetti, mettendo in moto però una disastrosa reazione a catena, che vede infine i Servizi Sociali chiedere l’allontanamento della piccola e segnalare la vicenda alla Procura e alla Procura dei Minori. Che ci fa questa bimba in casa loro? Da dove l’hanno presa? sono i dubbi che sorgono alle assistenti sociali, sulla base dei quali presentano la segnalazione. Il Tribunale dei Minori prende in esame la questione e acconsente alla richiesta di allontanamento della piccola, disponendo il provvedimento e stabilendo che venga affidata altrove. Stabilisce inoltre che l’uomo si sottoponga al test di paternità. Che a sorpresa dimostra, in realtà, come lui non sia il padre biologico della bimba, ma solo quello legale, in quanto il Tribunale romeno ha accettato nel frattempo il suo riconoscimento di paternità.
«Abbiamo immediatamente presentato ricorso» prosegue l’avvocato Miraglia «e la Corte d’Appello di Bologna ha accolto la nostra tesi difensiva, revocando il provvedimento di allontanamento e riconoscendo pure la non competenza in materia del Tribunale dei Minori. La piccola ora può continuare a vivere serena con quelli che fin dalla nascita ha considerato i suoi genitori, ma mi auguro sinceramente che qualcuno chieda scusa a questa famiglia per i quasi due anni di angoscia che il provvedimento di allontanamento ha fatto vivere loro».
La redazione

Riconoscimento Life Gates 2015

ALL’AVVOCATO FRANCESCO MIRAGLIA VA IL RICONOSCIMENTO “LIFE GATES 2015” PER IL SUO IMPEGNO IN DIFESA DEI MINORI E DEL DIRITTO ALLA VITA
 
La consegna avverrà il prossimo 19 settembre a Roma a opera dell’associazione culturale no profit admArte
 
Una vita dedicata alla difesa dei bambini, in particolar modo al loro diritto a essere felici anche quando, per ragioni diverse, sono costretti a stare lontano dai loro genitori.
Un impegno, quello dell’avvocato modenese Francesco Miraglia, esperto in diritto minorile, che in questi anni, lo ha portato a lavorare attivamente contro i maltrattamenti e gli abusi sui minori, denunciando e riuscendo a far chiudere case famiglia che lavoravano senza permessi o dentro le cui mura avvenivano fatti raccapriccianti.
Un’attività che lo ha visto protagonista di numerosi fatti di cronaca anche nazionale, come il caso della famiglia Camparini, raccontata nel libro  Papà portami via da qui, edito da Armando editori  e il cui operato è stato seguito attentamente anche dall’associazione culturale no profit admArte di Roma che ha deciso di conferirgli il prestigioso riconoscimento LIFE WITNESS. La premiazione avverrà in occasione della IIa edizione dell’iniziativa “LIFE GATES – celebrare la Vita quale valore assoluto”, che si svolgerà nella città eterna il prossimo 19 settembre a partire dalle ore 17, presso il Complesso Monumentale San Salvatore in Lauro del Pio Sodalizio dei Piceni, in piazza San Salvatore in Lauro n.15.
L’associazione, che promuove temi importanti quali la vita, la pace, la fratellanza, la solidarietà tramite l’arte e che annovera tra i suoi membri personalità di spicco nel campo della medicina e della politica, ha voluto quindi premiare l’avvocato Miraglia tra quelle “personalità di rilievo che si sono distinte per i loro meriti, attività svolte, iniziative culturali ed impegni sociali nei diversi ambiti”.
Un premio che, lo scorso anno, è stato assegnato alla scrittrice e poetessa ungherese Edith Bruck, all’attrice e ambasciatrice Unicef “Good Will Ambassador” Daniela Poggi, all’astronauta e astrofisico Umberto Guidoni, allapresidente dell’associazione “Salvamamme” Grazia Passeri, al presidente de “La piccola famiglia onlus” Saverio Severini, altenente colonello, medico ortopedico e traumatologo del Policlinico Militare di Roma CelioVincenzo Piccinni, a Suor Paola, presidente So.spe, al primario di Psichiatria dell’Università Cattolica Santo Rullo, al Presidente del “Progetto Gemma” Gianni Vezzani e infine allo sportivo Vincenzo Cantatore.
Sicuramente – sottolinea l’avvocato Miraglia – fa sempre piacere ricevere un riconoscimento di questo tipo, visto l’impegno costante che dedico a questa mia attività. Credo comunque che esso serva a ribadire quanto lavoro ci sia ancora da fare non solo da parte di noi avvocati ma anche e soprattutto dalle istituzioni preposte, dai medici, dai docenti e da tutte quelle professionalità che quotidianamente operano con i bambini e che hanno il compito morale e pratico di salvaguardare la loro integrità psichica e fisica affinché diventino, un domani, delle donne e degli uomini sani”.
 
La redazione
 
 

Troppo amore per la danza. E la madre rischia l’affidamento della giovane etoile

Giovane promessa ferrarese della danza rischia di interrompere la carriera a causa della decisione del tribunale di Roma
Una giustizia insensibile che arriva al paradosso di danneggiare, più che di favorire, le persone”. È questo il commento dell’avvocato Francesco Miraglia di Modena, riguardo al caso di una 14enne ferrarese che un giudice del tribunale di Roma intende allontanare dalla madre per destinarla a una casa famiglia. Dove le sarebbe impossibile frequentare la scuola di danza Aida di Milano, nella quale è stata ammessa, precludendole così la possibilità di proseguire la sua carriera e di realizzare il suo sogno, ovvero di continuare a ballare a livello professionale. Alla base della decisione del magistrato – cui intende opporsi la madre della ragazza tramite il l’avvocato Miraglia – ci sarebbe il parere espresso dal consulente tecnico d’ufficio, un neuropsichiatra infantile nominato dal tribunale, che vedrebbe nell’amore per la danza manifestato dalla ragazzina un’imposizione materna. La madre, infatti, è titolare di una scuola di danza internazionale. Entro il 31 luglio la madre dovrebbe indicare quindi una struttura che ospiti la figlia, altrimenti d’imperio sarà destinata dal tribunale in una casa famiglia.
“Sentendo invece gli insegnanti della Scuola di danza del Teatro dell’Opera di Roma, dove ha studiato negli ultimi anni – commenta l’avvocato Miraglia – la ragazzina è fortemente motivata da un profondo, personale e autentico amore per la danza, come dimostrerebbero l’abnegazione e la dedizione con cui si sottopone, senza problemi, ai sacrifici necessari per percorrere la carriera di ballerina. Ha altresì una buona vita sociale e di relazione e ottimi voti. Nulla che faccia pensare a un disagio psicologico tale da doverla addirittura allontanare non solo dalla madre, ma anche da quello che è il suo mondo e il suo futuro”.
La vicenda trae origine dal rapporto non facile tra i suoi genitori, che non hanno pressoché mai vissuto insieme: la ragazzina non ha mai abitato con il padre, che si era allontanato da lei e dalla madre quando aveva un anno e mezzo di vita, mantenendo dei rapporti saltuari. Poi l’anno scorso a settembre è rientrato in Italia chiedendo di intessere un rapporto con la figlia ormai preadolescente. La madre aveva acconsentito senza problemi né riserve agli incontri tra i due, finché la figlia non ha iniziato a mostrare insofferenza verso le visite paterne. A dirimere la controversia è stato chiamato il Tribunale il cui giudice – sentendo la giovane – aveva ottenuto da lei come spiegazione quella di un disagio verso alcuni atteggiamenti troppo morbosi di cui sarebbe stata oggetto da parte del padre. Tanto che il giudice stesso, d’ufficio, aveva chiesto alla madre di presentare una denuncia per accertare eventuali reati commessi dal padre: l’incidente probatorio è fissato per il prossimo ottobre.
Nel frattempo la giovane continua a studiare danza a Roma: è brava e ottiene di essere ammessa alla scuola Aida di Milano, anticamera per un eventuale accesso a una prestigiosa carriera. Se non fosse che un giudice, ritenendo la sua passione eccessivamente influenzata e condizionata dalle aspirazioni materne, causate da un presunto rapporto simbiotico con la genitrice, ha deciso di chiederne l’allontanamento.
“Un giudice non può e non deve considerare come oro colato il parere di un consulente tecnico” sostiene l’avvocato Miraglia, “in quanto, nel caso specifico, si evidenzia una situazione contraria e l’assenza, quindi, della necessità di affidare una ragazza di 14 anni ai Servizi sociali e di nominarne persino un tutore, mancando abusi e maltrattamenti e non avendo accertato la presenza di un quadro psicologico compromesso. Una simile decisione pregiudicherà irrimediabilmente la vita di una famiglia e la carriera di una giovane, che ha ben chiaro in mente cosa vuol fare “da grande” e che si è avviata con successo proprio sulla strada che le consenta di conseguire i traguardi agognati e di realizzare i propri sogni. Ci opporremo in ogni modo a questa ingiusta decisione”.
 
