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Dramma carceri: Lettera aperta al presidente Napolitano

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Lettera aperta

29 magg – Poco tempo fa su tutti i mezzi d’informazione Lei sig. Presidente nel giorno della canonizzazione a San Pietro di San Giovanni Paolo II ha ringraziato pubblicamente Sua Santità Papa Francesco per avere convinto Pannella a sospendere lo sciopero della fame sul dramma carceri.
Il problema delle carceri nel nostro paese è un problema serio, malato, concreto ma è altrettanto vero che chi è causa del proprio male pianga se stesso!!
Questa mia non vuole essere un atto di difesa d’ufficio di Domenico ma piuttosto un grido d’allarme di come non funziona il nostro sistema.
Non è certamente intenzione del sottoscritto entrare nel merito della vicenda giudiziaria di Domenico ma piuttosto far presente le anomalie del nostro sistema.
Domenico ha patteggiato una pena di 3 anni e 5 mesi nel mese di novembre 2013.
Lo stesso di trovava agli arresti domiciliari dall’8 giugno 2013, cioè da quando è stato arrestato.
Già prima del patteggiamento Domenico era in misura cautelare; ebbene in piena “crisi carceraria” in data 8 aprile 2014 veniva emessa un ordinanza di esecuzione affinché la restante pena da scontare di 2 anni e 4mesi venisse scontata in carcere.

Sottolineo che negli 11 mesi di detenzione domiciliare mai Domenico è venuto meno alle prescrizioni o quant’altro, in altre parole non c’era nessun motivo che potesse ostacolare Domenico nel continuare a scontare la pena a casa propria e anche a spese proprie.
In altre parole Domenico era a casa ed è stato portato in carcere.
Allora mi chiedo ma soprattutto Vi chiedo, i Vostri appelli, le Vostre raccomandazioni e sollecitazioni a chi sono dirette?
Com’è possibile che la nostra magistratura è spesso lontana anni luce dalla realtà??
Ma come è possibile che chi è fuori lo mettono dentro e chi è dentro lo mettono fuori?
Lei stesso sig. Presidente ha lanciato un appello al nostro Parlamento affinché facesse subito qualcosa sull’insostenibile condizione carceraria.
La stessa Corte Europea dei diritti dell’uomo ha punito il nostro paese per le “torture” che causa il sovraffollamento e il disumano degrado.
Addirittura Lei stesso ha definito “mortificante” per l’Italia la condanna dell’Europa.
Ebbene, sig. Presidente, Sua Santità, in qualità di avvocato di fiducia di Domenico, detenuto presso il carcere di Como, sento il dovere di rivolgermi direttamente a Voi e all’opinione pubblica tutta.
Non è mia intenzione dare consigli o soluzioni ma è altrettanto vero che se si fanno appelli, proclami e quant’altro e poi nessuno si prende la responsabilità e se poi succede quello che è successo a Domenico si fa la figura di predicare bene e razzolare male.
A questo punto spero per tutti noi cittadini italiani che i Vostri appelli non rimangano solo tali se poi accade quello che è accaduto a Domenico.

Avv. Francesco Miraglia

Esclusivo: intervista all’avvocato della madre troppo amorevole

Quattro anni fa, quando aveva 9 anni, il Tribunale dei Minori di Trento aveva sottratto questo bambino alla madre, affidandolo a una comunità.

Un allontanamento drammatico, avvenuto mentre il bambino si trovava scuola, dove le assistenti sociali giunsero insieme ai vigili durante la ricreazione, per portarlo via.

La madre, accorsa con la nonna appena saputo del provvedimento, aveva cercato in ogni modo di impedire che le venisse tolto il figlio. Le si imputava un eccessivo amore verso il bambino, un attaccamento ossessivo tale da non lasciarlo crescere nella sua individualità e, temendo i pericoli, di volerlo tenere lontano da tutto e da tutti, specialmente dal padre, da cui vivevano separati. Ora dopo quattro anni il bambino è tornato finalmente a casa.

L’avvocato della mamma è Francesco Miraglia del foro di Modena insignito del Premio Internazionale Medaglia D’oro “Maison des Artistes 2012” con la seguente motivazione: “Avvocato penalista, giornalista pubblicista ed esperto di diritto Minorile e di Famiglia, si è generosamente schierato in difesa dei più deboli, dei senza ascolto e nelle condizioni socio-economiche più svantaggiate, sfidando apertamente e controcorrente le autorità costituite.“

Recentemente Miraglia ha partecipato al convegno “La Tutela dei Diritti dei Minori” presso l’Hotel Adige di Trento.

Perché ha accettato di rilasciare quest’intervista?

Quando alcuni anni fa sono stato incaricato dalla mamma di assisterla a riportare il figlio a casa, dopo aver letto le carte ho individuato degli aspetti discutibili e poco chiari. Ho mandato una lettera ai servizi sociali per chiedere spiegazioni su questi aspetti, in particolare in merito al progetto stilato dai servizi per sostenere e aiutare per la famiglia.

