Trento: bimbo maltrattato, la madre denuncia
con legge 27 maggio 1991, n. 176, l’Italia ha ratificato e dato esecuzione alla Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo, stipulata a New York dai Paesi aderenti all’ONU il 20 novembre 1989;
la predetta Convenzione, all’articolo 3, comma 1, recita: “in tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza sia delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l’interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente”;
risulta all’interrogante che in diverse regioni d’Italia, compreso il Trentino Alto Adige, siano stati denunciati, anche a mezzo stampa, possibili vizi di forma procedurali e metodologici alla base delle decisioni del Tribunale dei minori in provvedimenti di allontanamento di un bambino dalla propria famiglia, o da un genitore, per affidarlo ai servizi sociali, ad altre famiglie in affido condiviso, o con procedura di adottabilità;
in particolare sono stati segnalati all’interrogante diversi casi in Trentino nei quali alcuni consulenti tecnici del Tribunale o dei periti di parte, tra il 2009 e il 2010, abbiano prodotto perizie, aspramente criticate dai genitori interessati, che hanno comportato numerosi casi di allontanamento di minori dalle loro famiglie;
secondo quanto riportato da un’agenzia dell’Adnkronos del 20 luglio 2010, “In Trentino una giovane donna poco dopo il parto si è vista sottrarre il figlio appena nato, in esecuzione di una procedura di adottabilità, perché ha un reddito di 500 euro al mese. Il caso è stato reso noto dallo psicologo e psicoterapeuta Giuseppe Raspadori, consulente tecnico di parte del Tribunale di Trento, il quale, in una conferenza stampa, si è espresso in maniera molto critica nei confronti dei criteri con i quali i giudici dei minori applicano la sospensione della potestà genitoriale”;
denunce analoghe sono state fatte, nel gennaio 2011, da Paolo Roat, Presidente del Comitato dei cittadini per i diritti umani che, portando a testimonianza altri casi, ha criticato pubblicamente le procedure attraverso le quali vengono decisi gli affidi;
tale quadro potrebbe indicare la sussistenza di un problema che oggi affligge numerosi genitori, i quali risulterebbero in qualche modo vittime di una controversa interpretazione della legge n. 54 dell’8 febbraio 2006 sull’affido condiviso, o di imperizia del collegio giudicante, poiché, nel perseguimento del principio della bigenitorialità del minore, ossia del diritto di un figlio ad un rapporto completo e stabile con entrambi i genitori, di fatto si addiverrebbe al risultato di rendere il minore “orfano” per decreto del giudice e con metodologie spesso contrarie ai più elementari principi di tutela e rispetto nei confronti dei minori,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non ritenga opportuno verificare la sussistenza dei presupposti per assumere, nell’ambito delle proprie competenze, un’iniziativa di carattere ispettivo;
se il Ministro in indirizzo non ritenga necessario verificare:
1) quanti siano all’anno i collocamenti in casa famiglia disposti dal Tribunale dei minori di Trento;
2) a quanto ammontino annualmente le spese relative ai collocamenti in comunità o case famiglia disposti dal Tribunale dei minori di Trento, considerando che il costo per lo Stato varia dai 70 ai 300 euro al giorno per ciascun minore;
3) quanti casi di collocamento in casa famiglia vengano effettuati annualmente in presenza di genitori idonei ma indigenti, anche alla luce del fatto che un contributo economico alla famiglia in difficoltà avrebbe costi molto inferiori rispetto al mantenimento dei figli minori in una comunità.
http://parlamento.openpolis.it/atto/documento/id/58128
Accusati dalla donna l’assistente sociale e tre operatori del Villaggio SOS
TRENTO. «Voglio tornare a casa mia». La frase, scritta insistentemente su ogni pagina del suo diario, non è quella di un prigioniero in mano all’anonima sequestri ma di un bambino di 9 anni ospitato dal Villaggio del fanciullo Sos di Trento. La madre, al quale era stato sottratto il 20 aprile scorso per eccessivo affetto (era stata ritenuta “troppo accuditiva”), non si è rassegnata e ieri ha presentato una seconda denuncia per lesioni, violenza privata e maltrattamenti, non più contro ignoti ma a carico dell’assistente sociale che ha seguito il caso e di tre operatori del Villaggio. In particolare la donna, assistita dall’avvocato Francesco Miraglia di Modena, accusa l’assistente di avere prelevato il piccolo da scuola trascinandolo per terra (lui faceva resistenza aggrappandosi ad un banco) e facendolo salire sull’auto. Quanto agli operatori, una è l’educatrice che nel giugno scorso, secondo quanto riferito dal piccolo al medico, avrebbe ferito lo stesso alle gambe causandogli delle ecchimosi, gli altri due sono dipendenti della struttura di Gocciadoro che avrebbero strattonato il piccolo nella parte finale dell’anno scolastico scorso per convincerlo ad entrare (ma anche ad uscire assieme a loro) dalla scuola che frequentava. Sempre ieri l’avvocato Miraglia ha presentato al Tribunale dei minori una memoria con allegata la testimonianza di 37 persone che descrivono lo stato di serenità del bambino quando era in famiglia, assieme a mamma e nonni, e corredata da un progetto per il reinserimento del bambino nella casa d’origine, coinvolgendo nello stesso anche il padre, separato dalla madre. Ma c’è dell’altro: «Il 14 gennaio mio figlio mi ha chiamato, nel quotidiano appuntamento telefonico serale», racconta la madre. «Piangeva, faceva fatica a respirare e chiedeva di tornare a casa. La sera dopo mi è stato detto che aveva 38 di febbre. E’ stato malato una settimana ma non mi hanno permesso di incontrarlo». L’avvocato Miraglia attacca la presidente del tribunale dei minori, Santaniello, che era stata intervistata dal “Trentino” nei giorni scorsi. «Neanche il peggior delinquente viene isolato dalla mamma e lei si preoccupa solo delle procedure». Il legale annuncia che a breve presenterà un esposto al Csm e al consiglio giudiziario presso la Corte d’appello contro il magistrato che – afferma – «non ha dimostrato né equilibrio né imparzialità nelle sue dichiarazioni: non si può sostenere, come ha fatto lei, che l’assistente ha sempre ragione. Chiederò un’ispezione ministeriale, cui seguirà un’interrogazione parlamentare». Il minore era stato sottratto alla madre a seguito del ricorso presentato dal padre nel maggio del 2008, in cui l’uomo chiedeva l’intervento dei servizi sociali e la valutazione di un perito. «Quest’ultimo inspiegabilmente ha affermato che la madre era troppo accuditiva e protettiva – spiega Miraglia – e il bambino era stato prelevato direttamente a scuola e portato a forza al Villaggio». Paolo Roat, presidente del Comitato dei cittadini per i diritti umani Onlus che segue questa ed alte vicende simili, è categorico: «Gli psicologi possono decidere da soli del destino di un bambino. E quando si sbagliano si verifica un abuso». La mamma ora può vedere il piccolo 6 ore al mese, un’ora la nonna (che vive con la prima) e un’ora il padre. «Faceva tennis, judo, pianoforte, a scuola andava bene ma gli è stato cambiato istituto», dice la madre. «Ora è sempre triste e ha nostalgia di casa. Ma in nessun altro luogo può avere l’affetto che ha ricevuto per 8 anni».
Trentino 2 febbtaio 2011-1
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