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il ragazzo disabile di Lumezzane resta famiglia

E’ incredibile che una cosa così ovvia debba essere il frutto dell’intervento di un avvocato ed una associazione umanitaria tanto da meritare la pubblicazione di un articolo.
 
Il ragazzo disabile di Lumezzane resta in famiglia
Solo poco tempo fa si temeva un suo ricovero coatto: ora potrà restare a casa. Ha vinto l’ascolto e il buon senso
Brescia. Si sta risolvendo positivamente la vicenda del  ragazzo non udente di Lumezzane. Il giudice ha deciso che potrà essere collocato presso la madre e seguire un percorso presso l’Ente Nazionale Sordi Onlus di Brescia. Solo poche settimane fa avevamo ricevuto la lettera disperata della mamma che chiedeva il nostro aiuto per Gianni (nome di fantasia): “L’assistente sociale mi ha già detto che se Gianni rifiuterà di andare in struttura dovranno intervenire i carabinieri, e che se non andiamo all’incontro ci avrebbero mandato i carabinieri a casa. Siamo terrorizzati. Mio figlio è sordo e il suo livello scolastico è molto carente, ma è un ragazzo buono e vuole solo farsi una vita come tutti gli altri. Aiutatemi.”
Questa mattina il giudice tutelare ha emesso un decreto in cui accetta le proposte dell’amministratore di sostegno di: “– procedere con la dimissione di Gianni dalla comunità per disabili […]; – mantenere Gianni, almeno fino all’esito della CTU ed alle successive indicazione in merito del G.T., presso l’abitazione della madre sig.ra […]; – segnalare Gianni all’A.S.L. di Lumezzane per la scelta di un Medico di Medicina Generale a Lumezzane; – segnalare Gianni all’Ente Nazionale Sordi Onlus di Brescia per eventuale supporto ed incremento della comunicazione verbale; – continuare con la consulenza del C.P.S. per Gianni come indicato dal servizio nella relazione del 06.05.2015.”
L’avvocato di Gianni e della mamma, Francesco Miraglia del foro di Modena, ha commentato: “Al di là del caso concreto e degli aspetti giuridici della vicenda, penso che questa vicenda è la dimostrazione che a volte il buon senso e l’aspetto umano fanno di più di un farmaco e di una sentenza.…”.
Il clima è quindi totalmente cambiato rispetto ad alcune settimane fa, anche da parte dei servizi sociali, che sembrano ora più propensi a tutelare gli affetti famigliari ascoltando in primis la volontà di Gianni di fare un percorso sostenuto dall’affetto della sua famiglia e non in una fredda comunità, scartando certe assurde teorie psichiatriche che prediligono l’allontanamento dalla famiglia e sistemi invasivi e coercitivi per il “trattamento” del disagio. Forse ora Gianni potrà rifarsi una vita.
“Ci auguriamo che questa vicenda abbia insegnato ai Servizi Sociali che certe procedure e pratiche psichiatriche invasive e coercitive sono dannose e degradanti, e che forse anche la situazione apparentemente più complessa e delicata può essere risolta con l’ascolto e la comprensione piuttosto che con la forza.” Ha commentato Mariella Brunelli del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus. “Il nostro comitato si batte da anni contro gli abusi di psicofarmaci sui bambini e gli allontanamenti facili dalle famiglie sulla base di perizie e valutazioni psichiatriche. Se vostro figlio, figlia, nipote, fratello, sorella o parente sono stati danneggiati da tali valutazioni psicologiche o psichiatriche vi preghiamo di mandarci la documentazione completa sulla vicenda.”
Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus

“Diritti Umani e Diritti dei Bambini”

Brochure Diritti umani e Diritti dei bambini-page-002
In Italia, la protezione e promozione dei Diritti Umani ha ancora davanti a sé un lungo cammino: le violazioni reiterate e quotidiane dei Diritti si traducono semplicemente in sanzioni amministrative nei confronti del Governo.
 
È dunque necessario impegnarsi attivamente per la difesa e per l’applicazione dei Diritti Fondamentali, da garantire soprattutto per le fasce più fragili della popolazione.  Sono in modo particolare i Diritti dei Minori a necessitare di una vigilanza costante.
 
Per quanto possa sembrare assurdo, oggi i Diritti Umani hanno bisogno come non mai della perseveranza di uomini e donne coraggiosi, senza frontiere e senza barriere, che se ne facciano  garanti e testimoni.
 
Ecco, allora, l’iniziativa-evento “Diritti Umani e Diritti dei Bambini. Sesibilità, Coscienze, Strumenti”, il cui obiettivo finale si sostanzia proprio nel formare un pool di Testimonial dei Diritti Umani che assumano in prima persona il ruolo di cassa di risonanza, di amplificatore delle situazioni di violazione di tali Diritti e che, soprattutto, siano in grado di sensibilizzare e permeare il tessuto sociale,  affinché ogni Diritto possa divenire  prassi.
 
Un evento straordinario per molti aspetti, dunque: per la sua portata innovativa, per l’assunzione di responsabilità che si propone, per la multidisciplinarità e completezza dell’approccio, per la capacità di intrecciarsi con le Istituzioni nazionali, estere e sovranazionali.
 
Organizzato dall’Associazione Nazionale dei Pedagogisti Familiari e dall’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare, ospitato dal Senato della Repubblica e dalla Camera dei Deputati, ha ottenuto ad oggi il patrocinio illustre da parte del Ministero degli Affari Esteri, dell’UNAR (Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), dell’Ambasciata dello Stato Plurinazionale della Bolivia.
 