Per tutta risposta il Presidente del Tribunale per i Minorenni di Trento mi ha denunciato presso l’ordine degli avvocati. Non riuscivo a comprendere il senso di questa segnalazione per il semplice fatto di aver chiesto dei chiarimenti. E per mia fortuna l’ordine è stato del mio stesso avviso ed ha archiviato la segnalazione perché manifestatamente infondata. Ma questo episodio mi ha fatto riflettere.

Che cosa non le quadrava?

Per prima cosa il fatto che il padre non vedesse il bambino da ben due anni. E poi le continue richieste inascoltate del bambino di tornare a casa con manifestazioni anche plateali come il fatto di scrivere su tutti i quaderni di scuola o il fatto di non tagliarsi i capelli.

Ho semplicemente chiesto per capire qual era il progetto alla base della decisione di allontanare il bambino. Che cosa si stesse facendo per riportare il bambino a casa. Ma questa mia semplice richiesta è stata considerata tale da influire sulla serenità degli operatori. Tutto questo mi sembra assurdo.

Come siete riusciti a sbloccare la situazione?

Devo ringraziare le associazioni che si sono mosse per mediare tra la madre e il padre. L’associazione Figli per sempre, il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani e il gruppo multidisciplinare del consigliere Gabriella Maffioletti sono riusciti a far incontrare il padre e la madre per il bene del bambino.

Da lì in poi le cose sono cominciate a migliorare. Il padre e la madre hanno cominciato a collaborare: pensi che hanno persino chiuso il divorzio in maniera consensuale e la madre ha cercato di convincere il bambino a vedere il padre. Alla fine il bambino ha accettato di farlo e man mano le cose si sono tranquillizzate e rasserenate. In altre parole si è riusciti a fare tutto ciò che il servizio sociale non è riuscito a fare.

Quindi ora stava andando tutto bene?

Magari fosse così. Per cominciare i Servizi Sociali hanno ritardato l’esecuzione del decreto adducendo dei problemi organizzativi e logistici: in pratica gli operatori coinvolti erano in ferie e quindi il calendario delle visite è stato ridotto. Ma la sorpresa più grande è stata dopo l’udienza di ottobre.

Perché?

Le visite stavano andando bene e il bambino vedeva sia il padre che la madre. Finalmente in ottobre il tribunale ha deciso di sentire il bambino che ha espresso la sua volontà di tornare a casa tanto, che il redattore del verbale ha scritto: “Il bambino ribadisce che vuole tornare a casa.”

Ma il giudice, nonostante la manifesta volontà del bambino, ha deciso di rimandare tutto a giugno dell’anno successivo adducendo delle motivazioni di natura psicologica senza alcun reale indicatore di pericoli o pregiudizi per il bambino. Quindi abbiamo fatto appello. Ma nel frattempo il minore ha preso in mano la situazione.

Che cosa è successo?

Un bel giorno il bambino è uscito da scuola e invece di tornare in struttura è andato a casa della madre dicendole che non sarebbe più tornato in struttura.

La madre quindi ha chiamato il padre e mi ha informato degli avvenimenti e abbiamo informato i Servizi Sociali che in un primo momento hanno continuato a seguire il modello coercitivo e volevano forzare il bambino a tornare in struttura senza ascoltare le sue richieste ed esigenze, ma poi hanno deciso di lasciarlo a casa.

Infatti il ragazzo, ormai dodicenne, era sereno, viveva con la mamma e vedeva regolarmente il padre, cui si era progressivamente avvicinato. Il suo profitto scolastico era buono e anche il suo atteggiamento psicologico: il suo avvicinarsi alla madre, pertanto, ha avuto effetti soltanto positivi.

E la Corte di Appello di Trento ci ha dato ragione: il ragazzino, vista la serenità che aveva raggiunto, poteva rimanere con lei, poteva continuare a vedere il padre ogniqualvolta lo desiderasse, sempre seguito dai Servizi sociali, che periodicamente dovranno relazionare al Tribunale i suoi progressi. Una grande vittoria: finalmente il bambino veniva “ascoltato”. Ora però tutto torna al Tribunale dei minorenni anche se siamo certi che non potrà far altro che confermare la soluzione positiva della vicenda.

Lei ha detto che state valutando di agire legalmente. Perché? 

Il Tribunale dei Minori spesso interviene con dei provvedimenti sulla base di principi che salvaguardino la sicurezza dei bambini, senza però entrare nella specificità delle situazioni.

Il giudice avrebbe dovuto ascoltare il ragazzo, che aveva persino scritto una lettera al Presidente del Tribunale, chiedendo di poter rientrare a casa dalla madre. Se le procedure seguite dai Tribunali dei Minori sono corrette nella forma, dovrebbero però avere maggiore elasticità, valutando i casi nella loro specificità. Esattamente come si è comportata la Corte di Appello con il decreto del 27 marzo scorso, che non si è limitata ad applicare la legge, ma ha dato ascolto alle richieste del ragazzino.

Per tutto il tempo in cui il ragazzo è rimasto inascoltato e lontano da casa: i danni e le sofferenze che tutto questo gli ha causato sono stati immensi. Oltre al necessario risarcimento alla famiglia e al minore per i danni subiti, è necessario che chi ha sbagliato se ne assuma le sue responsabilità e che le procedure e i protocolli errati vengano cambiati.

