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Bimbo di Monza reso disabile per incuria: il Tribunale non ricusa il Giudice

 Avvocato Miraglia: «Il bimbo rischia di tessere abbandonato a stesso: intervenga il Governo al più presto»
 
MONZA (9  Giugno 2020). Il Tribunale di Monza non ha ricusato il giudice incaricato della vicenda del piccolo di cinque anni di Monza, in coma, semiparalizzato e ipovedente a causa di un’infezione non curata.
Il Tribunale non ravvisa manchevolezze nell’operato del magistrato, che in realtà, disinteressandosi palesemente delle sorti del piccolo, mai ha ascoltato le richieste presentate dalla madre, che, prove alla mano, aveva più volte chiesto un intervento, visto il profondo stato di incuria in cui il figlioletto versava da quando il giudice glielo aveva tolto per affidarlo esclusivamente al padre. Il giudice non ha assunto alcun tipo di decisione e purtroppo il bambino adesso giace immobile in un letto, privato dall’uso delle gambe e anche della vista.
«Avevamo richiesto la ricusazione del giudice del Tribunale ordinario di Monza» dichiara l’avvocato Francesco Miraglia, legale della mamma del bimbo, «ma il fatto che sia stata respinta la nostra domanda e che il giudice sia ancora come relatore del caso, non significa che abbia fatto un buon lavoro. Eravamo consci che giuridicamente mancavano i presupposti per il suo allontanamento dal caso, ma speravamo che prevalessero il senso di giustizia e l’etica morale. Ma visto cosa sta succedendo nella magistratura, non ci aspettavamo certo che dei giudici prendessero posizione contro un collega. Nella sostanza le cose però non cambiano: non ci fidiamo più di questo giudice, la madre stessa non ha più fiducia nell’operato di questo magistrato, qualunque decisione assumerà in futuro».
Purtroppo però esiste il grave rischio che il bambino venga riaffidato al padre, dal momento che nessun magistrato ha disposto diversamente, finora, nonostante la gravissima condizione in cui si trova. A causa di un’infezione che il padre non aveva curato, a febbraio era stato ricoverato all’ospedale di Bergamo con una Encefalomielite acuta: dopo settimane di coma, il bimbo si è svegliato paralizzato e ipovedente. Adesso è stato trasferito in un centro di riabilitazione di Lecco, dove la madre lo accudisce quotidianamente, con grandi sacrifici perché non è vicino a casa sua, preoccupata dalle sue condizioni: nessuno, al momento, può dire quante funzionalità potrà recuperare il suo bambino, che fino a quattro mesi fa correva, saltava e giocava spensierato.  
«Sarebbe il momento che qualcuno intervenisse seriamente» prosegue l’avvocato Miraglia, «che gli ispettori andassero a vedere come funziona il Tribunale di Monza, che la ministra per la famiglia Elena Bonetti e il ministro per la Giustizia Alfonso Bonafede intervenissero ad occuparsi di questo caso, di questo bambino, già trascurato anche troppo. Dove sono la specchiata onorabilità e l’etica morale che dovrebbe caratterizzare l’operato di un magistrato? Dov’è l’interesse primo verso i bambini che dovrebbe perseguire il tribunale dei minorenni? Dove sono il senso di giustizia e il buon senso che dovevano prevalere nel trattare il caso di questo bambino? Il giudice non si dovrebbe certo dichiarare colpevole, ma dal punto di vista etico e morale ci permettiamo di sollevare più di qualche dubbio sul suo operare: non si può trattare un bambino come un numero di pratica, non stiamo parlando di quote societarie da suddividere. Qui parliamo di un bambino di cinque anni, che ha potenzialmente altri ottant’anni di vita davanti a sé e chissà in quali condizioni. Il giudice ha dimostrato superficialità, non si è mai preoccupato seriamente di questo caso, non ha nemmeno fissato un’udienza per valutare il caso: semplicemente si è dimostrato indifferente alle sorti di questo bambino, che merita invece, giustizia».
 

A causa del coronavirus, negati i diritti umani e fondamentali a centinaia di genitori e figli.