Così come è ambizioso e di spessore l’obiettivo che l’evento si propone, altrettanto di altissimo livello saranno i Docenti e le Personalità che interverranno, come si può evincere dal programma allegato.
 
I contenuti abbracceranno tutte le aree tematiche del caso:
l’ONU e la  protezione dei Diritti Umani, il panorama legislativo internazionale, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, le violazioni dei Diritti Umani e le sanzioni ai Governi, la tutela e l’esercizio dei Diritti Umani delle fasce fragili della popolazione, i diritti delle persone minori d’età, la progettazione degli interventi di educazione al rispetto dei  Diritti Umani, la  promozione dei Diritti Umani  attraverso le tecnologie della comunicazione, l’educazione ai Diritti Umani nella  scuola, le strategie comunicative per la promozione dei Diritti Umani.
 
Nell’ambito della cerimonia conclusiva, il 9 Ottobre p.v. – alla presenza​​ di artisti, sportivi, giovani e personalità illustri, a loro volta già Testimonial – ai corsisti  sarà consegnata la pergamena INPEF di Testimonial per i Diritti Umani.
 
Ma perché sia un evento straordinario e quale sia il senso di una cerimonia a mesi di distanza dai due giorni di formazione del 26 e 27 maggio lo racconta la stessa Presidente INPEF, la Prof.ssa Vincenza Palmieri: “E’ straordinario perché presuppone il fare da parte dei partecipanti. Dopo aver ricevuto una importante formazione in due giornate piene, intensive, questi avranno, infatti, diversi mesi di tempo per mettere in campo Progetti concreti sui Diritti Umani; di applicazione, divulgazione, ricerca, stesura di interventi di natura legislativa, ognuno nel proprio campo, nel proprio ambito di competenza. Questi progetti, che ognuno dei candidati potrà realizzare singolarmente o in gruppo, costituiranno il cuore dell’evento. Rappresenteranno, infatti il momento in cui le sensibilità e le coscienze moltiplicheranno il proprio raggio di azione a tutela dei Diritti Umani.
 
Il 9 ottobre, dunque, i partecipanti verranno a restituire ed esporre quello che hanno fatto. Se ognuna delle cento persone che si verranno a formare ne raggiungerà altre cento o mille, l’effetto risulterà enormemente coinvolgente. E sarà allora che, di conseguenza, diventeranno Testimonial dei Diritti Umani. Non a seguito della sola formazione, ma in conseguenza degli esiti della loro azione. A quel punto si costituirà il primo Team di Testimonial. Che resteranno tali per tutta la vita. Perché sarà, da quel momento in poi, un impegno morale: sarà assumere una responsabilità in tal senso nei confronti del pianeta.
La conoscenza del Diritto può essere di competenza esclusiva degli addetti ai lavori; ma i Diritti Umani devono abbracciare tutti, lungo tutto l’arco della vita.
Tutti hanno il diritto e il dovere di conoscerli e di applicarli”.
 

Ufficio StampaI.N.PE.F
 
 

La legge non è uguale per tutti – di Francesco Miraglia

“Gran parte dei miei clienti, si sono imbattuti altresì nel mondo della psichiatria, dei servizi sociali e delle cooperative di questo o quel colore. 
Sono stati costretti a constatare che gli ordini professionali dei medici, degli avvocati e dei magistrati e degli assistenti sociali sono di fatto organizzazioni sindacali a difesa dei privilegi e di vantaggi degli stessi professionisti, ben lontani da quelle persone a cui dovrebbero assicurare dignità, rispetto e giustizia.
Nell’affrontare, molte di queste situazioni, ho la sensazione di  sentire sentenze già scritte, teorie accusatorie pre-confezionate di allontanamento dei minori senza un minimo di istruttoria e senza un minimo di senso logico. Molte volte di fronte a queste situazioni, vorrei cancellare, vorrei far sparire, vorrei rubare dalle aule dei Tribunali quella ipocrita scritta la Legge è uguale per tutti.
In data 13 marzo u.s., mi rivolgevo, quale avvocato di due genitori di Trento, all’assistente sociale referente del caso, per chiedere spiegazioni sul fatto che i miei assistiti incontrassero solo una volta al mese la figlia allontanata dagli stessi genitori da più di 5 anni. Senza tralasciare che la struttura ove attualmente è collocata la minore si trovi a più di 400 km di distanza (andata – ritorno).
Di tutta risposta l’assistente sociale rispondeva testualmente: “Lo scrivente servizio ha ricevuto in questi giorni la Sua richiesta per conto dei sig.ri, in merito alle visite della figlia. Le comunico che i tempi – una volta ogni due/tre mesi – sono dettati dall’impossibilità economica dei genitori della minore”.
Successivamente mi rivolgevo al Presidente della Comunità di Val di Non e all’Assessore delle Politiche Sociali per chiedere un appuntamento urgente sull’intera vicenda e soprattutto per l’incredibile risposta dell’assistente sociale, ma a distanza di quasi 15 giorni ancora nulla è stato riscontrato.
A questo punto, in nome e per conto dei miei assistiti sento il bisogno di rivolgermi all’opinione pubblica per sottolineare che tutti i cittadini ricchi o poveri che siano hanno il sacrosanto diritto di essere ascoltati, ricevuti e aiutati dalle istituzioni. Sarebbe davvero grave che le stesse Istituzioni che dovrebbero essere al servizio dei cittadini facessero orecchie da mercante o peggio ancora si rendessero disponibili in base al ceto sociale.
Ancora più inverosimile è la risposta dell’assistente sociale secondo la quale una bambina di 13 anni non può incontrare i genitori perché sostanzialmente non hanno i soldi per andare a trovarla.
Ma allora mi chiedo a cosa servono i fondi distribuiti ai servizi sociali? Perché questi genitori non vengono aiutati economicamente? Ma soprattutto, perché si è deciso di collocare la bambina in una struttura a 250 km dalla sua famiglia? Forse a Trento e in tutto il Trentino non ci sono comunità?
È necessario che chi di dovere risponda quanto prima a queste domande per il bene di una bambina di 13 anni che da 5 anni è stata allontanata dalla sua famiglia principalmente per la condizione economica precaria della stessa. Ancora più grave è che tutto ciò accada in una provincia come Trento che si pone all’attenzione nazionale per come funzionano i suoi Servizi.
Sono certo che la mancata attenzione della richiesta dei miei assistiti è stata solo una dimenticanza del Presidente della Comunità della Val di Non, dell’Assessore dalle Politiche sociali e dell’Assistente Sociale perché altrimenti non possiamo che ricordarci di quanto sosteneva Manzoni nei suoi promessi Sposi: “Mal cosa nascer poveri, caro Renzo”“.
Avvocato Francesco Miraglia 
 