È indispensabile passare da una cultura della forza e della sopraffazione a una cultura dell’ascolto e della comprensione. Nessuno ha la verità in tasca e certe decisioni integraliste imposte con la forza della legge a dispetto delle sofferenze e opposizioni dei minori e delle famiglie devono finire. I minori vanno ascoltati non contenuti, vanno compresi non forzati. Le azioni legali che intraprenderemo non sono dettate da un desiderio di rivalsa ma dalla volontà di dare l’opportunità di cambiare affinché queste cose non debbano più verificarsi.

Gian Piero Robbi – giampi.robbi@gmail.com

Bimbo strappato alla madre troppo amorevole, torna a casa!

 

BIMBO STRAPPATO ALLA MADRE TROPPO AMOREVOLE, LASCIA LA COMUNITÀ E TORNA SPONTANEAMENTE A CASA

 

La Corte di Appello di Trento gli dà ragione

 

TRENTO. Quattro anni fa, quando aveva 9 anni, il Tribunale dei Minori di Trento lo aveva sottratto alla madre, affidandolo a una comunità. Un allontanamento drammatico, avvenuto mentre il bambino si trovava scuola, dove le assistenti sociali giunsero insieme ai vigili durante la ricreazione, per portarlo via. La madre, accorsa con la nonna appena saputo del provvedimento, aveva cercato in ogni modo di impedire che le venisse tolto il figlio. Le si imputava un eccessivo amore verso il bambino, un attaccamento ossessivo tale da non lasciarlo crescere nella sua individualità e, temendo i pericoli, di volerlo tenere lontano da tutto e da tutti, specialmente dal padre, da cui vivevano separati.

 

Per quattro anni il ragazzino aveva pertanto vissuto all’interno della comunità di accoglienza per minori, potendo incontrare la madre solo sporadicamente e durante colloqui protetti e vigilati.

 

Ma un diverso atteggiamento della madre, che nel frattempo ha iniziato a seguire una terapia psicologica, ha fatto sì che il ragazzino, in maniera del tutto autonoma, abbia deciso, dopo un incontro con la mamma, di non fare più rientro nella comunità, ma di rimanere con lei.

 

«Il ragazzo, ormai dodicenne, è sereno» dichiara l’avvocato Miraglia di Modena, che segue la madre, «accetta di vedere la mamma e anche il padre, cui si è progressivamente avvicinato. Il suo profitto scolastico è buono e anche il suo atteggiamento psicologico: il suo avvicinarsi alla madre, pertanto, ha effetti soltanto positivi. Per questo siamo ricorsi in Appello, una volta cadute le competenze del Tribunale dei Minori, essendo il provvedimento di allontanamento del ragazzo a carattere temporaneo».

 

La Corte di Appello di Trento ha dato ragione alla madre e al suo legale: il ragazzino, vista la serenità che ha raggiunto, potrà rimanere con lei, potrà continuare a vedere il padre ogniqualvolta lo desideri, sempre seguito dai Servizi sociali, che periodicamente dovranno relazionare al Tribunale i suoi progressi.

 

“Il Tribunale dei Minori spesso interviene con dei provvedimenti sulla base di principi che salvaguardino la sicurezza dei bambini» conclude l’avvocato Francesco Miraglia, «senza però entrare nella specificità delle situazioni. Il giudice avrebbe dovuto ascoltare il ragazzo, che aveva persino scritto una lettera al Presidente del Tribunale, chiedendo di poter rientrare a casa dalla madre. Se le procedure seguite dai Tribunali dei Minori sono corrette nella forma, dovrebbero però avere maggiore elasticità, valutando i casi nella loro specificità. Esattamente come si è comportata la Corte di Appello con questo decreto del 27 marzo scorso, che non si è limitata ad applicare la legge, ma ha dato ascolto alle richieste del ragazzino. Per tutto il tempo in cui il ragazzo è rimasto inascoltato e lontano da casa e per i danni e le sofferenze che tutto questo gli ha causato,  stiamo valutando di agire legalmente”

 

A Mattarello il convegno: "La tutela dei diritti dei minori"

Giovedì, aprile 10th, 2014 @ 10:41AM
Domani, venerdì 10 aprile, alle 20.30, presso il Centro Cogressi dell’Hotel Adige (via Pomeranos 10, Mattarello), ci sarà il Convegno “La Tutela dei Diritti dei Minori“, organizzato dal Gruppo Politiche Sociali del Movimento Cinque Stelle di Trento, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare (INPEF), con l’Associazione di Aderenti Nazionali per la Tutela dei Minori (ADIANTUM) e con l’Associazione Pronto Soccorso Famiglie Onlus (PSF).
Il dibattito, come si legge sul manifesto dell’evento, prende spunto «dall’attuale crisi economica che attanaglia le famiglie e pone stringenti richieste ed esigenze nella tutela dei minori. Oggi più che mai serve una nuova presa di coscienze e piena responsabilità di tutti gli operatori del diritto di famiglia nel rispetto dei diritti inviolabili del fanciullo, tutelati dalla Costituzione italiana e dalle Convenzioni europee e internazionali».
L’incontro sarà moderato da Gianpiero Robbi, esponente trentino del Movimento Cinque Stelle e vedrà gli interventi della professoressa Vincenza Palmieri, Presidente dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare; diGabriella Maffioletti, consigliere comunale di Trento e delegata nazionale di ADIANTUM); Alessandra Corrente, referente per il Trentino dell’Istituto Nazionale di Pedagoglia Familiare; Francesco Miraglia, avvocato cassazionista esperto in diritto minorile; Silvio De Fanti, vicepresidente del Comitato dei Cittadini per i diritti umani; Francesco Morcavallo, avvocato cassazionista esperto in diritto minorile.
La partecipazione al convegno è gratuita.
 