 
 

Torna a casa il ragazzo allontanato dalla famiglia per uno schiaffo

Il Tribunale per i minorenni di Trento ha disposto la collocazione presso la famiglia di origine di un minore di Trento di 13 anni che alcuni anni fa era stato allontanato, a dire della famiglia, per uno “schiaffo”.
Probabilmente lo schiaffo ha avviato le procedure di tutela, ma in realtà leggendo il decreto si scopre che le motivazioni dell’allontanamento erano prevalentemente di natura psicologica: “Scarsa consapevolezza del padre circa i bisogni sia emotivi che educativi del figlio che presenta rilevanti aspetti di fragilità relazionale.”
Peccato che quest’anno, proprio dopo il collocamento in comunità, il ragazzo sia stato bocciato! «Sono molto soddisfatto dell’epilogo di questa vicenda, in primo luogo perché, finalmente si comincia a rispettare la volontà del minore attraverso l’ascolto dello stesso. Sono contento anche perché queste decisioni servono a conseguire quella necessità di integrazione tanto sbandierata a destra e a manca. In certe vicende, che riguardano soprattutto cittadini stranieri, come nel caso specifico, bisogna avere maggiore sensibilità nel capire i comportamenti e i modi di fare che sicuramente sono diversi dai nostri, sempre però nel rispetto della legge e dei minori. Mi sento anche di sottolineare la sensibilità del Giudice Onorario che ha ben compreso il desiderio del ragazzo e della sua  famiglia di mettersi in discussione,» ha dichiarato l’avvocato della coppia Francesco Miraglia.
 
Il ragazzo circa un mese fa era scappato dalla comunità di Rovereto ed era tornato in famiglia. In seguito l’assistente sociale del polo di Trento, invece di cercare di capire le motivazioni della sua scelta, l’aveva “convinto” a tornare in comunità. Infatti, il ragazzo riferisce che nel corso dell’udienza presso il tribunale gli avrebbero intimato di tornare in comunità anche se non voleva e che l’avrebbero riportato anche con la forza.
Alla fine ha accettato di tornare in comunità. I genitori riferiscono anche che hanno sentito il bambino piangere durante il colloquio.
Ma solo pochi giorni dopo, il ragazzo si è rifiutato di tornare in comunità ed è rimasto a casa. E ora finalmente il decreto del giudice riconosce la volontà del ragazzo e il suo diritto alla propria famiglia, restituendo ai genitori la responsabilità genitoriale.
Proprio in seguito all’esito positivo della vicenda, mantenendo l’anonimato per proteggere la privacy del figlio, la famiglia ha deciso di rivolgersi alla stampa per informare altre famiglie meno fortunate che il clima è cambiato e che possono far valere i propri diritti. La famiglia sta altresì valutando delle azioni a livello deontologico, legale o risarcitorio nei confronti di chi ha sbagliato, non tanto in uno spirito di rivalsa ma per impedire che drammi simili possano colpire altre famiglie.
Secondo il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani: «Per iniziare, precisiamo che la maggior parte degli operatori sono professionali ed efficienti, considerata la delicatezza e complessità di queste vicende. Il caso in questione ci mostra come in Trentino sia in atto una riforma positiva in cui molte forze e persone stanno cercando di affrancarsi da certe teorie psichiatriche e psicologiche alla base di molti allontanamenti superficiali o addirittura errati, ma ci sono ancora delle resistenze con alcuni operatori che persistono nei vecchi atteggiamenti e considerazioni. Nel caso di specie, infatti, non c’era nessun abuso sul bambino se non la presunta “incapacità” del padre, e la soluzione adottata oggi poteva essere adottata fin dall’inizio.
Siamo lieti di apprendere che la prima assistente sociale sul caso, che conoscevamo già per altre vicende, sia stata allontanata dall’area minori, tuttavia riteniamo che ci voglia ancora più coraggio nell’ambito della tutela minorile. Non è accettabile che un ragazzo venga fatto piangere dall’assistente sociale, e ci auguriamo di non dover mai più essere messi al corrente di certi accadimenti. Nel frattempo ricordiamo i due casi da noi denunciati delle assistenti (una censurata e l’altra indagata dall’Ordine) che lavorano ancora con i bambini. Riteniamo che un atto di coraggio da parte delle amministrazioni nei confronti di queste operatrici potrebbe scoraggiare chi desidera persistere in atteggiamenti invasivi e coercitivi nei confronti delle famiglie e dei bambini.»
 

Roma: era fuggita dalla comunità, ora torna in famiglia

Ottima sentenza del Tribunale di Roma che ha preso atto della ferma volontà della minore di voler rientrare presso i suoi genitori nonostante il parere contrario del tutore
 
Roma. Nell’agosto del 2013 aveva fatto preoccupare tutt’Italia scappando dalla casa famiglia in cui era ospitata e dandosi alla “macchia” per oltre un mese nonostante l’interessamento della trasmissione Mattino Cinque, che aveva dato l’opportunità alla zia di fare un appello per ritrovare la bambina. Ora finalmente potrà riunirsi ai suoi cari. L’avvocato Francesco Miraglia, legale della famiglia ha dichiarato: “Non posso essere che soddisfatto di questa decisione del Tribunale minorile di Roma per i genitori e soprattutto per la ragazza che finalmente potrà vivere la sua normalità. Ancora una volta, non posso che sottolineare come per semplici valutazioni soggettive o a volte per pura e semplice ideologia le famiglie si trovino a vivere per anni dei veri e propri gironi infernali che superano di gran lunga quelli danteschi. La tutela della famiglia, dei minori, la gestione della strutture, il funzionamento dei servizi sociali meritano un’attenzione diversa e seria rispetto a quanto succede oggi. Molti, troppi, nostri politici e non solo si riempiono la bocca di paroloni quando si parla di famiglia e di minori soprattutto nel periodo elettorale per poi dimenticarsene alla velocità della luce. Spero che quanto prima nasca un vero e proprio movimento che possa farsi portavoce di quei diritti che spesso e volentieri vengono completamente calpestati da chi dovrebbe tutelarli”. Già in occasione della fuga l’avvocato aveva pubblicamente criticato i servizi sociali per la loro superficialità e per il mancato ascolto della bambina. Infatti la bambina aveva sempre rifiutato la comunità fino al tragico epilogo della sua fuga: forse sarebbe stato preferibile ascoltarla e, invece dell’allontanamento, attivare un progetto di sostegno e di aiuto. Invece sono dovuti passare altri due anni. Ricordiamo che quando la bambina è stata allontanata frequentava con successo la scuola e non aveva nessuna patologia psichiatrica. Ora, dopo due anni di mancato ascolto della sua volontà e di allontanamento coatto dai suoi affetti, ha passato l’esame di terza media per il “rotto della cuffia”, ha dovuto interrompere il primo anno di Liceo per le “difficoltà incontrate nel tipo di studi”, ed è addirittura costretta ad assumere psicofarmaci. Adesso ai genitori spetterà un duro compito di recupero, ma non saranno soli. La ragazza e la famiglia, oltre che dal servizio sociale, saranno seguiti anche dal SISMIF –Servizio per l’integrazione ed il sostegno dei minori in famiglia– al fine di permetterle di superare con successo l’istituto turistico triennale in cui ha deciso di iscriversi, e di riacquistare la serenità e tranquillità che solo una famiglia le potrà dare. Come comitato continueremo a monitorare la famiglia e siamo fiduciosi che non verranno commessi altri errori. Finalmente la vicenda si sta risolvendo bene e diamo atto al tribunale di aver finalmente recepito la Convenzione di New York che, essendo stata ratificata dall’Italia, è a pieno titolo una legge dello Stato. Non possiamo però non criticare il comportamento del tutore in primis, che invece di ascoltare la minore sotto la sua tutela, ha, a nostro avviso, preferito adeguarsi a certe teorie psichiatriche che non riconoscono pienamente la volontà dei minori. Secondo tali balzane teorie che noi come Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani combattiamo da anni, tale volontà sarebbe il frutto del condizionamento ambientale e come tale non andrebbe accettata. Sarebbero teorie ridicole se non fosse per le tragiche conseguenze di tali idee che purtroppo trovano credito in certi ambienti e tra certi sedicenti professionisti. Critichiamo altresì gli psichiatri che hanno avuto e hanno in cura la bambina. Crediamo che invece di “sedare” il disagio di questa ragazza non ascoltata e sballottata qua e là da una comunità all’altra, avrebbero dovuto farsi interpreti presso il giudice del suo grido di dolore. La bambina potrà ora avere un futuro sereno perché la sua volontà è stata finalmente accolta: non ci sarà più bisogno –ne siamo certi– di ricorrere a potenti psicofarmaci neurolettici.