http://www.lavocedeltrentino.it/index.php/71-anno2013/il-punto-su/20200-la-legge-non-e-uguale-per-tutti-di-francesco-miraglia

"Soffriva, ma hanno visto tardi il tumore: voglio la verità sulla morte di mia madre"

La replica di Usl e Policlinico: “Caso difficile, le aziende hanno agito in modo corretto”
di Valentina Reggiani
 
 
Modena, 18 marzo 2015 – «Com’è possibile che per mesi abbiano scambiato un tumore gravissimo per una patologia neurologica?». E’ quanto si chiedono la giovanissima figlia e le sorelle di Maria Tutuianu, 43 anni, morta l’11 giugno del 2013 nel reparto di chirurgia generale del Policlinico per un carcinoma nella parte terminale dell’intestino (ileo) e nel peritoneo, dopo una lunga agonia ed innumerevoli ricoveri.
La nefasta patologia, appunto, sarebbe stata riscontrata solo a pochi giorni dalla morte della donna, di origine rumena. Proprio per cercare una risposta a quanto accaduto e capire se si ravvisino reponsabilità nella diagnosi tardiva della neoplasia maligna, le quattro donne si sono rivolte allo studio dell’avvocato Francesco Miraglia che, lo scorso gennaio, ha depositato l’esposto in procura.
«Io voglio sapere se mia madre, individuando subito la malattia, avrebbe potuto ottenere maggiori chances di sopravvivenza e, soprattutto, se avrebbe potuto essere subito sottoposta a qualche terapia senza le tante tante, inutili, che l’hanno costretta a sofferenze indicibili», spiega la figlia 21enne Anca. «E’ arrivata alla fine della sua battaglia ridotta a una larva», affermano con la voce rotta dal pianto le sorelle della donna, Tita Pasnicu e Jenica Caraghiulea. Ripercorrendo la tragica vicenda, attraverso le parole dei familiari di Maria, ma anche scorrendo la perizia medico legale prodotta dal perito di parte Roberto Agosti, si evince come la 43enne fosse stata ricoverata all’ospedale di Baggiovara a settembre 2012, per forti dolori alle gambe. «Ci hanno subito parlato di problemi neurologici – spiega ancora la figlia – come la mielite trasversa emorragica, oppure la vasculite. Nessuno ha ipotizzato il tumore». Le sorelle della 43enne ricordano poi come la paziente, a novembre, sia stata trasportata a Montecatone, dopo un primo ricovero, sempre a Baggiovara, a medicina riabilitativa. «Cercavano di riattivarle gli arti inferiori – commentano ancora Tita e Jenica – mentre dentro un cancro la divorava».
Nella perizia si fa presente come, a fine 2013, la «paziente venisse ancora valutata come ‘portatrice di una mieloradicolite emorragica’, nonostante vi fossero i sintomi del tumore, emersi nel corso di accertamenti. La paziente finì su un tavolo operatorio solo a maggio 2013 e in quell’occasione emerse la situazione gravissima. Il medico legale conferma come la neoplasia fosse altamente maligna, ma chiede se il ritardo diagnostico della stessa abbia pregiuficato la sua prognosi, costringendo la donna ad una «penosa serie di ricoveri e terapie inutili se non dannose (come la somministrazione di immunosoppressori), che con molta probabilità avrebbero drasticamente abbreviato le sue chances di vita. Dalle direzioni degli ospedali di Baggiovara e Policlinico precisano che nei prossimi giorni si svolgerà la prima udienza e che, al momento, è solo possibile evidenziare come si tratti di un caso che dal punto di vista clinico particolarmente complesso. «Sul piano della continuità e qualità assistenziale e dell’impegno riteniamo che i professionisti di entrambe le aziende abbiano agito in modo corretto, sottoponendo la signora dapprima ad una serie, numerosa ed accurata, di esami diagnostici e quindi alle cure ritenute più adeguate».
L’udienza è fissata per il prossimo 30 aprile.

