Ancona: dopo cinque anni il piccolo Carlo ha riabbracciato la sua mamma
La storia di questo bambino e della sua mamma aveva suscitato scalpore perché non gli erano stati consegnati i regali di Natale della mamma, così com’era successo a Bibbiano.
Ancona. 28 ottobre 2022. Oggi il piccolo Carlo (nome di fantasia per tutelare la sua privacy) ha potuto finalmente riabbracciare la sua mamma. Dopo un calvario durato più di cinque anni, finalmente il diritto del bambino alla sua famiglia potrà, forse, essere garantito.
La storia di questa famiglia aveva fatto scandalo ed era stata ripresa dalla stampa locale e nazionale, poiché il comportamento dei Servizi Territoriali ricalcava quello della tristemente nota vicenda di Bibbiano. Infatti, nel giorno di Natale del 2019, la mamma aveva inviato un regalo a suo figlio che non era stato consegnato al bambino. La gente si era indignata ed era stata creata una pagina Facebook di oltre 1.500 iscritti con cartelli e post a favore di Carlo. Al tempo le istituzioni erano state sorde a quelle richieste.
Oggi apprendiamo che le nostre lotte non sono state vane. Come Associazione Nazionale Famiglie Insieme per i Diritti Umani riteniamo che questo decreto sia il segnale di un ulteriore cambiamento in direzione dei diritti umani e dei bambini.
Anche secondo l’avv. Miraglia che difende la madre: “Questa è una vicenda emblematica di come la giustizia minorile ha tempi e modi sbagliati rispetto ai tempi del bambino. La situazione è ancora più grave se il Tribunale come nel caso specifico ha fatto della superficialità, la voluta lentezza e forse complicità il proprio credo.”.
La vicenda
La mamma, come riportano le cronache, era finita per strada con il bambino dopo essere stata abbandonata dalla sua famiglia. L’aiuto era stato quello di istituzionalizzarla inserendola in una comunità donna-bambino. Qui ha avuto delle divergenze con la comunità e, come purtroppo succede anche troppo spesso, il Tribunale ha dato ragione alla struttura togliendole la potestà genitoriale e strappando la mamma al bambino. In seguito il bambino è stato penalizzato ulteriormente perché la mamma disperata aveva fatto un post su Facebook. Con l’accusa di aver violato la privacy del bambino, le visite sono state sospese e la mamma addirittura non sapeva neppure dove si trovava suo figlio.
Ricordiamo che la mamma è incensurata. Si è rimboccata le maniche e oggi ha un lavoro e una casa. In sostanza, la sua colpa è stata quella di essere povera e forse di non aver accettato supinamente la sottrazione del figlio. Oggi finalmente lei, ma soprattutto il bambino, hanno ottenuto un primo passo verso la giustizia.
Ora la strada sarà molto dura perché il bambino dopo cinque anni è probabilmente alienato. Di fatto la sua rischiava di diventare un’adozione mascherata e l’augurio è che la famiglia affidataria collabori nel ricostruire il rapporto con la sua mamma. Con un Servizio Territoriale non ostile che tenga veramente al bene del bambino questo potrà certamente essere fatto. Il timore, tuttavia, è che chi ha sbagliato in questa vicenda tenti di far fallire il progetto cercando di incolpare la mamma.
Questo sarebbe un ulteriore fallimento e la dimostrazione che la Filiera Psichiatrica, conosciuta ai più come sistema Bibbiano, è diffusa in tutta Italia come sostenuto da molte persone e associazioni anche autorevoli.
Associazione Nazionale Famiglie Insieme per i Diritti Umani