Diritti Umani: se ne parla al Senato.

Diritti Umani: se ne parla al Senato. INPEF invita alte Istituzioni di settore By Redazione Il Parlamentare on 30 maggio 2015 Diritti Umani a tutela dell’Infanzia e della Famiglia. INPEF convoca nel Senato le Alte Istituzioni e incita alla collaborazione. Si parla anche di Comunicazione Etica e di Cibo Sano con la Fondazione “Paolo di Tarso”. Ad Ottobre i primi progetti di cooperazione. A cura di Viviana Normando – Direttore Gruppo ComunicareITALIA/ “Grazie per quanto mi avete dato”: con queste parole pronunciate dal Presidente del Senato della Repubblica Italiana Pietro Grasso si è concluso l’importante Seminario sui “Diritti Umani e Diritti dei Bambini. Sensibilità, coscienze e strumenti”, dove è intervenuto a relazionare il Gruppo ComunicareITALIA della Fondazione “Paolo di Tarso” sul tema “Diritto all’informazione e alla verità con le nuove tecnologie” e sui “Diritti Umani di accesso al Cibo Sano”. Temi che nel 2016, anni del Giubileo della Misericordia, in linea con i contenuti che INPEF ha sviluppato in modo eccellente, daranno vita ad una BIENNALE che della tutela dei Diritti Umani ne farà il cuore della propria mission. DIRITTI UMANI: DAL SENATO DELLA REPUBBLICA ALLA CAMERA DEI DEPUTATI Il corso è consistito in due giornate di studio di altissimo profilo umano, formativo, istituzionale, tenutosi, in una prima fase, presso il Senato della Repubblica Italiana il 26 e 27 maggio 2015 e che si concluderà il prossimo 9 ottobre presso la Camera dei Deputati, con la proposta o la presentazione di progetti concreti a favore dei Diritti Umani da parte dei corsisti. Il simposio, che ha visto la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani colma di uditori e partecipanti, è stato promosso dall’INPEF – Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare e dall’ANPEF – Associazione Nazionale di Pedagogisti Familiari, ed ha affrontato linee progettuali non comuni: da un lato vi è stata l’eccezionalità dell’evento nel cuore delle Istituzioni dello Stato Italiano, dall’altro si vuole a tutt’oggi produrre un esito qual è quello della presentazione di progetti comuni per il tramite proprio dei destinatari. “E tra i consegnatari, tra i rappresentanti di diversi ambienti di lavoro, amministratori locali, agenzie educative – ha detto la Prof.ssa Vincenza Palmieri Presidente di  INPEF – sono stati in prima linea, in particolare, insegnanti, educatori, amministratori locali, funzionari pubblici, volontari, operatori del diritto, operatori dell’informazione, esperti delle professioni d’aiuto. Tra i relatori e docenti per formare un pool di testimonial di Diritti Umani vi sono stati negli svariati ambiti: esperti in Diritti Umani, rappresentanti di Istituzioni nazionali, internazionali, di associazioni, della società civile, giuristi, esperti di scienze dell’educazione”. DIRITTI UMANI: GIUSTIZIA E SICUREZZA, LIBERTA’ E CULTURA, ISTRUZIONE E DEMOCRAZIA, SALUTE E BENESSERE “La prima sessione – ha specificato la Prof.ssa Stefania Petrera Giudice Onorario presso la Corte di Appello di Roma Responsabile Relazioni Istituzionali INPEF tracciando un primo resoconto del seminario – è stata ‘Giustizia, Sicurezza e Diritti umani’: giustizia come sistema organizzato di garanzie, rapporto equilibrato con le istituzioni giudiziarie in caso di conflittualità di natura varia. La seconda è stata ‘Libertà, Cultura e Diritti Umani’: libertà come espressione, libertà di movimenti, di partecipazione e cultura come accesso libero a servizi locali specifici nonché alle informazioni, come premiazione di talenti. La terza, nella seconda giornata, è stata ‘Istruzione, Democrazia e Diritti Umani’ come diritto all’istruzione, all’informazione per tutta la vita, all’accessibilità delle informazioni. La quarta è stata ‘Salute, Benessere e Diritti umani’ come diritto alla salute, allo sport, allo svago. Il 9 ottobre 2015 nella Camera dei Deputati vi sarà il monitoraggio delle iniziative di educazione e promozione dei Diritti Umani realizzate o individuate nei diversi contesti territoriali: progetti educativi, iniziative di formazione, pubblicazioni a tema, manifestazioni artistiche, eventi culturali, altro”. Sarà allora che i corsisti acquisiranno l’attestato INPEF di educatore in Diritti Umani, ove Avvocati e Giornalisti Pubblicisti e Professionisti accederanno rispettivamente ai crediti formativi dei rispettivi Ordini di appartenenza. Un progetto richiede – ha detto la Prof.ssa Stefania Petrera – ideazione, creatività, concretezza, risorse umane ed economiche, capacità di analisi, programmazione, anticipazione del futuro, organizzazione, assunzione di decisioni, gestione dell’imprevisto (in pedagogia l’obiettivo fa riformulato), gestione di processi. Cosa si fa: va scelta una tematica, analisi del contesto di intervento, identificazione dei destinatari, definizione della tipologia di attività, individuazione della finalità. Poi occorre la costituzione della rete delle risorse necessarie, la definizione degli obiettivi da perseguire e così via. Il tutto da riassumersi in una breve formula: ‘SMART’ ovvero ‘simple’ (gli obiettivi formulati chiari); ‘measurable’ se si sono raggiunti i risultati; ‘achievable’ la verifica se ci sono altre esperienze in tal senso, ‘realistic’ se sono compatibili con le risorse umane materiali economiche disponibili e ‘time scale’ disamina del tempo necessario”. Ricordiamo che il Seminario è stato patrocinato tra le altre Istituzioni dal Senato della Repubblica, dal Ministero degli Affari Esteri, dell’UNAR (Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), dall’Ambasciata dello Stato Plurinazionale della Bolivia. LA PRIMA GIORNATA DEL SEMINARIO “L’esperienza dei Diritti Umani – ha detto la Prof. Vincenza Palmieri – deve costituire un modello e non è da demandare ad esperienze sporadiche ma occorre formare gli educatori, formulare progetti appositi in una rete istituzionale, quindi sostenere e incentivare a presentare leggi adeguate per l’attuazione dei provvedimenti. Una giornata intensa che ha visto anche la Fondazione “Paolo di Tarso” formatrice del pool di testimonial sui Diritti Umani, per il tramite della Dott.ssa Viviana Normando Direttore Responsabile del Gruppo ComunicareITALIA.it, che ha l’obiettivo di promuovere in rete comunicazione etica. “L’Italia – e’ stato detto dagli illustri relatori (si veda www.ilvaticanese.it; www.pedagogiafamiliare.it) – subisce molte contravvenzioni dall’Europa, per questioni relative alla tortura, all’ambiente, in particolare nell’area della famiglia, sanzioni proprio al nostro Paese che ha una serie infinite di leggi sulla famiglia e siamo una Nazione che tiene molto alla famiglia ed alle sue tradizioni”. “Qui presente – ha ricordato la Prof.ssa Palmieri – c’e’ l’Associazione che si occupa dei nonni che non possono vedere i nipoti nel caso di separazioni – Associazione Nonne Nonni penalizzati dalle separazioni onlus – e ricordiamo che vi sono 40.000 minori affidati a soluzioni alternative alle famiglie in Italia, con somministrazione di psicofarmaci. I bambini, infatti, nelle case famiglia devono dormire, non possono r
imanere svegli così come nei reparti di psichiatria peraltro per adulti. Incredibile. Ma questo il Gruppo ComunicareITALIA.it accanto ad INPEF lo aveva già denunciato. “Ci sono – ha proseguito Vincenza Palmieri – anche tuttavia strutture meravigliose, educatori competenti che accolgono bambini per davvero in difficoltà poichè dobbiamo sapere che c’è il Bello. Noi monitoriamo, cerchiamo di capire, è un dovere oltre che un Diritto Umano. Bisogna garantire certezze per quelle fasce più deboli che non possono stare qui a parlare, anche se noi facciamo di tutto per stare insieme ai bambini dell’Ecuador, a dei talenti meravigliosi a cui noi dobbiamo dare spazio, dignità e forza. Ma sporchiamoci le mani e portiamo giustizia, sanità, diritto e diritti e avremo realizzato quella che è la grande bellezza”. Detto e assicurato da una donna, la Prof.ssa Palmieri, Docente presso l’Università degli Studi della Basilicata, psicologa e pedagogista, che ogni giorno con il suo staff pensa a salvare anche un solo minore lavorando ininterrottamente. L’intervento del Presidente del Senato della Repubblica Pietro Grasso LA COMMISSIONE INFANZIA E ADOLESCENZA Interviene la Senatrice Rosetta Enza Blundo della Commissione in Senato di Infanzia e Adolescenza: “E’ questo un incontro seminario, da noi fortemente voluto, che vuole attenzionare sui diritti dell’uomo e dell’infanzia, è importante che noi ce ne facciamo carico e che ciascuno possa salvaguardare i diritti umani. Nel nostro Paese vi è questa realta’: quando vengono messi in pericolo i diritti umani allora è il momento in cui vengono affermati con maggiore forza e vediamo invece il rischio che non vengano riconosciuti. Una situazione particolare che crea una condizione di pericolo. ‘I boschi continuano ad essere distrutti nonostante le suppliche’ come esprimeva una ragazza, Arianna Pagano, nel video presentato nel Seminario e vincitore dell’XI Concorso Scolastico Nazionale di Serra International Italia. La Compagnia “I Diversi Talenti” Il problema è una sordità istituzionale, dove tutti dobbiamo essere più consapevoli e disponibili. Cito anche le autorità locali che si trovano tra il dovere fare e non potere fare. Le persone fragili stanno aumentando, sta crescendo il numero di coloro che sono in difficoltà, il lavoro è a rischio. La nostra è una Repubblica fondata sul diritto al lavoro e questo seminario non si chiude cosi poichè prevede un momento di ritorno con i progetti messi in piedi nella nostra rete e ciò che conta è che ci stiamo muovendo con Associazioni come INPEF e ANPEF e il loro contesto, cui fare riferimento ovvero alla positività di persone che lavorano con competenza. Ringraziamo l’Associazione dei nonni la cui presidente nonostante la tarda età, Maria Bisegna, sta combattendo ed è importante l’alimentazione adeguata, l’identificazione del Cibo Sano – per cui si adopera la Fondazione “Paolo di Tarso” – per prevenire le Malattie non Trasmissibili. Ci riferiamo al lavoro come dignità e sostentamento: le persone devono lavorare e avere la possibilità di vivere, deve esserci il diritto a vivere nel proprio paese, come una scuola libera che viva del diritto allo studio. I presupposti per un’ottima riuscita del seminario intanto ci sono tutti, è ben valido e ben strutturato ed ha il compito delicato e arduo di formare sentinelle di diritti umani. Siamo uomini e donne che vogliamo impegnarci nei diritti della persona e dei minori che non hanno voce”. I DIVERSI TALENTI E IL DIRITTO ALLA FELICITA’ A questo punto si esibiscono con una rappresentazione teatrale da lasciare senza parole i ragazzi di Messina, la compagnia de “I diversi talenti”, per chiederci: ‘chi sono gli angeli?’