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La Corte d'Appello di Ancona affida due minori ai nonni materni.

L’avvocato Miraglia e la Prof.ssa Palmieri : “Riconosciuto l’ambiente familiare come più consono rispetto a un affidamento esterno”
ANCONA. Quando la famiglia fa “gioco di squadra” e resta unita e disponibile, il Tribunale può riconoscere che l’ambiente familiare sia più consono ad accogliere i minori, nel momento in cui si renda necessario allontanarli dai genitori.  È il caso su cui recentemente si è espressa la Corte di Appello di Ancona, che ha accolto il ricorso presentato dai loro nonni materni e da due zie, per evitare che due ragazzine rispettivamente di 10 e 13 anni venissero collocate in una comunità d’accoglienza o presso una famiglia affidataria.
«Con questa sentenza è stata riconosciuta l’importanza di non allontanare i minori dal loro ambiente familiare» dichiara l’avvocato Miraglia del Foro di Moderna, che da anni si batte contro la difficoltà delle istituzioni a far rientrare i bambini nei nuclei familiari originari, finendo così con il prolungare oltre misura la loro permanenza presso coppie affidatarie.«L’inserimento in famiglia va comunque accompagnato dai Servizi sociali in un adeguato percorso educativo dei minori e dei loro parenti» prosegue il legale, «oltre che di un sostegno psicologico o pedagogico familiare, ma almeno le due bambine potranno continuare a vedere volti familiari e affettuosi, nell’ottica di tornare ad avere un giorno un rapporto più solido e sano con la madre e con il padre».
Le due ragazzine sono state allontanate dai genitori, per i loro problemi di tossicodipendenza e di fragilità psicologica, e affidate ai Servizi sociali di Pesaro. Dal 2011, anno in cui la situazione problematica è emersa, si arriva al 2013, quando il Tribunale per i Minorenni delle Marche decide che debbano essere collocate in via provvisoria presso una casa famiglia.
Provvedimento cui si oppongono i nonni materni, una zia materna e una zia paterna, che ne richiedono l’affidamento. Il padre si trova all’estero, la madre ha un nuovo compagno, ma nonostante il rapporto conflittuale con le due figlie, segue da tempo un percorso per poter riequilibrare se stessa e la sua vita, in vista di un possibile recupero del legame con le due figliolette. Per questo i nonni materni hanno chiesto l’affidamento delle nipotine, che è stato loro finalmente concesso dalla Corte di Appello anconetana, congiuntamente alle due zie, presso cui le bambine potranno trascorrere serate e fine settimana. La madre dovrà seguire un percorso di psicologia individuale, i nonni materni avranno un sostegno alla genitorialità vicariante e le due ragazzine saranno aiutate da un servizio di educativa domiciliare. Un programma di interventi coordinati dai Servizi sociali, finalizzato al mantenimento delle relazioni familiari.
« In Italia » sostiene la Prof.ssa Vincenza Palmieri  Presidente dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare di Roma nonché Consulente di Parte dei nonni e delle zie  nel presente procedimento « c’è un sistema molto ricco di consulenze e perizie, la cui finalità dovrebbe essere quella di supportare il Giudice nella ricerca della migliore soluzione possibile per i Minori.
Spesso, però, tale sistema si occupa primariamente di sostenere se stesso (attraverso l’invio dei Minori in casa Famiglia, o presso Centri per la psicodiagnosi o psicoterapia,  privati e pubblici ) e l’interesse del Minore ne risulta, così, subordinato o comunque funzionale al mantenimento dello stesso sistema.  Una storia, quella di Ancona, semplice e normale – continua la Prof.ssa Palmieri –  due nonni che dovranno prendersi cura delle proprie nipotine. Ma ciò che appare assolutamente normale è invece straordinario e deve rappresentale il modello  da replicare ovunque ci sia un bambino che non può essere impropriamente allontanato dai luoghi degli affetti. Un invito, per quanti lavorano in ambito peritale ad impegnarsi strenuamente a difendere i bambini, anche da consulenze invasive, lunghe, ingiuste».
«Un’alternativa all’allontanamento prolungato dalla famiglia è possibile» conclude l’avvocato Miraglia, «contrariamente all’atteggiamento assunto da numerosi Tribunali e Servizi sociali, che troppo spesso privilegiano la separazione dal nucleo originario, anziché favorirne il reinserimento dei minori in quella che è e rimane la loro famiglia, con la grande importanza e supporto affettivo che questa può avere a supporto di una loro crescita serena».
 

“Il giorno dopo. Dalla parte dell’interesse supremo: quello del Minore”

Dopo la notizia delle violenze subite da bambini e ragazzi in una Casa Famiglia di Santa Marinella, in molti ci hanno chiesto una dichiarazione, un commento.
Ma noi, qui, non abbiamo bisogno delle prime pagine dei giornali, non scopriamo nulla che non sapessimo già.
Molti, oggi, si scandalizzano, cadono dalle nuvole.
E questo è uno degli elementi che ci colpiscono di più, dopo anni – anni – in cui abbiamo portato questi fatti all’attenzione dell’opinione pubblica, delle Istituzioni e dei cosiddetti “addetti ai lavori”.
 
