23 Dicembre 2017
RAVENNA. Quando le relazioni sentimentali finiscono, spesso a farne le spese sono i figli, utilizzati come strumento di ricatto o di vendetta nei confronti del partner. Così è capitato a una donna di Ravenna, al termine della sua relazione con un uomo che oltre ad aver troncato con lei, ha fatto intervenire i Servizi sociali facendole togliere la custodia dei piccoli. La cattiveria più grande è che non li ha strappati alla madre con l’intento di tenerseli: pertanto i due piccoli, che tre anni fa avevano un paio d’anni appena, sono finiti in una casa famiglia e successivamente presso famiglie affidatarie.
«Non comprendiamo il motivo, però, per cui i Servizi sociali li hanno persino divisi e mandati in case differenti» racconta l’avvocato Francesco Miraglia, che si sta occupando del caso, nel tentativo di far riavere alla donna i suoi due bambini. «Come non comprendiamo l’atteggiamento vessatorio e pregiudizievole che gli stessi Servizi sociali mantengono nei confronti di questa madre, cui hanno tolto i figli immotivatamente, senza per altro predisporre un percorso di rientro in famiglia».
Da tre anni, infatti i piccoli vivono presso altre famiglie, senza che i Servizi sociali abbiano mai elaborato un percorso di sostegno alla genitorialità né è stato predisposto alcun progetto di rientro dei minori a casa con la madre.
Ma ancor più grave è stato l’episodio in cui uno dei piccini ha chiesto alla mamma quando sarebbero tornati a casa e lei, per rasserenarlo, ha risposto che sarebbe accaduto presto. Lui, poverino, l’ha raccontato alla famiglia affidataria e l’assistente sociale, con un atto gravissimo, ha convocato madre e figli, dicendo ai piccoli che la mamma mentiva e che non era certo che sarebbero mai rientrati a casa.
Mancano infine una valutazione tecnica e oggettiva dello stato psicologico della donna e dei suoi bambini e della capacità genitoriale di questa mamma: tutte cose che l’avvocato Miraglia ha chiesto ora al Tribunale dei minorenni di Bologna. Il legale ha sottoposto la vicenda anche al sindaco e all’assessore ai Servizi sociali di Ravenna.
«Oltre alle mancanze di progettualità» prosegue l’avvocato Miraglia «un giorno che la madre ha avuto uno scatto d’ira con un’assistente sociale, non solo le hanno impedito di vedere i figli (da ben sette mesi ormai), ma il piano di rientro, che pareva ormai pronto, è saltato. E quando giovedì ci siamo incontrati con gli operatori per discutere insieme della vicenda, il responsabile è sbottato con un “Non credo alla madre”.
Vista la completa mancanza di fiducia e di confronto tra gli operatori dei Servizi sociali e la mia cliente, abbiamo chiesto al sindaco di sapere su quali basi viene fondato un rapporto costruttivo tra la pubblica amministrazione e un cittadino, ancor più quando si tratta di due bambini di 4 e 5 anni allontanati dalla propria mamma da quasi tre anni. Non vorremmo che tali mancanze fossero dirette ad allungare i tempi di affidamento eterofamiliare».
RAVENNA. Quando le relazioni sentimentali finiscono, spesso a farne le spese sono i figli, utilizzati come strumento di ricatto o di vendetta nei confronti del partner. Così è capitato a una donna di Ravenna, al termine della sua relazione con un uomo che oltre ad aver troncato con lei, ha fatto intervenire i Servizi sociali facendole togliere la custodia dei piccoli. La cattiveria più grande è che non li ha strappati alla madre con l’intento di tenerseli: pertanto i due piccoli, che tre anni fa avevano un paio d’anni appena, sono finiti in una casa famiglia e successivamente presso famiglie affidatarie.