. E tra questi non solo i ragazzi autistici o diversamente abili che si esibiscono e che devono integrarsi ed esprimersi a pieno ma anche ad esempio vengono citati, proprio tra quegli angeli, magistrati uccisi dalla mafia come i giudici Falcone e Borsellino. Diritti Umani – Sala Zuccari del Senato: I Diversi Talenti La Sala Zuccari diviene un palcoscenico dei diritti umani con attori che sembrano interpretare film da oscar e che invece sono solo ragazzi bravissimi che cercano, bene, di superare la loro diversità con le proprie capacità e valide guide, intraprendendo la strada del ‘teatro dell’anima’. Un percorso che emoziona, che li fa emozionare, che li incentiva alla volontà, al metodo, al manifestare con costanza le proprie capacità. Come hanno fatto in Senato dove nelle due giornate si sono esibiti ben cinque volte. Diritti che hanno profondamente colpito anche il Presidente del Senato Pietro Grasso che si è rivolto ai ragazzi con parole affettuose. I ‘Diversi Talenti’ si sono esibiti a Roma per la prima volta nell’ambito dell’edizione 2015 del Premio Internazionale Medaglia d’oro Maison des Artistes. IL COMITATO INTERMINISTERIALE PER I DIRITTI UMANI Poi interviene la Prof.ssa Cristiana Carletti Esperta del Comitato Interministeriale per i Diritti Umani – MAECI. “Il Comitato – dice la Prof.ssa Carletti anche Docente presso l’Università di Roma Tre – deve parlare con tutti, non solo con l’Italia ed ha una lunga tradizione per far fronte alle richieste internazionali che chiedono all’Italia cosa si fa dei Diritti Umani, con tantissimi rappresentanti di tutte le due strutture ministeriali e non. Il Comitato è stato aggiornato nel 2013, abbiamo Ministeri, Amministrazioni ed Enti. Ecco alcune attività: il nostro Comitato effettua un sistematico esame delle misure legislative e amministrative ed è un lavoro molto faticoso, con una serie di processi che noi monitoriamo su cui diciamo come optare, migliorare, siamo sentinelle, promuoviamo le necessità che ci vengono manifestate e così da rispondere in maniera precisa con il percorso che riguarda l’apparato amministrativo. In merito al tema dell’infanzia il nostro Paese è considerato un pioniere, un modello e in altre tematiche si notano delle difficoltà, in un lavoro che continua in una legislazione che è perfettibile. Sollecitiamo la buona volontà di lavorare sui settori più deboli come espressione della buona volontà del Paese e questo intanto viene apprezzato in Europa. Maria Vincenza Palmieri – Presidente INPEF – Pietro Grasso Presidente del Senato della Repubblica Il Comitato deve compilare rapporti periodici ma il lavoro è sequenziale e anche quotidiano, operando con imput delle associazioni. Dobbiamo partire dal basso, dal livello locale. Tutta l’attività viene presentata al Parlamento una volta l’anno, partecipiamo in iniziative nazionali e internazionali, elemento importante che viene stimato nel sistema internazionale nel contatto con la società civile. I nostri interlocutori ad esempio sono le Nazioni Unite e il Consiglio in Europa, ove il Comitato dialoga con organismi di controllo, con un altro compito di produrre una relazione quadriennale sul sistema del nostro Paese a 360 gradi e poi con un focus specifico sui diritti d’infanzia e all’adolescenza. Attuare un’azione di monitoraggio ma anche propositivo nel sistema Unesco ove tutte le informazioni che abbiamo dato sono piaciute moltissimo è già soddisfacente per l’Italia. Vi sono tantissime convenzioni, ad esempio, sui diritti civili, politici, di tortura, sull’infanzia e sui diritti con disabilità. Portare avanti meccanismi di comunicazione significa dare possibilità a gruppi di individui che hanno segnalato la propria realtà e per cui la comunicazione avvisa poi la comunità internazionale. Nel rapporto con l’Europa c’è un dialogo interattivo con risposta immediata”. INVERTIRE LA LOGICA: SI INTERVIENE SUI DIRITTI UMANI QUANDO GIA’ SONO VIOLATI L’Avvocato Francesco Moncavallo, già Giudice, che sappiamo avere riportato a casa molti minori insieme alla Prof.ssa Palmieri, è intervenuto sulla necessità di un cambiamento di rotta poichè, come ha sott
olineato anche la Senatrice Blundo, è rimasto in Italia un passaggio importante come tratto comune tra passato, presente e futuro,  cioè la immagine che i diritti umani debbano essere tutelati quando ne riconosciamo la crisi e necessitano di quelle situazioni giuridiche per cui i diritti della persona quando vengono violati devono essere reintegrati e risarciti. Si tende a parlare dei diritti umani quindi per trattare direttamente la violazione dei diritti umani quando invece si deve parlare di Diritti Umani già a partire dalla consapevolezza della centralità della persona”. OCCORRE UN CAMBIAMENTO ANTROPOLOGICO CULTURALE Interviene l’Avv. Donatella Cere’ del Consiglio Nazionale Forense e sottolinea: “Manca un approccio culturale. Ci siamo trovati di fronte a mafia Capitale, al lucro sui diritti umani sui minori, sui rom, su talune case famiglia, al fenomeno delle baby squillo, alle violenze domestiche, al femminicidio, difendiamo gli ultimi ove il Consiglio Nazionale Forense ha sentito la necessità di invitarli per mostrare loro un nuovo approccio culturale. Mi hanno colpito i video mostrati, la maturità dei piccoli autori, mi ha impressionato il loro disagio ma anche il loro ottimismo, libertà, sogni, speranze. Serve un cambiamento antropologico culturale in un messaggio di speranza e di fiducia. Solo chi non prova a creare il futuro che vuole, dovrà accontentarsi del futuro che gli capita. IL DIRITTO ALLA FELICITA’ In Italia vi sono – ha detto la Prof.ssa Palmieri – due milioni di persone precarie e un milione di bambini poveri. In Venezuela vi è una cultura diversa, dove i diritti umani sono intesi come diritto naturale che deriva dalla propria natura fino alla convivenza sociale. Vi è il diritto alla felicità ad esempio. CONTRO IL TRAFFICO DEI MINORI Il Consigliere dell’ambasciata della Bolivia intervenuto per Antolin Ayaviri Gomez Ambasciatore Straordinario e Pluripotenziario dello Stato Plurinazionale in Italia, ha sottolineato tra le tante battaglie l’impegno nel dare diritto allo studio agli indigeni come anche l’impegno nel combattere il traffico dei minori”. NO AL CYBERBULLISMO Il prof. Pietro Faletta esperto Unar e’ intervenuto su come nel web vi sia un incontro e scontro tra diritti. Ad esempio non ci sono norme atte a far fronte del cyberbullismo ne’ in Italia ne’ a livello europeo, problema che andrebbe superato”. 15.000 BAMBINI SCOMPARSI IN ITALIA Ha ricordato la Prof.ssa Palmieri che il 25 maggio 2015 è stata la giornata internazionale dei bambini scomparsi. Vi è la necessità di avere informazioni corrette e spesso queste non sono comunicate ove avere la contezza numerica di ciò che accade è invece un diritto. Negli ultimi quindici anni vi sono stati 15.000 bambini scomparsi in Italia, inclusi bambini che vengono portati all’estero da uno dei due genitori. Il bambino così cambia nazionalità, lingua, cultura, sistemi mentali e ciò può produrre, davanti al cambiamento drammatico, questioni patologiche. Noi ascoltiamo bambini italiani, boliviani, ecuadoriani, ma ci sono tantissimi bambini che non possiamo ascoltare. In Venezuela per la prima volta viene considerato il diritto alla felicità perchè noi dobbiamo pretendere di essere felici e grazie alla D.ssa Belkis Spinale Primo Segretario dell’Ambasciata in Italia della Repubblica Boliviana del Venezuela ci ricorderemo di questo insegnamento. Educhiamo poi i nostri ragazzi al Diritto al rispetto, pretendendolo come il diritto alla felicità. LA CREATIVITA’: CENTRALITA’ DELLA PERSONA Il dott. Antonio Turco Responsabile Area Pedagogica del Carcere di Rebibbia ha raccontato come la prima esperienza di teatro in una casa di reclusione sia stata nel 1959 a Tivoli e come dal 1982 sia nata la compagnia teatrale a Rebibbia, la più antica. Nel 1984 per la prima volta i detenuti sono usciti dal carcere e si è deciso, dal teatro classico, di mettere in scena, invece, gli episodi degli stessi carceri, favorendo così la centralità del detenuto attraverso il teatro”. Il dott. Luigi Oppido segretario dell’Associazione Maison des Artistes ha ribadito come l’arte e la bellezza siano un necessario nutrimento dell’anima affinchè la creativita’ salvi l’uomo e il mondo. FONDAZIONE “PAOLO DI TARSO” IN PROGETTI CON INPEF, RELATORI E DESTINATARI Apprezzata la visione del lavoro in rete della Fondazione “Paolo di Tarso”con una premessa fondamentale fatta dalla Dott.ssa Viviana Normando Direttore Responsabile del Gruppo ComunicareITALIA.it, a proposito di come l’informazione debba attenersi alla verità e al rispetto della dignità della persona. Fondazione Culturale “Paolo di Tarso” – intervento della Dott.ssa Viviana Normando – Etica nella Comunicazione Una dimensione, quella etica, utile alla nostra società dell’informazione che attraverso notizie corrette può indurre a scelte più consapevoli. Fatto riconosciuto anche dall’Ordine dei Giornalisti del Lazio e del Molise che stanno concedendo i crediti formativi per la giornata conclusiva del 9 ottobre 2015 del seminario proprio anche per la stima verso il lavoro del Gruppo ComunicareITALIA.it, www.gruppocomunicareitalia.it, per il suo attingere sempre dal Codice Deontologico dei Giornalisti nonché dall’attinenza alla Carta di Treviso, ad esempio, e dalla serietà di attività come la BIENNALE della Dieta Mediterranea per i Diritti Umani all’accesso al Cibo Sano da parte della Fondazione “Paolo di Tarso”, con particolare riferimento ai messaggi ed iniziative prodotte per la famiglia e per i bambini e al lavoro di tutela dei minori svolta da INPEF. Tra le Istituzioni che fanno squadra per il bene comune e che coopereranno insieme saranno certamente Fondazione “Paolo di Tarso” e INPEF, in una reciprocità istituzionale, in una interazione attiva in progetti tra relatori e destinatari del Seminario. CONDIVISIONE DEI PROGETTI Al via, dunque, in ambiente etico ed altamente istituzionale, la condivisione per la promozione dei temi sui Diritti Umani con i partecipanti al Seminario da parte del Gruppo ComunicareITALIA.it, guidato dal Direttore editoriale dott. Fabio Gallo, che potrà pubblicare le attività ed i progetti a partire proprio dalla BIENNALE della Dieta Mediterranea 2016 che pone tutta la sua attenzione ai Diritti Umani all’accesso al Cibo Sano perché bambini e famiglie siano garantiti in termini di sicurezza alimentare. Temi verso i quali un modello di comunicazione etica come quello sviluppato dalle Testate Giornalistiche del Gruppo ComunicareITALIA, trova la sua giustificazione. LA SECONDA GIORNATA DEL SEMINARIO ECCO I DATI: I BAMBINI TORNANO A CASA Un resoconto concreto di cosa INPEF ha fatto negli ultimi tempi è stato raccontato dai protagonisti per il tramite del ‘Capitano’ come è stata definita la Prof.ssa Vincenza Palmieri. “E’ stato formato presso INPEF – ha detto la Prof.ssa Palmieri – un gruppo di lavoro che io presiedo come psicologa e pedagogista e di cui fanno parte l’Avv. Moncavallo e l’Avv. Miraglia. In questi giorni abbiamo fatto felici nonni di Ancona, dell’Ecuador, di Genova ove in Procura, ancora una volta, è stata confermata la collocazione di minorenni presso questi nonni che prima non potevano vedere i minori. Poi il superamento di un caso: genitori minorenni che si conoscono in casa famiglia, hanno un figlio e tutti e tre oggi vivono con i genitori ovvero i nonni. Un grande successo. Ancora a Torino un altro ragazzo adolescente è stato portato a casa in poco tempo ed è seguito da un progetto INPEF, ha avuto una borsa di
studio sulla metodologia di studio oltre che sull’attenzione a come recuperare il legame con genitori. Bisogna creare le condizioni perchè questi ragazzi restino a casa ma anche organizzare loro corsi di formazione. In cambio del corso di formazione il ragazzo, come grafico, farà il logo del progetto integrato INPEF-Ecuador e che appena ultimato egli stesso consegnerà all’Ambasciatore dell’Ecuador. A Genova, poi, un altro ragazzo è tornato in affido alla sua mamma. Con l’Ecuador c’è un lavoro integrato a tutti gli effetti poichè può occorrere, in casi più forti, che in questura debba intervenire il Console del Paese di provenienza del ragazzo oppure che l’Ambasciatore possa scrivere lettere per invitare le Istituzioni ad adoperarsi tempestivamente. Quello dell’Ecuador è un progetto integrato modello da trasferire nelle istituzioni, è un modo scientifico di lavoro. Un altro caso a Salerno dove un ragazzo era veramente in una condizione di non accesso da parte della famiglia ed anche qui la vicenda è in via di definizione e si avvierà verso la famiglia. Molti altri casi sono in sviluppo e stanno per andare in porto. PROSEGUE IL PROGETTO INTEGRATO ECUADOR-INPEF L’Ambasciatore dell’Ecuador Juan Fernando Holguin Flores dice: ‘Noi non ci fermeremo finche’ anche un solo bambino non tornerà a casa’. “Ogni bambino – continua la Prof.ssa Palmieri – quando non c’e’ il rischio deve tornare nel suo ambiente naturale. Qualcuno può pensare che dalla brutta strada non si possa uscire e noi abbiamo imparato che non è cosi e che non possiamo fermarci mai. Un buon motto per far cambiare il vento e’: ‘Non bisogna fermarsi mai e non si può essere da soli’. LO STAFF INPEF: UN ISTITUTO DI DIRITTI UMANITARI Ecco perche’ si devono avere buoni compagni di viaggio”. Parla quindi l’Avv. Francesco Moncavallo sulle vittorie del capitano Vincenza Palmieri, poi vi e’ un fuoriclasse e poi c’e’ la squadra perche’ il risultato del progetto sta negli esiti, c’e’ qui un Governo di un Paese qual e’ quello dell’Ecuador, che ha detto si e con cui non si e’ da soli. Parlare di Diritti Umani ha poco significato se non si dà strumento a chi deve esercitarlo per ottenerlo. Questi risultati devono essere dei punti di partenza, ci sono situazioni particolari, ancora una volta a Genova, dove minori sono sottoposti ad un procedimento minorile che dura da 15 anni e dove torneremo a giugno ma andremo anche a Roma e a luglio, nella Corte di Appello di Roma, diremo che un ragazzo di 8 anni e’ in comunita’ da tre anni perche’ qualcuno ha fatto su di lui trattamenti su cui la madre non era d’accordo. L’Avv. Francesco Miraglia sottolinea come questo progetto deve essere un modello per tantissimi bambini ancora collocati nelle case famiglia ma i progetti cosi ben vengano perchè è in questo modo ad esempio che l’Ecuador si mette al fianco dei cittadini. DIRITTO ALL’EUROPA E DIRITTO A VEDERE Si è parlato anche di come vengano presentati progetti formativi sul tema ‘quale Europa?’ da parte della Dott.ssa Maria Loredana La Civita dell’Universita’ di Roma Tre e di Athenaeum NAE. Stefania Leone Presidente dell’Associazione Disabili Visivi onlus ha parlato del Diritto alla lettura da parte di chi non vede. Occorre formare educatori che aiutino i non vedenti ad utilizzare strumenti innovativi che consentano a tutti la lettura, l’autonomia e la liberta’. IL DIRITTO ALLO SPORT: BENESSERE FISICO E FONTE DI RINNOVAMENTO INTERIORE “I valori dello sport sono fondamenti – dice l’Ambasciatore Alberto Schepisi Presidente Comitato Nazionale Sport contro Droga del CONI – a cominciare da un tifo positivo, uno dei nostri progetti in corso che condividiamo con INPEF, con cui abbiamo in comune l’occuparci di bambini e ragazzi. Promuoviamo uno sport che permette di ripetere il tempo e di dare altre opportunità di crescita, di sano antagonismo, di lealtà, con l’educazione alle regole della legalità. Lo Sport è il più efficace antidoto ad esempio contro i disturbi alimentari, dove l’esercizio è fonte di salute e benessere psicofisico, è prevenzione e va sempre di pari passo con una corretta alimentazione. Lo Sport è fonte di rinnovamento interiore, è patrimonio di ogni uomo e di ogni donna e la sua assenza non potrà mai essere compensata. La Prof.ssa Vincenza Palmieri, presidente INPEF ma anche membro del Comitato Nazionale Sport contro la droga – ricordiamo una delle battaglie più ardue dell’Inpef che è ‘Vivere senza psicofarmaci’ di cui testimonial è il Prof. Daniele Masala Campione Olimpico Docente Universitario di Cassino relatore nel Seminario – ha sempre sostenuto la positività della pratica dello sport anche nella vita, nelle scuole, per il recupero della persona, nelle case famiglia. I RAGAZZI DEVONO TORNARE IN FAMIGLIA La giornata si è conclusa con la benedizione di Padre Rovo Parroco della Casa Famiglia “Capitano Ultimo”. Padre Rovo ha ribadito come nel seguire ogni ragazzo della Casa Famiglia che gli è stata assegnata renderà conto a Dio per ogni vita che cresce in quel contesto. Le case famiglie – ha detto Padre Rovo – sono necessarie per superare alcuni problemi in taluni momenti per il ragazzo ma nel loro persistere sono un crimine contro l’umanità. I bambini devono tornare a casa, ove possibile, nelle loro famiglie e non possono essere sottratti alla loro ‘casa’ spesso anche per motivi futili. Cerchiamo di chiedere insieme una benedizione al Padre Eterno ricordando che la sua non è mai l’ultima benedizione è sempre la penultima”. OGNUNO DI NOI PUO’ ESSERE UNA SCINTILLA La prof.ssa Vincenza Palmieri, dopo la visita del Presidente del Senato e dopo avere ringraziato tutti – ha concluso il Seminario invitando i corsisti a prendere contatto tra loro, a presentare progetti sui Diritti dell’Uomo, sottolineando come nell’azione sia necessario essere spirituali, come sia indispensabile toglierci quella maschera, come hanno recitato ‘i Diversi Talenti’ e come ogni ragazzo debba essere una scintilla perché ognuno di noi può essere una scintilla, infiammare chi ci è vicino, permeare, resistere agli attacchi proprio perché quella scintilla ci rende esseri spirituali e più operativi insieme.
: http://www.ilparlamentare.it/2015/05/diritti-umani-se-ne-parla-al-senato-inpef-invita-alte-istituzioni-di-settore/