"Papa portami via da qui":Matera – mediateca provinciale – sabato 14 marzo, ore 17

“Papà…portami via da qui”
di Vincenza Palmieri e Francesco Miraglia
– Dedicato ad Anna Giulia, 7 anni, Cittadina Italiana –
(Armando Editore, 2015)

Matera – mediateca provinciale – sabato 14 marzo, ore 17

 

 

Ci sono storie che arrivano come schiaffi in pieno volto e che non si possono dimenticare, né per chi le vive in prima persona, né per chi ne viene a conoscenza. Dopo averle ascoltate, cambia per sempre la percezione della realtà. Una di queste storie è narrata nel libro “Papà…portami via da qui”, scritto a quattro mani dalla psicologa Vincenza Palmieri e dall’avvocato Francesco Miraglia, che sabato 14 marzo saranno alla mediateca provinciale di Matera alle ore 17 per raccontarla nei dolorosi passaggi che hanno portato all’allontanamento da casa della piccola Anna Giulia Camparini. Perché di questo si tratta, di una bambina di 7 anni che una notte, nel cuore della notte, viene strappata alla sua famiglia dall’arrivo dei Carabinieri, in seguito a una segnalazione che si rivelerà poi totalmente infondata. Da quel preciso istante per i genitori inizia un lungo calvario per tornare a riabbracciare la piccola per ben più dei 50 minuti concessi loro dietro il vetro oscurato di un “incontro protetto” e nell’aula di un Tribunale.

Per la bambina invece comincia la devastante esperienza, per lei incomprensibile e terrorizzante, della separazione dall’abbraccio confortante di mamma e papà, e dell’affidamento ai Servizi sociali, a istituti, a nuove famiglie che non sono la sua.

Quando il Tribunale la dichiarò adottabile, i genitori pur di riaverla con sé, se la ripresero per ben due volte: per questo subirono, oltre all‘innaturale allontanamento dalla piccola, anche il carcere. Sarà la bimba un giorno a implorare “Papà…portami via da qui”, che è diventato un urlo di dolore e il titolo di un libro realista e appassionato. Una storia vera, che suscitò grande interesse e attenzione nei media, che purtroppo non è un caso isolato, perché ogni giorno i Servizi sociali e i Tribunali allontanano dei minori dalle loro famiglie, ma anziché lavorare per ricomporre i nuclei originari, li disgregano dando i bambini in affidamento, che finisce con il mascherare delle vere e proprie adozioni.

Un sistema giudiziario che mostra fragilità e criticità, contro cui l’avvocato Francesco Miraglia lotta quotidianamente, per riportare la giustizia al posto del dolore. Francesco Miraglia, avvocato cassazionista-penalista, esperto di Diritto di Famiglia e di Diritto Minorile, è formatore e direttore del master in Pedagogia e Criminalità presso l’Istituto nazionale di pedagogia familiare. Ha scritto il libro insieme a Vincenza Palmieri, psicologa, presidente e fondatrice dell’Inpef.

I due autori saranno sabato 14 marzo a Matera, nell’incontro promosso da Inpef e Anpef (Associazione nazionale dei pedagogisti familiari), con il patrocinio di Matera 2019 capitale europea della cultura.

Dopo i saluti del sindaco Salvatore Adduce, l’introduzione dell’assessore alle Politiche comunitarie e finanziarie Pasquina Bona e l’intervento dell’assessore alle Politiche sociali Flores Montemurro, durante l’incontro, condotto da Valeria Biotti, i due autori racconteranno l’intricata vicenda di Anna Giulia, rispondendo alle risposte del pubblico. All’attore Rodolfo Baldini il compito di dar voce ad alcuni passaggi salienti e commoventi del libro “Papà portami via da qui!”.

 

 

“Papà…portami via da qui” – Dedicato ad Anna Giulia,7 anni, Cittadina Italiana – (Armando Editore, 2015)

Anna Giulia è cento, mille bambini. E’ ognuno di quei bambini a cui, di punto in bianco, viene sottratto l’abbraccio di mamma e papà. Incomprensibilmente; per lei, per i genitori, per i nonni, per chiunque conoscesse la sua famiglia. “Papà… portami via da qui” è la storia di un’ingiustizia reiterata e quotidiana, la storia di uno strappo, il più colpevole degli strappi, quello che separa un figlio dai propri genitori.
La visita notturna dei Carabinieri, a casa Camparini, nei pressi della via Emilia – per una segnalazione che si rivelerà poi assolutamente infondata – basta a dare il via ad una serie di eventi progressivi e catastrofici, che condurranno i genitori addirittura in carcere e sospenderanno la bambina in attesa, per anni, di sapere se avrà diritto ai suoi genitori, o ad altri, o chissà.
 
Anna Giulia è, dunque, l’emblema di una follia possibile.
Rappresenta la falla di un Sistema che dovrebbe essere infallibile e, invece, non solo può sbagliare, ma può, da solo, esso stesso, ribadire, confermare, affermare con forza e protervia il proprio errore. Un Sistema preoccupato di difendere la propria ragione anche di fronte all’evidenza contraria, un Sistema che dimentica che la “posta in gioco” è di valore incalcolabile: è la vita di una bambina, l’unità di una famiglia.
 
Con encomiabile rigore ed equilibrata onestà nei confronti dei fatti e degli “attori” di questo intricato caso di Cronaca Giudiziaria, che al tempo destò la viva curiosità dei Media, gli Autori – Vincenza Palmieri e Francesco Miraglia – raccontano la vicenda di Anna Giulia e dei coniugi Camparini, tracciandone le linee del destino. Il destino reale, attuale – che si gioca in 50 minuti dietro il vetro oscurato di un “incontro protetto” e nell’aula di un Tribunale – e quello parallelo, che sarebbe loro toccato in sorte naturalmente, se quella maledetta notte non si fosse messo in moto il meccanismo difettoso di una Giustizia ostinata che li ha inghiottiti.
 