«Non comprendiamo il motivo, però, per cui i Servizi sociali li hanno persino divisi e mandati in case differenti» racconta l’avvocato Francesco Miraglia, che si sta occupando del caso, nel tentativo di far riavere alla donna i suoi due bambini. «Come non comprendiamo l’atteggiamento vessatorio e pregiudizievole che gli stessi Servizi sociali mantengono nei confronti di questa madre, cui hanno tolto i figli immotivatamente, senza per altro predisporre un percorso di rientro in famiglia».
Da tre anni, infatti i piccoli vivono presso altre famiglie, senza che i Servizi sociali abbiano mai elaborato un percorso di sostegno alla genitorialità né è stato predisposto alcun progetto di rientro dei minori a casa con la madre.
Ma ancor più grave è stato l’episodio in cui uno dei piccini ha chiesto alla mamma quando sarebbero tornati a casa e lei, per rasserenarlo, ha risposto che sarebbe accaduto presto. Lui, poverino, l’ha raccontato alla famiglia affidataria e l’assistente sociale, con un atto gravissimo, ha convocato madre e figli, dicendo ai piccoli che la mamma mentiva e che non era certo che sarebbero mai rientrati a casa.
Mancano infine una valutazione tecnica e oggettiva dello stato psicologico della donna e dei suoi bambini e della capacità genitoriale di questa mamma: tutte cose che l’avvocato Miraglia ha chiesto ora al Tribunale dei minorenni di Bologna. Il legale ha sottoposto la vicenda anche al sindaco e all’assessore ai Servizi sociali di Ravenna.
«Oltre alle mancanze di progettualità» prosegue l’avvocato Miraglia «un giorno che la madre ha avuto uno scatto d’ira con un’assistente sociale, non solo le hanno impedito di vedere i figli (da ben sette mesi ormai), ma il piano di rientro, che pareva ormai pronto, è saltato. E quando giovedì ci siamo incontrati con gli operatori per discutere insieme della vicenda, il responsabile è sbottato con un “Non credo alla madre”.
Vista la completa mancanza di fiducia e di confronto tra gli operatori dei Servizi sociali e la mia cliente, abbiamo chiesto al sindaco di sapere su quali basi viene fondato un rapporto costruttivo tra la pubblica amministrazione e un cittadino, ancor più quando si tratta di due bambini di 4 e 5 anni allontanati dalla propria mamma da quasi tre anni. Non vorremmo che tali mancanze fossero dirette ad allungare i tempi di affidamento eterofamiliare».
RAVENNA. Quando le relazioni sentimentali finiscono, spesso a farne le spese sono i figli, utilizzati come strumento di ricatto o di vendetta nei confronti del partner. Così è capitato a una donna di Ravenna, al termine della sua relazione con un uomo che oltre ad aver troncato con lei, ha fatto intervenire i Servizi sociali facendole togliere la custodia dei piccoli. La cattiveria più grande è che non li ha strappati alla madre con l’intento di tenerseli: pertanto i due piccoli, che tre anni fa avevano un paio d’anni appena, sono finiti in una casa famiglia e successivamente presso famiglie affidatarie.
«Non comprendiamo il motivo, però, per cui i Servizi sociali li hanno persino divisi e mandati in case differenti» racconta l’avvocato Francesco Miraglia, che si sta occupando del caso, nel tentativo di far riavere alla donna i suoi due bambini. «Come non comprendiamo l’atteggiamento vessatorio e pregiudizievole che gli stessi Servizi sociali mantengono nei confronti di questa madre, cui hanno tolto i figli immotivatamente, senza per altro predisporre un percorso di rientro in famiglia».
Da tre anni, infatti i piccoli vivono presso altre famiglie, senza che i Servizi sociali abbiano mai elaborato un percorso di sostegno alla genitorialità né è stato predisposto alcun progetto di rientro dei minori a casa con la madre.