L’elemento più assurdo, quando si affronta la questione del Sistema delle Case Famiglia, è la sensazione di trovarsi in mezzo ad uno scontro tra fazioni: quella dei “giustizialisti” e degli “innocentisti”.
Questo è, di certo, uno dei temi più caldi di cui ci stiamo occupando ormai da parecchio tempo, e ancora oggi ci scontriamo con una realtà in cui ci si chiede di schierarci da una parte o dall’altra “della barricata”.
 
La verità, ovviamente, non risiede in nessuna delle posizioni estreme: in Italia ci sono ottime strutture di accoglienza gestite da persone serie (come quelle che si occupano dei Minori che arrivano in massa sulle “carrette del mare”), ma esiste anche la realtà descritta da questo fatto di cronaca.
 
Vincenza Palmieri:
“La prima volta, a Montalto, in cui parlai di somministrazione di psicofarmaci ai bambini e maltrattamenti all’interno di alcune Case Famiglia, mi fu chiesto di documentare e testimoniare nel dettaglio, senza considerare quanto questo sia un ambito in cui spesso le confidenze vengono raccolte in privato, con fatica e dolore, e che debbano essere protette dal segreto professionale.
 
Ma non si può arrivare al fatto di cronaca per limitarsi a dire “ve l’avevo detto”. E’ triste. Anzi, quello che vorrei è non avere bisogno di questi fatti per dimostrare che quello che denunciamo da tempo sia vero; oggi vorrei che chi è deputato ad occuparsi delle Garanzie per i Minori, si sedesse ad un tavolo e riconoscesse onestamente che intorno a questa tematica ci sia un gran movimento. 
 
I famosi bambini “che saltano sul tetto” di cui abbiamo parlato nel volume “Mai più un bambino” (Armando Editore) sono i bambini che protestano, si oppongono e allora vengono sedati, a forza. Sono tantissimi i casi in cui abbiamo trovato bambini con piaghe da decubito; vengono sedati e buttati sui letti. Sono trasformati nel viso, nella postura e non ne escono più. Sono bambini resi zombie, resi disturbati psichici tramite la somministrazione di psicofarmaci mai prescritti da nessuno.
E poi si criminalizza e si mette alla berlina chi denuncia questi fatti.
 
Se io fossi un Garante, il Presidente di un ordine professionale, il Presidente della Commissione Diritti Umani, vorrei sentire parlare e parlare, invece di trincerarmi nel silenzio o chiedere di “denunciare singoli casi specifici”. Così, di fronte alla denuncia, si afferma che “il sistema regge” e si rimuove il problema”.
 
Francesco Miraglia:
“Purtroppo, l’ultima vicenda che coinvolge una comunità per minori è la punta dell’iceberg di un gravissimo problema che andiamo denunciando da tempo che coinvolge non solo i minori ospiti e le loro famiglia ma anche tutti noi. Spero che sul banco degli imputati ci siano anche tutti coloro che hanno il dovere di controllare e di ispezionare  le citate comunità e non lo fanno. Per fare nomi e cognomi, mi riferisco alle varie Amministrazioni che, pur elargendo soldi pubblici, rare volte effettuano controlli su chi gestisce le comunità e addirittura sulle stesse autorizzazioni amministrative che consentono l’apertura.
Mi riferisco, però, anche alle varie Procure della Repubblica presso i Tribunali minori che hanno il diritto e l’obbligo di vigilanza e di ispezione  sulle comunità che ospitano i minori e spesso, per pura negligenza, non lo fanno.
 
 
Noi non abbiamo alcun interesse connesso al Sistema delle Case Famiglia, a nessun titolo. Ecco perché possiamo affermare liberamente e con forza l’interesse dai bambini, che abbiamo a cuore. Fino a che le battaglie le conduce chi gestisce una Casa Famiglia, chi è portatore di interessi, è difficile che le cose cambino. Le battaglie vanno fatte con chi non ha interessi specifici, se non l’interesse dei Minori.
 
Allora è vero: “Papà portami via da qui!”, come supplicava la bambina di cui abbiamo raccontato nell’omonimo volume (Armando Editore, 2015).
Ma io – io bambino che non sono ascoltato – non dovrei avere bisogno di papà che mi porti via da lì; dovrebbe essere il sindaco, l’assistente sociale, tutti coloro che hanno il compito istituzionale di proteggere i bambini.
Quando arriva un padre a “doversi fare giustizia”, significa che il sistema è morto e le garanzie non sono state efficaci.
 