La Corte d'Appello di Ancona affida due minori ai nonni materni.

L’avvocato Miraglia e la Prof.ssa Palmieri : “Riconosciuto l’ambiente familiare come più consono rispetto a un affidamento esterno”
ANCONA. Quando la famiglia fa “gioco di squadra” e resta unita e disponibile, il Tribunale può riconoscere che l’ambiente familiare sia più consono ad accogliere i minori, nel momento in cui si renda necessario allontanarli dai genitori.  È il caso su cui recentemente si è espressa la Corte di Appello di Ancona, che ha accolto il ricorso presentato dai loro nonni materni e da due zie, per evitare che due ragazzine rispettivamente di 10 e 13 anni venissero collocate in una comunità d’accoglienza o presso una famiglia affidataria.
«Con questa sentenza è stata riconosciuta l’importanza di non allontanare i minori dal loro ambiente familiare» dichiara l’avvocato Miraglia del Foro di Moderna, che da anni si batte contro la difficoltà delle istituzioni a far rientrare i bambini nei nuclei familiari originari, finendo così con il prolungare oltre misura la loro permanenza presso coppie affidatarie.«L’inserimento in famiglia va comunque accompagnato dai Servizi sociali in un adeguato percorso educativo dei minori e dei loro parenti» prosegue il legale, «oltre che di un sostegno psicologico o pedagogico familiare, ma almeno le due bambine potranno continuare a vedere volti familiari e affettuosi, nell’ottica di tornare ad avere un giorno un rapporto più solido e sano con la madre e con il padre».
Le due ragazzine sono state allontanate dai genitori, per i loro problemi di tossicodipendenza e di fragilità psicologica, e affidate ai Servizi sociali di Pesaro. Dal 2011, anno in cui la situazione problematica è emersa, si arriva al 2013, quando il Tribunale per i Minorenni delle Marche decide che debbano essere collocate in via provvisoria presso una casa famiglia.
Provvedimento cui si oppongono i nonni materni, una zia materna e una zia paterna, che ne richiedono l’affidamento. Il padre si trova all’estero, la madre ha un nuovo compagno, ma nonostante il rapporto conflittuale con le due figlie, segue da tempo un percorso per poter riequilibrare se stessa e la sua vita, in vista di un possibile recupero del legame con le due figliolette. Per questo i nonni materni hanno chiesto l’affidamento delle nipotine, che è stato loro finalmente concesso dalla Corte di Appello anconetana, congiuntamente alle due zie, presso cui le bambine potranno trascorrere serate e fine settimana. La madre dovrà seguire un percorso di psicologia individuale, i nonni materni avranno un sostegno alla genitorialità vicariante e le due ragazzine saranno aiutate da un servizio di educativa domiciliare. Un programma di interventi coordinati dai Servizi sociali, finalizzato al mantenimento delle relazioni familiari.
« In Italia » sostiene la Prof.ssa Vincenza Palmieri  Presidente dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare di Roma nonché Consulente di Parte dei nonni e delle zie  nel presente procedimento « c’è un sistema molto ricco di consulenze e perizie, la cui finalità dovrebbe essere quella di supportare il Giudice nella ricerca della migliore soluzione possibile per i Minori.
Spesso, però, tale sistema si occupa primariamente di sostenere se stesso (attraverso l’invio dei Minori in casa Famiglia, o presso Centri per la psicodiagnosi o psicoterapia,  privati e pubblici ) e l’interesse del Minore ne risulta, così, subordinato o comunque funzionale al mantenimento dello stesso sistema.  Una storia, quella di Ancona, semplice e normale – continua la Prof.ssa Palmieri –  due nonni che dovranno prendersi cura delle proprie nipotine. Ma ciò che appare assolutamente normale è invece straordinario e deve rappresentale il modello  da replicare ovunque ci sia un bambino che non può essere impropriamente allontanato dai luoghi degli affetti. Un invito, per quanti lavorano in ambito peritale ad impegnarsi strenuamente a difendere i bambini, anche da consulenze invasive, lunghe, ingiuste».
«Un’alternativa all’allontanamento prolungato dalla famiglia è possibile» conclude l’avvocato Miraglia, «contrariamente all’atteggiamento assunto da numerosi Tribunali e Servizi sociali, che troppo spesso privilegiano la separazione dal nucleo originario, anziché favorirne il reinserimento dei minori in quella che è e rimane la loro famiglia, con la grande importanza e supporto affettivo che questa può avere a supporto di una loro crescita serena».
 