Qualcosa si muove….
……….che in questa ottica il divieto di assembramento non può ritenersi violato dalla presenza in spazi all’aperto di persone ospitate nella medesima struttura di accoglienza ( ad esempio, case famiglia) in tele strutture peraltro, chiunque acceda dall’esterno ( operatori , fornitori, familiari ecc) sarà, comunque tenuto al rispetto di divieto di assembramento dalla distanza interpersonale di un metro e dall’utilizzo occorrenti  presidi sanitari ( mascherine, guanti)

 

Perugia: assistente sociale denunciata per lesioni da una madre

Aveva chiesto che il padre fosse più presente con la figlia: l’hanno tolta a lei per affidarla totalmente a lui, con danni psicologici evidenti per la povera bambina
PERUGIA (18 Marzo 2020). Una relazione che finisce, un rapporto che si interrompe e gli inevitabili conflittualità tra genitori per la gestione della bambina: ma mai una donna si sarebbe aspettata di venire etichettata come pazza e di vedersi togliere completamente la figlia, affidata ora al padre. La bambina risente dello stress e della lontananza dalla mamma, ma l’assistente sociale la dipinge come allegra e felice e, in barba al codice deontologico, descrive il padre come l’unica persona adatta ad occuparsi della piccola. Dallo scorso maggio a questa donna non è consentito avvicinarsi alla figlia, né avere notizie di lei, perché, tornata al suo Comune d’origine con l’assenso iniziale dell’assistente sociale, questa, cambiando le carte in tavola, l’ha denunciata alla Procura minorile, asserendo che il suo allontanamento avrebbe pregiudicato le viste al padre.
La donna ha quindi denunciato l’assistente sociale di Todi per lesioni personali, abuso d’ufficio e falso ideologico commesso da pubblico ufficiale.
«La settimana scorsa abbiamo incontrato l’assistente sociale perché chiarisse la propria decisione» dichiara l’avvocato Francesco Miraglia, legale della donna, «ma non è stata nemmeno in grado di motivare le sue scelte. La sua relazione, che ha stravolto la vita della mia assistita e soprattutto della bambina, è totalmente falsa e chissà su quali basi l’ha fondata, se non è stata nemmeno in grado di motivarcela».
La mamma della bambina era già stata sottoposta a due perizie, che l’avevano entrambe reputata idonea, affettuosa, competente come mamma. La figlia era serena, affettuosa, autonoma, anche per le insegnanti della scuola che allora frequentava. L’ unica cosa emersa, entrambe le volte, era l’intensa conflittualità tra i genitori, che faticavano a trovare punti di convergenza relativamente alla gestione ordinaria e straordinaria della figlia. «Non si comprende allora il motivo per il quale l’assistente sociale incaricata, anziché lavorare in modo da tutelare la minore dalla conflittualità genitoriale, pare quasi abbia alimentato le contese tra padre e madre, esprimendo opinioni personali, orientate a sostenere maggiormente la paternità piuttosto che entrambe le genitorialità, sbilanciandosi a esprimere un giudizio personale nell’indicare il padre come “il genitore più funzionante, che sta facendo un grosso sforzo per garantire alla bambina un adeguato equilibrio”. Peccato che non collimi con la valutazione psicologica redatta dal Servizio Riabilitazione Età Evolutiva e Psicologia Clinica della Usl Umbria 1 di Marsciano, che descrive nella bimba bassa autostima ed alti livelli di ansia e difficoltà nelle relazioni sociali».
Da qui la decisione di denunciare l’assistente sociale alla Procura delle Repubblica di Perugia: nel frattempo l’avvocato Miraglia ha presentato ricorso per la reintegra della responsabilità genitoriale a questa mamma.

Coppia finita tra le maglie del sistema "Bibbiano"

Il giudice ha ravvisato la necessità di una valutazione attenta dei genitori e del contesto familiare, mettendo quindi in discussione la relazione degli assistenti sociali, arrestati nell’operazione “Angeli e demoni”

