22 Dicembre 2020
Buongiorno,
prima di iniziare il tema che ci occupa, ringrazio prima di tutto il Presidente e i vari componenti della commissione che mi hanno dato l’opportunità di intervenire oggi.
Purtroppo, in generale tanti, troppi sono i temi che riguardano i minori e nello specifico l’operato dei servizi sociali, gli allentamenti, gli affidamenti sine die, la gestione delle strutture dirette all’accoglienza dei stessi minori e per ultimo, non per importanza il problema della giustizia minorile.
Uno dei temi che merita sicuramente un’attenta e profonda riflessione è l’applicazione dell’art. 403 cc da parte dei servizi sociali.
L’articolo 403 cc. Dispone che 2quando il minore è moralmente o materialmente abbandonato o è allevato in locali insalubri o pericolosi, oppure da persone per negligenza, immoralità, ignoranza o per altri motivi incapaci di provvedere all’educazione di lui, la pubblica autorità, a mezzo degli organi di protezione dell’infanzia, lo colloca in luogo sicuro, sino a quando si possa provvedere in modo definitivo alla sua protezione2..
Il ricorso a tale articolo deve avvenire solo quando sia esclusa la possibilità di altre soluzioni e sia accertata la condizione di assoluta urgenza e di grave rischio per il minore, che richieda un intervento immediato di protezione; dell’allontanamento deve darsi tempestiva comunicazione alla competente Procura minorile per le iniziative del caso.
Primo problema: bisogna chiedersi se queste decisioni vengono prese nella piena consapevolezza della Tutela dei diritti dei minori e della salute dei stessi, tenendo o conto dei probabili futuri gravi danni conseguenti all’allentamento della famiglia di origine.
Infatti, una errata applicazione di tale procedura comporta delle situazioni disastrose e dannose per il minore, per i genitori o/e ancor peggio per l’intera famiglia.
Tempo fa mi sono occupato di un caso nel ferrarese ove è bastata una semplice telefonata di un ex fidanzato che dopo essere stato lasciato dalla compagna ha telefonato ai carabinieri sostenendo che la stessa volesse suicidarsi con il figlio per fa scattare questa tremenda procedura.
Ebbene, doposoli due giorni si sono presentati 4 assistenti sociali, ed una pattuglia dei Carabinieri, l’ambulanza per all’montanare il bambino di appena 4 anni.
Solo dopo cinque o sei mesi sono iniziati gli incontri protetti tra la madre e il figlio e solo dopo 4 mesi, a seguito di continue istanze, è stata fissata l’udienza.
Si comprende che un potere così, non può e non deve essere esercitato con superficialità, pressapochismo e spesso con incompetenza.
Ad ogni modo, un potere così autoritativo non può essere lasciato a libero arbitrio della pubblica amministrazione, ma deve essere riconosciuto esclusivamente al potere Giurisdizionale.
Purtroppo i problemi non riguardano solo il servizio sociale e le sue iniziative.
Occorre sottolineare anche l’inefficienza della Procura Minorile che spesso omette qualsiasi accertamento concreto sulle motivazioni degli allontanamenti ex art. 403 cc, che tra l’altro pochissime volte vengono argomentate da parte del servizio sociale.
Non voglio assolutamente in questa sede soffermarmi sul problema della giustizia minorile, ma non si può fare a meno di sottolineare che spesso manca una vera e propria istruttoria e che i ricorsi della Procura sono spesso dei meri dei copia incolla con le segnalazioni; nel procedimento minorile viene completamente dimenticato il diritto di difesa e le regole del giusto processo che dovrebbero caratterizzare ogni processo
Purtroppo, nell’affrontare queste tematiche si corre il rischio di essere addirittura banali.
E’ mai possibile che al peggior delinquente colto in flagranza di reato debbano essere garantiti, come giusto che sia, tutti i diritti previsti dal nostro ordinamento, e mi riferisco a titolo esemplificativo, alla notifica della notizia di reato, alla convalida del fermo entro dei termini stabiliti, il diritto di rispondere alle domande o di avvalersi della possibilità di non rispondere ed altro, mentre , diversamente ad un bambino viene negato ogni diritto?
Nel caso a cui ho fatto riferimento il bambino era stato portato via senza nessun concreto, di pericolo o di urgenza.
Tutto sommato ,sarebbe quanto meno normale, se accertata l’infondatezza delle motivazioni, il bambino potesse ritornare nella propria famiglia …e invece no questo non accade!!
Occorrono sempre valutazioni, percorsi (con le conseguenti lungaggini), che spesso vengono demandati agli stessi operatori che hanno attuato l’allentamento attraverso il 403 c.c..
Vi chiederete, “ammetteranno mai di aver sbagliato??? “…
La risposta è no, ed anzi l’eventuale contestazione dei genitori all’operato degli assistenti sociali verrà considerato come incapacità genitoriale.
E’ possibile ciò?
Ma è capitato ancora peggio: ad una dottoressa di Bologna è stata portata via la bambina con un 403 cc addirittura prima che nascesse.
Il problema era perché la mamma medico regolarmente sposata, il nonno materno chirurgo e la nonna materna insegnate, risultava in carico al Centro di Salute Mentale per una pregressa e datata depressione.
Incredibilmente, almeno dalle date degli atti risulta che la bambina è nata il 25 luglio, la segnalazione dell’assistente sociale avveniva in data 4 luglio, ed il decreto del TM che disponeva l’allentamento datato 10 luglio, mentre il ricorso del PM risulta del 2 agosto.
La cosa più incredibile è che tutto ciò è passato sotto il completo silenzio di tutti, ma ancora più incredibile è che la bambina è stata dichiara adottabile.
Tutto questo è normale?
Tutto questo può essere accettato?