Per questa ragione, bisogna continuare a fare rete, sensibilizzare, diffondere dati e verità; costruire rapporti, monitorare,indagare, insistere. Affinché  2400 euro al mese – il costo pagato mensilmente alla casa famiglia per quel Minore che ha avuto la forza di denunciare – non servano mai più per drogare e violare i nostri bambini.
S.M
 

Venerdì 17 Aprile ore 20:45: Sala Consigliare del Comune di Limena

ADOLESCENZE ESTREME “vulnerabili  e/o  onnipotenti”                                              Ecco come è possibile che una bambina con entrambi i genitori viventi che la amano e la vogliono con loro, che non hanno mai fatto niente di male né a lei né ad altri sia diventata “un’orfana consegnata per legge ad altri genitori”.   Dopo la presentazione del libro “Papà portami via da qui!” parleremo di bullismo, di adescamento dei minori tramite internet e dei nostri giovani del perché si diventa bullo e/o vittima.    Saranno presenti: –   Avv. Francesco Miraglia; esperto di Diritto di Famiglia , Diritto Minorile e Criminologia.. –   Prof.ssa Vincenza  Palmieri; Presidente e fondatrice dell’Istituto Nzionale di Pedagogia Familiare , Consulente Tecnico di Parte – Psicologo , Membro ISPCAN –   Avv. Francesco Morcavallo; Dottore in Diritto Civile Italiano ed Europeo . –   Dott. Gianfranco Volpin; Responsabile Polizia Postale di Padova scrittore del libro”Via le mani dai bambini”. –  Cristina  Turetta; Vicesindaco, assessore ai Servizi Sociali. –   Monia Gambarotto; Moderatore  della serata , Ambasciatrice per i Diritti Umani   E con la partecipazione di Ally con il brano “Il più debole” inno INPEF per i Diritti dei Minori.

Giornata mondiale dell'infanzia

 L’INPEF incontra  il Ministro degli Esteri dell’Ecuador per la T
 Roma, 20 novembre – In occasione della Giornata mondiale per i Diritti dell’Infanzia e della ricorrenza del 25° anno dall’approvazione della Convenzione ONU, con cui sono stati sanciti sul piano internazionale i Diritti fondamentali dei Minori, l’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare, da sempre in prima linea nelle battaglie per i Diritti Umani Negati,  ha incontrato il Ministro degli Esteri dell’Ecuador, Ricardo Patiño Aroca, alla presenza dell’Ambasciatore Ecuadoriano in Italia, Juan Holguin, dei consoli delle città di Perugia, Napoli e Torino e della Commissione istituita dal Governo dell’Ecuador per garantire i Diritti delle Famiglie.
Tale occasione rappresenta solo l’ultimo di una serie di momenti di impegno umanitario da parte del Governo dell’Ecuador in favore dell’Infanzia, non solo di quella ecuadoriana. L’incontro  tra l’INPEF e l’Ecuador che, recentemente, hanno firmato un accordo fondamentale  per la realizzazione di un progetto integrato per la Tutela dei Minori Ecuadoriani in Italia allontanati dalle famiglie, va sottolineato come modello e come testimonianza.
Durante l’ incontro, le Autorità presenti ed il Gruppo di Lavoro INPEF, composto dalla Prof.ssa Vincenza Palmieri e dagli Avvocati Francesco Miraglia e Francesco Morcavallo, hanno esaminato le criticità di un Sistema che allontana i Minori dalle proprie Famiglie, spesso “colpevoli” di essere semplicemente in difficoltà, ma non per questo inadatte alla genitorialità e al calore, che solo la propria famiglia d’origine può fornire ad un bambino.
L’occasione ha rappresentato, dunque, una delle massime celebrazioni possibili dell’Infanzia. Nessuna retorica, infatti, ma lavoro assieme ad un Governo (Estero) che sta portando all’attenzione internazionale il dramma degli allontanamenti  in Italia. Non soltanto tramite l’analisi delle violazioni del Sistema, ma studiando i casi, valutando le possibili soluzioni percorribili, sia in sede giuridica che istituzionale.
Misure urgenti e improcrastinabili per affermare concretamente, da oggi in poi, per ogni bambino, quegli stessi Diritti dell’Infanzia che si celebrano in questa ricorrenza che non può continuare ad essere una “commemorazione”: incontri di adulti fra adulti, celebrazioni istituzionali a fronte di un Sistema che invece non garantisce appieno i minori in Italia.
Non solo la piaga degli allontanamenti, ma anche l’assenza di dati ufficiali e di monitoraggi su attività ed istituzioni che riguardano i minori, l’incremento fuori misura e fuori controllo di diagnosi di DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) che hanno registrato un aumento del 37% (fonte MIUR) da un anno all’altro. Analogamente a quanto concerne i TSO (Trattamenti Sanitari-Psichiatrici Obbligatori) sui minori  – circa 70 all’anno (fonte ISTAT) – e l’ aumento della prescrizione di psicofarmaci, l’ incremento della povertà e la scarsità di spazi gioco.
Il Coraggio, i Programmi, i Progetti,  gli Accordi , la Rete, fra tutte le parti,  rappresentano oggi l’unica risposta possibile oltre la denuncia, che non potrà fermarsi finché anche un solo bambino, in Italia, vedrà lesi i suoi Diritti, soprattutto quello di crescere nella propria famiglia.
La redazione
 

Mamma assolta dall’accusa di violenza sessuale ma continua a non poter vedere i figli

Mamma assolta dall’accusa di violenza sessuale ma continua a non poter vedere i figli

La mamma di Cesate racconta la sua storia nella  trasmissione La Malagiustizia vissuta dai cittadini

Esprimere la propria indignazione, raccontare la propria esperienza di malagiustizia per evitare che altri simili episodi si ripetano. Con questo intento il 26 ottobre Rosanna Romano, accompagnata dal suo legale Francesco Miraglia del Foro di Modena che ha seguito il caso sarà ospite della trasmissione La Malagiustizia vissuta dai cittadini… su Italia 53. Tra gli altri sarannoospitati anche Pino Zarrilli del Comitato Spontaneo Cittadini Contro la Malagiustizia, Gino Sannino di Firenze, nonché in diretta telefonica l’avv. Francesco Morcavallo di Roma.