Ma ancor più grave è stato l’episodio in cui uno dei piccini ha chiesto alla mamma quando sarebbero tornati a casa e lei, per rasserenarlo, ha risposto che sarebbe accaduto presto. Lui, poverino, l’ha raccontato alla famiglia affidataria e l’assistente sociale, con un atto gravissimo, ha convocato madre e figli, dicendo ai piccoli che la mamma mentiva e che non era certo che sarebbero mai rientrati a casa.
Mancano infine una valutazione tecnica e oggettiva dello stato psicologico della donna e dei suoi bambini e della capacità genitoriale di questa mamma: tutte cose che l’avvocato Miraglia ha chiesto ora al Tribunale dei minorenni di Bologna. Il legale ha sottoposto la vicenda anche al sindaco e all’assessore ai Servizi sociali di Ravenna.
«Oltre alle mancanze di progettualità» prosegue l’avvocato Miraglia «un giorno che la madre ha avuto uno scatto d’ira con un’assistente sociale, non solo le hanno impedito di vedere i figli (da ben sette mesi ormai), ma il piano di rientro, che pareva ormai pronto, è saltato. E quando giovedì ci siamo incontrati con gli operatori per discutere insieme della vicenda, il responsabile è sbottato con un “Non credo alla madre”.
Vista la completa mancanza di fiducia e di confronto tra gli operatori dei Servizi sociali e la mia cliente, abbiamo chiesto al sindaco di sapere su quali basi viene fondato un rapporto costruttivo tra la pubblica amministrazione e un cittadino, ancor più quando si tratta di due bambini di 4 e 5 anni allontanati dalla propria mamma da quasi tre anni. Non vorremmo che tali mancanze fossero dirette ad allungare i tempi di affidamento eterofamiliare».
RAVENNA. Quando le relazioni sentimentali finiscono, spesso a farne le spese sono i figli, utilizzati come strumento di ricatto o di vendetta nei confronti del partner. Così è capitato a una donna di Ravenna, al termine della sua relazione con un uomo che oltre ad aver troncato con lei, ha fatto intervenire i Servizi sociali facendole togliere la custodia dei piccoli. La cattiveria più grande è che non li ha strappati alla madre con l’intento di tenerseli: pertanto i due piccoli, che tre anni fa avevano un paio d’anni appena, sono finiti in una casa famiglia e successivamente presso famiglie affidatarie.
«Non comprendiamo il motivo, però, per cui i Servizi sociali li hanno persino divisi e mandati in case differenti» racconta l’avvocato Francesco Miraglia, che si sta occupando del caso, nel tentativo di far riavere alla donna i suoi due bambini. «Come non comprendiamo l’atteggiamento vessatorio e pregiudizievole che gli stessi Servizi sociali mantengono nei confronti di questa madre, cui hanno tolto i figli immotivatamente, senza per altro predisporre un percorso di rientro in famiglia».
Da tre anni, infatti i piccoli vivono presso altre famiglie, senza che i Servizi sociali abbiano mai elaborato un percorso di sostegno alla genitorialità né è stato predisposto alcun progetto di rientro dei minori a casa con la madre.
Ma ancor più grave è stato l’episodio in cui uno dei piccini ha chiesto alla mamma quando sarebbero tornati a casa e lei, per rasserenarlo, ha risposto che sarebbe accaduto presto. Lui, poverino, l’ha raccontato alla famiglia affidataria e l’assistente sociale, con un atto gravissimo, ha convocato madre e figli, dicendo ai piccoli che la mamma mentiva e che non era certo che sarebbero mai rientrati a casa.
Mancano infine una valutazione tecnica e oggettiva dello stato psicologico della donna e dei suoi bambini e della capacità genitoriale di questa mamma: tutte cose che l’avvocato Miraglia ha chiesto ora al Tribunale dei minorenni di Bologna. Il legale ha sottoposto la vicenda anche al sindaco e all’assessore ai Servizi sociali di Ravenna.