Convention Nazionale: “Sistema delle case famiglia in Italia”

È ormai alle porte la 3^ edizione del Convegno Nazionale su “Il sistema delle Case Famiglia in Italia – per adolescenti, donne sole, minori non accompagnati, alto contenimento, anziani, “doppia diagnosi“.
“Spostare un bambino dalla famiglia a quant’altro, sostiene l’avvocato Francesco Miraglia, rende: rende dal punto di vista narcisistico della propria professione, rende dal punto di vista di giustificare se stessi e il proprio ruolo e qualche volta, ma purtroppo non solo qualche volta, rende dal punto di vista del potere, del ricatto e anche a livello economico e addirittura politico. In un periodo in cui psicologi, assistenti sociali, sociologi hanno poca possibilità di avere un posto di lavoro, il creare una casa famiglia o un piccolo istituto significa dare posti di lavoro e quindi avere un grosso potere politico”. “70 bambini all’anno ricevono un trattamento sanitario obbligatorio e 6.000 vengono ricoverati nei reparti di psichiatria. Nel 2012 i minorenni accolti temporaneamente presso i servizi residenziali familiari e socio educativi e le famiglie affidatarie sono stati 29.309”.
Per rispondere a tali quesiti, saremo lieti di ospitare relatori illustri ed esperti che condivideranno le proprie testimonianze: Prof.ssa Vincenza Palmieri, Presidente Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare, Dott.ssa Amelia Izzo, Mediatrice Familiare-Tutore minori per il Tribunale per i minorenni di Napoli, Dott. Carlo Fedele, Presidente Coop. Sociale “Araba Fenice” e Responsabile di Comunità ad Alto Contenimento, Cons. Avv. Donatella Cerè, Cassa Forense di Roma, Prof.ssa Roberta Lombardi, Esperta in Psicologia Giuridica, Psicoterapeuta e Giudice Onorario presso Tribunale per i Minori di Roma, Dott.ssa Giovannna Sammarco, Assistente Sociale – Presidente dell’Ordine degli Assistenti sociali del Lazio, Dott.ssa Antonella Baccalaro, Direttore del Consorzio Intercomunale per la gestione dei Servizi Socio Assistenziali dell’Ovest Ticino Romentino (Novara), Avv. Eleonora Grimaldi – Curatore Speciale Tribunale per i Minori di Roma, Padre Rovo, Associazione Volontari della Casa Famiglia “Capitano Ultimo”, Dott.ssa Stefania Petrera, Pedagogista- Giudice Onorario c/o la sezione minori della Corte d’Appello di Roma , Avv. Francesco Miraglia, Cassazionista-penalista, esperto di Diritto di Famiglia e Diritto Minorile, Dott.ssa Rita Colavecchi, già Dirigente Scolastico, Avv. Francesco Morcavallo, già Giudice Tribunale per Minori di Bologna, Dott.ssa Gabriella Maffioletti, Consigliere Comunale del Comune di Trento, Dott.ssa Antonella Lombardi, Educatore professionale, i ragazzi e gli operatori della Casa Famiglia IL FANCIULLINO, già premio Pedagogia Familiare 2013, con la lettura di un brano della Dichiarazione dei Diritti Umani, Maria Bisegna, Presidente dell’Associazione Nonne e Nonni Penalizzati dalle Separazioni, Dott. Silvio De Fanti, Vice Presidente del Comitato Cittadini per i Diritti Umani, Dott.ssa Maria Matano, Psicoterapeuta, Supervisore Comunità Minorili Area Penale Associazione “Anthea” di Caserta
Il Convegno si terrà venerdì 4 e sabato 5 aprile – dalle ore 10.00 alle 18.00 – ed è in accreditamento presso il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma e presso il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali.
Un appuntamento da non perdere, per creare una Rete Sociale e mantenere la luce dei riflettori ben puntata sui Diritti Umani, con particolare attenzione ai Diritti dei Bambini.
Perché “Per far cambiare il vento, bisogna soffiare forte, non bisogna fermarsi mai e non si può essere soli”.
 