Una vicenda triste a cui la redazione del programma ha voluto dare voce approfondendo le vicissitudini di questa mamma che abita a Cesate, nell’hinterland milanese e che da diversi anni non può vedere i suoi figli (di 8 e 6 anni) perché in un primo tempo accusata di aver saputo che i suoi figli venivano abusati e di non aver fatto nulla per impedirlo e ora, nonostante sia stata assolta con formula piena, perché deve sottoporsi a nuovi accertamenti giudiziari e psicologici al fine di dimostrare di essere un “buon genitore”.

Una denuncia pesante, un’enorme bugia quella a cui è stata sottoposta la donna, che di recente è stata smascherata con l’assoluzione della stessa dal reato di violenza sessuale. Malgrado Rosanna Romano sia stata dichiarata innocentecontinua a vedere pochissimo i suoi figli.

Dopo essere stata assolta lo scorso 9 luglio del 2013– ha spiegato Rosanna Romano – ho potuto rivedere mia figlia per un’ora (ogni due mesi), mentre mio figlio non lo vedo da tre anni e mezzo. Attendo ancora che le cose cambino.”

Da parte sua l’avvocato Miraglia ha sottolineato come: “la situazione sia paradossale in quanto mamma Rosanna, dopo essere stata assolta, deve ora sottoporsi a un altro processo che è quello della reintegrazione della patria potestà e dimostrare di essere capace di fare la mamma. Inoltre il capo di imputazione era riferito ad un periodo in cui la mia assistita, per assurdo, non frequentava e non vedeva i figli che erano già stati collocati dalla nonna come suggeritole dai Servizi Sociali. Ha dovuto difendersi da un’accusa che inevitabilmente non c’era. Lo abbiamo fatto presente alla Procura, al giudice per le indagini preliminari … ”.

Ora malgrado la situazione sia chiarita Rosanna Romano è stata invitata a fare ulteriori percorsi per poter rivedere i propri figli, che prevedono incontri con lo psicologo e visite“protette” con i figli.

Ho deciso nel 2009 di lasciare mio marito – ha concluso la donna – dopo tante percosse, e ho chiesto aiuto ai servizi sociali per un collocamento in casa famiglia dopo aver fatto denuncia ai Carabinieri. Non essendo possibile mi hanno invitato a portarli dai suoceri. Io fino ad agosto 2009 non ho mai avuto problemi con loro, poi…”.

In seguito l’inizio del calvario che ci auguriamo possa terminare presto, permettendo a una famiglia di ritornare ad essere tale.

La redazione

 

E’ nato un gruppo di lavoro di lavoro istituzionale per garantire i diritti dei minori ecuadoriani in Italia

 

Presentato oggi lo storico protocollo d’intesa tra ambasciata dell’Ecuador in Italia e Istituto nazionale di pedagogia familiare

 

L’emergenza riguarda almeno un centinaio di famiglie

 

Accade solo in Italia: i bambini, figli di immigrati ecuadoriani in situazioni di difficoltà economica, vengono allontanati dai genitori e trasferiti in strutture protette, affidati ai Servizi sociali e obbligati a vivere in Case famiglia. Il rischio è che i genitori non possano più rivedere i loro bambini.

Dati precisi non ce ne sono, ma stando al Governo dell’Ecuador, preoccupato per l’escalation dei casi in aumento, sono circa un centinaio i minori colpiti da provvedimenti definitivi di allontanamento dalla casa parentale. Un’emergenza che coinvolgerebbe circa 30 mila famiglie, su una comunità di 200 mila cittadini ecuadoriani stabilitisi in Italia. In altri Paesi non succede: in Spagna, ad esempio, i minori allontanati dalla famiglia vengono affidati ai parenti in Ecuador.

 

Il grido di allarme del Governo ecuadoriano è stato raccolto dalle istituzioni italiane: né è nato un gruppo di lavoro costituito da professionisti, che da sempre lottano per affermare i diritti umani fondamentali e che ogni giorno combattono la battaglia di tutte quelle famiglie che se li si vedono negare: la professoressa Vincenza Palmieri, psicologa clinica, pedagogista familiare e consulente tecnico di parte, nonché presidente dell’Istituto nazionale di pedagogia familiare (Inpef), l’avvocato Francesco Miraglia, esperto di Diritto minorile e della famiglia, e l’avvocato Francesco Morcavallo, già magistrato minorile, esperto di Diritto di famiglia e Diritto civile italiano ed europeo. Il signor Juan Carlos Lara, per la sua esperienza sul tema e per il lavoro svolto da anni nella comunità ecuadoriana, ricopre il fondamentale ruolo di mediatore interculturale e linguistico nell’approccio con le comunità e le istituzioni dell’Ecuador.