«Oltre alle mancanze di progettualità» prosegue l’avvocato Miraglia «un giorno che la madre ha avuto uno scatto d’ira con un’assistente sociale, non solo le hanno impedito di vedere i figli (da ben sette mesi ormai), ma il piano di rientro, che pareva ormai pronto, è saltato. E quando giovedì ci siamo incontrati con gli operatori per discutere insieme della vicenda, il responsabile è sbottato con un “Non credo alla madre”.
Vista la completa mancanza di fiducia e di confronto tra gli operatori dei Servizi sociali e la mia cliente, abbiamo chiesto al sindaco di sapere su quali basi viene fondato un rapporto costruttivo tra la pubblica amministrazione e un cittadino, ancor più quando si tratta di due bambini di 4 e 5 anni allontanati dalla propria mamma da quasi tre anni. Non vorremmo che tali mancanze fossero dirette ad allungare i tempi di affidamento eterofamiliare».
RAVENNA. Quando le relazioni sentimentali finiscono, spesso a farne le spese sono i figli, utilizzati come strumento di ricatto o di vendetta nei confronti del partner. Così è capitato a una donna di Ravenna, al termine della sua relazione con un uomo che oltre ad aver troncato con lei, ha fatto intervenire i Servizi sociali facendole togliere la custodia dei piccoli. La cattiveria più grande è che non li ha strappati alla madre con l’intento di tenerseli: pertanto i due piccoli, che tre anni fa avevano un paio d’anni appena, sono finiti in una casa famiglia e successivamente presso famiglie affidatarie.
«Non comprendiamo il motivo, però, per cui i Servizi sociali li hanno persino divisi e mandati in case differenti» racconta l’avvocato Francesco Miraglia, che si sta occupando del caso, nel tentativo di far riavere alla donna i suoi due bambini. «Come non comprendiamo l’atteggiamento vessatorio e pregiudizievole che gli stessi Servizi sociali mantengono nei confronti di questa madre, cui hanno tolto i figli immotivatamente, senza per altro predisporre un percorso di rientro in famiglia».
Da tre anni, infatti i piccoli vivono presso altre famiglie, senza che i Servizi sociali abbiano mai elaborato un percorso di sostegno alla genitorialità né è stato predisposto alcun progetto di rientro dei minori a casa con la madre.
Ma ancor più grave è stato l’episodio in cui uno dei piccini ha chiesto alla mamma quando sarebbero tornati a casa e lei, per rasserenarlo, ha risposto che sarebbe accaduto presto. Lui, poverino, l’ha raccontato alla famiglia affidataria e l’assistente sociale, con un atto gravissimo, ha convocato madre e figli, dicendo ai piccoli che la mamma mentiva e che non era certo che sarebbero mai rientrati a casa.
Mancano infine una valutazione tecnica e oggettiva dello stato psicologico della donna e dei suoi bambini e della capacità genitoriale di questa mamma: tutte cose che l’avvocato Miraglia ha chiesto ora al Tribunale dei minorenni di Bologna. Il legale ha sottoposto la vicenda anche al sindaco e all’assessore ai Servizi sociali di Ravenna.
«Oltre alle mancanze di progettualità» prosegue l’avvocato Miraglia «un giorno che la madre ha avuto uno scatto d’ira con un’assistente sociale, non solo le hanno impedito di vedere i figli (da ben sette mesi ormai), ma il piano di rientro, che pareva ormai pronto, è saltato. E quando giovedì ci siamo incontrati con gli operatori per discutere insieme della vicenda, il responsabile è sbottato con un “Non credo alla madre”.
Vista la completa mancanza di fiducia e di confronto tra gli operatori dei Servizi sociali e la mia cliente, abbiamo chiesto al sindaco di sapere su quali basi viene fondato un rapporto costruttivo tra la pubblica amministrazione e un cittadino, ancor più quando si tratta di due bambini di 4 e 5 anni allontanati dalla propria mamma da quasi tre anni. Non vorremmo che tali mancanze fossero dirette ad allungare i tempi di affidamento eterofamiliare».