E’, dunque, la storia, vera, fedelmente raccontata, dei fatti e degli atti che stanno ancora oggi alimentando il più grande degli errori. Quello perpetrato ai danni di una famiglia come tante, che è stata trascinata in un inferno giudiziario e, soprattutto, ha visto portarsi via ciò che aveva di più caro, la propria figlia.
 
Cosa accade, allora, oggi, nei sogni di ognuno di questi bambini sottratti ai propri genitori? Cosa scrive Anna Giulia sul suo Diario, cercando di mettere ordine in una vita senza punti di riferimento? Quali pensieri, quali margini di scelta possibili agitano le notti insonni di un padre o di una madre che il proprio figlio ha implorato: “Papà…portami via da qui”? E quali sono, dunque, le aberrazioni di un Sistema che dovrebbe garantire prima di ogni cosa il Diritto Fondamentale di ogni Bambino a vivere nella propria famiglia?
 
Per Anna Giulia non il castello dei sogni infantili ma quello delle carte giudiziarie
(Francesco Miraglia)
So che quando mio figlio è nato, e ancor prima, quando lo aspettavo, avevo l’idea che lui fosse mio e io sua e che insieme saremmo stati per sempre
 (Vincenza Palmieri)
Una scrittura convincente, scorrevole e appassionata, quella della Prof.ssa Vincenza Palmieri e dell’Avv. Francesco Miraglia. Con la Prefazione di Federica Sciarelli, che al tempo si occupò del caso durante la trasmissione “Chi l’ha visto”, l’intervista ai coniugi Camparini a firma di Vittorio Bonanni e la postfazione di Francesco Morcavallo, “Papà… portami via da qui” è una luce coraggiosa e dirompente sulle imperfezioni e le colpe di un Sistema che troppo spesso si preoccupa di tutelare se stesso e non i Cittadini che gli sono affidati.
 
Valeria Biotti
 

L'incredibile storia di Alessandro, il bimbo invisibile

Figlio di una madre in gravi difficoltà, viene preso in casa da una coppia di Brescia. Gli assistenti sociali dicono loro che tutto è a posto. Invece…

– Credits: Olycom

Non è un mistero che la giustizia minorile italiana si trasformi spesso in un inferno. Ma la storia del piccolo Alessandro, che il 17 aprile farà sei anni, è anche peggio. È infatti la storia di un’ingiustizia totale, che grida vendetta. Dove l’insensibilità degli uomini e l’apparente indifferenza dei tribunali sembrano concentrarsi all’unico scopo di devastare la vita a un innocente.
Tutto comincia a Castrezzato
Tutto comincia nel giugno 2009 a Castrezzato, un centro di 7 mila anime in provincia di Brescia. Qui vivono Ilario ed Evelina Butti: lui operaio, lei casalinga. I due conoscono una famiglia che fa volontariato, e questa segnala loro il triste caso di una madre romena sola, in gravi difficoltà economiche, con un bimbo di appena due mesi: Alessandro.
Ilario ed Evelina titubano: “All’inizio non volevamo prendere in casa il bambino” racconta a Panorama.it il signor Butti. “Ci pareva un impegno forse troppo gravoso. Nel 2009 io avevo 44 anni, mia moglie 43. Poi ci siamo fatti forza e abbiamo deciso che era giusto, un nostro dovere morale. Abbiamo parlato più volte con l’assistente sociale, che ci ha garantito avrebbe avviato ogni procedura per l’affido temporaneo”.
I Butti? Gente semplice…
Alessandro entra così a casa dei Butti. Viene nutrito, rivestito, accudito, curato. È un bimbo dolce, allegro, sereno. L’affetto inevitabilmente cresce, diventa amore. Ilario ed Evelina si trasformano con facilità in padre e madre. Anche perché il tempo passa: un anno, due, tre… Gli assistenti sociali si fanno vivi poche volte, due o tre al massimo.
Gente semplice, i Butti non si interrogano sul perché non arrivi loro nemmeno un documento dal Tribunale dei minori; non sanno nemmeno che, in quanto genitori affidatari, avrebbero diritto a un compenso di 400 euro mensili, più l’assicurazione speciale per il piccolo Alessandro. Non si fanno domande, i Butti. Quel che conta, per loro, è solo quella piccola presenza, che diventa grande ogni giorno di più.
Il problema è che Alessandro è un “bambino invisibile”. Non c’è alcuna procedura legale aperta per il suo affidamento. “I Butti sono gente semplice” conferma il loro avvocato, il modenese Francesco Miraglia, suo malgrado divenuto uno specialista in storie di questo tipo. “Vanno avanti per tre anni, convinti soltanto di fare bene. Si affezionano infinitamente al bimbo. Ma non fanno mai domande, né istanza al Tribunale dei minori per una sua adozione”.
Quando lo fanno, nel giugno 2011, è troppo tardi. Ed è inutile perfino che la vera madre di Alessandro sia d’accordo ad affidare loro il figlio. Perché intanto il Tribunale dei minori è andato avanti con un altro procedimento, e nel giugno 2012 decide che Alessandro è sì “adottabile”, ma non da loro.
Il bambino portato via
Il 19 settembre 2012 avviene il disastro finale: quattro auto della Polizia locale e gli assistenti sociali si presentano a casa dei Burtti, prelevano Alessandro, disperato e febbricitante, e lo portano via. Il bimbo invisibile per la legge, a quel punto diventa davvero invisibile, perché nessuno di quanti lo amano lo vedrà mai più.
“Quel distacco è stata la cosa più terribile e triste della nostra vita” dice il signor Butti, e si commuove. “Mi domando continuamente che cosa abbia pensato Alessandro in quel momento, e non c’è giorno che con mia moglie non ci chiediamo come stia, dove stia, chi sia con lui…”.
A determinare l’intervento e la separazione traumatica non sono di sicuro né certificazioni di abusi, né maltrattamenti. I signori Butti sono brava gente. La causa è una perizia psichiatrica sui due mancati genitori, che sorprendentemente certifica un carattere ombroso per Ilario e addirittura una personalità schizoide per Evelina. È un’analisi molto improbabile, per chi parli con loro, e comunque paradossale dal punto di vista legale, visto che per tre anni i due hanno comunque tenuto con loro il bambino.
E non serve a nulla che i Butti corrano a farsi fare una perizia di parte, che certifica che sono due persone normali, perbene… Nulla. Il tribunale va avanti. Di Alessandro non si sa più nulla. L’avvocato Miraglia è critico: “Si doveva evidentemente sanare una situazione illegittima, andata avanti per tanto, troppo tempo. Si è scelta questa strada, nell’indifferenza per le sorti affettive del piccolo Alessandro e di quelli che ormai chiamava papà e mamma”.
Tutti i ricorsi rigettati
Rigettato dal Tribunale, il ricorso dei Butti è stato poi respinto anche dalla Corte d’appello: “Evidentemente non devono avere nemmeno letto la nostra perizia psichiatrica” lamenta il signor Butti. Ma il processo va avanti. La coppia, disperata, ora è arrivata in Cassazione: l’ultima udienza si è tenuta l’11 novembre scorso. “Da allora non abbiamo ancora saputo nulla” dice Ilario.
Nell’attesa dei supremi giudici, resta una domanda senza risposta: la giustizia minorile, quella stessa che per oltre tre anni ha paradossalmente dimenticato il “bambino invisibile”, abbandonandolo nelle mani di una coppia che poi non ha ritenuto meritoria di affido, non dovrebbe tenere conto soprattutto dell’interesse dei minori? E chi potrà mai restituire una parvenza di normalità alla vita povero Alessandro? Ci sarà mai chi porrà rimedio a questo ennesimo, disastroso disastro?