 

L’accordo è stato presentato oggi, giovedì 9 ottobre, presso l’ambasciata dell’Ecuador a Roma, dal dottor Juan Holguin, ambasciatore dell’Ecuador in Italia, e dai consoli ecuadoriani di Milano, Napoli, Perugia, Genova e Torino, insieme ai tre professionisti.

Questo importante accordo è finalizzato alla realizzazione di un progetto integrato di tutela per i minori ecuadoriani, in termini di assistenza immediata e permanente, volta a risolvere le situazioni di disagio familiare, in particolare nel caso in cui i minori vengano allontanati dai genitori per iniziativa delle autorità amministrative o giudiziarie. Il progetto prevede per loro assistenza legale e psicologica gratuita.

Il gruppo di lavoro agirà in stretta collaborazione con le istituzioni dell’Ecuador per riaffermare con forza quei diritti umani inalienabili che devono essere garantiti, primo tra tutti il diritto a vivere all’interno della propria famiglia di origine, e, non ultimo, il diritto alla dignità, che appare negata ascoltando le storie in cui sono protagonisti genitori e bambini dell’Ecuador, intrappolati in un sistema a loro sconosciuto.

«All’Istituto nazionale di pedagogia familiare il compito di fornire tutta l’assistenza psicologica ai bambini e ai loro genitori» ha dichiarato la presidente dell’Inpef, Vincenza Palmieri, «con l’obiettivo di tutelare i loro diritti umani, civili e familiari».

L’accordo internazionale è un grande passo di apertura e collaborazione, che pone massima attenzione ai diritti dei più piccoli e pertanto anche più indifesi: l’Ecuador è il primo Stato dell’America Latina a porre al centro della propria azione, una politica di valorizzazione e protezione delle famiglie e delle comunità migranti, soprattutto in favore dei diritti inalienabili dei bambini.

«E’ davvero apprezzabile la sensibilità dimostrata dal Governo dell’Ecuador» commenta l’avvocato Francesco Miraglia «e auspicabile che sia di esempio anche per gli altri Paesi e per lo stesso Governo italiano: attualmente ci sono circa 30 mila bambini italiani allontanati dai propri genitori e affidati a Case famiglia talmente piene da essere ormai sull’orlo del collasso».

La scena del crimine come non l’avete mai vista

Roma – “Giallo, Rosso e Noir: criminologia tra mito e realtà”. E’ il titolo del workshop gratuito organizzato dall’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare (Inpef) che si terrà a Trastevere il 12 giugno alle ore 16.00 presso il Trilussa Palace Hotel in Piazza Ippolito Nievo, 25/27. Il Workshop offrirà l’occasione ai presenti di trovarsi all’interno della scena del crimine, con simulazioni pratiche, proiezioni e la ricostruzione di una scena del delitto. Criminologi ed esperti del settore sveleranno, passo dopo passo, tutte quelle informazioni che devono essere percepite, lette, interpretate, elaborate e alla fine organizzate per arrivare a individuare l’ignoto autore.

Saranno presenti Marina Baldi (Biologa Forense), Donatella Cerè (Avvocato), Francesca De Rinaldis (Psicologa Giuridica, Criminologa), Marino Farneti (Esperto di Balistica Forense e Scena del Crimine), Francesco Miraglia (Avvocato, Esperto in Mediazione Criminale); Stefania Petrera (Pedagogista, Giudice Onorario), Daniela Scarpetta (Criminologa) e il Generale dei Carabinieri Luciano Garofano. Nel corso dell’evento l’istruttore Egidio Andreini mostrerà le applicazioni aeree di un drone. Ci sarà poi la cantante Valeria Biotti che si esibirà in una performance musicale “a tema” e la form-attrice Maria Buccolo che metterà in scena la piece: “Delitto in sala”.

Nel corso della manifestazione verrà presentato il “Master in Criminologia” organizzato dall’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare (Inpef) a Trastevere. Un Master accreditato e suddiviso in lezioni sia teoriche che tratteranno di vittimologia, analisi comportamentale, profiling, storia del crimine, diritto, analisi della comunicazione… e pratiche, (ben l’80% del corso): balistica, grafologia forense, uso del drone, intercettazioni, pedinamento, mappatura e riproduzione della scena in 3 dimensioni…  Le lezioni saranno tenute da criminologi, ricercatori e accademici che condivideranno con gli studenti sia la scena del crimine che la passione per la verità.

Perché l’Inpef ha deciso di occuparsi di questa tematica?

“Perché bisogna rendersi conto che c’è anche una famiglia criminale oltre a una famiglia ‘cuore’, – afferma il presidente dell’Inpef, Vincenza Palmieri – perché ci sono bambini in carcere con mamme detenute, perché Gomorra è la storia di una famiglia e perché con l’utilizzo del drone si cercano anche i bambini rapiti. Sono convinta che, affinché sia fatta giustizia, un criminologo debba cercare e amare la verità con tutte le sue forze”.

Per partecipare è necessaria la prenotazione.

Info: www.formazionecorsiemaster.it. E-mail: pedagogia familiare@gmail.com

Tel e Fax: 06.5803948 – 06.5811057 – 329.9833862

Autore: Maria Grazia Stella

Esclusivo: intervista all’avvocato della madre troppo amorevole

Quattro anni fa, quando aveva 9 anni, il Tribunale dei Minori di Trento aveva sottratto questo bambino alla madre, affidandolo a una comunità.