Avvocato Miraglia: «Si apre la speranza per tutti gli altri casi riconducibili alla medesima inchiesta di Bibbiano»
BIBBIANO (14 Marzo 2020). Vittime del presunto “sistema Bibbiano”, una coppia di giovani genitori sta lottando per riavere con sé la propria bambina: era stata loro strappata e dichiarata adottabile sulla base dalla relazione presentata dall’assistente sociale Francesco Monopoli e dalla dirigente dei Servizi sociali dell’Unione val d’Enza, Federica Anghinolfi, agli arresti domiciliari perché coinvolti e ritenuti, anzi, figure chiave nell’inchiesta denominata “Angeli e Demoni” avviata dalla procura della Repubblica al Tribunale di Reggio Emilia sui presunti affidi illeciti. La coppia si era rivolta all’avvocato Francesco Miraglia, che aveva presentato istanza alla Corte d’Appello di Bologna.
«La Corte ha accolto le nostre istanze» dichiara l’avvocato Miraglia, «ordinando una Consulenza tecnica d’Ufficio che valuti la coppia, le personalità e capacità genitoriali di entrambi e se il contesto familiare sia potenzialmente idoneo ad accogliere la bambina».
La giovane coppia aveva avuto in passato problemi di tossicodipendenza, ma al momento della nascita della loro figlioletta, nel 2016, aveva cambiato vita: la mamma aveva seguito un percorso psicologico e sociale, il padre, totalmente disintossicato da anni, lavora stabilmente. Attorno alla coppia c’è una solida rete familiare: invece la piccola è stata loro strappata e dichiarata adottabile. All’udienza lo scorso 27 febbraio l’avvocato che rappresentava il tutore, e quindi il Comune di Bibbiano, ha rivelato come la decisione sia stata motivata dal fatto che la bimba fosse nata con dei seri problemi di salute, che i genitori non sarebbero stati in grado di affrontare.
«Questo significa che a tutte le coppie cui nasce un figlio con dei problemi di salute, debba venire loro tolto?» prosegue l’avvocato Miraglia. «Ma che nuovo principio si vuole affermare? Finalmente, invece, questa decisione della Corte d’Appello apre uno spiraglio di luce e riaccende la speranza per le tante famiglie incappate in questi Servizi sociali. Non so se esiste un “sistema Bibbiano”, però sicuramente questo è un caso che rappresenta bene il disegno criminale che è stato posto all’attenzione della Procura di Reggio Emilia».
 

Bimbo seguito dai servizi sociali giace in coma e semiparalizzato per incuria

Un’infezione non curata dal padre, cui era affidato, l’ha portato quasi allo stato vegetativo
L’avvocato Miraglia: «Tutti sapevano, giudice in primis, che veniva trascurato, ma nessuno ha mosso un dito»

MONZA (12 Febbraio 2020). Si trova in coma, all’ospedale di Bergamo, il corpo semiparalizzato, nessuna capacità di esprimersi se non con dei versi. I medici non sanno nemmeno se riprenderà mai a parlare e a camminare e se riporterà danni neurologici permanenti. Ha solo quattro anni, il giudice lo ha tolto alla madre perché “lo curava troppo”, affidandolo a un padre che non se ne è mai occupato. Lo ha lasciato sporco e malnutrito per mesi e nei giorni scorsi, pur avendo il piccolo 40 di febbre e la madre, disperata, lo scongiurasse di portarlo dal medico, non se ne è curato affatto. Il bambino è ricoverato adesso in condizioni disperate. «Quanto ha sofferto questo povero bambino?» sottolinea l’avvocato Francesco Miraglia, che difende la mamma «e quanto forse soffrirà ancora, prima che qualcuno finalmente intervenga? Era da mesi che segnalavamo lo stato di pericolo in cui si trovava. Da mesi la nostra consulente di parte, la dottoressa Vincenza Palmieri, sosteneva che il bambino corresse dei rischi per il suo sviluppo e la sua salute, a causa dell’incuria e della decisione assurda, assunta dal giudice, di allontanarlo dalla mamma per affidarlo al padre che vive in un paesino di montagna del Bergamasco, abitato da nemmeno 300 anime, tre bambini appena, la scuola più vicina a venti chilometri». Tanto si è disinteressato il padre di lui che non vivrebbero nemmeno insieme, ma lo avrebbe affidato alla sorella. L’ultima richiesta di intervento da parte della mamma risale a pochi giorni fa, dopo che il tribunale di Monza aveva lasciata inascoltata l’istanza urgente presentata ad ottobre. Con numerose prove fotografiche era stato chiesto nuovamente al giudice di riaffidare il bimbo alla madre: il piccolo versava in uno stato di incuria e malnutrizione da fare pena al cuore. Da quanto era sporco aveva le croste sul collo e aveva sviluppato delle infezioni da funghi alle mani e ai piedini; un vistoso eritema ai glutei era dovuto invece all’assenza di igiene e di pulizia della biancheria che indossava. Il bambino continuava, poi, a perdere peso per la malnutrizione. Qualche giorno fa la mamma si era accorta che aveva la febbre a 40 e aveva chiesto al padre – unico deputato dal tribunale ad occuparsi della salute del bambino – di portarlo dal medico, ma lui non le aveva nemmeno risposto. Adesso un innocente bambino di quattro anni giace in un letto d’ospedale privo della capacità di parlare e di muoversi, con una possibile lesione al cervello che potrebbe lasciargli pesanti strascichi permanenti. «Il giudice sapeva e lo riteniamo responsabile» prosegue l’avvocato Miraglia. «Sapeva dell’incuria, della malnutrizione, della sporcizia, di quelli che sono dei veri e propri maltrattamenti. Sapeva tutto e non ha mosso un dito per questo bambino.  La consulente del tribunale che aveva relazionato sul cambio di collocamento del bambino è molto vicina ad una associazione onlus che addirittura viene presentata come ausiliaria del Giudice. Abbiamo già denunciato la consulente tecnica del tribunale, ma è evidente che i rapporti tra queste figure debbano essere indagati con urgenza, per il bene dei bambini che, è sotto gli occhi di tutti con questa tristissima vicenda, non è certamente la priorità per la quale tutti costoro operano».
A questo punto occorre che chi di dovere intervenga a fare chiarezza su quanto succede nel Tribunale di Monza.

