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Marito condannato a 2 anni e 6 mesi per violenze contro la moglie

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L’avvocato Miraglia: “Finalmente dei giudici fermano questi uomini prima che si arrivi al femminicidio”
 
MODENA. Due anni e sei mesi di reclusione sono stati inflitti a un trentenne residente a Modena, che da un anno almeno vessava, maltrattava, picchiava la moglie, costretta a fuggire a casa dei genitori per salvarsi dalla sua furia. La donna alla fine l’ha denunciato per minacce, violenza privata e maltrattamenti in famiglia e le sue istanze sono state ascoltate dal giudice Andrea Scarpa, che mercoledì 7 giugno  ha condannato il marito in primo grado appunto a oltre due anni e mezzo di carcere. E’ stato rimesso in libertà, ma la pena non è comunque stata sospesa: se tornerà a perseguitare la donna, finirà in carcere.
«Finalmente i giudici cominciano a considerare i maltrattamenti in famiglia come gravi prodromi del femminicidio» dichiara l’avvocato Francesco Miraglia, cui la giovanissima donna si è rivolta, ormai stremata  e impaurita, per ottenere giustizia e quanto meno di fermare le violenze che subiva dal marito, da cui si sta separando. «Minacce e violenze psicologiche sono segnali che spesso, purtroppo, si è visto sfociano nell’omicidio delle mogli e delle compagne, che magari per anni hanno denunciato le vessazioni, senza però venire ascoltate. Troppo tardi si è arrivati a prestare loro ascolto, spesso davanti ai loro corpi ormai privi di vita. Solo lo scorso anno le donne uccise per mano degli uomini che dicevano di amarle sono state 120, venti quelle dall’inizio di quest’anno. Bisogna fermare prima il fenomeno, bisogna arrestarlo perché dalla violenza può scaturire solo ulteriore violenza, e va riconosciuto che esiste una forma di femminicidio “dolce”, che non definisco così in accezione positiva, ma che raggruppa quegli episodi di violenza psicologica,  di cui le donne sono spesso vittime. Una violenza più subdola, ma altrettanto devastante, che mina l’autostima delle donne, le costringe a vivere in un clima di continuo terrore. Questi uomini sono stalker e nel contempo utilizzano la violenza psicologica per piegare le loro vittime».
L’uomo condannato a Modena aveva più volte picchiato e persino tentato di strangolare la giovane moglie, arrivando anche a un macabro gesto di violenza psicologica: le ha spedito dei video giornalistici relativi ad un femminicidio compiuto nella stessa città di Modena nel giugno del 2016: vittima una povera donna di 55 anni, che da anni denunciava le violenze subite dal compagno, ritrovata ormai priva di vita rinchiusa dentro un frigorifero, in cantina, strangolata dalle mani che avrebbero dovuto invece soltanto accarezzarla e proteggerla.
«Spero che questa sentenza di Modena, che arriva quindici giorni un’analoga decisione emanata dal tribunale di Trento in favore di un’altra mia assistita, sia l’inizio di un cambio di tendenza, che porti i tribunali a fermare questi uomini violenti e a diminuire così il tragico numero di donne ammazzate per mano loro» conclude l’avvocato Miraglia.

Operazione Ave Lupo, indagini fondate sul nulla.

Dopo aver letto alcuni articoli sulla stampa locale e nazionale su “Lupi incrociati con i cani”, in qualità di avvocato di fiducia dell’allevatore di Serramazzoni, mi sento in dovere di intervenire per  meglio chiarire la posizione del mio assistito.
Le indagini sono basate a differenza di quanto riportate dagli organi di stampa non su analisi genetiche che confermerebbero l’ ipotesi accusatoria ma “dall’esame del sito internet www.wolfdog.org dal quale venivano estrapolate informazioni importanti in merito alla discendenza  dei  cani  da lupo cecoslovacchi”
In realtà sono le stesse analisi genetiche disposte dalla Procura della Repubblica di Modena che smentiscono l’assunto accusatorio ossia il fatto di detenere animali ibridi aventi delle precedenti quattro generazioni della loro ascendenza  una o più esemplari “selvatici” .
Nei risultati genetici relativi agli animali appartenenti all’allevamento del mio assistito  non è stato possibile  attribuire alcuna generazione di appartenenza ed anzi si evidenzia nell’ analisi disposte della Procura, che i genotipi bi- parentali sono completamente assegnati alla razza cane lupo cecoslovacco.
In altri casi dalla stesse indagini genetiche disposte dalla Procura è stato possibile invece identificare il grado di ibridazione cosa che non è assolutamente avvenuto riguardo all’allevamento del mio assistito.
Per inciso già altre Procure  che si sono occupate della questione hanno disposto l’ archiviazione della posizione dell’ allevatore proprio sulla base delle stesse risultanze genetiche.
Questa è un indagine fondata sul nulla  dettata più da gelosie tra allevatori e associazioni varie  più che da fondati fatti delittuosi.
Mi chiedo come è stato possibile fondare un ipotesi accusatoria da ciò che viene sostenuto in un forum privato di altri allevatori?
Come è possibile che la Procura di Modena su indagini genetiche disposte nel marzo 2015 anzichè archiviare insiste nella infondata ipotesi accusatoria disponendo il sequestro preventivo degli animali a distanza di 3 anni dall’ inizio delle indagini e da più di un anno dalla risultanze delle indagini genetiche.
L’allevamento del mio assistito ha formato campioni mondiali di cani da lupo cecoslovacco.             O esperti  giudici di CLC di tutto il mondo non hanno le giuste conoscenze o le indagini  come si ritiene sono  fondate su chiacchiere.
Faremo immediatamente ricorso al Tribunale del Riesame per l’immediato dissequestro di tutti gli animali e agiremo in tutte le sedi opportune a tutela dell’allevamento di Serramazzoni il quale è  riconosciuto come uno degli allevamenti migliori al mondo di CLC
 
                                                                                               Avv. Francesco Miraglia