Verona: il piccolo "Marco" resta in comunità

Verona: il piccolo "Marco" resta in comunità

 Dopo tanta mobilitazione, il bimbo di tre anni continua a restare in casa famiglia

VERONA (4 gennaio 2018). Tutti a solidarizzare e a stracciarsi le vesti per il piccolo “Marco”, ma il piccino veronese di tre anni rimane rinchiuso in una comunità, in attesa di essere adottato da una nuova famiglia. L’udienza per decidere della sua sorte e del suo futuro è fissata per il prossimo 18 gennaio, ma il giudice, nonostante la richiesta avanzata dall’avvocato Francesco Miraglia, non ha ritenuto di assumere un provvedimento di urgenza e di evitargli la vita in una comunità, piena di estranei, e di affidarlo ai nonni materni. «Tanto Marco in quella struttura sta bene» scrivono l’assistente sociale del Comune di Verona e la stessa comunità in cui è ospitato.

«E certo, che volete che dica la struttura che riceve centinaia di euro al giorno per ospitarlo: che sta male lì da loro?» tuona l’avvocato Francesco Miraglia, cui i nonni del piccolo Marco si erano rivolti per tentare di riavere con sé il nipotino. «Quanto poi alla relazione presentata al giudice, che asserisce come il piccino sia addirittura contento e ansioso di andare a vivere con la nuova famiglia adottiva, rimaniamo sgomenti nell’apprendere che è stata stilata dalla medesima assistente sociale, che considerando l’adozione la soluzione migliore per Marco, ha dato il via a tutta questa vicenda. Sarebbe stato quanto meno opportuno che il Comune di Verona, il cui sindaco si è dimostrato molto attento e partecipe alla vicenda, avesse affidato l’incarico a un’assistente sociale differente».

Marco (nome di fantasia) è un bimbo di tre anni che, dopo aver vissuto con i nonni materni e poi con una coppia di genitori affidatari, dal 13 dicembre è stato costretto ad abbandonare le persone amorevoli che si prendevano cura di lui per essere affidato a una comunità, in attesa di essere adottato. Non può più vedere i nonni e solo saltuariamente i genitori affidatari, così da abituarsi prima al cambiamento: venire adottato. Tutto questo sebbene abbia nonni amorevoli pronti ad occuparsi di lui. Ma la nonna, sempre per l’assistente sociale, non sarebbe in grado di occuparsi di lui, non essendo stata una madre autorevole con la figlia, mamma del piccino.

«Oltre al sindaco, anche il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana si è interessato di Marco, contattando personalmente i nonni» conclude l’avvocato Miraglia. «Ebbene, dopo tanto impegno manifestato pubblicamente, nulla è cambiato. E i politici dove sono? Da anni denuncio il business degli affidamenti e dei trasferimenti facili nelle case famiglie, che ricevono migliaia di euro al mese per accudire ogni bambino. Ma peggio del business economico sarebbe fare politica sulla pelle dei bambini innocenti. Ci aspettiamo un intervento deciso, non solo a parole, per questo bambino».

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