Papà portami via da qui!

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Papà portami via di quiDomenica 21 giugno 2015, alle ore 18.30, presso la Libreria Fandango, in Via dei Prefetti 22, si tiene la presentazione del libro “Papà portami via da qui!”. Il volume edito da Armando Editore nel 2015 è scritto dalla Prof.ssa Vincenza Palmieri Presidente di I.N.P.E.F. Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare e dall’Avvocato Francesco Miraglia ed è dedicato ad Anna Giulia di sette anni, cittadina italiana.

Introduce Stefania Petrera Giudice Onorario e Responsabile delle Relazioni Istituzionali dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare, partecipano gli autori con i contributi di Francesco Moncavallo e Vittorio Bonanni. L’attore Rodolfo Baldini legge “Papà portami via da qui!”. Previsti interventi programmati degli Ospiti in Sala.

Sembra incredibile ma il libro tratta di una storia per davvero accaduta ad una bambina di sette anni “che pur avendo genitori che la amano e la vogliono con loro e che non hanno fatto niente di male né a lei né ad altri sia diventata un’orfana consegnata per ‘legge’ ad altri genitori” (Francesco Miraglia).

Il libro

E’ il racconto tremendamente vero di Anna Giulia che, per un errore giudiziario, è stata tolta ai genitori Massimiliano Camparini e Gilda Fontana ed è stata affidata dopo diverse peripezie giudiziarie, visite protette e quanto altro possa essere avocato in questi casi, ad un’altra famiglia. I genitori hanno fatto di tutto per poterla riportare con sé a casa senza riuscirvi, finendo persino in carcere per sette mesi nel tentativo di portare con sè la loro bimba (ufficialmente era rapimento) ed ora sono in attesa che la bambina di circa nove anni compia diciotto anni e scelga in libertà la sua strada ed i suoi genitori con cui ha sempre voluto restare.

Quanto è importante una comunicazione etica

Non ha aiutato neanche nelle diverse vicissitudini una esposizione mediatica eccessiva del caso e dei suoi passaggi, a testimonianza di quanto sia importante l’opportunità, la chiarezza, la fondatezza e la verità dei media a tutela dei minori e dei loro diritti umani innanzi al diritto della cronaca.

Ci sono casi come questi, fatti di burocrazia dove non si riesce a ritrattare in alcun modo gli errori iniziali e dove gli enti preposti si rimbalzano le competenze, in cui anche lo Stato si dovrebbe mettere da parte innanzi alla Famiglia.

Al di là di fatti specifici la Famiglia va sempre aiutata, in qualsiasi condizione, prima di prendere decisioni che nel tempo si rivelano senza ritorno. E vanno coadiuvate anche in caso di povertà. D’altronde, come sottolinea Vincenza Palmieri che con l’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare ne conduce di battaglie per i minori insieme ad uno staff eccellente di professionisti, Gesù Bambino non è nato in una grotta e non aveva un solo panno addosso o un giaciglio di paglia anziché una culla? Questa era forse una soluzione abitativa appropriata? “Un bue ed un asino in camera da letto vicino al neonato. Di Giuseppe il Falegname dicono che abbia sposato sua madre Maria ma che non sia lui il vero padre. Quale sarebbe oggi il destino di Gesù Bambino?” (Vincenza Palmieri).

Un racconto scorrevole, vivo, autentico, un piccolo manuale di giurisprudenza ed errori, passaggi giudiziari che potrà essere di sostegno e di conoscenza per i lettori, in una chiave pirandelliana, ma anche di testimonianza autentica per Anna Giulia che pure così, da grande, saprà quanto i suoi genitori le abbiano voluto bene e abbiano lottato per lei in tutti i modi, mentre però la sua infanzia sarà trascorsa. Come Anna Giulia sono stimati solo in Italia cifre enormi di bambini scomparsi, tra le persone sparite nel nulla, di cui moltissimi vengono portati via da un genitore, lasciano all’improvviso il loro ambiente di origine e di crescita e svaniscono nel mondo, spesso con gravi traumi per il distacco. In realtà sono solo figli contesi e che avrebbero desiderato la loro Famiglia.

Quanto sarebbe importante che Istituzioni e lo Stato riuscissero a sostenere meglio queste famiglie. Se ne è parlato con rappresentanti istituzionali anche in un recente Seminario in Diritti Umani e dei Bambini presso il Senato della Repubblica che proseguirà in data 9 ottobre nella Camera dei Deputati, promosso da INPEF, che formerà un pool di testimonial e di operatori in diritti umani e che ha visto la partecipazione tra i relatori anche della Fondazione Paolo di Tarso con il Gruppo ComunicareITALIA.it promotore di una comunicazione etica in rete anc

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> http://www.ilvaticanese.it/2015/06/papa-portami-via-da-qui/

he a favore dei bambini.

Minori, il tribunale affida il bebè ai nonni paterni

Risale a pochi giorni fa una notizia che non si può non raccontare, la storia di un destino familiare che cambia il proprio corso e di una famiglia, allargata e affiatata, che nasce prospettando un modello alternativo, nuovo.

La vicenda è quella di una ragazza madre di 17 anni, cresciuta in una Casa Famiglia, che, all’interno della stessa struttura, ha conosciuto colui che 5 mesi fa è  diventato il padre di suo figlio, un ragazzo anch’esso minorenne.

Il 20 maggio u.s. si è, dunque, celebrata presso il Tribunale per i Minorenni di Genova l’udienza in merito alla collocazione della ragazza e, conseguentemente, del bambino, alla presenza dell’Avv. Francesco Miraglia, in qualità di difensore della famiglia ed in sostituzione dell’Avv. Francesco Morcavallo, della Prof.ssa Vincenza Palmieri e del Rappresentante Diplomatico dello Stato dell’Ecuador a Genova (NOME???).

Il Tribunale per i Minorenni, dopo aver ascoltato le parti e apprezzato il progetto del gruppo di lavoro dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare, così come del contributo fornito da parte dello stato dell’Ecuador, ha confermato il collocamento dei due genitori minorenni e del bambino di 5 mesi presso i nonni paterni (i genitori del ragazzo), rimandando a dicembre la prossima rivalutazione del progetto che li riguarda.