Questi due casi sono l’esempio di un sistema malato.
Dovrebbe essere pacifico ,per quanto riguarda l’esecuzione (alquanto delicata ed invasiva) dell’art.403c.c., che lo stesso non possa essere eseguito, ogni qual volta manchino i presupposti dello stato di abbandono morale o materiale del minore, che deve essere accertato o ben evidente; quando manca l’esposizione del minore a grave pericolo per il suo benessere fisico e psichico a causa delle condizioni in cui è allevato, non può e non deve essere eseguito un all’adontamento ai sensi dell’art. 403 cc .
Il Tribunale ha l’obbligo di motivare il ratifica della richiesta del 403 cc e non appiattirsi sul ricorso del MPM o peggio accora consideralo un semplice atto amministrativo.
Ad ogni modo, in caso di allontanamento del minore, deve essere data priorità al collocamento presso parenti entro il quarto grado, piuttosto che presso estranei o istituti. Ai parenti entro il quarto grado la legge sulle adozioni riconosce un ruolo nell’ambito del procedimento che conduce alla dichiarazione di adottabilità, dovendo essere avvertiti dell’apertura del procedimento (art. 10) e potendo, con la loro presenza, escludere che il minore sia dichiarato definitivamente in stato di abbandono (artt. 11 e 12).
Altro tema che merita attenzione è la gestione delle strutture di accoglienza e delle case famiglie.
Appare surreale ma ad oggi non sappiamo con certezza nè quanti minori sono affidati ai servizi sociali, nè quanti siano collocati nelle strutture e ancora peggio quante case famiglie ci siano nel nostro territorio.
Tuttavia, la cosa grave è la quasi totale mancanza di sorveglianza, di ispezione e controllo sia sulla gestione che sullo stato dei minori collocati.
Mi sembra inverosimile che con semplici auto-certificazioni si possano aprire strutture così particolari e delicate che inevitabilmente incidono sulla vita delle persone.
Pertanto, non possiamo meravigliarci, se qualche struttura nella nostra regione, come anni fa ho denunciato pubblicamente, era gestita da un esponente delle BR che a suo tempo si era dichiarato prigioniero politico, o peggio ancora da soggetti magari imputati per maltrattamenti o addossatura per abusi sessuali.
Io ho sentito vari interventi dove molti hanno sostenuto la necessità di nuove leggi, di riforme epocali. Ebbene, io non sono tanto d’accordo su questo, viste anche le migliaia di leggi che ci sono nel nostro ordinamento.
Semplicemente, bisogna far rispettare le leggi che ci sono e soprattutto far valere il principio secondo il quale “chi sbaglia va a casa”.
E’ incredibile, che queste strutture spesso siano abbandonate a sè stesse come fossero la terra di nessuno.
La Procura dei Minori, gli assistenti sociali, il garante dell’infanzia (figura anonima a mio parere), i politici, i componenti della commissione infanzia, possono e dovrebbero fare le ispezioni, controllare la gestione, come vivono i minori.
Ebbene, per capire come anche questa situazione non funzioni per nulla, basta chiedere in primis alla Procura ed agli altri soggetti sopra indicati quante ispezioni hanno fatto in un anno, quante volte sono andati a controllare gli ambienti e la quotidianità vissuta dai minori.
Anche per quanto riguarda questo tema, mi sembra opportuno fare riferimento ad un caso concreto accaduto nella provincia di Ferrara.
Poco tempo ho depositato un esposto alla Procura di Ferrara, circostanziata e soprattutto corredata da fotografie dove si dimostrava, come si dice in Tribunale, “oltre ogni ragionevole dubbio”, la presenza di: soppalco pericolante, scarafaggi, ruggine dappertutto, muffa, docce rotte, cibi scaduti.
Se fossimo in paese normale questa struttura sarebbe stata chiusa immediatamente ed il responsabile denunciato.
Siccome nel nostro paese il vero scandalo è paradossalmente che “nulla fa scandalo”, questa casa famiglia è aperta regolarmente e gestita sempre dalla stessa persona.
Il lato positivo è che, grazie alla mia denuncia sono stati fatti tutti i lavori di ripristino.
La cosa incredibile è che non solo a nome della mia assistita ma anche a nome di tutti gli altri ospiti ho depositato un’istanza con le foto anche presso il tribunale per i Minorenni, chiedendo che il fascicolo fosse trasmesso alla Procura per gli opportuni accertamenti, ma un giudice onorario (che fortunatamente è poi stato allontanato dal suo incarico per conflitti d’interessi), riferiva nell’occasione che “con la questione processuale queste circostanze nulla avevano a che vedere”.
Ma ancora peggio è che i controlli da parte dei Nas, a cui mi ero rivolto, sono “casualmente” avvenuti quando i lavori di ristrutturazione erano conclusi.
Quindi tutto è passato come normale amministrazione.
Voglio precisare, che a distanza di due anni, la Procura della Repubblica di Ferrara nulla ha comunicato, quando addirittura, oltre alle foto, ho altresì depositato il preventivo lasciato in giro dai muratori che stavano effettuando i lavori dei lavori.
Sapete cosa mi hanno risposto i NAS di Bologna alle mie sollecitazioni: “noi quando siamo andati era tutto in regola…” forse bastava andarci prima, anzi bastava andarci mentre facevano i lavori, considerato che io stesso avevo provveduto a comunicarlo agli stessi Nas.
Vado a concludere, auspicando che il tema dei minori e degli affidamenti venga affrontato seriamente da tutti senza farne una battaglia di colori odi fazioni; questo tema condizionato da conflitti di interessi, potere e tanti tanti soldi, deve diventare per tutti una battaglia di giustizia e di vera civiltà.
Grazie a tutti.