Rende invalida la compagna a suon di botte

Il Tribunale affida a lui il bambino.
 
LECCE (18 Dicembre 2019). Ha passato gli anni della convivenza tra continue botte e vessazioni da parte del compagno “padrone”, che infieriva su di lei anche in presenza del loro figlioletto. Anzi, in un’occasione ha rotto pure il naso al bambino, trovatosi accidentalmente in mezzo alla furia cieca del padre nel corso di una delle sue sfuriate. Dopo la separazione l’uomo ha dato una spinta talmente violenta alla donna, che cadendo si è procurata lesioni tali a una gamba da essere giudicata invalida al 55 percento. Ma il Tribunale dei Minorenni di Lecce cosa fa? Pur in presenza di una situazione simile, di ben tre pendenze sull’uomo per violenza domestica e stalking, pur essendo il bambino palesemente terrorizzato alla sola vista del padre, ebbene ha deciso che prioritario fosse recuperare il rapporto padre-figlio, inserendoli entrambi dentro una comunità. Padre e figlio insieme per ritrovare l’armonia. «Come abbia potuto pensare, il Tribunale, che questo bambino, strappato di punto in bianco dalla sua mamma, dalla sua casa e dalle proprie cose, potesse trovare serenità dentro una comunità di estranei, lo sa solo lui» dichiara l’avvocato Francesco Miraglia, cui la donna si è rivolta per ottenere giustizia. «Io di certo non riesco a capire quale motivazione ci possa essere per giustificare l’assunzione di un simile, ingiusto e ingiustificato provvedimento, tutto a danno del bambino, il quale da quando a giugno è stato portato in comunità, non fa che peggiorare le sue condizioni fisiche e psicologiche. Vive tutto come una punizione ingiustificata. E la madre, vittima delle violenze di quest’uomo, è considerata dal tribunale come il vero “orco”, mamma cattiva che impedirebbe che il rapporto tra padre e figlio sia sereno». La cosa più grave all’udienza di ieri è che il Presidente del tribunale ha addirittura “giustificato” le violenze: “E’ vero che ci sono i procedimenti penali a carico del papà, ma è pur vero che non ci sono condanne”. E ancora più incredibile è stata l’affermazione dello stesso Presidente che ha sostenuto che la frattura al setto nasale del bambino non è colpa del padre ma solo un evento accidentale, se pur in quell’occasione lo stesso bambino aveva cercato di difendere la mamma mentre la stessa veniva aggredita.
Le stesse relazioni dei periti del tribunale  affermano invece che la donna, oltre ad essere madre amorevole, mai si è frapposta tra l’ex compagno e il loro figlioletto. Mai. E’ un’educatrice e conosce bene l’importanza della relazione tra un bambino e il proprio genitore. «Eppure eccola qui» prosegue l’avvocato Miraglia, «privata del suo bambino, costretta a vederlo solo nel corso di incontri protetti, parte lesa in una vicenda nella quale, inspiegabilmente, è l’ex compagno ad uscirne sempre positivamente. Tra l’altro se il Tribunale dei Minorenni ha assunto l’assurdo provvedimento di esiliare questo bimbo in una comunità con il padre, pure il Tribunale penale ci ha messo del suo: a suon di rinvii ci stiamo pericolosamente avvicinando a giugno, termine oltre il quale i reati ascritti all’uomo cadranno in prescrizione. Ci appelliamo al senso di giustizia dei giudici, che assumendo provvedimenti così iniqui hanno danneggiato soltanto il bambino, violando, di fatto, almeno tre convenzioni internazionali: quella di Istanbul, che prevede come in caso di violenza, la tutela dei bambini venga prima dei diritti di custodia e di visita dei genitori; quella di Strasburgo, che tutela i diritti dei bambini; e quella di New York, che prevede come il minore, su questioni che lo riguardano, abbia il diritto di essere ascoltato e di vedere tutelata la propria volontà.

