Verona: litigano con i servizi sociali: il Tribunale li punisce “a metà”
Avvocato Miraglia: «I genitori sono gli stessi, ma il tribunale ha emanato disposizioni diverse per ogni figlio. Illogico»
VERONA (5 giugno 2023). Sembra senza fine la vicenda di una coppia di Verona, tenuta lontana da due dei suoi quattro figli perché si è permessa di criticare i Servizi sociali e la comunità dove i bambini non sono stati adeguatamente seguiti, bensì abbandonati a sè stessi. La loro colpa è stata quella di denunciare pubblicamente la presenza di cibo scaduto, servito in una struttura gestita, tra l’altro, dal Comune di Verona. E il Tribunale per i minorenni di Venezia ha tolto loro i figli: ma, ed è qui l’assurdo, assumendo delle decisioni differenti per ognuno dei quattro bambini.
«Questi genitori sono stati puniti “a metà” – commenta l’avvocato Miraglia, legale della coppia – in quanto i due figli maggiori, di 13 e 8 anni, dovranno vivere con famiglie affidatarie, la figlia di 6 anni potrà invece rimanere a vivere con i genitori, che però su di lei avranno una responsabilità genitoriale limitata. Per l’ultimogenito il tribunale non si è mai pronunciato e va tutto bene. Ma come fanno gli stessi genitori ad essere inadeguati con alcuni figli e con altri no? O sono inadeguati come genitori con tutti o con nessuno. Non ci capisce con quale logica il tribunale abbia deciso in maniera così diversa, differenziando le disposizioni. C’è qualcosa che non va». Hanno presentato pertanto reclamo alla Corte d’appello di Venezia.
Superate le difficoltà inziali, questa coppia si è dimostrata molto attenta e affettuosa verso i propri figli, preoccupata delle loro condizioni di salute fisica e mentale per ciò che hanno subito negli anni di istituzionalizzazione in cui sono stati lontani da casa. Non sono state somministrate loro le adeguate terapie mediche e psicologiche pur regolarmente prescritte e uno dei ragazzi è stato molestato in comunità da un altro ospite senza che gli operatori avvertissero i genitori. Il padre aveva chiesto spiegazioni sul motivo per cui, nonostante portasse abiti nuovi ai bambini, questi si presentassero con le scarpe rotte. La madre poi – e la vicenda aveva avuto grande risalto mediatico – si era “permessa” di far notare come il cibo servito in comunità fosse scaduto, ricevendo come risposta dall’allora assessore al Sociale che pur scaduto il cibo era comunque commestibile! Comprensibile l’atteggiamento critico di questi genitori nei confronti dei Servizi sociali, che avrebbero invece dovuto aiutarli. Ma anziché comprensione e sostegno la madre ha ricevuto in cambio una denuncia per maltrattamenti dalla stessa struttura. Un’accusa peraltro ingiusta, rivelatasi totalmente infondata tant’è che nel novembre scorso la mamma è stata assolta con formula piena dal Tribunale Penale di Verona. «Circostanza, quest’ultima, che non è stata minimamente tenuta in considerazione dal Tribunale per i minorenni di Venezia – prosegue l’avvocato Miraglia – nel momento in cui ha assunto la decisione di limitare così pesantemente a questa coppia la responsabilità genitoriale e i rapporti con i figli. È chiaro che, al di là dei processi, la vicenda “Bibbiano” ha fatto emergere l’esistenza di un vero e proprio “sistema”, esteso in tutta Italia: se litighi o critichi i Servizi sociali, questi ti tolgono i figli, alimentando il business del sistema di affidi e delle comunità. Uno dei principi di valutazione della capacità genitoriale degli psicologi del Cismai (il coordinamento italiano servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia), di cui facevano parte anche i responsabili della vicenda di Bibbiano, è proprio la verifica del rapporto che i genitori instaurano con i Servizi sociali. Va bene quindi cambiare il sistema della Giustizia con riforme come la Cartabia, ma qui è necessaria e urgente una riforma dell’intero sistema legato agli allontanamenti e agli affidi dei minori».