 
 
http://www.panorama.it/news/in-giustizia/lincredibile-storia-alessandro-bimbo-invisibile/

I Diritti Umani e dei Bambini trovano Casa a Sanremo

 
 

       I Diritti Umani e dei Bambini trovano Casa a Sanremo 

Vincenza Palmieri e Francesco Miraglia sul palco della Sala “Pino Daniele”

 del Palafiori di San Remo

 
Martedì 10 febbraio, ore 15.30
 
Nella meravigliosa cornice del 65° festival della Canzone Italiana, un evento straordinario arricchisce di passione e contenuti la manifestazione canora più significativa e seguita di tutti i tempi.
 
Sul palco della Sala “Pino Daniele” di Casa Sanremo, infatti, si parlerà di Diritti Umani e dei Bambini, di Diritti Civili e solidarietà contro ogni forma di abuso.
Saranno presenti – oltre agli artisti, ai giornalisti e alle personalità illustri che popoleranno la Città dei Fiori nella settimana del Festival – la Prof.ssa Vincenza Palmieri, Presidente dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare, Psicologa e CTP, e l’Avv. Francesco Miraglia, esperto di Diritto di Famiglia e Minorile, da sempre impegnati in battaglie coraggiose per la difesa e l’affermazione dei Diritti Umani Negati.
 
Un evento inusuale quanto prezioso, questo di San Remo, per portare, dunque, la testimonianza di tutte quelle famiglie, di quei bambini, di quelle persone che vedono calpestati i propri diritti civili, perfino i Diritti Umani fondamentali, ai quali ogni giorno la Prof.ssa Palmieri e l’Avv. Miraglia danno voce, restituiscono forza e dignità.
 
E la voce, la meravigliosa voce, a cui è affidato il messaggio di tutti i più deboli, è quella di Ally, giovane e promettentissima cantante reggiana, che all’INPEF ha regalato un pezzo straordinario dal titolo evocativo ed esplicativo: appunto, “Il più debole”:
 
https://www.youtube.com/watch?v=bfxSQQGmcq4
 
Accompagnata dalla chitarra di Raffaele Chiatto e dal Computer Programming di Lorenzo Confetta, grazie all’apporto fondamentale della San Remo Musica Classic, Ally  dà voce a chi non può e non deve restare in silenzio.
 
Inutile nascondere l’emozione di potermi esibire in un contesto ufficiale di assoluta qualità come il palco di Casa Sanremo” – ha dichiarato Ally. “Sono orgogliosa di poter divulgare, attraverso l’esecuzione del brano “Il più debole”, quel messaggio di speranza e presa di coscienza che guida quotidianamente l’impegno dell’INPEF”.
 
“San Remo è un luogo di stelle – aggiunge Vincenza Palmieri – stelle, che brillano, bruciano e devono far luce. E’ proprio questo il motivo per cui siamo qui: perché la musica, l’arte, la cultura non possono prescindere dall’ascolto e dal racconto di quelle realtà, di quelle situazioni, di quelle persone che, altrimenti, lasciate al buio, sarebbero condannate a rimanere fantasmi.
Il vento sta cambiando. E, a fronte di chi dovrebbe garantire i Diritti e, invece, spesso, tace, noi siamo presenti per  testimoniare, insieme a queste stelle luminose e brillanti, che la voce e l’impegno dell’arte può innescare un effetto domino. E illuminare. Illuminare. Illuminare”.
 