 
 
 

Tornano a casa i bambini sottratti mentre giocavano in strada

Mantova. Il Tribunale per i minorenni di Brescia ha disposto con decreto la “liberazione” di due bambini di un comune della Destra Secchia (Mantova) che nel marzo del 2013 erano stati allontanati dai genitori perché trovati per strada dai carabinieri del comando locale. I genitori, seguiti dall’avvocato Francesco Miraglia e da un’associazione di Verona, sono riusciti a chiarire i fatti e pochi giorni fa i bambini sono stati riportati a casa.
La vicenda ha inizio quando i bambini vengono trovati a dire dei Carabinieri su “una strada pubblica, infreddoliti e con abbigliamento non adeguato alla stagione”. In realtà i bambini giocavano per strada mentre i genitori erano a fare la spesa in un vicino supermercato.
Immediatamente gli stessi minori venivano trasferiti d’urgenza in una comunità per minori a oltre 30 chilometri di distanza. I genitori tornati a casa e non trovando i bambini si rivolgevano ai carabinieri e scoprivano che i loro figli erano stati allontanati. La vicenda si sarebbe potuta concludere con un po’ di buon senso, ma ormai la macchina amministrativa era partita. Nessuno obbietta qui sul comportamento scorretto dei genitori nel caso di specie, ma di fatto questi bambini sono stati relegati in una struttura, lontano dai loro cari, subendo un trauma che non potranno più dimenticare, senza aver subito alcun abuso e senza dei reali pregiudizi accertati. La mancanza di qualsiasi reale pericolo per i minori, come poi puntualmente accertato dal Tribunale, si sarebbe potuta appurare anche senza la sottrazione. A nostro avviso nella decisione hanno pesato molto le valutazioni soggettive di natura psicologica che purtroppo impregnano la giustizia minorile e i servizi sociali, e che sono alla base di molti, troppi, di questi “errori”. Qui le origini dei genitori hanno certamente influito sulla decisione, e forse sono stati giudicati per il loro aspetto e per la loro pelle, senza reali elementi oggettivi, salvo l’evento certamente riprovevole di presunto “abbandono”.
Secondo l’avvocato Miraglia: «La vicenda solleva innumerevoli dubbi su certi allontanamenti e sull’articolo 403 del codice civile che presenta degli aspetti di incostituzionalità, perché consente l’allontanamento di un minore senza l’intervento dell’autorità giudiziaria. Constatiamo ancora una volta la superficialità con cui vengono prese delle decisioni gravissime a “tutela” dei minori che poi, in caso di errore, a causa della lentezza della giustizia italiana, si trascinano per anni causando danni insanabili ai minori sottratti ingiustamente. La giustizia minorile andrebbe riformata.»
Questi genitori possono dirsi “fortunati” di aver risolto la vicenda in un solo anno perché la media è di circa due o tre anni. È giunta l’ora di ammettere che in Italia esiste lo scandalo degli allontanamenti facili con circa 32.000 bambini sottratti alle famiglie, rispetto ai 7.700 della Francia per esempio. Secondo una ricerca della regione Piemonte la percentuale di bambini sottratti senza motivi gravi o accertati è di circa il 70% e anche altre ricerche rivelano dei dati preoccupanti. A questo si aggiunge il giro d’affari delle strutture per minori che va da 2 a 4 miliardi di euro l’anno con rette da 100 a 400 euro AL GIORNO per bambino, il che solleva dei forti sospetti sui motivi alla base di questi numeri allarmanti. Recentemente anche l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza, nella conferenza stampa di presentazione di un disegno di legge che chiede maggiori controlli sugli affidi, sulle case famiglia e sul fenomeno degli “allontanamenti facili” ha dichiarato: «Ho avuto davvero tante, tante, tante segnalazioni come presidente delle commissione infanzia e adolescenza.»
Ci auguriamo che questo disegno di legge venga approvato presto e che porti chiarezza e giustizia in un settore in cui, a nostro avviso, tramite valutazioni soggettive e opinabili, psichiatri, psicologi e assistenti sociali spesso inducono il Tribunale dei minori a prendere provvedimenti drastici e drammatici, sottraendo i figli alla famiglia, collocandoli nelle comunità, mettendoli poi sotto indagine, analisi e quant’altro. Nel caso dell’articolo 403 possono farlo senza neppure chiedere al giudice. Noi sosteniamo che la sottrazione dovrebbe avvenire solo sulla base di fatti gravi ed accertati o solo dopo l’acquisizione di prove oggettive attendibili, che le perizie e relazioni di natura psicologica-psichiatrica dovrebbero avere solo valore di opinione e che si dovrebbe procedere ad accertare i fatti prima che possa avvenire la sottrazione dei bambini alla famiglia.
 
CCDU Onlus

Bimba in affido, la madre la rivuole: "Negato diritto, che non si tratti di un'adozione mascherata"


Da 6 anni non vive più con la figlia, affidata ad un’altra famiglia. Ora ha un lavoro e stabilità e vorrebbe riavere con sè la piccola. Ma, denuncia il legale della donna: ‘I Servizi sociali lo vietano, pur non sussistendo in lei problemi per cui non possa tornare con sua figlia”