Giudice denunciato ad Ancona: E’ stato sostituito.

ANCONA (12 Dicembre 2019). Il giudice denunciato ad Ancona per l’affidamento troppo “facile”, non si occuperà più del caso di una bimba strappata alla madre, solo perché troppo emotiva (caso tra l’altro finito agli onesi della cronaca grazie alla trasmissione “Fuori dal Coro”): il magistrato, infatti, ha presentato richiesta di astensione, dopo la denuncia presentata contro di lei alla Procura della Repubblica presso il Tribunale de L’Aquila. Il tribunale in data 5 dicembre ha accolto e autorizzato la richiesta di astensione, nominando un nuovo giudice relatore. «Prendiamo atto del provvedimento» dichiara l’avvocato Francesco Miraglia che tutela la madre della bambina, «auspicando che possa essere un nuovo inizio e che questa vicenda si trasformi in un caso di giustizia, più che di interesse». Questo giudice è al centro di un grave episodio di allontanamento ingiusto e immotivato ai danni di una donna, alla quale ha tolto la figlioletta,  quando aveva solo 2 anni,  per affidarla, secondo la mamma della bambina,  ad una coppia di suoi amici. «Coppia che abbiamo denunciato per maltrattamenti» prosegue l’avvocato Miraglia «e nella quale alla donna affidataria è stata diagnosticata una patologia psichiatrica ben più grave rispetto alla sindrome istrionica diagnosticata alla mamma della bambina, che prevede solo un’eccessiva emotività: ma tanto era bastato al giudice per toglierle la figlioletta. Recentemente, poi, sarebbero circolate voci su colleghi di questo giudice, coinvolti a vario titolo nella vicenda: uno sarebbe stato nominato consulente di parte proprio della famiglia affidataria, mentre un altro sarebbe il relatore degli incontri tra madre e figlia, guarda caso sempre sfavorevoli alla mamma. Speriamo che il cambio del giudice possa finalmente riportare giustizia in questa vicenda e che la bambina possa tornare a casa dalla propria madre».

Bergamo:condannato per maltrattamenti un uomo al quale il Tribunale le AVEVA AFFIDATO IL FIGLIO

      L’avvocato Miraglia: «Ma il tribunale con quali criteri gestisce gli affidi?»