Una disposizione  che ha tenuto conto sia dalla disponibilità dei nonni di occuparsi del bambino, che dalla ferma volontà dei giovanissimi genitori di mettersi in gioco e comprendere le loro nuove responsabilità, affinché il loro bambino possa vivere e crescere nell’affetto familiare.

“Sono molto soddisfatto dell’esito di questa vicenda complessa e difficile – ha sottolineato l’Avvocato Francesco Miraglia – in quanto ritengo che, quando la situazione lo renda possibile, sia fondamentale non allontanare il minorenne dal proprio nucleo familiare, al fine di non sottoporlo ad ulteriori situazioni di stress e di disagio e permettergli di crescere in modo sereno insieme alle altre figure familiari che possono comunque sostenerlo e dargli affetto.

E’ fuor di dubbio che proprio in queste dinamiche familiari così complesse, competenza, giustizia politica e professionalità diventino lo strumento per la tutela dei diritti dei bambini e di tutte le persone senza voce. Le battaglie civili dovevano produrre risultati ed il risultato oggi è che altri due genitori minorenni, ed il loro figlioletto di 5 mesi, a rischio di essere separati, sono invece rimasti insieme nella propria famiglia”.

“Abbiamo spezzato il castigo della povertà – commenta la Prof.ssa Vincenza Palmieri – e quello che poteva essere un destino tramandato di madre in figlio, un destino da recluso ancor prima di nascere. Personalmente mi sono occupata di creare, attraverso questo Progetto Integrato, le condizioni affinché i ragazzi potessero vivere nella famiglia dei genitori paterni. Abbiamo, così, reso possibile un destino diverso, dando valore alla figura dei nonni e dei genitori. 

Quando ci sono risorse familiari valide, la costruzione di una famiglia allargata si prospetta come la migliore delle alternative, a confronto della soluzione in Casa Famiglia. Ed ecco: dove prima una famiglia non c’era, ora c’è. Con genitori responsabili, nonni responsabili. 

Questa è la definizione di AIUTO. Questa è la logica che ogni perito, avvocato, consulente, psicologo o pedagogista familiare deve attivare nel momento in cui si misura con l’applicazione della Legge”.

A distanza di pochi giorni dal ritorno in famiglia dei due bambini, dunque, l’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare, con il gruppo di lavoro composto dalla Prof.ssa Vincenza Palmieri, dall’Avv. Francesco Miraglia, dall’Avv. Francesco Morcavallo e dal dott. Carlos Lara, informano l’opinione pubblica di tale ultimo importantissimo risultato raggiunto dall’INPEF assieme allo Stato dell’Ecuador, a dimostrazione che un progetto integrato tra istituzioni, famiglie e professionisti sbarri la strada ad abusi e violazioni e realizzi quel diritto fondamentale a crescere e vivere nella propria famiglia.

“Il giorno dopo. Dalla parte dell’interesse supremo: quello del Minore”

Dopo la notizia delle violenze subite da bambini e ragazzi in una Casa Famiglia di Santa Marinella, in molti ci hanno chiesto una dichiarazione, un commento.
Ma noi, qui, non abbiamo bisogno delle prime pagine dei giornali, non scopriamo nulla che non sapessimo già.
Molti, oggi, si scandalizzano, cadono dalle nuvole.
E questo è uno degli elementi che ci colpiscono di più, dopo anni – anni – in cui abbiamo portato questi fatti all’attenzione dell’opinione pubblica, delle Istituzioni e dei cosiddetti “addetti ai lavori”.
 
L’elemento più assurdo, quando si affronta la questione del Sistema delle Case Famiglia, è la sensazione di trovarsi in mezzo ad uno scontro tra fazioni: quella dei “giustizialisti” e degli “innocentisti”.
Questo è, di certo, uno dei temi più caldi di cui ci stiamo occupando ormai da parecchio tempo, e ancora oggi ci scontriamo con una realtà in cui ci si chiede di schierarci da una parte o dall’altra “della barricata”.
 
La verità, ovviamente, non risiede in nessuna delle posizioni estreme: in Italia ci sono ottime strutture di accoglienza gestite da persone serie (come quelle che si occupano dei Minori che arrivano in massa sulle “carrette del mare”), ma esiste anche la realtà descritta da questo fatto di cronaca.
 
Vincenza Palmieri:
“La prima volta, a Montalto, in cui parlai di somministrazione di psicofarmaci ai bambini e maltrattamenti all’interno di alcune Case Famiglia, mi fu chiesto di documentare e testimoniare nel dettaglio, senza considerare quanto questo sia un ambito in cui spesso le confidenze vengono raccolte in privato, con fatica e dolore, e che debbano essere protette dal segreto professionale.
 
Ma non si può arrivare al fatto di cronaca per limitarsi a dire “ve l’avevo detto”. E’ triste. Anzi, quello che vorrei è non avere bisogno di questi fatti per dimostrare che quello che denunciamo da tempo sia vero; oggi vorrei che chi è deputato ad occuparsi delle Garanzie per i Minori, si sedesse ad un tavolo e riconoscesse onestamente che intorno a questa tematica ci sia un gran movimento. 
 
I famosi bambini “che saltano sul tetto” di cui abbiamo parlato nel volume “Mai più un bambino” (Armando Editore) sono i bambini che protestano, si oppongono e allora vengono sedati, a forza. Sono tantissimi i casi in cui abbiamo trovato bambini con piaghe da decubito; vengono sedati e buttati sui letti. Sono trasformati nel viso, nella postura e non ne escono più. Sono bambini resi zombie, resi disturbati psichici tramite la somministrazione di psicofarmaci mai prescritti da nessuno.
E poi si criminalizza e si mette alla berlina chi denuncia questi fatti.
 
Se io fossi un Garante, il Presidente di un ordine professionale, il Presidente della Commissione Diritti Umani, vorrei sentire parlare e parlare, invece di trincerarmi nel silenzio o chiedere di “denunciare singoli casi specifici”. Così, di fronte alla denuncia, si afferma che “il sistema regge” e si rimuove il problema”.
 
Francesco Miraglia:
“Purtroppo, l’ultima vicenda che coinvolge una comunità per minori è la punta dell’iceberg di un gravissimo problema che andiamo denunciando da tempo che coinvolge non solo i minori ospiti e le loro famiglia ma anche tutti noi. Spero che sul banco degli imputati ci siano anche tutti coloro che hanno il dovere di controllare e di ispezionare  le citate comunità e non lo fanno. Per fare nomi e cognomi, mi riferisco alle varie Amministrazioni che, pur elargendo soldi pubblici, rare volte effettuano controlli su chi gestisce le comunità e addirittura sulle stesse autorizzazioni amministrative che consentono l’apertura.
Mi riferisco, però, anche alle varie Procure della Repubblica presso i Tribunali minori che hanno il diritto e l’obbligo di vigilanza e di ispezione  sulle comunità che ospitano i minori e spesso, per pura negligenza, non lo fanno.
 
 
Noi non abbiamo alcun interesse connesso al Sistema delle Case Famiglia, a nessun titolo. Ecco perché possiamo affermare liberamente e con forza l’interesse dai bambini, che abbiamo a cuore. Fino a che le battaglie le conduce chi gestisce una Casa Famiglia, chi è portatore di interessi, è difficile che le cose cambino. Le battaglie vanno fatte con chi non ha interessi specifici, se non l’interesse dei Minori.
 
Allora è vero: “Papà portami via da qui!”, come supplicava la bambina di cui abbiamo raccontato nell’omonimo volume (Armando Editore, 2015).
Ma io – io bambino che non sono ascoltato – non dovrei avere bisogno di papà che mi porti via da lì; dovrebbe essere il sindaco, l’assistente sociale, tutti coloro che hanno il compito istituzionale di proteggere i bambini.
Quando arriva un padre a “doversi fare giustizia”, significa che il sistema è morto e le garanzie non sono state efficaci.
 
Per questa ragione, bisogna continuare a fare rete, sensibilizzare, diffondere dati e verità; costruire rapporti, monitorare,indagare, insistere. Affinché  2400 euro al mese – il costo pagato mensilmente alla casa famiglia per quel Minore che ha avuto la forza di denunciare – non servano mai più per drogare e violare i nostri bambini.
S.M