Un allontanamento drammatico, avvenuto mentre il bambino si trovava scuola, dove le assistenti sociali giunsero insieme ai vigili durante la ricreazione, per portarlo via.

La madre, accorsa con la nonna appena saputo del provvedimento, aveva cercato in ogni modo di impedire che le venisse tolto il figlio. Le si imputava un eccessivo amore verso il bambino, un attaccamento ossessivo tale da non lasciarlo crescere nella sua individualità e, temendo i pericoli, di volerlo tenere lontano da tutto e da tutti, specialmente dal padre, da cui vivevano separati. Ora dopo quattro anni il bambino è tornato finalmente a casa.

L’avvocato della mamma è Francesco Miraglia del foro di Modena insignito del Premio Internazionale Medaglia D’oro “Maison des Artistes 2012” con la seguente motivazione: “Avvocato penalista, giornalista pubblicista ed esperto di diritto Minorile e di Famiglia, si è generosamente schierato in difesa dei più deboli, dei senza ascolto e nelle condizioni socio-economiche più svantaggiate, sfidando apertamente e controcorrente le autorità costituite.“

Recentemente Miraglia ha partecipato al convegno “La Tutela dei Diritti dei Minori” presso l’Hotel Adige di Trento.

Perché ha accettato di rilasciare quest’intervista?

Quando alcuni anni fa sono stato incaricato dalla mamma di assisterla a riportare il figlio a casa, dopo aver letto le carte ho individuato degli aspetti discutibili e poco chiari. Ho mandato una lettera ai servizi sociali per chiedere spiegazioni su questi aspetti, in particolare in merito al progetto stilato dai servizi per sostenere e aiutare per la famiglia.

Per tutta risposta il Presidente del Tribunale per i Minorenni di Trento mi ha denunciato presso l’ordine degli avvocati. Non riuscivo a comprendere il senso di questa segnalazione per il semplice fatto di aver chiesto dei chiarimenti. E per mia fortuna l’ordine è stato del mio stesso avviso ed ha archiviato la segnalazione perché manifestatamente infondata. Ma questo episodio mi ha fatto riflettere.

Che cosa non le quadrava?

Per prima cosa il fatto che il padre non vedesse il bambino da ben due anni. E poi le continue richieste inascoltate del bambino di tornare a casa con manifestazioni anche plateali come il fatto di scrivere su tutti i quaderni di scuola o il fatto di non tagliarsi i capelli.

Ho semplicemente chiesto per capire qual era il progetto alla base della decisione di allontanare il bambino. Che cosa si stesse facendo per riportare il bambino a casa. Ma questa mia semplice richiesta è stata considerata tale da influire sulla serenità degli operatori. Tutto questo mi sembra assurdo.

Come siete riusciti a sbloccare la situazione?

Devo ringraziare le associazioni che si sono mosse per mediare tra la madre e il padre. L’associazione Figli per sempre, il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani e il gruppo multidisciplinare del consigliere Gabriella Maffioletti sono riusciti a far incontrare il padre e la madre per il bene del bambino.

Da lì in poi le cose sono cominciate a migliorare. Il padre e la madre hanno cominciato a collaborare: pensi che hanno persino chiuso il divorzio in maniera consensuale e la madre ha cercato di convincere il bambino a vedere il padre. Alla fine il bambino ha accettato di farlo e man mano le cose si sono tranquillizzate e rasserenate. In altre parole si è riusciti a fare tutto ciò che il servizio sociale non è riuscito a fare.

Quindi ora stava andando tutto bene?

Magari fosse così. Per cominciare i Servizi Sociali hanno ritardato l’esecuzione del decreto adducendo dei problemi organizzativi e logistici: in pratica gli operatori coinvolti erano in ferie e quindi il calendario delle visite è stato ridotto. Ma la sorpresa più grande è stata dopo l’udienza di ottobre.

Perché?

Le visite stavano andando bene e il bambino vedeva sia il padre che la madre. Finalmente in ottobre il tribunale ha deciso di sentire il bambino che ha espresso la sua volontà di tornare a casa tanto, che il redattore del verbale ha scritto: “Il bambino ribadisce che vuole tornare a casa.”

Ma il giudice, nonostante la manifesta volontà del bambino, ha deciso di rimandare tutto a giugno dell’anno successivo adducendo delle motivazioni di natura psicologica senza alcun reale indicatore di pericoli o pregiudizi per il bambino. Quindi abbiamo fatto appello. Ma nel frattempo il minore ha preso in mano la situazione.

Che cosa è successo?

Un bel giorno il bambino è uscito da scuola e invece di tornare in struttura è andato a casa della madre dicendole che non sarebbe più tornato in struttura.

La madre quindi ha chiamato il padre e mi ha informato degli avvenimenti e abbiamo informato i Servizi Sociali che in un primo momento hanno continuato a seguire il modello coercitivo e volevano forzare il bambino a tornare in struttura senza ascoltare le sue richieste ed esigenze, ma poi hanno deciso di lasciarlo a casa.