“E’ meraviglioso poter essere all’anteprima di una manifestazione così importante – fa eco Francesco Miraglia, anticipando uno dei temi fondamentali – come portavoce di tutti quei bambini ingiustamente allontanati dalla propria famiglia. Non è possibile rendere orfani bambini – i nostri bambini – con i genitori ancora in vita, nella completa indifferenza delle Istituzioni e dell’opinione pubblica” .
 
L’occasione Sanremese, infatti, rappresenterà il momento ideale per anticipare​ l’u​scita ormai prossima dell’ultima pubblicazione a firma Palmieri-Miraglia con il contributo di F. Morcavallo e V. Bonanni, Prefazione di F. Sciarelli , “Papà portami via da qui!” (Armando Editore), un libro coraggioso e dirompente che fa luce proprio sui meccanismi all’origine del gravissimo fenomeno degli allontanamenti facili dei bambini dalle proprie famiglie di origine.
Un programma ricco di occasioni ed incontri, dunque, quello dei giorni Sanremesi.  Per essere stelle che bruciano e per far luce sulle storie del “più debole”.
 
​La Redazione​
 

Ambasciata dell'Ecuador in Italia riceve riconoscimento per il suo lavoro nel tema di minori

Il passato 12 dicembre, l’Associazione Nazionale dei Pedagogisti Familiari (ANPEF) e l’Istituto di Pedagogia Familiare (INPEF) d’Italia, hanno fatto un riconoscimento all’Ambasciata dell’Ecuador in quel paese, per il suo lavoro nel tema dei minori separati dalle loro famiglie o in conflitto coi Servizi Sociali italiani.
18.12.2014 – Durante il veglione, nel quali hanno partecipato più di 250 persone, la Presidente dell’INPEF, Dottoressa Vicenza Palmieri, consegnò una targhetta all’Ambasciatore dell’Ecuador in Italia, Juan Fernando Holguín, sottolineando il lavoro intrapreso dal Governo dell’Ecuador ed i risultati raggiunti nel tema dei minori separati ingiustamente dalle loro famiglie in Italia. La Dottoressa Palmieri assicurò che le azioni realizzate dall’Ambasciata dell’Ecuador ed i Consolati accreditati in quel paese hanno svegliato l’interesse nazionale ed internazionale nella problematica ed annunciò anche che, grazie al lavoro congiunto tra l’Ambasciata, i Consolati e l’INPEF, tre bambini ecuadoriani che sono stati separati dalle loro famiglie ritornarono alle proprie case il giorno precedente.
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Nel suo intervento l’Ambasciatore Juan Holguín risaltò il lavoro che realizzano lo staff dell’Ambasciata, i Consolati, i gruppi legali e psicopedagogici. Allo stesso modo, ringraziò per l’appoggio che legislatori, organizzazioni sociali e mezzi di comunicazione hanno dato alle iniziative del Governo ecuadoriano nel tema di minori. L’Ambasciatore reiterò l’impegno del Governo dell’Ecuador con riguardo a questo tema di profondo contenuto umano nel che “ogni bambino ed ogni famiglia sono importanti” ed encomiò a tutte le organizzazioni presenti a lavorare nella consapevolezza della problematica, la quale non “colpisce soltanto cittadini ecuadoriani bensì bambini e bambine di ogni nazionalità.”
Nell’atto sono stati presenti anche l’Ambasciatore della Bolivia in Italia, la Senatrice italiana Enza Blundo, Vicepresidente della Commissione di Minori ed Adolescenti del Senato Italiano, membri di organizzazioni sociali italiane come la “Associazione di Nonni e Nonne contro la separazione di minori”, tra altri.
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Gennaro Carotenuto
Video Niños ecuatorianos separados de sus familias en Italia: Ministro Ricardo Patiño presenta plan de acción en Milán
 

L’Associazione Nazionale dei Pedagogisti Familiari è lieta di presentare:

12 dicembre 2014 – Sheraton Hotel – Viale del Pattinaggio, 100  ROMA
 
 
Un evento straordinario, dal respiro internazionale. Il Tradizionale Galà di Natale dell’Associazione Nazionale dei Pedagogisti Familiari – in cui l’ANPEF festeggia e premia gli autori delle buone azioni sociali e con loro progetta le battaglie future, gli ‘orizzonti impossibili’ da rendere invece vicini, alla portata – quest’anno si arricchisce di presenze illustri e profondamente significative del panorama Nazionale ma anche Mondiale.
Organizzata assieme all’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare, con il patrocinio della San Remo Musica Classic, la collaborazione dell’Associazione Nonne e Nonni Penalizzati dalle Separazioni, dalla Maison Des Artistes ed il sostegno della BCC, la serata rappresenterà un momento di Festa, Spettacolo, ma anche di incontro e confronto tra molteplici realtà, Persone e Personalità che condividono un elemento comune: l’avere particolarmente a cuore i Diritti Umani Negati, i Diritti delle Famiglie e dei Bambini, per i quali lottare ogni giorno.
 
Quasi impossibile elencare tutti gli illustri presenti: certamente la Presidente, Prof.ssa Vincenza Palmieri, tutto lo staff dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare e con loro i docenti, i collaboratori, i Pedagogisti Familiari, gli amici di sempre e tutte le figure professionali di valore che rendono l’offerta – formativa e d’aiuto – dell’Istituto ricca, variegata, completa, attuale: sempre in grado di precorrere i tempi.
 