Redazione21 Marzo 2014

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Da quasi sei anni non può vivere con la figlia, che i Servizi sociali avrebbero affidato a un’altra famiglia. Ma in tutto questo tempo, oltre agli “sporadici incontri con la piccola” che a luglio compirà 12 anni, alla giovane madre “non è mai stato proposto un programma che portasse a una corretta e sana ricomposizione del rapporto con la bambina. E le viene negato, in maniera arbitraria da parte dei Servizi sociali comunali, il diritto di riaverla con sé, pur non sussistendo in lei, come dichiarato da psicologi e psicoterapeuti, problemi per cui non possa tornare con sua figlia”.
Questo il dramma che sta vivendo una giovane madre di trentun anni, che vive a Bologna e che si è vista portar via la figlia nel 2007, denuncia il legale che segue la donna, l’avvocato Miraglia di Modena.
Allora la 31enne aveva una situazione difficile, lavori precari e nessun aiuto dal padre della bambina. Con la figlia avevano vissuto per tre anni in alloggi temporanei trovati loro del Comune, ma poi, allo scadere di questa condizione di provvisorietà, le sarebbe stato proposto di lasciare temporaneamente la bambina a un’altra famiglia, in attesa di trovare una sistemazione definitiva e più consona. “Nessuno le aveva mai detto, però, che non era una brava madre – puntualizzano dallo studio legale – e che il motivo dell’allontanamento dalla piccola dipendesse da difficoltà di rapporto tra loro. Questo però lo ha scoperto quando ha cercato di riavere la figlia con sé: le assistenti sociali hanno riferito che i rapporti con la figlia sono freddi e che non è adeguata a far da genitore. Il Tribunale stesso ne ha fatto decadere la potestà genitoriale, sebbene non abbia dichiarato la bambina adottabile”.
«Di fatto questa bambina da sei anni vive con la famiglia affidataria» spiega l’avvocato Miraglia, «frequenta la scuola e le attività extrascolastiche ed è inserita in un contesto che ovviamente non vorrebbe lasciare. Ma questo è successo perché le assistenti sociali del Comune di Bologna finora non hanno mai provveduto a un programma di ricostituzione del legame madre e figlia». Gli incontri sarebbero sempre stati brevi e alla presenza di un educatore, per cui mai rilassati e spontanei. Da qui, ipotizza il legale, naturale immaginare che si sia venuta a creare una sorta di freddezza tra le due.
Nonostante le difficoltà del passato, la  signora adesso ha un lavoro e una relazione affettiva stabile e vorrebbe poter tornare a vivere con la figlia «ed è giusto e naturale – prosegue l’avvocato Miraglia – che i bambini stiano con la famiglia d’origine, qualora non esistano problematiche che minino la sicurezza del minore. I Servizi sociali sembra invece che non si siano adoperati per il reinserimento della bambina all’interno della famiglia d’origine, ma che abbiamo trasformato questo affidamento temporaneo e urgente in un’adozione mascherata”.
E’ proprio in virtù di questo, che la donna, attraverso al proprio legale, chiede al Tribunale di riprendere in esame l’intera vicenda. “Informerò il Garante dell’Infanzia e l’assessore ai Servizi sociali regionale – annuncia Miraglia – affinché facciano luce sull’operato delle istituzioni bolognesi, ancora più incredibile è che tutto ciò accada sotto la totale indifferenza del Tribunale e della Procura minorenne”.

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I Malamente Le nuove marginalità.

I GIOVANI E ADOLESCENTI CHE COMMETTONO REATI SONO TUTTI DELINQUENTI O MALATI? UN ARGOMENTO SU CUI RIFLETTERE AFFRONTATO NEL LIBRO “I MALAMENTE, LE NUOVE MARGINALITA’: RAGAZZI MESSI ALLA PROVA”
L’iniziativa verrà presentata a Roma presso il Tribunale per i Minorenni il prossimo 5 marzo 2014.
Cosa si può e si deve fare per evitare che i giovani, che oggi commettono un reato, siano sistemati in modo incondizionato nelle case famiglia, affinché su di essi non si eserciti un vero e proprio accanimento terapeutico  con  la somministrazione di terapie psicofarmacologiche spesso non necessarie? E’ vero che coloro che oggi compiono un crimine (dall’atto vandalico all’omicidio) sono necessariamente dei delinquenti o dei malati?
E’ riflettendo su questi argomenti, e in particolare partendo da un episodio avvenuto a Modena nel 2008, dove alcuni ragazzi di buona famiglia incendiarono il loro istituto scolastico, che nasce il libro “I Malamente, le nuove marginalità: ragazzi messi alla prova” (Armando Editore, 2013) scritto dalla psicologa e presidente dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare (I.N.PE.F.) Vincenza Palmieri e dagli avvocati Francesco Miraglia del Foro di Modena ed Eleonora Grimaldi del Foro di Roma, che verrà presentato il prossimo 5 marzo alle ore 15 presso la Sala Conferenze del Tribunale per i Minorenni di Roma.
Un’iniziativa organizzata dal Groupement Europééen des Magistrats pour la Médiation (sezione italiana) in collaborazione con l’Ordine degli avvocati di Roma, con l’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare ed accreditata presso l’Ordine di Roma (3 c.f.). Oltre agli autori, nel pomeriggio saranno presenti anche la dr.ssa Melita Cavallo, Presidente del Tribunale per i Minorenni di Roma, il procuratore dr. Claudio De Angelis (della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Roma), l’avvocato e il consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Roma, Mario Scialla. A coordinare gli interventi sarà l’avvocato della Cassa Forense di Roma, dr.ssa Donatella Cerè.
“Come avvocato che si occupa di Diritto minorile e di famiglia – spiega Francesco Miraglia – mi trovo sempre più spesso difronte a ragazzi che compiono reati di una certa gravità e che per questo motivo vengono “ospitati” in case famiglia (come previsto dalla legge si tratta di una misura alternativa al carcere). In molti di questi casi mi sono chiesto se dei loro comportamenti aggressivi e “trasgressivi” non fossimo responsabili anche noi, sia come professionisti impegnati a dover fare delle risposte a questi atteggiamenti, ma anche come cittadini, appartenenti ad una società nella quale è sempre più difficile vivere e confrontarsi. Mi sono domandato se le strutture di accoglienza e lo stesso sistema giudiziario italiano sia realmente pronto a ovviare a questi problemi, se abbia e utilizzi strumenti consoni a “giudicare” i loro bisogni, le loro aspettative, il loro reinserimento nella realtà. E’ giusto criminalizzarli? O forse siamo anche noi adulti disattenti alle loro esigenze? Credo che non vi sia miglior luogo, per affrontare oggi questo tipo di tematica, che la struttura che ci ospita, cioè il Tribunale per i Minorenni. Egli infatti rappresenta, in primis, l’istituzione dove vengono decisi i destini di questi ragazzi. Certo ho conosciuto giovani che non si sono mai pentiti di quanto avevano fatto ma altri che, pur ravvedendosi, hanno vissuto esperienze traumatiche che li hanno segnati a vita. Vorrei che riflettessimo attentamente su questa situazione, cercando di analizzarla nel profondo, cercando di trovare alternative valide e soluzioni affinché il nostro sistema giudiziario diventi poco per volta capace  di dare risposte concrete e più attente al disagio dei ragazzi, tenendo conto della loro salute e del futuro che li aspetta”.
 