BERGAMO (10 dicembre 2019). E’ stato condannato a un anno e quattro mesi di reclusione l’uomo di Bergamo al quale il tribunale aveva affidato il figlioletto, nonostante il piccino fosse terrorizzato dai sui sfoghi violenti e la madre, considerata “psichiatrica”, sia invece del tutto sana. Il tribunale di Bergamo lunedì ha condannato l’uomo per maltrattamenti in famiglia, comprovati da testimonianze e da prove schiaccianti. In numerose occasioni, anche davanti al bambino, aveva inveito violentemente contro la donna, invitandola persino ad ammazzarsi lanciandosi dal balcone, sbattendo con i pugni contro porte e muri, infrangendo gli oggetti in casa. Eppure, nonostante già si sapesse che le accuse erano queste, nella causa di separazione tra i genitori il tribunale ha affidato il piccolo al padre, lasciandolo a lui anche dopo un gravissimo episodio avvenuto esattamente un anno fa: le urla strazianti del piccolo che chiedeva di smettere e le grida minacciose del padre erano state segnalate dai vicini alle forze dell’ordine. Quanto alla madre, per le assistenti sociali non sarebbe adeguata al ruolo di genitore e per il tecnico che ha svolto la perizia per il tribunale sarebbe addirittura affetta dalla Sindrome di Münchhausen per Procura, una patologia che rappresenterebbe una forma di maltrattamento per il figlio in quanto, allo scopo di attirare l’attenzione su di sé e godere del supporto dei medici, sarebbe portata simulare o esagerare i sintomi di una malattia fisica o psicologica nel figlio che, ad un esame accurato, appare inesistente. Diagnosi smentita da successive perizie.
E per di più, il bambino continua ad avere problemi di salute, segno che la madre non è “malata”, ma solo un genitore attento e preoccupato della salute del proprio bambino.
«Ma il tribunale a  Bergamo con quali criteri gestisce gli affidi?» dichiara l’avvocato Francesco Miraglia, che tutela la mamma del piccolo. «Affida un bambino a un padre violento, mentre la madre può vederlo solo una volta alla settimana per un’ora, nel corso di incontri protetti. In questo caso se l’assistente sociale ha gestito e stabilito tutto e il consulente tecnico ha emanato già da solo e in anticipo la sentenza, il tribunale che ci sta a fare? Alla luce della condanna del padre, temiamo per l’incolumità del bambino e chiediamo di rivedere il procedimento di affidamento e di disporre l’immediato collocamento del minore presso la madre».

Giudice denunciato ad Ancona

 Avrebbe cercato di interferire nella diagnosi psichiatrica di una donna per garantire che la figlia rimanga affidata a una coppia di amici
(7 Novembre 2019). Forse persino peggio di Bibbiano quanto accade ad Ancona, dove un giudice si permette di intromettersi personalmente nel caso di una bambina, che da quattro anni vive con una coppia affidataria, una coppia di suoi amici, tra l’altro più volte ritenuta inadatta. Alcuni giorni fa ha incontrato di nascosto un professionista coinvolto nel caso, cercando di interferire nella diagnosi, pur di garantire la collocazione della bambina a questa famiglia affidataria e impedire alla piccola di tornare con la mamma. «La bambina non gliela ridaremo mai in quanto malata psichica» avrebbe detto chiaramente il giudice, che pertanto è stato denunciato dalla madre della piccola per abuso di ufficio, false dichiarazioni e lesioni personali. «Quanto è successo, oltre che inaudito è gravissimo» dichiara l’avvocato Francesco Miraglia, legale della mamma della bambina. «Abbiamo già denunciato in precedenza la coppia affidataria per maltrattamenti, per come condizionano la bimba, ostacolando in tutti i modi il rapporto con la mamma naturale. Ancora più grave quanto capitato alcuni giorni or sono: il giudice ha chiamato di nascosto la psichiatra, per cercare di capire se fosse dalla sua parte, se avvallasse l’allontanamento da casa della piccina. Inammissibile! La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ancona deve assolutamente fare chiarezza».
Questo giudice ha mostrato un vero e proprio interesse personale in questa vicenda, nell’affidamento e nella collocazione della bambina, che ha affermato più volte di conoscere il magistrato, essendo stato ospite a casa della famiglia affidataria con cui vive; la chiama addirittura con il nomignolo con il quale la chiamano gli amici nella vita privata. E più volte durante le udienze il giudice ha “consigliato o meglio minacciato” la madre della bimba di ritirare le denunce mosse nei confronti della famiglia affidataria, sostenendo in udienza che dovrebbe farsene una ragione e di accettare di non rivedere mai più la figlioletta. Tra l’altro la donna vede pochissimo la bambina e per giunta nel corso di incontri protetti che deve pagare a proprie spese.
Dopo tanti pregiudizi si è arrivati al 21 ottobre scorso, quando il magistrato ha convocato privatamente un professionista coinvolto nel procedimento, ammonendolo a non rivelare nulla alla controparte e chiedendogli se fosse in linea con la diagnosi di malattia psichiatrica nei confronti della donna, perché quella bambina a casa non ci doveva tornare. Diagnosi sulla quale il professionista comunque non concorda, ritenendo pertanto inaccettabile un comportamento simile da parte di un giudice. Ha avvertito quindi il legale della donna, l’avvocato Miraglia, che ha chiesto l’immediata ricusazione del giudice e dell’intero collegio investito del procedimento e altresì che il fascicolo sia avocato al presidente del Tribunale per i minorenni di Ancona per le opportune valutazioni in merito e per la designazione di un diverso collegio, e che gli atti siano trasmessi alla Procura competente. «Questo modo “carbonaro”, fatto di sotterfugi, fa calare un’ombra sull’intero procedimento» prosegue l’avvocato Miraglia. «Chi garantisce la correttezza di altre decisioni assunte da questo giudice, che tanto sta facendo pur di tenere lontana questa bambina dalla propria madre?».