Infatti il ragazzo, ormai dodicenne, era sereno, viveva con la mamma e vedeva regolarmente il padre, cui si era progressivamente avvicinato. Il suo profitto scolastico era buono e anche il suo atteggiamento psicologico: il suo avvicinarsi alla madre, pertanto, ha avuto effetti soltanto positivi.

E la Corte di Appello di Trento ci ha dato ragione: il ragazzino, vista la serenità che aveva raggiunto, poteva rimanere con lei, poteva continuare a vedere il padre ogniqualvolta lo desiderasse, sempre seguito dai Servizi sociali, che periodicamente dovranno relazionare al Tribunale i suoi progressi. Una grande vittoria: finalmente il bambino veniva “ascoltato”. Ora però tutto torna al Tribunale dei minorenni anche se siamo certi che non potrà far altro che confermare la soluzione positiva della vicenda.

Lei ha detto che state valutando di agire legalmente. Perché? 

Il Tribunale dei Minori spesso interviene con dei provvedimenti sulla base di principi che salvaguardino la sicurezza dei bambini, senza però entrare nella specificità delle situazioni.

Il giudice avrebbe dovuto ascoltare il ragazzo, che aveva persino scritto una lettera al Presidente del Tribunale, chiedendo di poter rientrare a casa dalla madre. Se le procedure seguite dai Tribunali dei Minori sono corrette nella forma, dovrebbero però avere maggiore elasticità, valutando i casi nella loro specificità. Esattamente come si è comportata la Corte di Appello con il decreto del 27 marzo scorso, che non si è limitata ad applicare la legge, ma ha dato ascolto alle richieste del ragazzino.

Per tutto il tempo in cui il ragazzo è rimasto inascoltato e lontano da casa: i danni e le sofferenze che tutto questo gli ha causato sono stati immensi. Oltre al necessario risarcimento alla famiglia e al minore per i danni subiti, è necessario che chi ha sbagliato se ne assuma le sue responsabilità e che le procedure e i protocolli errati vengano cambiati.

È indispensabile passare da una cultura della forza e della sopraffazione a una cultura dell’ascolto e della comprensione. Nessuno ha la verità in tasca e certe decisioni integraliste imposte con la forza della legge a dispetto delle sofferenze e opposizioni dei minori e delle famiglie devono finire. I minori vanno ascoltati non contenuti, vanno compresi non forzati. Le azioni legali che intraprenderemo non sono dettate da un desiderio di rivalsa ma dalla volontà di dare l’opportunità di cambiare affinché queste cose non debbano più verificarsi.

Gian Piero Robbi – giampi.robbi@gmail.com

I Malamente Le nuove marginalità.

I GIOVANI E ADOLESCENTI CHE COMMETTONO REATI SONO TUTTI DELINQUENTI O MALATI? UN ARGOMENTO SU CUI RIFLETTERE AFFRONTATO NEL LIBRO “I MALAMENTE, LE NUOVE MARGINALITA’: RAGAZZI MESSI ALLA PROVA”
L’iniziativa verrà presentata a Roma presso il Tribunale per i Minorenni il prossimo 5 marzo 2014.
Cosa si può e si deve fare per evitare che i giovani, che oggi commettono un reato, siano sistemati in modo incondizionato nelle case famiglia, affinché su di essi non si eserciti un vero e proprio accanimento terapeutico  con  la somministrazione di terapie psicofarmacologiche spesso non necessarie? E’ vero che coloro che oggi compiono un crimine (dall’atto vandalico all’omicidio) sono necessariamente dei delinquenti o dei malati?
E’ riflettendo su questi argomenti, e in particolare partendo da un episodio avvenuto a Modena nel 2008, dove alcuni ragazzi di buona famiglia incendiarono il loro istituto scolastico, che nasce il libro “I Malamente, le nuove marginalità: ragazzi messi alla prova” (Armando Editore, 2013) scritto dalla psicologa e presidente dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare (I.N.PE.F.) Vincenza Palmieri e dagli avvocati Francesco Miraglia del Foro di Modena ed Eleonora Grimaldi del Foro di Roma, che verrà presentato il prossimo 5 marzo alle ore 15 presso la Sala Conferenze del Tribunale per i Minorenni di Roma.
Un’iniziativa organizzata dal Groupement Europééen des Magistrats pour la Médiation (sezione italiana) in collaborazione con l’Ordine degli avvocati di Roma, con l’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare ed accreditata presso l’Ordine di Roma (3 c.f.). Oltre agli autori, nel pomeriggio saranno presenti anche la dr.ssa Melita Cavallo, Presidente del Tribunale per i Minorenni di Roma, il procuratore dr. Claudio De Angelis (della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Roma), l’avvocato e il consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Roma, Mario Scialla. A coordinare gli interventi sarà l’avvocato della Cassa Forense di Roma, dr.ssa Donatella Cerè.
“Come avvocato che si occupa di Diritto minorile e di famiglia – spiega Francesco Miraglia – mi trovo sempre più spesso difronte a ragazzi che compiono reati di una certa gravità e che per questo motivo vengono “ospitati” in case famiglia (come previsto dalla legge si tratta di una misura alternativa al carcere). In molti di questi casi mi sono chiesto se dei loro comportamenti aggressivi e “trasgressivi” non fossimo responsabili anche noi, sia come professionisti impegnati a dover fare delle risposte a questi atteggiamenti, ma anche come cittadini, appartenenti ad una società nella quale è sempre più difficile vivere e confrontarsi. Mi sono domandato se le strutture di accoglienza e lo stesso sistema giudiziario italiano sia realmente pronto a ovviare a questi problemi, se abbia e utilizzi strumenti consoni a “giudicare” i loro bisogni, le loro aspettative, il loro reinserimento nella realtà. E’ giusto criminalizzarli? O forse siamo anche noi adulti disattenti alle loro esigenze? Credo che non vi sia miglior luogo, per affrontare oggi questo tipo di tematica, che la struttura che ci ospita, cioè il Tribunale per i Minorenni. Egli infatti rappresenta, in primis, l’istituzione dove vengono decisi i destini di questi ragazzi. Certo ho conosciuto giovani che non si sono mai pentiti di quanto avevano fatto ma altri che, pur ravvedendosi, hanno vissuto esperienze traumatiche che li hanno segnati a vita. Vorrei che riflettessimo attentamente su questa situazione, cercando di analizzarla nel profondo, cercando di trovare alternative valide e soluzioni affinché il nostro sistema giudiziario diventi poco per volta capace  di dare risposte concrete e più attente al disagio dei ragazzi, tenendo conto della loro salute e del futuro che li aspetta”.
 