I GIOVANI CHE DELINQUONO SONO TUTTI MALATI ED ASSASSINI O VI SONO ALTRE RESPONSABILITA’?

presentazione libro i Malamente-page-001I giovani che delinquono sono tutti malati ed assassini o vi sono altre responsabilità? E’ possibile aiutarli? Queste le tematicheaffrontate nel libro ” I Malamente”: Le nuove margnalità”: Ragazzi messa alla Prova”
Un momento di riflessione in cui i professionisti del settore daranno delle risposte a questi interrogativi e si confronteranno con il pubblico presso la libreria Medichini Clodio a Roma.
Giovani, bambini che compiono reati gravi. Medici che spesso li sottopongono a cure psicofarmacologiche nel tentativo di “curarli”. Case famiglia che li accolgono ma che spesso vendono denunciate per non essersi prese cura dei loro pazienti. Siamo certi che queste iniziative possano realmente aiutare questi futuri adulti a maturare e a riappropriarsi delle loro vite?  Argomenti delicati, che mettono in luce situazioni in cui la loro dignità e i loro diritti vengono violati. E’ giusto tutto questo?
Ora, il nostro sistema giudiziario, la società stessa in cui vicono, contribuisce realmente ad aiutarli? Esistono collocazioni, progetti specifici che possano permettere loro di reintegrarsi effettivamente? E’ questo l’interrogativo che si pone il libro “I Malamente, le nuove marginalità: ragazzi messi alla prova”, pubblicato da Armando Editore nel 2013, con la prefazione di Capitano Ultimo e che verrà presentato il prossimo 3 marzo alle ore 16 presso la libreria Medichini Clodio, a piazzale Clodio. Un appuntamento in cui i 3 autori, rispettivamente la professoressa Vincenza Palmieri, presidente dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare (I.N.PE.F) di Roma insieme agli avvocati Francesco Miraglia del Foro di Modena e Eleonora Grimaldi di quello di Roma affronteranno la questione cercando di dare nuove risposte a questa situazione che ormai, da anni, li vedono combattere in prima linea attraverso le loro rispettive professionalità. Un incontro, organizzato dalla libreria Medichini Clodio e dall’I.N.PE.F, che vedrà anche gli interventi del dott. Valerio di Gioia, giudice del Tribunale penale di Roma, dell’avvocato Francesco Morcavallo, già Giudice del Tribunale per i Minorenni di Bologna con il coordinamento dell’avvocato Donatella Cerè, della Cassa Forense di Roma.
Come avvocato esperto in Diritto minorile e di famiglia – spiega l’avvocato Miraglia – mi trovo spesso a intervenire su casi di malasanità, in cui bambini, adolescenti colpevoli di aver commesso uno o più reati, di gravità diversa, vengono inseriti, a seguito di provvedimenti giudiziari, in case famiglia, istituti specifici che dovrebbero garantire loro la possibilità di lavorare su se stessi per poi reintegrarsi nella società. Prospettive queste spesso, e lo dico a malincuore, disattese. Non sempre, infatti, questi ragazzi si redimono. Molti, addirittura, sottoposti a cure con psicofarmaci, si ritrovano ancor più in difficoltà. E’ solo colpa della loro vulnerabilità, mi chiedo? O forse la stessa società, i professionisti che lavorano in questo ambito, il sistema che li circonda non è in grado di capirli, di sostenerli in modo adeguato? Il libro parte da una vicenda che ho seguito personalmente a Modena, dove un gruppo di ragazzi di buona famiglia ha deciso di incendiare l’istituto scolastico che frequentava. Le pene a cui sono stati sottoposti, sono veramente servite a rendergli migliori, più consapevoli di quanto hanno fatto? Esistono situazioni, sedi diverse, metodologie, ma anche leggi più consone in Italia per cercare di recuperare effettivamente queste generazioni di ragazzi che non si ritrovano nella società in cui vivono? E’ questo l’interrogativo che insieme agli altri autori ci poniamo e che vogliamo condividere insieme a coloro che parteciperanno a questa iniziativa, con la speranza che, anche attraverso questo libro, si possano mettere in pratica nuovi metodi per ovviare ad un problema che si sta rivelando sempre più ampio e grave”.