Sistema Bibbiano anche nel Torinese?

L’avvocato Miraglia segnala alla Procura tre affidamenti che risulterebbero vere e proprie “adozioni mascherate”
TORINO. (31 ottobre 2019). Siccome tre indizi fanno una prova, come si suol dire, è molto probabile che anche nel Torinese sia in atto da tempo un sistema sul modello di Bibbiano, in cui i bambini vengono allontanati dai genitori con dei pretesti futili e affidati a persone che fanno parte sempre della medesima cerchia di operatori sociali. Con lo strano comportamento proprio di questi genitori affidatari volontari, che chiederebbero personalmente al giudice del Tribunale dei minori, pagando gli avvocati di tasca propria, di non far rientrare i bambini in seno alle loro famiglie, in quanto i genitori risultano inaffidabili e i bambini avrebbero  persino paura di incontrarli: che interesse hanno per attivarsi così in prima persona? Un sistema dove il deus ex machina sarebbe un’unica persona, che ricoprirebbe – neanche fosse una e trina – a volte il ruolo di Giudice Onorario del Tribunale dei Minorenni e della Corte d’Appello, altre quello di assistente sociale, altre ancora di referente del Cismai – Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia – e membro dell’equipe formativa di una cooperativa che si occupa di interventi socio assistenziali e socio educativi. Con un gravissimo conflitto, di interesse che pregiudicherebbe la serenità e l’obiettività delle decisioni assunte in merito ai provvedimenti di allontanamento di questi bambini. «Sembrano adozioni mascherate bell’e buone» dichiara l’avvocato Francesco Miraglia, che sta seguendo le vicende in tutto analoghe di ben tre famiglie diverse, finite nel gorgo di questi affidamenti per delle conflittualità sorte tra i coniugi in sede di separazione, senza che si siano mai riscontrati segni di abusi, maltrattamenti, violenze o incuria verso i figli.  «I bambini sono stati allontanati dai genitori in conflitto tra loro per cause di separazione, che non pregiudicavano il loro benessere: ma anziché avviare un percorso di accompagnamento familiare, questi bambini sono stati allontanati da casa e affidati a operatori, addirittura dividendo e separando i fratelli tra loro, come a volerli isolare, riprogrammare, cancellando loro la memoria della famiglia di origine, spezzando i legami persino con i fratelli. In modo quasi che abbiano l’operatore cui sono affidati come unico ed esclusivo punto di riferimento al quale, giocoforza, i bambini prima o poi si affezionano. In tempi non sospetti ci siamo rivolti all’assessore, senza ottenere risposta: ma com’è possibile che tanti casi siano tutti uguali, con le medesime dinamiche? E già tre anni orsono, nel Marzo 2016, la consigliera comunale del M5S, Giuseppina Codognotto, segnalò un giudice onorario del Tribunale dei Minorenni di Torino al Consiglio superiore della magistratura, a causa di presunte incompatibilità di carica e conflitto di interesse con la Corte di Appello. Ho presentato quindi nei giorni scorsi un esposto alla Procura, affinché faccia chiarezza sulle vicende e sui rapporti tra i protagonisti. Qui di sicuro non si fa il bene di questi bambini».