Pregiatissimo l’intervento dell’Ambasciatore dell’Ecuador – Juan Fernando Holguin – e della rappresentanza diplomatica ecuadoriana in Italia, che ha avuto il merito di portare all’attenzione Nazionale ed Internazionale le problematiche in cui incorrono le famiglie a cui vengono sottratti i Minori e che riceverà, per questo, un Riconoscimento Speciale. Ha dichiarato, a tale proposito, lo stesso Ambasciatore: “Apprendo tale notizia con gioia. Quello da parte dell’Associazione Nazionale Pedagogisti Familiari è un riconoscimento importante, perché conferito da Professionisti che ogni giorno lavorano e combattono per i Diritti delle Famiglie e dei Minori. Il Governo dell’Ecuador, che ha particolarmente a cuore questa battaglia di Umanità e Civiltà, non cesserà il proprio impegno in tal senso, fino a che tutte le Istituzioni non saranno intervenute e fino a che anche un solo bambino rischierà di essere allontanato ingiustamente dalla propria famiglia”.
 
Assieme alla rappresentanza dell’Ecuador, quella di molti altri Rappresentanti delle Istituzioni nazionali – come la Sen. Rosetta Enza Blundo – ed esteri a testimonianza di un’asse importante e di una amicizia strettissima tra Paesi, uniti dal comune impegno a favore dei Diritti Umani. Il tutto suffragato dalla presenza graditissima della stampa.
 
Presenza eccezionale, che onora la serata con la voce della Città che rappresenta, Salvatore Adduce, Sindaco di Matera, Capitale Europea della Cultura 2019, anch’esso destinatario di un Riconoscimento Speciale, che ha dichiarato: “Sono onoratissimo dell’invito e di questo riconoscimento che interpreto in favore di una Città che ha raggiunto un risultato così significativo, al quale abbiamo lavorato tutti con grande impegno. Il dossier di candidatura riserva una parte molto significativa ai temi sociali, che rappresentano il cuore del programma. L’azione su cui puntiamo è quella di rendere i cittadini consapevoli della propria responsabilità e costruire con la forza dell’Amministrazione Pubblica una risposta più strutturata alle emergenze sociali. Mentre organizzavamo Matera 2019, nonostante le difficoltà dovute al momento storico, abbiamo curato i Servizi, senza arretrare. E’ per questo che siamo molto interessati al lavoro dell’ANPEF, che ci può dare grandi indicazioni su molti fronti. Primo tra tutti quello della ‘Salute mentale’ dove ci troviamo in profonda sintonia con l’azione dell’Associazione e dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare.
 
L’occasione sarà dedicata, pertanto, anche alla consegna del prestigioso Premio in Pedagogia Familiare, che ogni anno testimonia l’impegno particolare di figure che si sono distinte nell’azione quotidiana in favore dei Diritti Umani, delle Famiglie e dei Bambini. Figure professionali ma anche semplici cittadini, associazioni, genitori, nonni che ogni giorno combattono la propria battaglia con coraggio, forza, pazienza, creatività, amore.
 
E spazio, ovviamente, a tutti i Progetti e Programmi che anche in questo 2014 hanno raggiunto risultati eccellenti, oltre ogni aspettativa: tra cui il Programma “Mai più un Bambino” – sottoscritto da moltissime Amministrazioni Comunali, a testimonianza del quale saranno presenti i Sindaci che hanno aderito con Delibera – “Noi siamo amici di Thomas”, “Troppi per essere vero”, “La musica cambia”, “La stanza dei Nonni”, “Vivere senza Psicofarmaci” e molti altri.
 
Testimonial d’eccezione Daniele Masala, Campione Olimpico di Pentatlon. “Sono davvero contento che si sia pensato a me. Sono una ‘voce fuori dal coro’, vengo da un ambiente particolare – quello dello Sport. Sicuramente per me l’impegno sociale è fondamentale: se questo strano mondo parallelo, che vive nella bambagia, può dare un contributo, ne sono felice. Le situazioni vanno contaminate: spero di poter portare anche in questo ambito la Fiaccola Olimpica”.
 
Spazio, dunque, a chi ce l’ha fatta e porterà la propria testimonianza, spazio per i progetti in essere e per le soddisfazioni da raccogliere – come quella per i numerosi progetti letterari portati a termine con successo nel 2014 – ma spazio anche all’immediato futuro, con la Presentazione in anteprima di un volume eccezionale “Papà…portami via da qui” (Armando editore) scritto dalla Prof.ssa Vincenza Palmieri e dall’Avv. Francesco Miraglia con prefazione di Federica Sciarelli, postfazione dell’Avv. Francesco Morcavallo e con il contributo del Giornalista Vittorio Bonanni, dedicato alla storia di Anna Giulia, una bambina sottratta alla propria famiglia, ai propri genitori. La storia di una singola bambina, certo, ma anche di tutti quei bambini ingiustamente allontanati dagli affetti più cari.
 
Momenti di spettacolo animeranno una serata ricca e briosa, presentata dalla Conduttrice Televisiva Monia Gambarotto e commentata dalla Conduttrice Radiofonica Valeria Biotti: l’esibizione della cantante Ally, nota per aver rappresentato l’Italia in kermesse internazionali, il trio acustico “Quei Tre”, che proporrà rivisitazioni di numerosi pezzi conosciuti, la presenza dell’attore Rodolfo Baldini e del traduttore LIS Thomas Bhuling.
E Arte, con un quadro di Sabrina di Giacomo che sarà aggiudicato tra i presenti che avranno sostenuto le numerose cause per cui si battono i Pedagogisti Familiari tramite l’acquisto dei biglietti di una vera e propria lotteria.
 
Una serata densa di contenuti e d’incontri, di arte, musica, soddisfazione e progetti. Per affermare ancora una volta che “Per cambiare il vento, bisogna soffiare forte, non bisogna fermarsi mai e non si può essere soli” – (Vincenza Palmieri)