                                                                                                                                                                                                                            

 La redazione

 

“La Terra dei Fuochi brucia di impegno sociale”

“La Terra dei Fuochi brucia di impegno sociale”
Brucia di un fuoco che illumina, rischiara, scalda. Così come la gente che la abita,  la ama e  la protegge.
Quando le Riforme Sociali sono una realtà e gli Amministratori si dimostrano sensibili e lungimiranti, il Bene Sociale, la Giustizia ed il Sapere si incontrano, dando vita ad un richiamo a cui non si può resistere
I Sindaci e le Giunte dei Comuni di Piedimonte Matese, San Potito Sannitico, Baia Latina, Pratella, Valle Agricola, Alife, Santa Maria Capua Vetere, Alvignano, Carinola, Gioia Sannitica, Faicchio ed il Parco Regionale del Matese, con l’adesione al Programma “Mai più un bambino…”, affermano quel “Coraggio di Vincere” necessario di cui di cui la Prof.ssa Palmieri parlava già nel 2007 – nell’omonima pubblicazione – e che rappresenta lo spirito di fondo da cui nasce lo stesso Programma.
“…  vincere è possibile – si legge. – Certo, è più semplice aspettare che qualcosa accada. Ma aspettare rende tristi e può portare al fallimento. Mentre aspettiamo c’è sempre qualcun altro che sta decidendo e agendo per noi. Per cambiare, per migliorare per vincere – qualunque sia la nostra battaglia – è necessario fare, comunicare, chiedere tentare, mettersi in gioco, decidere, agire e raccogliere – step by step – le nostre piccole vittorie. Perché per vincere ci vuole coraggio. Ed il coraggio è la nostra libertà”.
Questi Comuni, dunque, affermano proprio questa stessa libertà condividendo i punti fondamentali del Programma sulla tutela dei Minori in merito ad interventi di screening diffuso in ambito scolastico, sul divieto di sottoporre i Minori al TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) o di somministrare psicofarmaci ai bambini ricoverati in Case Famiglia come prassi di contenimento, circa il controllo sull’accanimento diagnostico e terapeutico con psicofarmaci verso bambini in condizione di disagio familiare, sociale, scolastico e/o ambientale, promuovendo l’istituzione di una Commissione di vigilanza e monitoraggio in ambiti inerenti i Minori in condizioni di disagio e la creazione di un database sui Diritti Umani Negati e sugli abusi e maltrattamenti ai Minori d’Italia
Per questa ragione, gli stessi Comuni patrocinano l’evento importante organizzato in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare che si terrà il 22 febbraio 2014 – ore 15.30 – a Piedimonte Matese, presso il Museo Civico R. Marrocco: il Convegno “Nuovi saperi: metodologia di studio e tecniche per imparare come prevenzione e terapia delle Difficoltà di apprendimento.  Adolescenti e abuso di psicofarmaci”, con l’intervento  della Prof.ssa Vincenza Palmieri, dell’Avv. Francesco Miraglia, della Principessa Amelia Izzo d’Aragona, della Prof.ssa Paola Gravela e del Vice Presidente Inpef Dott. Pier Bonici, oltre alla graditissima presenza dell’Avv. Enzo Cappello, Sindaco di Piedimonte e  della Dott.ssa Raffaella Martino, Direttore Scientifico del Museo Civico.
Quando il fuoco brucia e l’impegno è tanto, ecco che si muovono tutte le forze in gioco. Così, gli studenti del Liceo Psicopedagogico incontreranno in mattinata l’INPEF presso l’Aula Consiliare del Comune di Alvignano, per sottoporre domande circa il loro presente e futuro, circa i valori che devono animare la loro terra e la loro vita; così come, nel pomeriggio, invece, nel momento più Istituzionale, verrà a portare il proprio sostegno anche la Consigliera del Comune di Trento Gabriella Maffioletti, grazie al cui interessamento il Programma “Mai più un bambino…” è stato oggetto di delibera comunale.
Sarà, inoltre, graditissima l’annunciata presenza dell’Ordine Sovrano Militare del Tempio di Jerusalem, nelle persone di Maurizio Palmisano, Luogotenente del Gran Priore d’Italia, e dell’Ambasciatrice per l’America Latina Nidia Yaneth Garcia.
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Un fuoco che brucia in tutta Italia e che guarda lontano, dunque, quello delle Riforme Sociali; perché “per far cambiare il vento, bisogna soffiare forte, non bisogna fermarsi mai e non si può essere soli