L’avv. Francesco Miraglia riferisce in Commissione Infanzia

In seguito all’interpellanza parlamentare  presentata dal Presidente della commissione  infanzia  Michela Maria Vittoria Brambilla su tema: case-famiglia,  minori, allontanamenti e Tribunale per i Minorenni,  si terrà giovedì 13 febbraio dalle 9.30 alle 12 presso la sala Aldo Moro della Camera dei Deputati una conferenza stampa sul argomento.
Sul tema sarà relatore il noto legale Modenese Francesco Miraglia che da anni si occupa a livello nazionale della difesa, tra l’altro, di quei nuclei familiari a cui molto spesso vengono allontanati i figli dalle istituzioni.
Il legale riferirà, attraverso la sua esperienza  sulle varie segnalazioni e denunce di sospetti maltrattamenti o abusi su minori, bambini ospitati in case-famiglia dalle condizioni igieniche intollerabili, allontanamenti “troppo facili” dai nuclei familiari, fiumi di denaro pubblico speso senza trasparenza.
Secondo lo stesso  Miraglia: sono numerosi gli abusi e le violazioni che caratterizzano da alcuni anni l’attività dei Tribunali per i minorenni, che molto spesso servendosi di relazioni superficiali e approssimativi dei servizi sociali allontanano i minori dalle propri famiglie senza se e senza ma!
Molti, inoltre, sono i casi i di maltrattamenti e abusi che i minori subiscono nelle varie case famiglie che sono dei veri e propri orfanatrofi senza controllo e senza vigilanza.
In sostanza, lo stesso avvocato da anni sostiene la necessità di un vero è proprio  censimento diretto alla rilevazione esatta delle sopra indicate residenze presenti su tutto il territorio; un sistema di rilevazione articolata dei dati sulla condizione dei bambini allontanati dalle proprie famiglie ed un monitoraggio periodico sulle strutture residenziali di accoglienza.
Occorre istituire, inoltre, un apposito registro degli affidamenti temporanei; se risultino indagini penali in corso al fine di accertare eventuali negligenze, responsabilità o comportamenti illeciti dei gestori e degli operatori; nuovi e più rigorosi meccanismi di controllo, anche attraverso organismi indipendenti, per garantire la sicurezza e la protezione dei minori nelle comunità; verifiche periodiche sulla sussistenza delle condizioni di idoneità e agibilità dei luoghi adibiti a casa famiglia e dei requisiti di legge; misure tempestive “per rendere trasparente la gestione dei fondi pubblici stanziati per l’ accoglienza dei minori nelle strutture residenziali”; provvedimenti per superare l’attuale frammentazione delle competenze e per una migliore distribuzione delle risorse sul territorio.
M.D
 
 
Francesco Miraglia:
Avvocato del Foro di Modena, Cassazionista-penalista, esperto di Diritto di Famiglia e Diritto Minorile;giornalista-pubblicista; mediatore familiare (Iscra di Modena 2012); mediatore criminale e inteligence nell’investigazione (Istituto Universitario dell Mediazione Vibo Valentia 2013); docente e direttore di master all’INPF (Istituto Nazionale Pedagogia Familiare) Roma; presidente Comitato Scientifico Associazione “Pronto Soccorso Famiglia” Milano; medaglia d’oro Premio internazionale “Maison des Artistes” 2012 per l’impegno sociale, conferito presso l’Università La Sapienza Roma.  Nel 2008 è stato premiato dal Comitato Cittadini Umani per l’impegno proficuo nella tutela dei diritti degli svantaggiati e , in particolare nella sorveglianza dei diritti fondamentali delle persone, (Milano). Nel  2011 è stato conferito  dell’Alto riconoscimento “OGNI BAMBINO E’ UNA STELLA” (Verona)
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